don C. Nitoglia 25 Agosto 2009
La dottrina cristiana è riassunta poi così dall’Apostolo delle Genti: «In
Cristo Gesù né la circoncisione vale alcunché, né la incirconcisione, ma
Commento di San
Tommaso d’Aquino
San Tommaso d’Aquino nel suo «Commento alla lettera ai Galati», capitolo I, lezione 2a, numero 297 scrive: «Essi vi turbano perché vogliono che vi facciate circoncidere; ma magari essi non solo siano circoncisi, ma anche completamente castrati! (non solum circumcidantur, sed totaliter castrentur). E ciò per due motivi. Il primo è che siano castrati spiritualmente, per conservare la purezza dottrinale o l’integrità della Fede, distruggendo i precetti cerimoniali (abrogati coll’avvento di Cristo). Il secondo è che egli augura loro la sterilità, affinché non generino, nel caso in cui qualora generino producano figli nell’errore (generant filios in errorem) e così li rendono schiavi del cerimoniale».
Conclusione
Il succo della questione è il seguente:
1) se vogliamo conservare la purezza e l’integrità della Fede, «senza la quale è impossibile piacere a Dio» (San Paolo), dobbiamo ritenere abrogato il cerimoniale mosaico, dacché esso era relativo alla venuta del Messia, che è già venuto in Cristo. Israele è rimpiazzato dalla Chiesa e l’Antico Patto dalla Nuova ed Eterna Alleanza. Onde se volessimo osservare ancora il cerimoniale dell’Antico Testamento, confesseremmo - implicitamente - che Cristo non è l’unico Salvatore universale degli uomini; facendo naufragio nella Fede. Perciò San Tommaso spiega che
2) è meglio
essere sterili piuttosto che generare figli, i quali vivano nell’infedeltà,
negando la divinità di Cristo e continuando a sperare la salvezza dalle
cerimonie mosaiche e da un «Messia» ancora a venire, mentre è già venuto.
Il pericolo più che attuale del giudeo-cristianesimo,
iniziatosi ad infiltrare in ambiente cattolico con Nostra aetate (1965), «l’Antica Alleanza mai revocata» (Giovanni Paolo II, 1981) e
l’ebraismo «Fratello maggiore nella Fede di Abramo» (idem, 1986), ed arrivato al parossismo con Benedetto XVI («Lettera ai vescovi di tutto il mondo», 10 marzo 2009), che richiede la «fede» nella «shoah» quale conditio sine qua non per
essere in piena comunione con
Per gentile concessione di don Curzio Nitoglia
1) Come
vorrebbero farmi dire alcuni «neo-mestatori», ai quali si potrebbe rivolgere lo
stesso invito di San Paolo e San Tommaso: «totaliter
castrentur».