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Dopamina per il «cuore»
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Leggiamo questa notizia da internet: «Dolci, carboidrati, grassi: se non riuscite proprio a farne a meno, potete evitare di sentirvi in colpa. La preferenza per questi alimenti non è casuale: c’è un “sesto senso” nel cervello che porta dritto alla scelta dei cibi ricchi di calorie, che attivano il sistema di ricompensa cerebrale. La scoperta di un gruppo di ricercatori guidati dal dottor Ivan de Araujo, della Duke University negli Stati Uniti e pubblicata su Neuron, fa luce sui meccanismi che attivano questo sistema di gratificazione interna e potrebbe aiutare a spiegare meglio le cause dell’obesità. […] ‘Il sistema di ricompensa del cervello può essere descritto come l’insieme delle regioni cerebrali che permettono agli animali, uomo compreso, di individuare gli stimoli esterni importanti per la loro sopravvivenza e di aggiustare le risposte comportamentali in modo da moltiplicare le possibilità di incontrare tali stimoli in futuro: fra questi ci sono i cibi appetitosi come carboidrati o grassi, ma anche le immagini di tipo sessuale’, spiega il dottor Ivan Araujo, che ha diretto lo studio. Un elemento chiave di questo sistema è la dopamina, un neurotrasmettitore che risponde in modo forte al gusto dei cibi particolarmente gradevoli al gusto, ricchi di zuccheri e grassi. ‘Il gusto - continua Araujo - è un meccanismo ausiliario che ci aiuta a trovare la vera ricompensa, cioè le calorie’: e lo studio ha dimostrato che il sistema di ricompensa interno degli animali viene attivato dall’assunzione di calorie, indipendentemente dal sapore; e i livelli di dopamina, l’ormone del benessere, crescono in base all’assunzione di calorie, non al sapore dei cibi assunti» (1).

L’ennesima conferma di verità già note a chi davvero ha a cuore la globalità del vero benessere dell’uomo. Notate i passaggi importanti riportati dall’articolista. Primo: eliminazione del senso di colpa; secondo: giustificazione della necessità originata. Capovolgiamo un momento i termini del discorso e cerchiamo di comprendere cosa vi può leggere un cristiano.

Si mangia perché v’è il bisogno non soltanto di nutrirsi, ma - nel caso di specie - di ottenere una vera gratificazione. Quindi, concludiamo, il vero problema - che sia o meno il gusto ad attirare il palato oppure soltanto il contenuto calorico del cibo immesso - resta quello di una sorta di una latente frustrazione esistenziale. L’uomo ha bisogno di mangiare non soltanto perché deve sopravvivere e prendere forza dagli alimenti, ma anche perché, diciamolo senza metafore, è triste.

Allora permetteteci di tirare le somme quasi sillogisticamente: questa società opulenta, vive di cibo, lo adora, lo venera, lo compra, lo vende, lo idealizza, lo studia e lo raffina, perché ha un estrema necessità di sentirsi bene, evidentemente perché bene non si sente affatto. Non è un caso, quindi, che lo studioso citi ad esempio del meccanismo di compensazione anche il sesso; ne parlammo già.

Il mondo vive di tanto sesso, perché è profondamente infelice; la sessualità disordinata e non controllata (anche nei pensieri) costituisce il futile sapore di una beatitudine (falsa e surrogatoria) del momento. Che insegnamento trarre?

La Parola di Cristo illumina. «Non di solo pane vive l’uomo», ed ancora «Io ho un cibo che voi non conoscete». Il mistero della vita spirituale - che poi null’altro è se non l’indagine della nostra felicità e del nostro senso di vivere - consiste proprio nel comprendere e trovare questo «cibo ignoto» di cui ci parla Gesù.

E’ il cibo per il cuore dell’uomo; è quella ricchezza che non perisce; quella perla preziosa, per la quale vale la pena vendere tutto; è quel tesoro nascosto che dimora nei segreti di Dio, donato gratuitamente al cuore del fedele, che in semplicità voglia ubriacarsi di gioia nell’abisso di luce della Santa Madre Chiesa.

Stefano Maria Chiari





1) Da www.repubblica.it/2008/03/scienza_e_tecnologia/cervello-cibo


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