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Benigni e i poteri forti
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Dopo lo show di ieri sera di Roberto Benigni al Festival di Sanremo (1) trasmissione che di consueto non seguo!, conquistatore di audience e share da record, ritengo obbligatorie alcune considerazioni.

Non si desidera discutere la genialità, l’ironia, la simpatia, la capacità d’improvvisazione e l’estro del comico toscano; si vuole tuttavia porre l’accento su strane (neanche tanto) e perfette coincidenze ricorrenti nei contenuti oggetto di discussione. Già nel 2009, sempre nel corso del Festival di quell’anno, Benigni si schierò a favore dell’amore omosessuale, deliberatamente contraddicendo le pronunce ufficiali diramate dalla Santa Sede in merito e da quella che è ed è stata (e necessariamente sarà, quand’anche dovessero inventarsi qualcosa di diverso!) la posizione della Chiesa. Sembra che l’attore di Castiglion Fiorentino abbia una particolare propensione per trattare temi delicati ed in certo modo scottanti, ben al di là del solito ironico battibecco politico antiberlusconiani per default. Sarà forse un caso che la vittoria dell’Oscar per la pellicola La vita è bella, tratti uno dei soggetti più cari alla volontà generale? Intendiamoci, il film, come il comico, possono essere piacevoli e ingegnosi, ma l’andazzo dei tempi ci fa supporre che la statuetta di Hollywood, con diverso soggetto cinematografico (pur a parità di talento e pregio artistico) non sarebbe finita altrimenti al regista italiano.

Ieri è stata la volta del Risorgimento. L’elogio di Cavour, Mazzini e Garibaldi, di Vittorio Emanuele, profuso in occasione dell’esegesi dell’Inno di Mameli, costituisce un nuovo esempio di allineato intendere e manifestare, consono con il tratto marcato dai poteri forti. Cavour, definito addirittura, come benefattore dell’Italia, capace di risollevare le condizioni economiche del Paese, senza arricchirsi! Garibaldi, eroe dei due mondi, avventuriero e combattente patriottico. Tutte, affermazioni storicamente false e tendenziosamente riscritte e rilette dalla Massoneria, il cui fine vero fu da sempre distruggere la Chiesa. In tal senso ha ragione Benigni quando afferma che gli occhi di tutto il mondo erano puntati sull’Italia.

Il Bollettino Officiale del Grande Oriente d’Italia dell’aprile 1865 infatti ebbe a scrivere: «Le nazioni riconoscevano allItalia il diritto di esistere come nazione in quanto le affidavano laltissimo ufficio di liberarla dal giogo di Roma cattolica. Non si tratta di forme di governo; non si tratta di maggior larghezza di libertà; si tratta appunto del fine che la massoneria si propone; al quale da secoli lavora, a traverso ogni genere di ostacoli e di pericoli».

Il Risorgimento fonda le sue radici nella Rivoluzione transalpina del 1789. Il motore della Rivoluzione Francese sono le logge, le cui idee e i programmi furono i medesimi dei cosiddetti Illuminati di Baviera, ordine segreto fondato da Adam Weishaupt, col fine ultimo di sovvertire l’equilibrio politico e spirituale dell’Europa. La setta di Weishaupt si infiltra fra i Liberi Muratori (per iniziativa di Adolf von Knigge), generando in tal modo una condivisa pletora di posizioni ideologiche, che (quanto meno per le logge del continente europeo la storia e la posizione delle logge d’Inghilterra è un po’ diversa; i rivolgimenti istituzionali, infatti, sono pressoché assenti in Inghilterra - e a ragione, considerata la posizione dei monarchi nelle vicende che seguiranno! -, tuttavia il fine ultimo (distruzione della Chiesa) resta perfettamente identico) risulterà costante nel corso della storia e decisiva per il raggiungimento degli obiettivi prefissi.

Gli Illuminati di Baviera, massoni, giocano un ruolo basilare nella fase organizzativa ed esecutiva della Rivoluzione Francese. Appartengono a tali logge (all’epoca oltre 600, di cui 65 a Parigi e 69 nell’esercito) borghesi (avvocati, medici) e nobili, molti ed influenti. In Italia le logge massoniche si diffondono a partire dal 1730, assumendo un carattere politico, monarchiche, per tendenza, e per questo, in alcuni luoghi, favorite (esempio tipico fu il Regno di Napoli, salvo poi ripensamenti da parte della regina, visto quanto accaduto in Francia). Il numero delle logge italiane non è elevato, ma i loro adepti sono abbastanza numerosi da costituire la quinta colonna a Bonaparte, presunto liberatore dalla tirannia locale. Esempio tipico dell’avversione anticlericale, lo rinveniamo nella Rivoluzione Francese: essa parte monarchista (o monarchica, che dir si voglia) per finire repubblicana (con gli esiti nefasti a tutti noti), solo quando Luigi XVI rifiutò di firmare la costituzione civile del clero (che avrebbe comportato una sorta di protestantizzazione della Chiesa nazionale francese).

Nel 1804, oltre alle circa 250 logge presenti su territorio nazionale, ebbe luogo, a Napoli, la creazione di un Grande Oriente della Divisione dell’Armata d’Italia; nel 1805, a Milano, vede la luce un Supremo Consiglio, dal quale scaturirà una Gran Loggia Generale, il Grande Oriente d’Italia, alla cui obbedienza passano anche le logge napoletane  (Gran Maestro è Eugenio di Beauharnais, viceré del Regno Italico), salvo il nuovo Grande Oriente di Napoli, loggia sorta a rivendicare autonomia gestionale. Capi delle logge, i potenti occupanti dei troni, essendo la massoneria perfettamente integrata nel sistema di potere napoleonico e pienamente funzionale al regime instaurato anche in Italia tanto che, nonostante l’apparente avversione del medesimo Napoleone alla Massoneria, molte logge italiane si intestano i nomi dell’Imperatore o dei suoi familiari (logge Giuseppina, Carolina, Giuseppe, Gioacchino e perfino, a Roma, Marie Louise, ecc.).

Il fatto che la Carboneria, attiva soprattutto nel Regno di Napoli, fosse avversa alla massoneria e cospirasse per il ritorno dei Borboni, ha consentito agli storici del secolo scorso, di negare o comunque di sminuire il contributo della massoneria al Risorgimento. Tuttavia questa apparente differenziazione di opzioni politiche è decisamente contrassegnata da medesima identità culturale di base e piena uniformità dello scopo ultimo, al punto che la Carboneria (in principio non repubblicana) viene di seguito completamente risucchiata dalle logge massoniche. Di fatto, i maggiori protagonisti del Risorgimento italiano (come gli uomini insediati in posizioni di potere), molti, implicati nei primi grandi scandali politico-economici dello Stato unitario: le costruzioni ferroviarie (1864), il monopolio tabacchi (1868), la Banca Romana (1889).

Massoni di massimo livello erano certamente: Cavour, Mazzini, Garibaldi, La Farina, Persano, Nigra, De Pretis, Crispi, Nicotera, ecc. Questo spiega l’appoggio decisivo che il movimento risorgimentale ebbe, attraverso le logge britanniche (il cui fine economico era quello del controllo delle miniere di zolfo siciliane, e la depredazione delle ricchezze borboniche, quello spirituale era sempre lo stesso: distruggere il cuore dell’odiatissimo papismo), in termini di finanziamento (la spedizione dei Mille fu possibile per il versamento di tre milioni di franchi francesi, convertiti, per coprirne l’origine, in piastre turche), e di sostegno militare a latere.

L’odio anticlericale è minimo comun denominatore, nonostante diversità del colore politico; tant’è che, in Piemonte, nel 1849, si sciolsero l’ordine dei Gesuiti e vari altri ordini femminili (Dame del Sacro Cuore) e maschili, procedendo alla confisca di tutti i beni degli ordini religiosi. La militanza anticattolica, condotta dalle logge, e per loro influsso dagli organi dello Stato, proseguì fino alla Prima Guerra Mondiale, come si evince, tra l’altro, in una circolare (1 ottobre 1917) del Grande Oriente, inviata a tutte le logge, allo scopo di combattere «la potente organizzazione clericale che - coerente alla sua secolare politica liberticida, e paurosa del carattere rinnovatore del presente conflitto -, si vale delle armi spirituali per infiacchire gli animi e provocare una pace prematura che deluda le nostre speranze».

Oggi la Massoneria è viva più che mai, e sbandiera, adulando i suoi eroi; i patriottici costruttori di una nazione, sempre più dimentica delle sue origini cristiane e sempre più paganizzata dai profeti del secolo, i vari Benigni, Costanzo, De Filippi, fino a proseguire in Ramazzotti, Nannini, Baglioni e Vasco Rossi… tutti servi, consapevoli o no e chi in un modo, chi in un altro, del pensiero unico moderno, sponsorizzato a piene mani dalle solite logge.

Stefano Maria Chiari

1) Patetico l’imbarazzo dell’imbolsito trinariciuto Gianni Morandi, costretto a duettare con il grande attore ed esule cubano Andy Garcia, autore ed interprete di un pezzo, peraltro molto bello, Cuba libre… dai comunisti (nde).



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