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Ritorno alle fonti
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La ripresa della Messa di San Pio V non è stata una gentile concessione di Benedetto XVI, ma una necessità oggettiva, perché la Messa nuova ha creato gravi danni alla Fede.
La Provvidenza è venuta in soccorso alla sua Chiesa.
I veri teologi avevano invano avvertito Paolo VI che con le innovazioni introdotte da monsignor Bugnini, il quale si era proposto di avvicinare i Protestanti, la Messa perdeva il carattere di rinnovazione sacramentale del Sacrificio della Croce, di cui il sacerdote è l’unico soprannaturale attore, e diventava la tavolata dei credenti, come quella dei Luterani, i quali non riconoscono la redenzione operata dalla Vittima divina.
Perciò ogni vero cristiano deve insistere perché al più presto si abolisca un rito che favorisce in modo impressionante una dottrina eretica.

Benedetto XVI ha dovuto scavalcare l’autorità dei vescovi, i quali, per la massima parte sono contrari al ritorno al passato, senza riflettere che «lex orandi lex credendi».
Così si cade nell’eresia.
Allontanarsi anche di un solo punto dalla Fede significa perderla del tutto, perché la Fede si basa sull’autorità di Dio rivelante, e quando l’uomo si arroga il diritto di criticarne anche un solo articolo si sottrae  alla autorità di Dio, in nome della sua corta ragione.
Al tempo lontano della mia università, il professore di storia medioevale alla Sapienza, Raffaello Morghen, che non era certo un baciapile, in un suo corso monografico sul fenomeno delle eresie, ne aveva individuato la causa nella smania dell’uomo di voler sottoporre la Rivelazione al vaglio della ragione.
Oggi la quasi totalità dei vescovi si onora di stravolgere la Fede in nome del progresso.

L’attuale crisi è la più tremenda che la Chiesa  abbia mai sostenuta.
I suoi nemici non sono all’esterno, ma al suo interno a causa della risorgente eresia modernistica, che sembrava vinta definitivamente da San Pio X.
San Pio è l’autore di quel Catechismo cha abbiamo mandato a memoria da bambini e che ancora compendia nella sua stupenda chiarezza tutta la teologia che ho studiato, grazie a Dio, in tempi non sospetti.
Ma già sento qualcuno oppormi che lo studio a memoria è una violenza, come è violenza il porci il latino della Messa.
Studio a memoria e latino non sono violenza ma grazia, come io ho sperimentato in tutta la vita e come spero di dimostrare in altro contesto.

Per quel che ora interessa, dirò che la Messa antica si potrà  pur dire in lingua moderna, purchè si riammettano tutte le parti che sono state tolte.
Tuttavia è importante che il Messale ufficiale della Chiesa latina rimanga in latino.
Appunto perché questa è una lingua morta, non può mutare di significato, e ciò è importante per mantenere intatta la fede.

«AGNUS  DEI QUI TOLLIS PECCATA MUNDI» significa Agnello di Dio che ti addossi i peccati del mondo, mentre col tempo siamo giunti a che togli i peccati del mondo, non evidenziando che Cristo ha pagato al posto nostro.
La frase «PREGHIAMO ANCHE PER I PERFIDI GIUDEI», che ha suscitato le ire degli Ebrei non avrebbe creato problemi se fosse rimasta in latino, dato che «perfidus» significa  «duro a credere», che per gli ebrei  è piuttosto un vanto.

Professor Giorgio Berardi



 
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