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Avanzata dell’Esercito di Novorossia
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Nelle ultime settimane di agosto sono stati evidenti i successi militari delle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e di Lugansk. I risultati non risiedono soltanto nella conquista da parte delle forze della Resistenza popolare dei tanti villaggi e le piccole città sparse sul vasto territorio di Donbass, ma primo di tutto nella grande sconfitta dei militari di Kiev, caduti negli accerchiamenti coninteri battaglioni, divisioni e corpi.

Migliaia di soldati sono stati “intrappolati” attraverso una precisa strategia militare portata dai “ribelli”: nell’esercito “regolare” alcuni hanno cercati di opporre resistenza combattendo, altri hanno tentato la fuga senza buon esito. Soltanto una parte di loro era pronta a capitolare, ma la maggioranza è stata annientata dagli attacchi di artiglieria dei ribelli e negli scontri frontali. Le forze di Novorossia parlano di più di 5 mila morti e feriti dei soldati dell’esercito ucraino.

Il colpo più duro per l’esercito nazionale risiede nell’enorme perdita dell’arsenale militare, che è andato ad armare direttamente la Resistenza con centinaia di carri armati ed altri strumenti militari, fino ai lanciamissili “Grad”, “Uragan”, etc. Tale sconfitta ha portato ad una vera e chiara svolta nella guerra civile in corso nell’Est dell’Ucraina.

Kiev, come al solito, cerca di minimizzare la gravità della situazione per i suoi militari, negando le centinaia dei prigionieri, ammettendo solo qualche centinaia di caduti e continuando a chiamare la guerra in corso “Operazione Antiterroristica”. Ma la verità parla da sé:

Il 24 agosto scorso la Resistenza di Novorossia ha dichiarato ufficialmente la sua decisione di cambiare tattica militare. Tutte le truppe delle milizie popolari di entrambe le repubbliche sono state unite ed riorganizzate in unico regolare Esercito di Novorossia.

Immediatamente, lo stesso giorno del nuovo “inquadramento”, il nuovo esercito ha cominciato la controffensiva sul vasto territorio attorno a Donetsk e Lugansk, cercando di allontanare le truppe ucraine che da un mese bombardavano le capitali delle repubbliche causando enormi danni alle grandi città, alle infrastrutture vitali, e soprattutto seminando strage tra i cittadini civili.

Nei giorni seguenti il nuovo esercito di Novorossia marciava vittorioso, liberando tanti villaggi e accerchiando di nuovo in tre punti le truppe del nemico, aprendo il fronte a sud verso la città di Mariopoli, che per due mesi ha rappresentato una roccaforte per Kiev. La notizia di 60-80 carri armati diretti sulla città ha provocato tra i militari ucraini un babilonico panico: i media statali e privati, le reti sociali strillavano in modo isterico di un’invasione dei russi. Le strade diventavano intasate per il numero delle macchine in coda in preda a una fuga dalla città; i battaglioni della guardia nazionale in primis!

In un Paese doveil golpe di Stato ha provocato una crisi politica senza fine, dove l’economia si trova all’orlo del tracollo e lo stato delle forze militare fa pietà e vergogna, la disinformazione diventa l’unico pane senza limiti che Kiev è capace di produrre. La propaganda antirussa di questi giorni è alle stelle: la Russia ha attraversato le frontiere! E come non crederci se i carri armati all’improvviso e gloriosamente si avvicinano alla città blindata dell’Ucraina più forte che mai.

Anche il presidente Poroscenko ha dato il suo contributo all’isteria comune. L’invasione del Grande vicino per lui sarebbe molto utile: in effetti ad essa potrebbe attribuire tutte le colpe del collasso dell’Ucraina. E quasi l’unica speranza e unica via d’uscita dalla catastrofe!

Purtroppo per lui, la realtà e la verità storica stanno da un’altra parte.

L’Est dell’Ucraina, quasi una buona metà del Paese che fin dall’inizio del conflitto non è stata ascoltata dalla giunta – quando il popolo chiedeva soltanto di rispettare la loro lingua e la loro storia – Kiev ha deciso di usare le armi e in pochi giorni metterla in ginocchio, per farle conoscere il posto da soliti schiavi degli oligarchi; questa metà del popolo ha deciso finalmente di prendere in mano la sua sorte. Eroica e stoica, questa gente lotta per il futuro e non solo suo ma dell’intero Paese. Perché la verità e la giustizia unisce i cuori e le forze dello spirito, chiamando i suoi difensori da tutto il mondo.

Oggi, nell’esercito della Novorossia (circa di 20-23 mila combattenti), a fianco dei russi dell’Ucraina dell’Est, combattono gli antifascisti di Charkov e di Odessa, di Mariopoli e di Kiev. Non mancano i volontari dalla Russia, circa 3-4 mila. Un battaglione di 387 persone è stato formato dai i russi della Carpazia (Ovest dell’Ucraina) insieme con gli sloveni, i polacchi, gli ungheresi, dando alla internazionale unità il nome della Santa Madonna Augusta. I serbi – eterni fedeli fratelli del mondo russo –, i quali forse per la prima volta sono uniti con i cattolici croati in un comune battaglione (250 persone) sotto il nome del eroe serbo “Jovan Scevic”. Combattano i greci per “i valori comuni umani”, gli antifascisti dall’Italia, i francesi antiamericani e i volontari dagli USA. Lottano senza chiedere la nazionalità dell’amico o del nemico. Perché la verità è una per tutti. Perché essa vince.

Ultimi aggiornamenti: Oggi l’esercito di Novorossia è riuscito ad accerchiare Mariopoli, la seconda più grande città della regione di Donetsk, con tremila soldati dell’armata ucraina. Quindi in tre nuove sacche sono stati bloccati circa 10 mila soldati, probabilmente un terzo di tutte le forze coinvolte nell’“Operazione Antiterroristica” ucraina.

Il 29 agosto il presidente russo Vladimir Putin apertamente ha consigliato alla dirigenza di Novorossia di non spargere il sangue inutilmente e di liberare attraverso i corridoi umanitari i soldati che lasceranno le armi. Il Primo Ministro della repubblica di Donetsk, A. Zacharcenko, ha espresso il suo accordo con la proposta di Mosca, dichiarando che i soldati disarmati possono andarsene per non ritornare più. Già pochi giorni fa Zacharcenko si è rivolto alle madri e le donne dei soldati ucraini imprigionati, invitandole a venire a prendere i loro figli e i loro mariti. Perché la Novorossia combatte contro la giunta fascista di Kiev ma non contro il popolo ucraino.

In tutto Paese cresce il movimento delle madri contro la guerra. Ma Poroscenko ha deciso a modo suo: devono combattere e morire fino all’ultimo respiro! È chiaro che per il potere filooccidentale di Kiev la tragedia del popolo ucraino ancora non ha fine. Fra poco sarà annunciata la quarta mobilitazione, e non per la guerra, ma soltanto per un“Operazione Antiterroristica”!

Margarita Nekrassova
per EFFEDIEFFE.com

www.novorus.info


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