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Dall’euro si può uscire. Senza catastrofe.
16 Aprile 2012
Si salvi chi può, la sinistra italiana ha delle idee! L’ho pensato ascoltando la giornata indetta a Cortona da Dario Franceschini, con la partecipazione di Pierluigi Bersani, Giuliano Amato, Piero Fassino, Giovanni Floris, il ministro Andrea Riccardi (il noachico seguace di Elia Benamozegh): un trust di cervelli convocatosi sul tema: «2013, idee per l’Italia che verrà». Perchè nel 2013 questi si aspettano di vincere le elezioni, e stilano un programma. Quale programma? Da quel che ho capito, il primo punto è: «Mantenere il finanziamento pubblico dei partiti», com’è ora, «perchè noi i soldi li abbiamo già spesi». E perchè «la democrazia senza partiti è impossibile». Quindi niente tagli. Secondo: sostegno convinto e fiero al governo Monti. «L’abbiamo voluto noi», Bersani dixit. E tante tasse, ovviamente. Ancora più tasse di Monti. Sui patrimoni, dicono loro. Terzo: se mai, ottenere da Monti, «tanto autorevole in Europa», un addolcimento del «fiscal compact», ossia delle feroci austerità che hanno devastato l’economia. Ora, il fiscal compact imposto da Berlino è totalmente irrealizzabile (Monti ci ha impegnato a riportare il debito pubblico da 120% al 60% del PIL, a forza di «finanziarie» annue da 45 miliardi per un decennio) ma, se ha qualcosa di sensato, è che esso obbligherebbe ad incidere, finalmente, non solo sui redditi dei contribuenti con le imposte, ma sugli emolumenti pubblici, sul personale pubblico in eccesso, sugli scandalosi sprechi regionali e la corruzione pubblica relativa al «fare politica». Proprio ciò che non vuole la sinistra, che ha nel parassitismo pubblico gran parte della sua base sociale. Questo addolcimento, ha detto Giuliano Amato, diverrà possibile quando in Francia vincerà la sinistra, e poi anche in Germania. Con il permesso della nuova Europea gauchiste, la spesa pubblica e l’alimentazione delle clientele potrà ripartire, con la scusa di «tornare alla crescita». Quarto: restare nell’euro. Questo, nemmeno si discute a sinistra. Ciò significa, è implicito, continuare a servire il debito pubblico impagabile fatto a nostre spese da poltici che hanno perso ogni legittimità. La sinistra – come diceva Spengler – fa sempre il gioco del grande capitale (1). Non può farne a meno. Insomma, le «idee», il programma della sinistra si riduce a questo: lasciare tutto com’è. Con più tasse e più partiti strapagati di oggi (è la da loro auspicata «fine del sistema maggioritario» che in Italia non è mai veramente esistito, col «ritorno al proporzionale» che ha creato l’immane debito pubblico nei decenni dei governicchi di coalizione che duravano sei mesi). Attenzione, perché nel 2013, dato lo sgretolamento nella vergogna e nel ridicolo dei partiti di «destra» (cosiddetta) che hanno tradito i loro elettorati, questi partiti di «sinistra» (sedicenti) possono fare il governo. E siccome è più che probabile che in Francia prenda la presidenza Hollande e in Germania i socialdemocratici – anche se sono sinistre molto diverse dalla nostra – i Bersani e Franceschini potranno proclamare che «l’Europa va a sinistra»; si sentiranno di nuovo «l’ala marciante della storia», il che li imbaldanzirà ad attuare le loro «idee» (cosiddette). Ovviamente, come sempre, sono «idee» in ritardo. Oggi in Europa ambienti molto diversi stanno cominciando a considerare l’eventualità di un’uscita dall’euro, sentito in modo sempre più chiaro come il cappio strangolatore della crescita europea. La narrativa egemonica, che nasce da interessi bancari (2) – per cui l’uscita dall’euro sarebbe una catastrofe impensabile – è stata infatti scossa, negli ambienti che contano, dallo studio di Jonathan Tepper, un economista che ha vinto un concorso sul tema indetto dal Policy Exchange (conservatore britannico): il quale ha mostrato che nel ventesimo secolo sono avvenute 69 separazioni di unioni monetarie, e «in quasi tutti i casi», la transizione dalla moneta unica alle monete nazionali «è stata dolce». Nient’affatto catastrofica. Tepper ha studiato specificamente questi 69 casi di rottura di unioni monetarie. A parte le uscite dovute alla decolonizzazione, molti riflettono situazioni simili alla zona euro. La fine dell’impero austro-ungarico nel 1919 è passata senza lasciare nella memoria il ricordo di catastrofi monetarie-finanziarie, quando una mezza dozzina di nazioni unite sotto l’imperial-regio scellino adottarono le rispettive monete nazionali. La separazione della Cecoslovacchia nel '93 non solo è stata incruenta, ma monetariamente ben guidata, senza troppi problemi. La spaccatura della vecchia URSS nel '92 ha prodotto catastrofi, ma non certo dovute alla transizione dalla moneta unica alle monete nazionali, bensì alla transizione dal sistema «socialista» a quello privatista sotto dettatura del Chigaco Boy Jeffrey Sachs. Così, nella separazione fra India e Pakistan nel 1947, quello dell’adozione di due monete non è stato certo il problema. La separazione monetaria fra Pakistan e Bangladesh (ex Pakistan Orientale) nel 1971 è avvenuta pacificamente mentre le due entità erano in stato di guerra civile politica. Il caso dell’Argentina nel 2002 (la separazione della moneta dal dollaro USA, a cui era agganciata rigidamente) è noto. Insomma, Tepper ha dimostrato – con esemplare rigore analitico – che la fine di unioni monetarie è un fenomeno banale nella storia economica recente. Che le procedure di smontaggio sono perfettamente conosciute (sovra-impressione delle vecchie banconote, loro graduale sostituzione con le nuove, controllo del capitali); e che si può descrivere con precisione i meccanismi dell’uscita. E, infine, che il cambiamento è stato mobido «anche quando c’è stata ristrutturazione del debito». Conclusione di Tepper: «L’uscita è lo strumento più potente per riequilibrare l’Europa e creare la crescita» dei Paesi europei. Lo studio di Tepper ha indotto l’Economist a cambiare posizione. Perchè l’Economist, il settimanale dei Rothschild, è sempre stato un fiero sostenitore della moneta unica europea. Fino ad oggi, l’Economist ha difeso l’euro sostenendo che bastava emettere euro-obbligazioni, mutualizzare i debiti e aumentare i fondi del Fondo di Stabilizzazione (FESF), insomma «più Europa» e non meno, per superare l’attuale crisi. Una posizione in contrasto con la finanza speculativa britannica (che sta attaccando l’euro contando di lucrare dalla sua spaccatura), e dall’ideologia britannica in generale: il che dovrebbe dirci qualcosa sulla complessità del fronte «liberista» anglo-americano, che è difficile ridurre a semplicismi. Dunque, l’Economist, il 7 aprile, ha cambiato rotta di 180 gradi. Citando lo studio di Tepper, scrive: «Se i fondatori dell’euro avessero previsto la tormenta attuale, non si sarebbero forse avventurati in questa unione monetaria»(Currency disunion). L’Economist vede vicino il momento in cui «gli Stati indebitati potrebbero stancarsi della svalutazione interna»: ossia la situazione in cui, non potendo svalutare la moneta, devono svalutare i salari dei loro cittadini per renderli «competitivi». Inoltre, gli Stati creditori (leggi Germania, Olanda, eccetera) «potrebbero voler smettere di sostenere gli altri». E infine, «i 17 membri dell’eurozona esiteranno davanti alla perdita di sovranità necessaria per il salvataggio dell’euro» (non i nostri politici). Conclusione: «Un processo concertato (di separazione) aumenta le possibilità di salvare gli altri apparati dell’integrazione europea, in special modo il mercato unico». Data la fonte, si potrebbe dubitare legittimamente degli intenti e delle opinioni dell’Economist, e dei consigli di cui è prodigo agli europei.
Patrick Artus
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Allora sentiamo un’altra fonte: Patrick Artus, francese. Pochi in Italia conoscono Artus, ma in Francia è notissimo e molto ascoltato: economista capo di Natixis (la grande banca d’affari francese). Patrick Artus ha pubblicato uno studio di 13 pagine sul «Ruolo dei tassi di cambio nell’uscita dalle crisi di bilancia dei pagamenti» (Artus explique pourquoi l’euro ne marche pas). È la crisi che colpisce Spagna, Grecia, Italia, Portogallo e presto colpirà la Francia. Le sole due vie possibili, spiega Artus, sono: abbassare il tasso di cambio (svalutare la moneta) o abbassare i salari. Per volontà della Germania, oggi la soluzione imposta è la seconda. Anche Artus studia vari casi storici recenti: Spagna e Italia nel 1992-93, Messico nel 1994, Corea del Sud e Thailandia nel '97, Brasile nel '98, Argentina nel 2001. In tutti questi casi, lo stesso scenario: deterioramento della bilancia corrente (tra -1 e -10% del PIL) a causa di una moneta sopravvalutata, che provoca un aumento dell’indebitamento estero, e una speculazione finanziaria che spinge verso alto i tassi a cui i Paesi, le imprese e le famiglie si indebitano. In tutti questi casi, i Paesi hanno finito per svalutare. Dopodiché hanno avuto un momentaneo picco della disoccupazione (provocata dal rialzo dei tassi), ma la svalutazione ha permesso di far ripartire l’economia, provocando una rapida diminuzione dei disoccupati. È molto significativo che sia Tepper sia Artus si applichino a studiare la «storia dell’economia», anziché valersi delle formule algebriche che costituiscono il (falso) sapere economico contemporaneo. Così s’ha da fare quando mordono le crisi, e le formule sono un danno anzichè un aiuto: torna in auge la storia, ossia l’economia politica (che cosa s’è fatto in passato, quale è l’azione politica necessaria), anzichè la pseudo-scienza algebrica che presuppone l’intangibilità dei «mercati». Ma torniamo all’economista francese. Artuis studia anche il caso della zona euro, e constata lo stesso scenario: i Paesi la cui bilancia dei pagamenti è squilibrata devono abbassare i salari per ritrovare la competitività e riequilibrare i loro conti esteri. Ma, ammaestrato dalle esperienze precedenti che ha appena esposto, conclude: «Sembra nettamente meno costoso, in termini di posti di lavoro, realizzare un deprezzamento reale del cambio in un Paese toccato dalla crisi (...) che da una riduzione dei salari». In altre parole: svalutare la moneta, non il lavoro. Svalutare crea più posti di lavoro che tagli salariali. Ma come svalutare l’euro? Artuis non lo dice. Anzi, fatto singolare e quasi surreale, nemmeno evoca la questione della moneta unica come strangolatrice delle economie deboli dell’eurozona. Nella sua posizione, Artuis non può esplicitamente raccomandare la rottura dell’euro, ciò che lo metterebbe alla pari coi blogger più marginali. Però, fornisce gli argomenti che dimostrano che la moneta unica è un errore. E un errore, oggi, strangolatore. La sinistra italiana ha delle «idee» contrarie, dà fiato al terrorismo psicologico bancario che descrive come catastrofe l’uscita dall’euro, e lo adotta come proprio programma. La difesa dell’euro ad oltranza, fino all’ultimo posto di lavoro. Tutto ciò dice che i nostri governanti non organizzeranno mai uno smontaggio concordato – le cui fasi sono note, comprovate e realizzabili – ma lo dovranno fare «en catastrophe», sotto la pressione dell’urgenza e della realtà. Con grave danno aggiuntivo e superfluo, perchè gli effetti dell’uscita saranno tanto più drammatici socialmente «quanto più a lungo ci si sia sforzati di mantenere nel tempo il tasso fisso, con la forte recessione indotta da questa scelta» (Gabriele Tagi). Occhio alla sinistra e alle sue «idee», cosiddette. Ma anche alla «destra», però. E chi ci salverà, allora?
1) Ultimo e clamoroso caso, l’uscita con cui Milena Gabanelli s’è giocata la sua credibilità come giornalista con una smaccata promozione della moneta virtuale, proponendo addirittura una tassa punitiva del 30% sull’uso delle banconote: stalinismo al servizio delle banche. Queste hanno bisogno estremo che i pagameni vengano fatti tutti in moneta elettronica, essenzialmente per nascondere la loro insolvenza. 2) I fondi d’investimento e i fondi pensione sarebbero a favore del dissolvimento dell’euro. Infatti molti di loro hanno alleggerito le loro posizioni su debito pubblico dei PIIGS, e sarebbero lieti di riacquistarle con uno sconto sul cambio (lira-euro) del 20%-30%. Per contro, le grandi banche temono di dover svalutare le loro posizioni di trading-investimento. Per questo diffondono «scenari catastrofici in caso di rottura dell’Euro, per convincere tutti gli investitori della necessità di restare aggrappati all’Euro, facendo così i loro propri interessi e cercando di evitare pesanti svalutazioni in bilancio e conseguenti necessità di ricapitalizzare e/o di cambiare management». Vedi Ritorno alla Lira: pochi rischi di forte-svalutazione ed iper-inflazione, ma qualche lezione da ricordare sulla tempestività di decisione
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Commenti
http://goofynomics.blogspot.it/
C'è da augurarsi un putsch...?
Maurizio Blondet
No comment...
i plutocrati sono usciti allo scoperto: lo hanno fatto sul "Il Venerdì" di Repubblica del 13 Aprile 2012, con l'articolo "L'Italia laboratorio della tecnocrazia che guidera' l'Europa" (per leggerlo basta andare all'indirizzo periodici.repubblica.it/venerdi/.) Altro che ritorno alle monete nazionali "ragionato": questi ci vogliono asserviti al Dio Mammona, al suo gran sacerdote Mario Draghi e al suo vicario Mario Monti... A quando il "redde rationem"?
Cordialmente
Giovanni Angiulli
ESATTAMENTE!!!
"In tutti questi casi, lo stesso scenario: deterioramento della bilancia corrente (tra -1% e -10% del PIL) a causa di una moneta sopravvalutata, che provoca un aumento dell’indebitame nto estero, e una speculazione finanziaria che spinge verso alto i tassi a cui i Paesi, le imprese e le famiglie si indebitano".
ECCO: questa è la vera causa dell'aumento del debito pubblico, moneta sopravvalutata che provoca aumento dei tassi di interesse sui prestiti e quindi un vincolo da interesse esterno per mancanza di moneta statualmente sovrana (non, dunque, come insegnano gli economisti della Modern Money Theory, quelli che hanno fatto uscire l'Argentina dal default, la spesa pubblica di per sé: si guardi nelle tabelle nell'articolo linkato di Gabriele Tagi il progressivo aumento del debito pubblico per interesse dovuto prima allo SME e poi all'Euro, sistema di cambi fissi, il primo, e moneta non sovrana, il secondo).
"In tutti questi casi, i Paesi hanno finito per svalutare. Dopodiché hanno avuto un momentaneo picco della disoccupazione (provocata dal rialzo dei tassi), ma la svalutazione ha permesso di far ripartire l’economia, provocando una rapida diminuzione dei disoccupati".
E QUESTA E' LA SOLUZIONE: ma per poter metterla in pratica è necessario tornare ad uno Stato (o anche ad una Unione di Stati) a moneta sovrana ossia ad una Banca Centrale di Stato che monetizza gratuitamente il debito pubblico, almeno quello non collocato sui mercati (naturalmente tenendo sotto controllo il tasso di inflazione che se contenuto al riassorbimento della disoccupazione è non solo fisiologico ma socialmente salutare, se invece è finalizzato al mero spreco tende a diventare iperinflazione. Siccità, ossia rigorismo deflazionario - quello ora imposto nella UE -, e innondazione, ossia iperinflazione, sono entrambi due mali. Ma il primo è il peggiore, in termini di disoccupazione indotta dalla mancanza di liquidità).
Cari saluti.
Luigi Copertino
Per cui, il 'cambio a 180°' dell'Economist-Rothschild, lo considero come un 'messaggio' da lingue biforcute, il futuro ce lo confermerà. Idem per quanto riguarda il transalpino francese, fanno sempre parte della tribù settaria delle lingue biforcute. degli italioti partiti comunque schierati e di qualunque gradazione colorata, meglio non parlarne, essi sono dei servi e servono dei governi fatti di passacarte più o meno tecnici che siano, ma sempre passa carte sono e gli italioti in definitiva, si meritano democraticament e il destino che si sono costruiti addosso e attorno al loro collo.
Amen
Persino la Cina sta frenando, e la Cina non è nell'euro, paga la gente 80 cents all'ora, ed ha lo youan moneta svalutatissima.
La Germania lavora con l'Euro, prima lavorava col marco che era ancira più forte dell'euro e va fortissimo come andava fortissimo col Marco.
Questo cosa vuol dire?
Vuol dire che non basta agire sulle leve valutarie o cambiare moneta, sarebbe troppo semplice e facile.
Occorre essere innovativi e tecnologicament e avanzati, allora si che si è performanti con qualsiasi moneta.
Attenzione però, la Cina non è innovativa ne tecnologicament e avanzata, agisce solo su salari bassissimi ed una moneta che vale niente, attenzione però la strada cinese non è percorribile nè in Europa nè in America.
Se la Cina lavorasse con l'Euro od anche solo col dollaro, non esporterebbe niente e sarbbe quello che semplicemente è: un grosso Paese del terzo mondo e basta.
Chi dovrebbe fare questo tipo di politica?
La Germania va forte perchè è stata strutturata in questa maniera sessant'anni fa.
L'Italia deve essere modernizzata e per far ciò è necessario riappropriarsi della moneta per investire. Ovviamente prima bisogna liberarsi di questa classe politica tout court.
Purtroppo, dico purtroppo, la mia fiducia in questo paese è=0.
Con questi partiti cosa fare alle prosime elezioni?
Non andare a votare.
Annullare la scheda.
Qualche altra soluzione alternativa.
Per pietà datemi un consiglio utile.
L'Europa non puo fare questo, se facessimo dumping sociale ed adottassimo una moneta che non vale niente, qui da noi scoppia una rivoluzione da far impallidire quella dell'ottobre 1917 in Russia.
Mettetevolo in testa tutti, qui o si fa un capitalismo sociale vincente come in tutto il centro-nord Europa, altrimenti saranno guerre civili, e secessioni... avete presente cosa è successo in Jugoslavia?... Bene la stessa cosa, ma molto più ampia e catastrofica.
Per unificare il Regno delle due Sicilie furono spediti 1000 garibaldini a Marsala mentre la flotta inglese vegliava al largo e sul terreno la classe dirigente era già stata corrotta per farla complice.
In Libia si è agito così e pure in Siria si attua lo stesso cliché elaborato nelle conventicole anglo-sioniste massoniche della City of London.
Quella in Siria è fallita perche si sono messe di traverso Russia e Cina.
La Rivoluzione d'Ottobre in Russia, come la Rivoluzione Francese, come i moti del 1848, furono fenomeni artificiali solo fino ad un certo punto, diciamo al 30%, per il resto furono una risposta popolare a situazioni insostenibili.
L'Europa è la patria di tutti i filosofi, pensatori e teorizzatori, da Kant a Marx.
L'Europa non è la Cna e nemmeno gli USA qui sono scoppiate tutte le rivoluzioni che hanno cambiato il mondo.
Dalchè verrebbe da dire: Vieni avanti sinistra! l'Italia è tua, finiscila di massacrare.
Chissà che dalle ceneri non si possa rinascere. Ma tra qualche anno, però.
I francesi come tutti noi ormai siamo intossicati dai media monopolizzati dai 'nasoni' e pertanto in Francia vincerà il fariseo Hollande come da copione. Ha già dichiarato che in caso di una sua vittoria la finanza internazionale non avrà nulla da temere.
Maurizio Blondet
Avevo visto alle 20.30 sulla Sette con il duo Porro-Telese l'intervento dell'economista GIULIO SAPELLI,che senza tanti complimenti ha dato degli incompetenti ai vari economisti del piffero che scrivono sul Corriere della Sera, e questo essendo collegati con De Bortoli.
Per finire, mi ricordo che la parola traditore l'ho sentita pronunciare due volte da U.Bossi a Bergamo e guardava in modo strano il Bobo, come mai nessuno ne fa menzione? Spero che l'amico Giorgio possa confermare.
Per ultimo mi chiedevo che fine ha fatto Fabio De Fina? L'ultimo suo intervento era allarmante!
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Sto curandomi; i polmoni vanno bene, la gamba meno bene; spero di risolvere con la radioterapia di ultimissima generazione, individuata e consigliatami dallo stesso Di Bella, che farò a Milano a fine mese. Sono comunque tutto il giorno sul sito, come adesso (ore 0,35). Grazie per l'interessamento.
FdF
Ma se la Germania fa parte dell’Eurozona quando vende e non ne fa più parte dopo aver incassato come può continuare a vendere? Infatti continuando così anch’essa finirà svenduta agli speculatori.
Il governo italiano asseconda il piano del governo tedesco di danneggiare l’economia italiana, rendendolo più stringente, battendo molto sulle tasse per far più male possibile e conservare il sostegno degli statali. E dunque aumenta le ragioni e la fretta di uscire dall’euro, ma allo stesso tempo è lì per impedirlo, per adesso. Ed intanto gli speculatori incassano degli impegni a nome nostro presi da un governo eletto da nessuno che prevedono degli interessi esagerati che non saremo in grado di pagare.
La via d’uscita possibile è buttare subito a terra il governo Monti e aspettare le elezioni francesi. Se viene rieletto Sarkozy uscire dall’euro, altrimenti allearci con la Francia e la Spagna contro la Merkel, restando nell’euro, ma rifiutandoci di prendere nuovi prestiti a più del 3%.
"Insomma, le «idee», il programma della sinistra si riduce a questo: lasciare tutto com’è".
Pensare che la sinistra (sedicente) voglia limitarsi a lasciare le cose come stanno è un grosso errore.
Le cose e l'etat d'esprit nella gente sta cambiando radicalmente.
"È impressionante la velocità con cui ci stiamo abituando ad accettare quel che fino a qualche tempo fa sarebbe apparso improponibile. Questo pezzo di Curzio Maltese, pubblicato sul Venerdì di Repubblica del 13 aprile, è sorprendente nella sua schiettezza: una classe dirigente europea è pronta a "prendere il potere" (!) in tutte le nazioni di Europa, l'Italia e la Grecia non sono che anticipazioni, noi saremo governati per lungo tempo da tecnici E TUTTO QUESTO È POSITIVO PER IL PAESE. Leggere per credere. Presto l'idea che il governo sia diretta espressione di elezioni politiche sembrerà un relitto ideologico novecentesco, come la Costituzione o i sindacati"."
Vedi articolo su Repubblica:
http://1.bp.blogspot.com/-H3AJ9i9yGsQ/T4qZU2ZnlnI/AAAAAAAAAEE/2Zo-2LQvrMQ/s1600/1DJA8J.tif
Giuliano
Domenica sera è stata vomitevole ed ha dato il peggio di sé.
Speriamo che con i suoi ignobili ultimi suggerimenti non si passi dalle parole ai fatti, come spesso è successo dopo certe puntate di Report, perché in questo caso dovremmo procurarci un bel camion di vaselina,(da pagare in contanti e magari senza IVA, almeno quella).
Da sempre Gabbanelli serve la ca$$a:
come si fa coi topi, a intossicar le masse:
il per centino QB di veleno viene messo,.
Intramezzato a vari strati di melassa…
a parte il default di circa 10 anni fa con il ripristino della loro moneta, oggi la presidente Kirchner nazionalizza i giacimenti del gruppo petrolifero spagnolo Repsol.
Nel 1933, venne fondata IRI (L'ITALIA DEVE LA SUA RICCHEZZA ALLA CREAZIONE DELL'IRI) per iniziativa dell’allora capo del governo Benito Mussolini al fine di evitare il fallimento delle principali banche italiane (Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) e con esse il crollo dell’economia, già provata dalla crisi economica mondiale iniziata nel 1929.
In Italia si dovrebbero nazionalizzare tutti i monopoli e gli oligopoli... congelamento del debito pubblico di almeno 5 7 anni e un azzeramento degli interessi sul debito.
Dall'euro si può uscire, abbiamo un avanzo primario nonostate gli sprechi, caste, corruzione... ma in Italia come dice il Direttore Blondet chi ci salverà, chi ha il coraggio e l'audacia?
Le uniche trasmissioni per cui continuare a pagare il canone RAI sono "Report" e "Presa diretta". Se poi queste siano di sinistra perché vanno su RAI 3... mi rifiuto di accettare ancora queste categorie.
Sono d'accordo che la proposta nell'ultima puntata sia molto pericolosa perché annullerebbe quel poco di privacy rimasta e rischia di favorire le banche, però... perché sparare a zero su quella che comunque resta un rarissimo esempio di giornalismo serio che vediamo in TV, per quanto non sempre condivisibile?
Personalmente dico: i nostri politici, tutti, meritano la forca.
Ma come mi sono iscritta ????????????? allora non abbiamo proprio capito nulla !!!! I partiti sono da abolire definitivamente .!!!!! e che Katz.!
Alberto Cremona
anch'io, con profonda depressione, ho seguito il convegno di Cortona su Radioradicale...
D'altronde mi dico: questi delinquenti sanno che più aumentano le imposte immobiliari più, per come girano le cose in Italia, il mercato crolla e i valori immobiliari pure... E' quello che vorrebbero, farci impoverire, costringerci a vender "loro" la casa a prezzi stracciati, con tutto quello che ne consegue... Vale la pena fare il loro gioco? Direi proprio di no!
Giuliano
Gli UA hanno la necessita’ di un dollaro svalutato e in ribasso. L’Euro per definizione e’ l’anti-dollaro.
Ci sono dei vincoli assoluti nel sistema finanziario globale, le commodities (oro, petrolio, cereali, metalli vari, etc.) sono negoziate in dollari, l’economia mondiale e’ dollarocentrica . Nell'estate del 2008 dopo Lehman Brothers il cross EurUsd era a 1,60 per effetto della svalutazione del dollaro, il petrolio sali’ a 1,40 dollari al barile, le economie UE non possono sopportare questi valori.
Gli USA hanno solo industria high-tech e importano un grande volume di beni e consumi, inoltre con un debito di 15 trilioni dollari non possono permettere che il dollaro salga di valore. Percio’ penso che l’euro rimarra’ inalterato almeno fino a quando lo vorranno gli USA. Per le prossime elezioni europee non cambiera’ molto, sono molto piu’ preoccupato delle elezioni americane dato che e’ probabile che i repubblicani si riprendano la Casa Bianca.
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