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Verso il gold standard. Senza dirlo
25 Aprile 2012
Quando Mario Draghi ha decretato la creazione dal nulla di un trilione di euro per prestarlo alle banche all’1%, ha fatto finta di pretendere dalle suddette banche dei «collaterali» in garanzia. Come quando ottenete un mutuo la banca vi ipoteca la casa (è il collaterale), i collaterali che queste banche hanno offerto sono per lo più «attivi finanziari»: titoli di debito, pubblico o privato, obbligazioni, azioni. Si è detto allora che le banche hanno portato alla BCE vagonate di collaterali «dubbi» – sbolognando i loro rischi alla Banca Centrale, che adesso li detiene a suo pericolo. tttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt ttttttttttttttttt ttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttt Il fatto è che oggi, nella gravissima recessione e crisi del debito in atto, sono ben pochi i collaterali «sicuri» da dare in garanzia. Per «sicuri» si intendono titoli emessi da un debitore non a rischio di fallimento. O non erosi dall’inflazione. Soprattutto, collaterali «liquidi», ossia facilmente vendibili sul mercato per fare cassa. Guardate al mercato immobiliare in Italia: non è più liquido. I titoli del debito pubblico di tanti Paesi, fra cui il nostro, sono ritenuti a rischio default e non sono facilmente esitabili. Le obbligazioni delle imprese, in difficoltà, non sono da meno. Insomma, nel mondo dove c’è un enorme bisogno di ottenere denaro in prestito, c’è una scarsità estrema di «collaterali sicuri» da dare in garanzia. Basti ricordare che la Fiat, nella sua forma di finanziaria, ha provato a partecipare all’asta BCE per avere soldi all’1%, ed è stata rifiutata per «poco collaterale» (invece Volkswagen, Peugeot e Renault sono stati accettati). È per questo che quei pochi che la finanza crede «sicuri», come i Bund tedeschi, vengono richiesti anche se danno un interesse nullo o negativo. Anche certi Treasury Bond americani danno interesse zero, perchè la finanza li ritiene sicuri, e li vuole ad ogni costo. C’è una epica caccia ai collaterali solidi, da conferire per avere soldi. A questo punto, non c’è collaterale più sicuro della «arcaica reliquia» odiata dai finanzieri: l’oro. Lo ha fatto notare il professor Lew Spellman, della McCombs School of Business at the University of Texas di Austin, che conclude: qui si sta tornando – involontariamente – al regime di «tallone aureo» (Gold Standard), ossia alla situazione, adottata per secoli, che appoggiava le monete all’oro, cambiabili in oro, o coperte parzialmente dall’oro delle Banche Centrali. (Warren Buffet and the New Calculus of Gold) I depositi in oro non danno interessi. Ma attualmente, nemmeno i Bund e i Treasury Bills danno interessi, «e alla fine i Buoni del Tesoro scadono, mentre l’oro no». La fame di collaterali è «la conseguenza del super-indebitamento; buoni collaterali in giro sono pochi per sostenere il peso del debito complessivo esistente», spiega Spellman:
«Questo squilibrio riduce la capacità delle banche di fare fidi e mutui ai loro clienti, delle Banche Centrali alle banche commerciali, al sistema bancario-ombra di finanziarsi sul mercato Repo overnight. Per questo cresce l’uso dell’oro come collaterale: in un mondo di collaterali discutibili, è il buon collaterale per eccellenza».
Già. Come s’è detto più volte, il valore di ogni «attivo» finanziario, denaro compreso, è il passivo di qualcun altro, che può non pagare il suo debito. L’oro ha il proprio attivo in se stesso, non dipende da altro. Come disse Alan Greenspan da giovane, molto prima di divenire governatore della Federal Reserve, «Gold is money, in extremis». Fate quel che volete per escluderlo dai circuiti economici, ma quando le cose si fanno dure per il sistema basato sul debito, e per la moneta-debito creata dal nulla dalle banche per prestarla ad interesse, l’oro «torna» ad essere la moneta accettata da tutti. Nel 2011, come si legge nel rapporto annuale della Banca per i Regolamenti Internazionali (BIS), le Banche Centrali di vari Paesi hanno ritirato 635 tonnellate d’oro che conservavano nei caveau della BIS, il più grosso ritiro degli ultimi dieci anni, e un rovesciamento della tendenza normale, che è di conferire oro alla Banca Centrale delle Banche Centrali. Quali Paesi hanno ritirato tanto, e perchè? L’oro viene usato per operazioni di swap fra Banche Centrali; non se lo vendono (tra l’altro, la vendita delle riserve auree per ragioni di bilancio è vietata dalla euro-zona) ma se lo scambiano a termine per avere liquidità. Nel caso migliore, quando uno Stato ha bisogno di aiuto dalla comunità globale delle nazioni. Nel caso peggiore, quando uno Stato ha perso ogni credibilità sui mercati finanziari ed è totalmente sfiduciato dalla comunità statuale. Ma esiste anche il caso intermedio, dove lo Stato ha perso la fiducia dei mercati (che non gli comprano più i BOT) ma sta aspettando di ricevere aiuti dalla comunità internazionale. È il caso della Grecia. Mentre aspettava che gli Stati dell’euro decidessero se e come «salvarla» (o salvare i loro banchieri), Atene aveva comunque bisogno giorno per giorno di liquidità, e i mercati non gli facevano credito. Quasi sicuramente ha usato le sue riserve auree per ottenere valuta in extremis, per i bisogni immediati di chiudere i debiti che venivano a scadenza, sotto forma di prestiti ad un tasso sopportabile. La Grecia ha 111 tonnellate d’oro, del valore di circa 4 miliardi di dollari. Niente, in confronto al debito ellenico di 150 miliardi. Eppure l’accorto uso della riserva ha scongiurato un collasso finanziario del Paese che si sarebbe immediatamente tradotto in uno tsunami finanziario dell’intera eurozona, fughe di capitali, crolli bancari e completa paralisi creditizia: un danno, il cui costo è semplicemente inestimabile, di miliardi di euro, oltre alla perdita dell’intero debito greco. Il che ci fa capire che l’attuale valutazione delle riserve greche, sui 4 miliardi, è semplicemente ridicola. Il prezzo è da sempre manipolato, per ovvii motivi. Eppure... A ritirare dalla BIS, oltre alla Grecia, saranno state l’Italia, il Portogallo (che ha riserve per 382,5 tonnellate), e la Spagna (282), per gli stessi motivi. La Cina ha vietato l’esportazione di oro e sta accumulando quello estratto in casa, con la evidente mira di fare dello yuan la prossima moneta di riserva internazionale, in concorrenza col dollaro. Nell’ultimo mese, una dozzina di Banche Centrali si sono data ad acquistare oro: dal Messico che ha preso acquistato 12,81 tonnellate ed oggi ha riserve per 122,6 ton., alla Turchia, che ha ragggiunto le 209,6 avendoci aggiunto 11,5 tonnellate fresche, all’Argentina (ha comprato 7, oggi ne ha quasi 62), dal Kazakstan all’Ucraina, fino alla Russia, Paese aurifero, che ha aggiunto 16,5 tonnellate alle sue già enormi riserve di quasi 900. Quanto ai privati italiani, le esportazioni di oro in Svizzera sono aumentate del 35% anno su anno a febbraio, dopo essere aumentate del 65% già nel 2011: 120 tonnellate, più delle riserve di Stato greche, che i nostri privati hanno messo al sicuro da Monti-Goldman Sachs e il suo Befera. Evasori, evasori!, o forse benefattori senza volerlo, quando tornerà il gold standard? Del resto, che cos’altro fare quando si sa che il debito pubblico USA è triplicato dal 2001 ad oggi, salendo in un decennio da 5,7 a 17,7 trilioni di dollari, e che sul mondo incombe una montagna di derivati – tutta roba basata sul debiti di qualcuno, che non pagherà – pari a molte volte il PIL globale? Quanto tempo occorrerà perchè i cinesi o gli altri investitori comincino a capire che i Treasury Bills, non sono poi un «collaterale sicuro»? Allora il sistema monetario su cui si è costituita la grande usura – un mondo dove gli Stati hanno ceduto la prerogativa di emettere moneta, lasciandola sostituire con l’orwelliana «emissione di debito» – collasserà, e la domanda dell’oro salitrà alle stelle. «Le forze di mercato stanno portando ad un ritorno di fatto al Gold Standard», scrive Spellman:
«Gli manca solo un quadro di diritto e di riconoscimento legale. Ma qualcosa è stato già proposto: il comitato di Basilea per la Supervisione Bancaria, che elabora le regole per il capitale a livello globale, sta studiando di rendere l’oro un asset bancario del Tier 1».
Ossia, appunto, il più sicuro degli attivi.
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Commenti
Chiaramente una risposta da Mr. FdF sarebbe ugualmente molto gradita…e che saluto e spero che tutto proceda per il meglio!!!... e lo stesso per il grande Direttore!!!
Fermo restando che la risposta proveniente dai preparatissimi lettori di FdF ancora una volta sarebbe da me molto gradita.
Vado alla domanda. Prima un piccola premessa.
Lei Direttore ci ha informato che la Grecia sta svendendo i suoi asset (aereporti, porti, la “loro” ENI, etc...) ma nel frattempo la data del 6 maggio 2012 (elezioni in Grecia) nessuno ne parla (almeno non ho trovato grandi cose). I media tradizionali neanche a parlarne (mentre della Francia ci aggiornavano quasi quotidianamente ) ma allo stesso modo i media “non” allineati non si sprecano in questo senso.
La mia preoccupazione è che invece questa data sia (spero di no!... ma da un giorno all’altro dobbiamo aspettarci il peggio!) ricordata come la “scintilla” che ha provocato l’inizio della caduta dell’Euro.
Facendo un po’ di ricerche ho visto che la sinistra estrema della Grecia (se si riuniscono insieme) “potrebbero” superare la coalizione che sta al governo (attuale Opinion Poll della maggioranza = -40%”).
Ammettiamo che la coalizione all’opposizione vada al governo.
E’ noto che la sinistra estrema “parla” (non si sa quanto fegato abbia) di uscire dall’Europa, magari parallelamente avverte anche gli eurocrati di non voler più onorare il proprio debito.
Supponiamo che questo avvenga.
A questo punto vista la situazione potrebbe accadere che la EU, non fidandosi più dei PIIGS (traditori!), faccia una manovra imponendo alle nazioni del Club Med (compresa Irlanda) di passare ciascuno al “suo” EURO2: Ad esempio Spagna al suo Euro-Peseta (-35% rispetto all’Euro), l’Italia al suo Euro-Lira (-27% rispetto all’Euro) e cosi via... EU e del suo Euro?
E se la domanda a queste domande è “forse”, non è il caso di pensare di salvare in qualche modo i nostri risparmi prima di quella data? Franco svizzero? L’oro oramai alle stelle?
Sarebbe gradita una vostra opinione (sperando di non aver detto troppe inesattezze macro economiche).
Cordiali saluti a TUTTI!
Provi a ricercarli nel suo sistema di home banking.
La NOK è denaro-credito emesso da una nazione che ha conservato la propria sovranità monetaria: però non bisogna dimenticare che anch'essa è soggetta al rischio di cambio.
Mettiamola cosí, per quanto il prezzo dell'oro possa essere caro, immagini per un momento di veder svalutati i suoi soldi di un 30% da un giorno all'altro... Non sarebbe meglio avere un piccolo rifugio che si rivaluterá e permetterá di scambiarlo per ció che si desidera?
Per Voi la data 6 maggio 2012 sarà la Scintilla?
Un caro saluto a TUTTI
P.S.: Anche io sono e sarò sempre grato a FdF; nel mio caso però ho deciso sulla terra (ettari) e agricoltura bio.
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Non ci aasumiamo la responsabilià di pubblicizzare intermediari finanziari.
FdF
scusami ma non trovo l'elenco sul sito della banca, puoi inviarmi il link?
Spero lo leggerai, Cristina
Evitare come il fuoco gli strozzini "Compro oro".
Mi chiedo quanto hanno inciso in queste 120 tonnellate i negozi "compro-oro" che sono migliaia e migliaia in Italia;
mio figlio ne ha uno (fu il mio consiglio di lettore Effedieffe) dal 2009, e per le sue mani è passato almeno un quintale di oro, TUTTO finito in SVIZZERA!
Considerato che i punti compro-oro sono diverse migliaia come detto, ripongo la domanda su quanto posso incidere nella "esportazione" in Svizzera... altro che metterli al sicuro, ce li siamo fatti "scippare" da qualche Paese più accorto del nostro.
Bhaaa ... questo non è niente, non è economia... questi sono sciamani drogati.
Bastava ascoltare il nostro Direttore, che ancora nel 2007/2008 ci avvisava dei rischi e ci consigliava molto bene... perchè non gli hai dato credito allora?
Perchè il Corsera e il 24Ore erano di diverso avviso?
J. P. Morgan.
Se l'oro fosse l'unica moneta esistente, il valore attuale di un grammo di oro sarebbe di $ 3.620,6 ($ 112.603,4 per oncia troy), considerando il PIL mondiale (i valori di scambio con transazioni monetarie) di $ 63.000 miliardi e le riserve auree totali attuali di 17.400 tonnellate.
Se così fosse chi possiede una catenina d'oro della prima comunione è quasi ricco.
Penso tuttavia che sia meglio seguire l'esortazione di Nostro Signore Gesù Cristo: "Non accumulate tesori sulla terra, dove la ruggine e la tignola consumano e dove i ladri sfondano e rubano; ma accumulatevi tesori nel cielo, dove né ruggine né tignole consumano e dove i ladri non sfondano, né rubano. PERCHE' LA DOV'E' IL TUO TESORO, CI SARA' PURE IL TUO CUORE" (Matteo 6,19-21).
E soprattutto dove non ci sono banchieri e finanzieri truffaldini che rubano e ingannano.
Sono almeno 20 anni che si combattono incessantemente guerre a ogni latitudine, il cui solo scopo è l'accaparramento delle risorse sempre più limitate che un pianeta super sfruttato, ha ancora da offrire.
Non illudiamoci che sostituendo l'oro con gli attuali coriandoli colorati, la realtà possa di colpo cambiare.
E' necessaria una presa di coscienza individuale e collettiva, dalla quale deve per forza emergere la consapevolezza della assurdità di un sistema, che per reggersi in equilibrio deve crescere ed espandersi all'infinito, pena il collasso.
Ebbene questo arriverà, trovando una società occidentale prigioniera di schemi mentali del tutto inadeguati a fronteggiare le vere sfide che si porranno nei prossimi 1-2 decenni.
Una classe dirigente degna di questo nome, avrebbe senz'altro già messo in guardia tutta la popolazione, prospettando un paradigma alternativo che non può più essere ancorato ai fallimentari dogmi monetari, iper produttivistici e iper consumistici, i quali ci stanno portando alla catastrofe materiale, dopo che quella spirituale ha già virtualmente manifestato tutta la sua potenza distruttiva in ogni ganglio della società.
Bambi
Semplice... attraversando la frontiera!
P.S.: Per me è di proposito.
E' il VERO e "ultimo" motivo!!!
Azzeccato in pieno!!!
Leggiti questo:
Nel 1945 un certo Herbert Herzog (J) fece ritrovare agli alleati il cosiddetto "tesoro di Salisburgo": circa 4.3 tonnellate di oro.
Durante il recupero dei sacchi notò che erano ancora piombati e che portavano la scritta "Banca d'Italia".
Ad Herzog venne fatta una promessa: avrebbe ricevuto una ricompensa non appena l'oro fosse stato riconsegnato al legittimo proprietario.
Dopo tre anni di inutile attesa scopre che l'oro è stato consegnato nel 1947 al governo di Vienna. Gli austriaci avevano "fornito prove" che l'oro ritrovato era di legittima proprietà della Banca Nazionale Austriaca prima dell'occupazione dell'Austria da parte dei tedeschi e che non aveva mai lasciato il territorio austriaco.
Nel 1950 Herzog riesce ad avere una risposta in proposito dalla cancelleria austriaca: l'Austria non è proprietaria dell'oro ma solo detentrice, non è, quindi, autorizzata a dare nessuna ricompensa.
In seguito Herzog si reca a Roma e, dopo aver ricostruito la storia dell'oro ritrovato a Salisburgo (faceva parte di 72 tonnellate di oro rubato dall'Italia e destinato a Berlino), ottiene dal governo italiano la promessa di una ricompensa.
Il 30 settembre del 1952 la Banca d'Italia sporge denuncia contro la Banca Nazionale Austriaca. Inizia il processo ma, nell'aprile del 1954, viene sospeso. Le 4,3 tonnellate di oro sarebbero state incluse nei conteggi (fatti nel Trattato di Parigi del 1946) relativi alla ripartizione fra gli Stati aventi diritto all'oro nazista ritrovato dopo la guerra.
L'oro in questione, si sostenne, era per la maggior parte non identificabile. Herzog non si dette pace e, negli anni successivi, raccolse una precisa documentazione con cui ricostruì oltre cinque anni di trasporti di oro attraverso mezza Europa.
Tutto questo però non bastò ad Herzog per ottenere la sua ricompensa. Morì nel 1977.
Nel marzo del 1997 un sociologo tedesco, Herschl Fiscler, mentre conduceva ricerche sull'oro nazista ritrovò negli archivi della Bundesbank tedesca alcuni documenti di Herzog e, in seguito ad ulteriori ricerche, anche alcuni microfilm con documenti dettagliati della Reichsbank (la Banca Centrale di Hitler) e carte riservate delle autorità americane di occupazione del primo dopoguerra.
Nonostante Fiscler abbia reso pubblici questi documenti ad oggi nulla è cambiato, l'oro è sempre in Austria.
(vedi anche www.larchivio.org/xoom/bank.htm)
Ogni giorno i rappresentanti dei cinque mercanti più grandi del mondo (Johnson Matthey, Mocatta & Goldsmith, Samuel Montagu, Rothschild e Sharps Pixley) decidono il prezzo.
[Basta estrapolare tre nomi, Rothschild in primis, per capire come andranno le cose]. I
Il Sudafrica è oggi il maggior produttore di oro con 700 tonnellate annue. D'altronde lo sfruttamento delle sue miniere d'oro (e di diamanti) nel Transvaal, sono state la causa principale della guerra lanciata dagli inglesi (of course) contro i boeri.
Una guerra che ha lasciato 30.000 morti sul campo nel 1899 e che hanno vinto i primi.
Per quanto grandi siano le riserve auree in giro per il mondo, non saranno sufficienti a ripianare il disastro provacato da coloro "che ne decidono il prezzo" ed è difficile pensare che lo vogliano. Non sarà il 6 maggio con le elezioni greche a far scoppiare la scintilla, come teme Valter22, bensì la presa di coscienza dei popoli, per causa di forza maggiore, quando avranno capito COME e da CHI ma sopratutto il MOTIVO, per cui sono stati gettati nella rovina.
La rivoluzione bolscevica del 1917 ha reso ai grandi banchieri ebrei (Schiff-Warburg-Rothschild)che l'hanno finaziata, 800 milioni di rubli in oro!
Giuliano
Che questa tendenza crescerà in futuro, sarà l'ennesima previsione azzeccata di Blondet (tra la serietà delle fonti e la giustezza delle previsioni esiste, credo, un rapporto non casuale).
E' anche vero che l'oro al mondo è poco.
Sarebbe impensabile una circolazione monetaria coperta in toto dal metallo giallo (come se avessimo una moneta aurea, solo che l'equivalente in oro sarebbe custodito nei caveau delle Banche Centrali).
Ma, se si tornasse alla convertibilità delle monete, il rapporto tra il circolante e l'oro fisico sarebbe regolato sul noto principio della riserva frazionaria. Su questa base, si possono fare varie ipotesi e fare i relativi conti...
Oppure, mettiamola così, come domanda: normalmente quando si svaluta si compensa il debito pubblico, dal momento che la banca a svalutare è quella dello Stato che emette sia il debito che la moneta.
La vera domandaè: Se la BCE svalutasse l'Euro, le singole nazioni sarebbero vincolate ad agire sui loro debiti per compensare? La Cassazione dice che questo avviene solo il caso di inadempienza, per quanto riguarda il debito di diritto italiano.
Ma credo sarebbe TROPPO divertente, quindi non voglio neanche provare a sognare. Commenti vostri?
Saluti proletari
Ai privati non è possibile acquistare oro fisico per investimento, il mercato è destinato agli operatori (orafi) ed avviene per la maggiore in conto deposito;
il privato può acquistare monete da collezione, ad un prezzo carissimo, ma sempre vantaggioso in prospettiva, piuttosto della carta straccia meglio oro pagato caro!
Vi dico solo che mio padre dopo l'ultima guerra, del ricco patrimonio che prima aveva, gli restarono solo un po' di monete d'oro: con quelle acquistò una casa con giardino e riavviò l'attività economica; chi vendette la casa a sua volta, dovendo emigrare, fu contento di recarsi all'estero con un sacchettino di monete d'oro invece che un mucchio di belle banconote italiane; meditate, gente, meditate...
Certo che è possibile, invece: ed è pure esente da IVA (solamente l'oro e non gli altri metalli), grazie a una vecchia legge del "malvagissimo" Berlusca.
Quando si vende si paga il capital gain: conservare dunque le fatture, altrimenti la stangata prevista è ben peggiore.
ti segnalo questo.
E rimetti a noi i nostri debiti…
Posted by keynesblog on 20 aprile 2012 in Economia, Europa
Robert Skidelsky
Non funziona l’economia, o non funzionano le ricette degli economisti?
E’ questo l’attacco dell’ultimo intervento su Project Syndicate di Robert Skidelsky, economista e biografo di Keynes, che sferza l’ennesima stoccata contro le politiche di austerità. E sono le cifre a parlare, innanzitutto: le trionfanti previsioni di crescita dell’economia mondiale del Fondo Monetario Internazionale, che avevano riportato per il 2011 e il 2012 una stima di crescita rispettivamente del 4,4% e del 4,5%, sono infatti costrette a confrontarsi con le evidenze della Banca Mondiale, che ha registrato per il 2011 un tasso di crescita del 2,7% e ha pronosticato un rallentamento della crescita economica globale per il 2012, stimabile intorno al 2,5% (una cifra che oltrettutto dovrà essere assai probabilmente rivista al ribasso).
La storia che precede il drammatico stato delle cose dell’economia mondiale, è nota: lo scoppio della crisi ha richiesto enormi interventi da parte dei governi per il salvataggio del sistema finanziario, e l’impegno profuso nelle forti iniezioni di liquidità ha portato alla crisi dei debiti sovrani. Ma è la storia più a lungo termine che può impartirci qualche sacrosanta lezione sui processi di avviluppamento delle economie quanto a capacità di ripresa dai periodi di grande recessione economica. E quello della Grande Depressione ce lo ricorda a chiare lettere: troppo lenta fu la risposta dell’intervento pubblico sull’economia, e assai deboli le potenzialità della politica monetaria a causa dell’esistenza del gold standard che non consentiva alle singole economie di dare fiato alla domanda estera.
Insomma, la debolezza della politica fiscale e quella delle leve della polica monetaria possono davvero spostare sempre più in là il “punto di ripresa” delle economie – e dell’economia internazionale tutta – da una grande recessione economica. In questo senso l’eurozona appare straordinariame nte debole: l’assenza di una struttura che consenta l’operare di politiche fiscali e l’esistenza della moneta unica, che nelle parole di Skildesky viene definita una sorta di “mini gold standard”, sono un mix assolutamente micidiale ai fini di una ripresa.
Alleggerire i debiti più onerosi, non è una scorciatoia di comodo, ma un’opzione che consentirebbe la messa in moto di un motore che assai difficilmente sarà in grado di ripartire, e nel caso, sempre più in là nel tempo, a stento e lasciando morti e feriti sul campo (nel vero senso della parola!). L’idea è stata formulata in maniera più esplicita da John Geanakoplos dell’Università di Yale, e riassunta con il termine “debt forgiveness”. Filosoficamente l’idea di “concedere il perdono ai debitori” – spiega Skyldesky – consiste nel “condividere” la “colpa” dei rischi default tra creditori e debitori, visto e considerato che sono i primi ad aver innescato la perversa spirale che ha condotto all’implosione economica. Non è tuttavia solo l’idea di una giusta morale a sostenere l’approccio, ma anche una dose di forte pragmatismo: alla fine non conviene neppure alle banche dell’eurozona sopravvivere in un sistema in cui in definitiva si cerca di gestire la debolezza della finanza (pubblica e privata) e i “titoli spazzatura” che da essa derivano, con lo stesso “approccio” – per usare una metafora – con cui si passa di mano in mano una patata bollente, sapendo perfettamente che la patata bollente non sparirà e provocherà ustioni un po’ a tutti.
L’idea del professor Geanakoplos non è del tutto nuova però, come ci ricorda infine Skyldesky, ed ha un autorevolissimo antecedente di cui Skyldesky stesso molto si è occupato: John Maynard Keynes. Fu Keynes, infatti, che nel 1918 sollecitò la cancellazione dei debiti tra Paesi delle forze alleate, che erano sorti per effetto del Primo Conflitto Mondiale. “Non saremo mai in grado di tornare a camminare se non ci libereremo di queste catene di carta che ci immobilizzano le gambe”, sentenziò. E nel 1923 la battuta si trasformò in vero e proprio ammonimento, al quale in verità – sottolinea Skildelsky – i politici di oggi farebbero bene a prestare molta attenzione: “Gli assolutisti dei contratti sono i veri genitori della rivoluzione”.
Leggi l’articolo di Robert Skidelsky su Project Syndicate.
Luigi Cpertino
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