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Americanismo e congiura anticristiana
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Nel 1898 Leone XIII inviò a S. Em. Card. Gibbons (arcivescovo di Baltimora) una Lettera intorno all’Americanismo (Testem benevolentiae). L’argomento della lettera pontificia era uno dei più importanti e potenzialmente pestiferi per la salute dell’intero edificio cattolico. La questione dell’americanismo balzò difatti prepotentemente alla ribalta a quell’epoca, e le sue idee oltrepassarono l’oceano divenendo oggetto di una accesa discussione teologica in tutta Europa. La controversia, che in Francia era scoppiata in maniera scandalosissima, esisteva già da tempo negli Stati Uniti e divideva pericolosamente il clero statunitense tra coloro che parteggiavano per una forte presenza cattolica nella vita pubblica – in quei movimenti popolari che si battevano per le riforme sociali e promuovevano i valori di libertà tipicamente americani – e coloro i quali pensavano che la American Life fosse, nei suoi fondamenti, protestante e contaminata da quel liberalismo già condannato da Pio IX nel Sillabo.

Il condizionamento dell’opinione pubblica fu classicamente martellante e finemente studiato. L’oggetto del contendere – attorno a cui, come avviene anche oggi sui vari Repubblica, si costruì l’immane canea propagandistica – fu l’eclatante caso del padre Thomas Hecker (1819-1888), fondatore della congregazione religiosa dei Paolisti, il cui insegnamento e pensiero era fortemente influenzato da idee “americaniste”. L’immancabile biografia (The Life of Isaac Thomas Hecker, 1891), pubblicata in America e che circolò soprattutto in ambienti “neo-cattolici”, arrivò in Europa attraverso la Francia, presentando al mondo nuove “tendenze religiose” ed un nuovo modo di fare cattolicesimo davanti alle sfide che il secolo avrebbe presentato. L’edizione francese conobbe un successo straordinario in tutta Europa, tanto che, oltre alla prima edizione, con l’introduzione scritta da un arcivescovo, M. Ireland, che sdoganò il P. Hecker come «l’ornamento e il gioiello del clero americano, come il tipo che si dovrebbe vedere riprodotto quanto più fedelmente è possibile in mezzo a noi», ne seguirono numerose altre, la sesta delle quali fu aumentata con una prefazione dello stesso cardinale Gibbons. Il caso divenne in breve tempo a tal punto gigantesco che Leone XIII indicò espressamente questa vicenda come il motivo che aveva reso necessario il suo intervento.

Con la sua Lettera il grande pontefice romano mise a tacere, riconducendoli all’ordine, tutti gli epigoni e gli sponsorizzatori dell’ambiguo religioso Hecker, ambiguo quanto adattissimo per incarnare l’immagine del sacerdote che i “tempi nuovi” richiedevano.

«Ti è ben noto, diletto figlio Nostro – scrisse Leone XIII rivolgendosi al cardinale di Baltimora – che il libro intorno alla vita di Isacco-Tommaso Hecker, specialmente per opera di coloro che lo tradussero in altra lingua o lo commentarono, suscitò non poche controversie per talune opinioni espresse intorno al vivere cristiano. Or Noi, volendo provvedere, per il supremo ufficio dell’apostolato, sia all’integrità della fede sia alla sicurezza dei fedeli, siamo venuti nella determinazione di scrivere a te diffusamente intorno a tutta questa materia. Il fondamento dunque delle nuove opinioni accennate, a questo si può ridurre: perché coloro che dissentono possano più facilmente essere condotti alla dottrina cattolica, la chiesa deve avvicinarsi maggiormente alla civiltà del mondo progredito, e, allentata l’antica severità, deve accondiscendere alle recenti teorie e alle esigenze dei popoli».

Lo scopo ricercato dagli Americanisti della prima ora, come intuì immediatamente Leone XIII, era «modellare il prete sui tempi e sul mondo odierno». L’idea di fondo era che la Chiesa, nel suo proporsi all’uomo ed alla società, dovesse adeguarsi alle esigenze dei tempi moderni, tralasciando quelle dottrine che con più difficoltà potevano essere accettate dalla mentalità contemporanea, divenendo in tal modo più attraente per l’uomo così da avvicinarlo a sé con più facilità. Il medesimo errore che investì, successivamente, il Concilio Vaticano II.

Leone XIII tuonò da Roma contro questo “nuovo e mondiale approccio” di azione cattolica in ambito dottrinale, sociale e politico, perché, inevitabilmente e puntualmente, l’Americanismo cadeva in tutta una serie di errori che il documento pontificio analizzò sotto tre diversi profili: apologetico, ascetico e dogmatico. Da respingere con assoluta fermezza, secondo Leone XIII, era l’idea che pur di avvicinare alla Chiesa gli uomini fosse lecito mettere da parte od attenuare quegli aspetti della fede di minore importanza ma di maggiore contestazione.

Il Pontefice agì con fraterna carità – una paternità che avverte e non offende, che protegge gli interessi delle anime e della religione pur avendo per le persone i riguardi che si meritano – al fine di ricondurre le pecorelle all’ovile. Ed in parte, almeno per quel periodo, la bufera si attenuò un poco. La luce aveva fatto temporaneamente fuggire quelle tenebre.

In quel 1897-98, quasi in contemporanea con Papa Pecci, anche il grande Henri Delassus, da fine studioso dei movimenti sovversivi, era intento a redigere un bellissimo trattato contro l’Americanismo (LAméricanisme et la Conjuration antichrétienne, Desclée De Brouwer, 1899); pubblicato a stretto giro dopo la Lettera del Papa, andò ad aggiungere nuovi retroscena e dettagli inquietanti su quale fosse la natura profonda di questo “Americanismo” – che aveva iniziato a spirare come un “soffio venuto dall’inferno” in tutta Europa – e, aspetto fondamentale della materia, quale fosse il “motore” che lo animava.

Il trattato di Delassus non si limitò ad indicare gli errori compresi sotto il nome di Americanismo, ma si applicò a mostrare tutte le attinenze, ovvero i punti dottrinali che si avvicinavano a questo terreno pericoloso, a questo “abisso – dice Delassus – ove si perdono coloro che vi si avventurano, abisso abbastanza vasto e profondo da inghiottire la società cristiana se non volesse prestare ascolto agli avvisi che la Santa Sede non ha mai cessato di porgere dopo la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (…). Di là deriva tutto il male, e questo male è siffatto che non vi è che una parola per definirlo: Congiura Anticristiana, che può preparare le vie all’Anticristo”.

Delassus, non a caso, scrive:

«Se veramente l’America è la “nazione dell’avvenire”, se è chiamata a “condurre il mondo”, “a guidare i destini dell’umanità” “al soffio caro della libertà”, “nell’inseguimento d’un progresso che non sembra avere alcun limite”, e che questo progresso sia quello di cui unicamente qui si fa menzione: “lo sviluppo dell’industria e del commercio, la soluzione dei problemi sociali e politici” secondo i princìpi dell’89, vale a dire il progresso materiale e l’indipendenza dell’uomo, il mondo vedrà l’èra non “la più grande” ma la più disastrosa che si sia mai veduta».

Ora, da quei giorni è passato più di un secolo; come possiamo constatare, i timori di Delassus si sono, ahinoi, perfettamente compiuti. L’“abisso” Americanista, nonostante le fervorose denunce di Roma, all’epoca ancora vigile sentinella, non mancò puntualmente di trasformare il mondo (e la Chiesa stessa) secondo le premesse che tali uomini, illuminati da una profetica lucidità, avevano previsto.

Copertina dell’edizione EFFEDIEFFE
  Copertina dell’edizione EFFEDIEFFE
Il libro di Delassus, ancora attualissimo e fondamentale per la nostra generazione, è stato ovviamente accantonato nel corso di questi decenni, proprio quando si sentiva maggiormente l’urgenza di una sua ampia diffusione. L’editoria “cattolica”, che nel frattempo di carta ne ha consumata parecchia, evidentemente non ha mai trovato sufficienti motivazioni per ristampare la meritoria opera del curato francese. Prendiamo atto e ringraziamo la provvidenza. Con questa nuova pubblicazione riesumiamo dunque un altro libro totalmente scomparso, ormai avvezzi come siamo a operazioni di “recupero” di questo tipo; evidentemente EFFEDIEFFE è qui soprattutto per svolgere tale compito. Rimane da constatare che quando un libro dice la verità senza togliere un solo àpice al discorso che affronta, ma va dritto al cuore del problema che attanaglia una società, una nazione, un popolo (la Chiesa stessa), il libro, nel giro di qualche anno, sparisce dall’attenzione generale, ed acquisisce lo status di leggenda. Ancor più triste dover rilevare che da quando i sacerdoti di Santa Romana Chiesa hanno smesso di leggere tali testi (ormai decenni e decenni fa), tutto ha iniziato inesorabilmente a sfasciarsi.

Una volta non era così. In Italia L’americanismo e la congiura anticristiana circolò nel 1903, pubblicata dalla “Biblioteca del clero” che esisteva per facilitare ai sacerdoti l’acquisto delle più importanti opere moderne. Il traduttore, che in quel 1903 si occupò di adattare il testo francese, fu l’arciprete don Natale Reginato (che in seguito tradusse anche la summa antisovversiva Il Problema dell’ora presente, da noi recentemente editata). Don Reginato, per motivare la sua decisione di tradurre l’opera di monsignor Delassus, uscita in Francia quattro anni prima, scrisse:

«Io son d’avviso che ben pochi libri editi di recente abbiano l’importanza di questo volume, magistrale lavoro del chiarissimo Henri Delassus, Can. della Cattedrale di Cambrai. Esso tratta dell’Americanismo e della Congiura anticristiana. Sebbene scritto precipuamente per il Clero francese, è meritevole d’esser conosciuto anche in Italia, dove, sotto l’egida della Democrazia cristiana si fa, convien dirlo, dell’Americanismo. Per conto mio devo schiettamente confessare che la lettura di questo libro mi è riuscita oltremodo istruttiva, e per le cose importantissime che l’Autore vi seppe condensare, ebbe per me il valore d’una piccola biblioteca».

È pressoché inutile domandarsi come mai, al giorno d’oggi, in tutta la cattolicità, quasi nessun prelato osi e ritenga doveroso pensarla al modo di don Reginato. Tra i sacerdoti che ancora raccolgono questa eredità troviamo don Curzio Nitoglia, a cui abbiamo come sempre affidato l’introduzione del testo, il quale scrive:

“Raccomando vivamente lo studio illuminante di questo libro, che ci aiuterà a capire ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi sia da un punto di vista geopolitico (il mondialismo, la globalizzazione, l’invasione dell’Europa e la formazione del nuovo ordine mondiale) sia da un punto di vista religioso”.

Come ricorda difatti don Nitoglia, il gran merito del libro di Delassus è quello di voler trattare la descrizione di questa “congiura” – che l’autore chiama “vasta cospirazione che dura da 18 secoli” e “lavoro secreto che si prepara e si opera nel mondo delle anime” – unendo indissolubilmente e con grandiosa chiarezza due aspetti che non andrebbero mai separati: quello mondialista e geopolitico da quello religioso e dottrinale. L’autore difatti non smette mai di voler ricordare al lettore questa grande verità: “quello che noi vediamo sopra la terra non è che il prolungamento di ciò che avvenne in cielo nell’esordio dei tempi”.

Ora, esiste sempre un “motore”, una volontà che agisce ed anima qualsivoglia movimento o pensiero, indirizzandolo ad un fine preciso. Delassus, già 100 anni orsono, aveva individuato nell’israelitismo internazionale il “motore” del nuovo tempo che si affacciava sulla storia, e nell’Americanismo il “mezzo” da usarsi per raggiungere lo scopo prefissato, ovvero quel dominio da compiersi sulle rovine degli Stati cristiani giudaizzati, per giungere alla Gerusalemme di nuovo ordine, santamente assisa tra l’Oriente e l’Occidente.

L’Americanismo andava dunque denunciato – sia religiosamente che socialmente – come un pericoloso “principio di movimento”, un “lievito” perverso tramite il quale far crescere una “pasta” (ad esempio società e nazioni) fino all’inevitabile collasso. È quello che sta accadendo in Europa e nel mondo intero. L’alleanza-israelita-Universale era per Delassus (e lo è ancora) il centro, il focolare, il nodo di questa congiura, a cui l’Americanismo arreca tutt’oggi un appoggio decisivo. Il tutto avrebbe dovuto dare vita a quella “unità” che reclama un capo, ovvero il messia talmudico, l’anticristo per noi.

Se conosciamo l’Americanismo e l’azione americana nel mondo attraverso guerre e devastazioni, la vera origine di questo male orgoglioso fu piuttosto una minaccia teologico-dottrinale, un vento diabolico che di là dall’Atlantico soffiò per più di un secolo fino a penetrare le barriere della Cattolicità. Nitoglia, nella sua preziosa prefazione, utile a collegare i temi affrontati da Delassus ad inizio secolo con la crisi bergogliana che oggi stiamo sperimentando, commenta: “non si può non notare come nel 1962-1965 tali idee americaniste siano penetrate anche in ambiente cattolico durante il Concilio Vaticano II”.

In questa sede mi preme brevemente anticipare come agisce questo “germe di fermentazione e penetrazione mondiale” sapientemente dosato, questo principio protestante messo al servizio del liberalismo totale e delle aspirazioni sassoni, gelose dell’influenza latina e romana. Oggi non esiste argomento più utile da conoscersi; da qui la grande utilità del lavoro di Delassus che stiamo rilanciando.

L’americanismo fu in sostanza un metodo di lavoro, il cattolicismo nella pienezza della sua libertà e del suo sviluppo esteriore; fu spacciato per “cattolicismo integrale”, quale lo richiedeva il complesso delle trasformazioni di cui il mondo era il teatro. Americanismo è il culto d’una ispirazione personale, vaga e pericolosa, a danno del magistero gerarchico; è il disprezzo dell’ascetica antica basata sull’umiltà e sulla mortificazione, per sostituirvi l’evoluzione spontanea dell’Io; è la distinzione frivola ed eccessiva tra le virtù attive e le virtù passive; è una specie di comunismo religioso che indebolisce la chiara affermazione del dogma integrale; in sostanza, è un’avversione propriamente satanica per tutte le misure di rigore al servizio della verità contro l’errore.

Il diabolico schema di cui nel mondo l’Americanismo si fece mezzo e portavoce fu:

  – Azione contro contemplazione

  – Sicurezza contro diffidenza in sé stessi

  – Forze Naturali contro fede donata da Dio

Questo “metodo d’azione”, che vantava (e vanta) una presunzione e confidenza in sé stesso propriamente luciferina, sparse nel mondo la vecchia idea pelagiana che con le sole forze naturali si potessero osservare i precetti morali della legge, errore che già San Paolo aveva debellato nell’epistola ai Romani, chiarendo che la giustizia non è mai il frutto delle opere, ma viene data dalla fede, ossia è un dono puramente gratuito di Dio. Come è ben facile intuire per il lettore, l’Americanismo portò in sé il germe malvagio del protestantesimo (aveva visto perfettamente l’episcopato americano che vi si opponeva), e questo principio protestante, messo al servizio di tutto il liberalismo mondiale, fu sdoganato ed adattato per farlo assumere da tutta la cattolicità, il vero ed unico obbiettivo che si voleva colpire. L’Americanismo, in buona sostanza, non fu che un cattolicismo liberale elevato ad una più alta potenza, avvicinandolo così, e pienamente, al protestantismo, ovvero al tradimento della missione salvifica affidatagli da Dio fattosi uomo.

Come ricorda anche don Curzio nella sua introduzione:

«L’americanismo ha poi un duplice aspetto: I) dal punto di vista politico è caratterizzato da un certo cosmopolitismo, che porta al mondialismo ed alla globalizzazione, i quali infiltrandosi in ogni nazione la corrompono per dominarla. Tale “regno o repubblica universale” è il sogno dell’Alleanza Israelita Universale (…). II) Dal punto di vista religioso l’americanismo si serve dell’esoterismo, del massonismo e dell’ecumenismo per infiltrare la religione cattolica e – se fosse possibile – distruggerla».

La chiave (di fondamentale importanza) attraverso la quale comprendere appieno queste perverse macchinazioni è dunque quella di non separare mai l’azione disordinata che si compì nel mondo – attraverso la politica, le leggi e la corrompente azione sociale – dalla medesima corruzione che si tentò di portare nella sfera dottrinale e religiosa, che agiva da diga contro queste devastazioni. Gli assalti, dai nostri nemici, sono sempre condotti su entrambi i fronti da più di 18 secoli, ben consci che per far naufragare il consorzio umano era fondamentale disturbare l’azione di Colei – la Chiesa – che del mondo era IL faro. È fondamentale capire questo punto, altrimenti si rischia di cadere nel classico errore di molti complottardi (non a caso, molti, americani) che blaterano di “Nuovo Ordine Mondiale” senza veramente comprendere quale ne sia l’unica origine e l’unico scopo. È un errore interpretativo che il nostro lettore non dovrebbe commettere.

La provocazione, portata nel mondo con rinnovata  tenacia una volta passate le rivoluzioni ottocentesche, fu dunque di questo tipo: Vi ha qualche cosa da fare. La divisa dello spirito americanista, sotto l’egida dell’Alleanza Israelita Universale, è dunque stata: Osare e fare, secondo lo slogan americano: “avanti”. E questa spinta in avanti, si badi bene, si volle fare attraverso la corruzione della religione cattolica.

I mezzi vantati dagli Americanisti per promuovere il progresso interiore della Chiesa (affinché si corrompesse) valsero quanto quelli per la sua espansione esteriore nel mondo (affinché, una volta guastata, lo corrompesse). Si agì SEMPRE su ambedue i fronti. Questo preteso progresso interiore, spiegava Delassus, “farebbe sdrucciolare il mondo cristiano in quella religione sensuale che gli ebrei caldamente desiderano, e alla quale hanno dato il nome “d’Israelitismo liberale umanitario”».

L’“israelitismo liberale umanitario” di cui parla il Delassus fu il frutto avvelenato di un meccanismo studiato a tavolino da centri di potere che a loro volta – e si noti bene la perversa profondità di questa macchinazione – si riadattarono frettolosamente in un drastico cambiamento di pelle. L’Israelitismo liberale difatti, per secondare il cambiamento cattolico che si proponeva attraverso l’Americanismo, consigliò anche ai suoi affiliati di “sbarazzarsi di tutto ciò che impedisce al Giudaismo di FARSI ACCETTARE, per non venir meno al proselitismo che devono esercitare”.

In cosa i giudei classicamente “Talmudisti” differirono dai giudei detti “liberali”? Solamente sul punto di sapere quale fosse il mezzo migliore da usarsi per provvedere alla missione che Israele pretende di aver ricevuta. “Questa missione – scrive Delassus – è quella di preparare le vie a colui ch’essi ardentemente desiderano, il Messia”.

Illuminante a tal proposito molta documentazione che il prelato francese aveva scovato (introvabile in così gran numero come nel testo che vado presentando). La seguente è tratta direttamente dagli Archives Israelites:

«Oh, il bel giorno quello che vedrà tutti gli uomini, senza distinzione di origine religiosa, radunarsi nel medesimo recinto; tutti i cuori ripieni dei medesimi sentimenti d’amore, effondersi davanti a Dio, padre di tutti gli esseri; dove tutti saranno nutriti degli stessi princìpi di virtù, di morale e di religione; dove spariranno gli odi di setta e l’armonia regnerà sulla terra! Camminiamo per questa via fermi e risoluti» (Arch. Isr. XIV 628-29 an. 1886).

Al vero cattolicismo difatti, l’Israelitismo umanitario volle sostituire una Chiesa cattolica foggiata a suo modo: cattolica perché tutti potranno entrarvi e perché tutti saranno d’accordo, visto che essa non imporrà alcun dogma.

Non esiste descrizione più esatta di quello che oggi, 2015-2016, sta avvenendo a Roma.

«È la meta presa di mira ai nostri giorni dal giudaismo – continua il Delassus – quando si studia di penetrare fin tutte le religioni, affine di snervarle e in qualche guisa dissolverle disgregando il dogma per non lasciare nelle anime se non dei sentimenti e nella società se non una morale, la quale non appoggiandosi più sulla rocca della verità, andrà piegando a seconda di tutte le passioni».

Come si nota, ritornano sempre i due aspetti indissolubili tra loro: geopolitica e dottrina. Coloro che vogliono gettare il mondo nel caos, al fine di sottometterlo, sanno che il solo modo per poter raggiungere questo obbiettivo è di gettare nel caos anche il deposito di Dio in terra.

L’israelitismo difatti, come agisce sulla materia così ha agito sulle intelligenze, e per agire su tutti gli spiriti non vi era cosa migliore che penetrare in tutte le religioni; ed essi, ricorda Delassus, vi penetrano coi princìpi dell’89.

Cosa vuol dire penetrare in una religione? Vuol dire soprattutto introdurvi le proprie idee.

«Gli Ebrei – continua l’autore – cercano d’introdurre le loro idee nella Chiesa cattolica! Essi lo affermano. Questo studio ha lo scopo di vedere e far vedere se e fino a qual punto possono vantarsi di riuscirvi. La questione è strana e la sua stessa stranezza chiama la nostra attenzione».

L’israelitismo, profittando della sua dispersione e della sua presenza in tutti i punti del globo, volle essere nell’umanità un lievito onde far della società umana, divisa in nazioni e religioni diverse, «una sola e solida fraternità». Il piano era da effettuarsi attraverso l’azione secolare delle società segrete, le quali “sono uno strumento assai potente in mano degli Ebrei”, come ricorda spesso l’autore. Per questo motivo la Chiesa Romana le ha sempre condannate.

Non a caso Delassus scrive ancora: “Ebrei e Americanisti credono di aver ricevuto una missione dal Cielo. Gli Ebrei non s’ingannano: la loro conservazione così straordinaria e gli oracoli dei Libri Santi ci dicono che la parte loro nella storia del mondo non è finita. Gli Americanisti indubbiamente si illudono, e quel che è peggio comunicano ad altri la loro illusione”.

In definitiva, l’anima dell’Americanismo, individuata dal grande Delassus, è la primigenia tentazione alla sua ennesima potenza eversiva, quell’ancestrale tentazione che alla Chiesa ed al mondo fu rinnovata dall’antico serpente (e che Cristo, peraltro, ha già sconfitto durante il suo ritiro nel deserto): “Se tu sei da Dio, se hai la parola di Dio (come Chiesa e regno di Dio in terra), nulla rischi lasciando la sommità del tempio; gettati giù, va’ alla moltitudine che più non viene a te, spogliati di ciò che le dispiace, dille delle parole che essa ama di udire, e l’avrai riguadagnata; poiché Dio è con te!”.

Da qui, capirà bene il lettore, provengono tutti gli errori moderni, di cui noi stiamo conoscendo le estreme conseguenze e l’ultima, violenta applicazione. Ed è ormai chiarito con ogni evidenza che il primo motore di ispirazione di tutti gli errori, antichi e moderni, è sempre l’israelitismo universale deicida animato dal mistero di Lucifero decaduto, ripetuto nel popolo di Dio decaduto. Separare questi due aspetti – geopolitica e vera dottrina – è l’errore interpretativo dei nostri giorni.

Ora, attraverso questa chiave di lettura è ancor più semplice comprendere a qual livello di profondità, da questo insidioso veleno, sia oggi contaminato il “primato della prassi” tanto caro all’attuale Pontefice, che nell’introduzione all’opera di Delassus verrà descritto da Nitoglia sotto il titolo “I progressi dell’Americanismo con papa Bergoglio”.

L’esperienza religiosa, l’incontro personale con Cristo tipico dell’Americanismo, del modernismo e di “Comunione e Liberazione” (nata dalla rivista Communio, patrocinata da Guardini, de Lubac, Balthasar e Ratzinger a partire dal 1972), è il medesimo programma proposto da Francesco I: de-ideologizzare, incontrarsi, costruire ponti, abbattere steccati, evitare sterili diatribe dottrinali, agire assieme e poi pensarla alla stessa maniera.

L’attuale pontificato, in buona sostanza, è anch’esso automaticamente saturo di americanismo essendo l’applicazione scatenata dei velenosi princìpi insiti nel Concilio degli anni ’60.

Ribadiamo nuovamente queste critiche al Papa con profondo dolore, poiché Bergoglio è con autorità il Pontefice di Santa Romana Chiesa, con buona pace per tutti gli elucubranti a circolo infinito che in questi decenni si sono avvicendati a cercare di spiegare il mistero di ben cinque pontificati guasti, creando maggior confusione di quelle ombre che credevano di poter fugare, riuscendo solo a dipingere la Chiesa Cattolica come un Circo Togni e Cristo come un detronizzato. No! Se tutto quello che accade oggi a Roma non fosse fatto con autorità – benché disordinatamente come iniquamente agì Caifa ma con autorità – noi staremmo vivendo una barzelletta, una finzione scenica, in cui Dio ci avrebbe condannati, prendendosi cinicamente gioco dei suoi santi. Invece, quella che noi oggi viviamo è a tutti gli effetti una guerra all’ultimo sangue, una guerra vera, in cui, non a caso, molti cattolici “tradizionalisti” o “post-tradizionalisti” (di cui scrive Nitoglia nella sua introduzione) cadono vittime dell’inganno. Delassus la chiama “l’ora solenne”, e non fu mai così necessario a tutti quelli che amano d’essere veramente servi di Dio e secondare i suoi disegni, di ben orientarsi per non esporsi a tali false interpretazioni.

La situazione attuale è caotica e prossima allo stravolgimento; le idee poche e le teste poco pensanti, pressoché ovunque. Con l’immigrazione che l’Europa sta subendo, l’abbattimento delle barriere, lo stravolgimento dei popoli e la loro mescolanza, è di per sé evidente che tutto quello che sta avvenendo viene fatto non per il regno di N. S. Gesù Cristo in tutti i popoli, in tutti gli uomini, ma al contrario per togliere a Lui le anime e le nazioni sottomesse alla sua legge, per poi confonderle tutte in un Israelitismo liberale umanitario.

Ma attenzione! Questi segni dei tempi non devono essere letti con sfiducia e paura, come se il nemico avesse già vinto. Tale insegnamento è il grande lascito di Delassus, che dall’alto della sua ispirazione sapeva come queste trame, in maniera per noi misteriosa e nonostante tutto, “cooperano ai disegni di Dio contribuendo, in larga parte, all’opera di unificazione del genere umano” che Dio plasmerà secondo i suoi imperscrutabili disegni, perché il Creatore nulla perde dalle sue mani, come già esclamava sublimemente San Paolo:

O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio: quanto incomprensibili sono i suoi giudizi e imperscrutabili le sue vie! Chi infatti ha conosciuto la mente del Signore? O chi gli diede consiglio? Ovvero chi è stato il primo a dare a lui, e gli sarà restituito? Poiché da lui, e per lui, e a lui sono tutte le cose: a lui gloria pei secoli. Così sia” (Romani, XI,  32-36).

Il male è così grande, è vero, che annuncia evidentemente un’ESPLOSIONE DIVINA. Pertanto fiducia! Spetta a noi di affrettare questo felice momento con le nostre preghiere e con uno zelo coraggioso, ognuno entro la sfera segnatagli dalla Provvidenza. Dalla preghiera, dalla diffidenza in noi stessi, dalla contemplazione silenziosa (l’esatto opposto dell’Americanismo caciarone) scaturirà per noi la pazienza nella sopportazione, poiché la Sposa del Salvatore è avvezza a vincere col dolore. Ella imita in tutto il suo Sposo divino.

Uno dei grandi misteri insegnatici ancora da San Paolo è che Cristo è morto di pazienza. Questo, e non già l’azione caotica e dispersiva, i dibattiti, gli incontri (quelli lasciamoli a Bergoglio), deve essere oggi il nostro campo di battaglia. Così facendo permetteremo docilmente che “il Dio della pace stritoli satana sotto i nostri piedi tostamente” (Romani, XVI, 20). Notare bene che in questo passo, il sommo teologo si riferiva giustappunto all’onnipresente azione dei giudaizzanti, veri emissari di satana, che provocarono grande scandalo e divisione nella prima Chiesa come ne provocano una ancora maggiore ai giorni nostri.

«Quando le idee dominanti – scrisse il P. Aubry, citato nel libro di Delassus – le diserzioni e gli scandali avessero tolto alla Chiesa la metà, poi i tre quarti, poi i nove decimi, poi i novantanove centesimi, poi i novecentonovantanove millesimi della sua famiglia, se il millesimo rimasto fedele è radicalmente sano, tutto sarà riguadagnato, poiché questo millesimo formerà la piccola ma valorosa armata di Gedeone, la semenza sana e irreprensibile d’una novella società. Quanto sarebbe più potente per la rigenerazione d’un popolo come il nostro una tale falange uscita da solide scuole cattoliche, munita di tutta la forza soprannaturale del Vangelo, fortificata da princìpi sicuri ed incrollabili contro lo spirito del secolo!».

Pertanto, è già completa e compiuta la disfatta di tutti i nemici di Gesù Cristo, disfatta che sarà operata dalla forza di Dio, ma a cui concorrerà anche la Chiesa Romana.

Cari lettori di EFFEDIEFFE, ho pressoché terminato la mia piccola recensione. Il testo di Delassus è dunque oggi nuovamente a disposizione, dopo tanti decenni, per essere studiato ed approfondito in tutta la sua portata, per aiutarci a capire perfettamente quale sia l’estremo pericolo di quest’epoca, e da dove esso promani. Fino a quando potremo, questa è la sfera che ci è stata segnalata dalla Provvidenza. E laboriosamente, speriamo umilmente soprattutto, cerchiamo di assolvere a questo compito.

Mi preme, da ultimo, ricordare che la nostra missione culturale inizia e si esaurisce nei libri, specialmente nel divulgare testi come il presente, perché è solo in tali libri che il lettore potrà scoprire il vero succo, sicuro e saldo, a cui abbeverarsi. Oggigiorno si sono perse quasi tutte le competenze, la lucidità e l’intelligenza scarseggiano. Ognuno di noi, personalmente, non va esente da questo progressivo “indebolimento”. Il sito da cui scriviamo va preso dunque come uno sgabello, un completamento al vero fulcro della nostra iniziativa che risiede nell’editoria cartacea. Desidero ribadirlo, perché ancora molti lettori, pur conoscendoci così da vicino, non sono ancora riusciti a comprendere del tutto quanto può donare loro la lettura di testi tanto importanti.

Anche in questo 2015 difatti, che ormai volge al termine, abbiamo realizzato diverse iniziative librarie, dedicando particolare attenzione ai sacri testi. Con l’aiuto di Dio siamo riusciti a rimettere a ristampare capolavori come la “Bibbia di Ricciotti”, e soprattutto quell’immenso tesoro di conoscenza e perfetta dottrina che è la Bibbia di Martini ~ Sales. In un periodo di gravissima crisi soggettivistica, quando anche il Vangelo viene sfruttato in maniera relativista (come è accaduto in alcune proposizioni dell’ultimo Sinodo), riteniamo che l’aver rimesso a disposizione queste opere sia cosa di importanza decisiva.

Copertina del IV Vangelo
Siamo pertanto oggi doppiamente felici di poter comunicare ai lettori che, dopo 7 mesi di impegno quotidiano, insieme al nuovo libro di Delassus siamo riusciti a portare a termine anche il IV Vangelo (secondo San Giovanni), che va a completare la prima parte del nostro lavoro di recupero della Bibbia Martini ~ Sales (la seconda raccolta vedrà la luce nei prossimi mesi e riguarderà i tre restanti testi del Nuovo Testamento: Atti, Lettere paoline, Apocalisse).

Il Vangelo giovanneo viene detto “spirituale” perché mette in speciale rilievo quanto si riferisce all’intima natura di Gesù Cristo. Quando dalla lettura dei Sinottici si passa a leggere l’ultimo Vangelo si prova come l’impressione di trovarsi in un mondo nuovo, ma senza divergenza sostanziale nella dottrina, poiché Giovanni suppone i tre sinottici e li compie perfettamente. L’intento dell’apostolo che Gesù amava è quello di soffermarsi in modo speciale a riferire le parole del Salvatore, i suoi discorsi, le dispute avute coi Farisei e coi membri del Sinedrio di Gerusalemme.

Copertina del IV Vangelo
Per l’occasione, e visto il Natale che si approssima, abbiamo creato anche un bel cofanetto raccoglitore (disponibile anche vuoto) per collezionare tutti e quattro gli Evangeli, un’opera che mi permetto di suggerire all’attenzione di coloro che fossero alla ricerca di un regalo sicuro per parenti e amici.

Coraggio dunque: la “tentazione” e lo smarrimento temporaneo che la Chiesa Cattolica sta vivendo passerà presto, certamente nel crogiuolo di una purificazione di cui tutti abbiamo bisogno, ma poi, Ella, tornerà più splendente di prima.

La lettura del Delassus, nelle sue due opere pubblicate da EFFEDIEFFE (Il problema dell’ora presente e L’americanismo e la congiura anticristiana — per Natale suggeriti entrambi nel conveniente “Cofanetto sovversione”), insieme al commento di padre Marco Sales ai Quattro Evangeli, donerà al lettore pazienza e serenità d’animo, in vista della vittoria finale, che certamente noi non meriteremmo, ma che in Lui, sicura, ci attende.

Auguro di cuore buon Avvento a tutti i lettori.

Lorenzo de Vita
Editore EFFEDIEFFE

(L’Americanismo e la congiura anticristiana, 280 pp)

16,00 euro
18,00 euro
(Sconto natalizio riservato ai lettori EFFEDIEFFE)

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