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Khan ha venduto piani atomici all’Iran? Notizia-Katz
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Un lettore mi rimbalza un lancio ANSA da Islamabad: «Khan, mai venduto piani - Accusato da ex ispettore AIEA in Iraq David Albright - (ANSA) - ISLAMABAD, 17 GIUGNO - Il padre della bomba atomica pachistana Abdul Qadeer Khan ha smentito oggi all'AFP di aver venduto piani all'Iran e alla Corea del Nord. Lo scienziato era stato accusato dall'ex ispettore dell'AIEA in Iraq David Albright di aver venduto a quei due Paesi i piani per realizzare un'arma nucleare avanzata».

La smentita non è stata ripresa da alcun giornale. Eppure i media hanno dato con clamore, il 16 giugno, la notizia-bomba (è il caso di dirlo) che ha dato luogo alla smentita: l’Iran ha ormai i piani per fabbricare testate nucleari miniaturizzate, ossia capaci di essere poste su missili. Anzi tutti hanno avuto l’aria di crederci; con la sola eccezione di Vittorio Zucconi di Repubblica che, abitando in USA da una vita, ha espresso qualche ironico dubbio, conoscendo bene le fonti e i metodi della «disinformazione».

Poichè la prima fonte della notizia è il Washington Post, conviene riprenderla da lì (1). Il lettore vedrà da sè gli «sfumati», i vuoti e i condizionali tipici della disinformazione:

«Una rete di contrabbando internazionale che ha venduto parti di bomba (atomica) a Libia, India, Corea del Nord, è anche riuscita ad impossessarsi di schemi per un’arma nucleare avanzata: così si legge in una bozza di rapporto di un importante ex-ispettore ONU agli armamenti, che suggerisce che i piani possono essere stati passati segretamente a una quantità imprecisata di Paesi o gruppi fuorilegge».

«I disegni, scoperti nel 2006 nei computer di alcuni uomini d’affari svizzeri, comprendevano particolari essenziali alla costruzione di un ordigno nucleare compatto che potrebbe essere adattato su un modello di missile balistico usato dall’Iran».

«Il contenuto dei computer, fra oltre 1.000 gygabites di dati catturati, è stato di recente distrutto dalle autorità elvetiche sotto la supervisione dell’agenzia ONU che sorveglia il nucleare (la AIEA), la quale sta investigando l’oggi finita rete che fu un tempo guidata allo scienziato pakistano Abdul Kader Khan. Ma  funzionari dell’ONU non possono escludere la possibilità che i disegni siano stati passati ad altri prima di essere scoperti, dice l’autore del rapporto, David Albright, un importante esperto di armi nucleari che ha passato quattro anni a studiare la rete di contrabbandieri».

«Il governo svizzero ha riconosciuto questo mese di aver distrutto documenti collegati al nucleare, compresi dettagli di progetti d’arma, sotto la direzione della IAEA, perchè non finissero nelle mani dei terroristi. Ma non era stato mai detto prima che i documenti comprendevano centinaia di pagine di specifiche per una seconda e più avanzata bomba nucleare».

Insomma, strizzata  la notizia per estrarne il succo, si ottiene quanto segue: i presunti piani per una bomba miniaturizzata si trovavano in documenti sequestrati in Svizzera nel 2006, non oggi. Per di più, questo documenti sono stati distrutti. E nè la Svizzera, nè la AIEA, hanno mai detto che dentro c’erano quei piani così pericolosi (i piani attribuiti al pakistano Khan, e forse passati alla Libia e alla Corea del Nord, riguardavano una bomba atomica rozza, pesante e voluminosa, intrasportabile); nè ora potremo mai averne una certezza, visto che i documenti sono stati  inceneriti.

Sicchè, dobbiamo fidarci della parola di questo certo David Albright. E’ lui «l’importante ex ispettore ONU» che ha rivelato la faccenda. E’ lui che «non può escludere» che questi ipotetici disegni, la cui esistenza è non-provata e non provabile, siano stati dati ad «altri Paesi». E’ lui a ipotizzare che, nell’ipotesi siano stati venduti anche all’Iran, la bomba miniaturizzata che quei disegni inesistenti insegnavano forse a fabbricare, tarebbe alla perfezione come testata di missili iraniani Shahab. E su questa ipotesi o quasi-ipotesi, l’importante esperto David Albright ha scritto un rapporto. Anzi, una bozza di rapporto.
Un quasi-rapporto su una quasi-ipotesi.

Dunque andiamo a cercare chi è questo Albright. Che sia ebreo, e forse parente di Madeleine Albright l’ex segretaria di Stato, è chiaro. Ma quali credenziali ha? Scopriamo subito che David Albright, un fisico con laurea in una università secondaria (Indiana Univerrsity) non è  mai stato un ispettore ONU nella pienezza delle sue funzioni. Come lo scopriamo?

Facilissimo: su Wikipedia. Esiste infatti una voce «David Albright», quasi certamente scritta – come accade per personaggi di modesto rilievo – dall’interessato stesso. In questo caso, è David Albright descritto da David Albright.

Vi leggiamo: Albright «ha collaborato attivamente con lo IAEA Action Team dal 1992 al 1997... Nel giugno 1996 è stato invitato ad essere il primo ispettore non-governativo e interrogò funzionari dell’Iraq sul programma di arricchimento dell’uranio di quel Paese».

Ah, ecco. Albright è quello – o uno di quelli – che hanno sostenuto che Saddam aveva la bomba atomica, o se la stava facendo. E’ uno dei disinformatori sulla famose armi di distruzione di massa mai trovate.

 E’ anche stato un «interrogatore» di scienziati iracheni. Era in Iraq con la AIEA. Ma non come ispettore della AIEA. Era stato «invitato». E non in rappresentanza di qualche nazione, nè di Stati Uniti nè di Israele. Era in veste di «non-governativo». L’unico ad essere «invitato» con questa qualifica.

Se si ricorda la faccenda delle false armi di distruzione di massa, e come fu frullata come vera dal Washington Post, si può facilmente intuire come Albright sia stato aggregato ai veri ispettori Onu in visita alle inesistenti installazioni irachene.
«Non ci fidiamo di voi della AIEA», avrà detto qualcuno alla Casa Bianca, «perchè continuate a dire che Saddam non ha le armi. Invece le ha. Vogliamo un uomo nostro nel  vostro gruppo di ispettori». Quel qualcuno essendo molto importante e duro (Cheney, ci giurerei), e con tutte le accuse che la Casa Bianca lanciava contro la mollezza della AIEA, agitando il sospetto di complicità dell’ONU con Saddam, la AIEA avrà ceduto. Va bene, dateci un vostro uomo che ci accompagni. Ma come lo facciamo passare? Per americano non si può. Per israeliano, men che meno. Allora, esperto di nucleare «non governativo». Diremo agli iracheni che è uno così esperto, che l’abbiamo «invitato» a venire con noi per assisterci e illuminarci.

E così David è andato, su invito. Ed ha persino fatto l’interrogatorio agli scienziati iracheni, secondo questionari di qualche Mossad. Poi, il Washington Post pubblicò le rivelazioni di varie fonti anonime sulla armi di distruzione di massa che Saddam nascondeva.

Una breve ricerca sul web ci mostra come David Albright non perda occasione per dire la sua con proprie ipotesi e «ricerche». Tiene il conto ipotetico del plutonio nel mondo, dov’è e quanto è. Si tiene in contatto continuo con vari giornali, per cui scrive articoli sulle sue ipotesi. Ha fondato un Institute for Science and International Security (ISIS): un istituto fantomatico, fatto con quattro persone in tutto. Ma che sul suo sito (piuttosto rozzo) posta tutti gli interventi pubblici di David Albright, fra cui questo sulla «rete svizzera che aveva disegni per un’arma nucleare avanzata», ripreso come oro colato dal Washington Post e poi da tutti gli altri media copiando il Washington  Post.

Infine scopro: Nel 2007, «David Albright e Paul Brannan  dell’ISIS hanno prodotto un breve rapporto, basato su immagini satellitari, dove sostengono di aver identificato il sito siriano che fu bombardato da Israele in settembre. La loro conclusione: è molto simile ad un reattore nord-coreano» (2).

Ricorderete la storia: Israele bombarda dei capannoni in Siria sostenendo che sono una centrale atomica, portata lì dalla Corea del Nord. Damasco nega. David Albright dà una mano alla versione israeliana: non solo «localizza» il sito siriano (sulla base di foto satellitari? Di Google Earth?), ma assicura che, a colpo d’occhio, somiglia come una goccia d’acqua ad un reattore nord-coreano che lui conosce. Somiglia.

Perciò i media devono credere a David albright, il quasi-ispettore ONU. E’ uno della vasta schiera dei sayanim, dei collaboratori volontari del Mossad; come ogni sayan, è un po’ dilettantesco, ma pieno di zelo. Si fa in quattro a dimostrare quanti Paesi abbiano o «non si esclude possano avere» una bomba atomica. Miniaturizzata.

Oggi che Israele preme tanto perchè si bombardi l’Iran, Albright sforna un rapporto (o una bozza di rapporto) per dire che sì, l’Iran può avere la bomba; già miniaturizzata; e adattabile al suo missile Shahab. Dunque bomb, bomb, bomb Iran.
Insomma, Albright è una Rita Katz con in più una laurea in fisica, ancorchè conseguita non a Princeton, ma alla Indiana University. E quando parla un Katz, i media pendono dalle sue labbra. E’ inutile che lo scienziato pakistano Khan smentisca, nessuno gli crede.

Ho scritto questo pezzo non tanto per puntiglio, ma per dare ai lettori un esempio di come funziona la disinformazione mediatica, da dove origina e dove sbocca. E la ricerca su Albright è un piccolo esempio, che possono imparare a praticare da sè, di «intelligence su fonti aperte». Ossia su come collegare notizie che non sono segrete, ma sono disponibili al pubblico, per farne risaltare altre, che vengono tenute nascoste.

Il solo problema è che il pubblico, spesso, non collega quel che legge, non intreccia i dati e s’immagina, magari, che abbiamo chissà quali informatori. No, con Albright basta Wikipedia.




1) Joby Warrick, «Smugglers had design for advanced warheads», Washington Post, 15 giugno 2008.
2) Kevin Drum, «Syrian reactor update», Washington Montly, 24 ottobre 2007. «David Albright  and Paul Brannan of ISIS have produced a short report based on digital imagery from August that claims to have located the Syrian site that was bombed by Israel in September. Their conclusion: «it looks pretty similar to a North Korean reactor».

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