La famosa luce in fondo al tunnel. E i conti della serva
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Mi spiace dover appioppare ai lettori un altro pezzo economico, ma è colpa di Monti. Ha detto che si vede «la luce alla fine del tunnel». Francois Hollande gli ha tenuto bordone nell’ottimismo, e tutto perchè Draghi ha detto che «farà tutto il necessario per salvare l’euro» (non noi, si capisca). Ma è possibile?

Ecco i conti della serva.

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Attualmente, il fondo disponibile per i salvataggi è lo EFSF (il pomposamente nominato Fondo Europeo di Satbilità Finanziaria): che ha una dotazione di 440 miliardi di euro. Di cui, 197 sono stati impegnati per l’Irlanda, il Portogallo e la Grecia. Altri 100 miliardi sono stati promessi alla Spagna per le sue banche: misura che si sa insufficiente, e serve tutt’al più a guadagnare un po’ di tempo (tutte le «strategie» eurocratiche si limitano a questo). Ma tre delle 17 regioni spagnole, le indebitatissime Valencia, Murcia e la Catalogna, hanno già chiesto il salvataggio al loro super-indebitato governo centrale. E a Cipro, probabilmente, bisognerà dare 10 di quei miliardi. All’EFSF restano 138 miliardi per tutti i salvataggi futuri e imminenti: altri per la Spagna, per il resto della zona euro, e per l’elefante nella cristalleria chiamato Italia.

Ecco perchè tutti chiedono «con urgenza» di far partire l’altro fondo, ESM (il pomposo Meccanismo Europeo di Stabilità), che è meglio dotato, e s’è dato pieni poteri e l’impunità totale dei suoi dirigenti, probabilmente perchè l’intenzione del Fondo è di compiere atti criminali. Ma lo ESM potrà partire solo se la Corte Costituzionale tedesca darà il suo parere favorevole. Detta Corte non ha fretta: si riunirà a settembre, e allora si vedrà. Per intanto, l’idea di dare allo ESM lo status di «banca», onde possa rifornirsi di denaro illimitatamente presso la BCE, è stata liquidata dai tedeschi: Nein.

Senza il permesso di poppare dalla BCE, lo ESM ha una dotazione di 550 miliardi: cifra enorme, ma una briciola se si tratta di soccorrere Spagna e Italia. E poi, chi ci mette i soldi, in questi fondi?

Prendiamo l’esempio dello EFSF, di cui conosciamo meglio i dettagli. I soldi ce li mettono la Germania (il 27%), la Francia (il 20,31%), l’Italia (quasi il 18%) e la Spagna, con quasi il 12%. Insieme, i quattro coprono (o si sono impegnati a coprire) il 77%. Gli altri 13 Paesi della zona euro ci mettono il 22,9%. Ma questo, prima della tempesta: oggi Grecia, Irlanda e Portogallo, i Paesi sotto infusione, non danno più il loro contributo a Fondo. Sicchè il peso sul groppone degli altri Paesi è cresciuto. Specie i due grandi: la Germania si deve addossare il 29% e non più il 27%, la Francia il 21,83%. Insieme, dunque i due si accollano da soli oltre la metà.

Ma attenzione: mettiamo che Spagna e Italia siano da soccorrere (la Spagna è già a questo punto), e invece di contrbuire al Fondo gli chiedano soldi; allora il peso sulle spalle della Germania sale al 38%, e quello della Francia al 28%: insieme, si accollerebbero un 66% del costo del salvataggio.

I tedeschi, a questo punto, si sono messi paura. Tant’è vero che il loro ministro delle Finanze Wolfgang Schauble, quando Cipro ha chiesto aiuto allo EFSF, ha replicato che Cipro, se vuole essere soccorsa, deve continuare a pagare il suo contributo allo EFS; ridicolo teatro dell’assurdo tipicamente europeo, ma chiaro segno di disperazione. Il contributo di Cipro è solo dello 0,2%. Figurarsi se occorre salvare Spagna e Italia, il cui salvataggio può costare almeno 2 mila miliardi (2 trilioni o più) solo per «guadagnare tempo»; si può chiedere a questi grossi malati, mentre ricevono i soldi del Fondo, di continuare a contribuire al Fondo con centinaia di miliardi?

Per lo ESM, vale lo stesso discorso. Facciamo l’esempio: l’Italia è costretta a chiedere il salvataggio, e lo ESM dobba darci 1 trilione (mille miliardi); nello stesso tempo, l’Italia dovrebbe dare al Fondo il 17,86% (ossia 178,6 miliardi di euro) e la Spagna l’11,8%, ossia 118 miliardi e passa.

È credibile? No. Allora resta che la Germania si dovrebbe accollare il 38%, la Francia il 28%, e insieme il 66% del peso dei salvataggi prossimi venturi.

Hanno queste montagne di denaro, Germania e Francia? No. Dovranno (dovrebbero) chiedere in prestito ogni singolo euro. In pratica, garantendo con la loro solvibilità e solidità i titoli che lo EFSF (e lo ESM) si presume emetteranno per finanziarsi sui mercati.

Oggi, è vero, per la Germania il costo dell’indebitarsi è meno che zero, per la Francia quasi zero, perchè i mercati e gli speculatori spaventati corrono a rifugiare i capitali in Buoni tedeschi. Ma le cose cambierebbero appena i mercati vedessero che la solida Germania e l’affidabile Francia devono garantire quel paio di trilioni per l’Italia. Allora esigerebbero dai due Paesi tassi più alti per prestare loro denaro, e Germania e Francia sarebbero trascinati nel gorgo del Maelstrom prodotto da Spagna e Italia che si inabissano.

Per questo l’opinione pubblica tedesca (cattiva, cattiva!) non vuole pagare per i debiti italiani, dagli emolumenti di Napolitano che costa 4 volte di più della Monarchia britannica alla paga del governatore di Bankitalia che prende il doppio di quello della Bundesbank. Cattivi, cattivi! Per questo in Germania la Merkel fa passi indietro nelle promesse europeiste, e numerosi centri di ricerca tedeschi stanno febbrilmente calcolando i costi e i vantaggi dell’uscita dall’euro, per vedere se «è meglio una fine orribile che un orrore senza fine».

In Francia, i cittadini vengono tenuti all’oscuro del debito che l’ottimista Hollande si sta accollando per «salvare l’euro». Hollande tace, perchè non vuole rovinarsi la luna di miele con l’elettorato, e – da statalista del secolo scorso – tassare al 70% le «grandi fortune» (che stanno scappando), e dare fondi alla Peugeot-Citroen che sta per chiudere alcune fabbriche. Lo stesso governatore della Banca di Francia Christian Noyer fa il pesce in barile.

Ma ovviamente nessuno batte Mario Monti, quello che annuncia «la luce in fondo al tunnel», sulla base di qualche parola di Draghi. Nessuno batte i nostri media entusiasti e adoranti del Mario, il solennissimo cretino – che però è almeno solenne, al contrario di Berlusconi. La realtà è che nessun fondo può salvare l’Italia, tanto più Fondi che si impoveriscono via via che i membri-contributori ne escono per entrare nella schiera dei membri-percettori. E che i tedeschi accettino di mettere nelle mani di Draghi la bomba atomica, il potere di emettere illimitatamente moneta per comprare i Buoni del Tesoro spagnoli e italiani, direi che è escluso.

Ora i media sussidiati e adoranti cominciano a dire che gli italiani hanno abbastanza risparmi per riscattare il debito pubblico; è la patrimoniale lacrime e sangue che si sta preparando, il prelievo forzoso dai conti correnti e dai risparmi – purchè Napolitano riceva il suo emolumento, la Sicilia continui a imbucare parassiti, i parlamentari a prendere i loro 15 mila euro mensili, i giornali i loro milioni di sussidi di Stato... Mica per caso sono fuggiti dall’Italia 300 miliardi di risparmi e capitali vari, probabilmente per rifugiarsi in Germania nei Bund a tasso sottozero. Cattivi! Evasori! grida il virtuoso giornalista Costantino Muscau (La Stampa) che fa la rassegna stampa settimanale su Rai3. Ignaro del fatto che l’esportazione di capitali ha cessato di essere un reato, per diventare un benefico diritto del liberismo globale, entusiasticamente accettato da tutte le forze politiche e giornalisti del regime. Come si può andare avanti in Italia, con così tanti cretini che hanno voce in capitolo?

Ancorchè poco originale, bisogna dire la battuta: la luce in fondo al tunnel è proprio il treno.

 

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