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Questi Generali dell’Armageddon
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«La supremazia USA in forza e in potenzialità è attualmente minacciata». Cina e Russia «investono in nuovi tipi di armamento, come armi guidate d’alta precisione, furtive e aerei non pilotati; estendono la loro potenzialità nello spazio e cyberspazio e modernizzano le loro forze nucleari»; inoltre, «Paesi totalitari come Iran e Corea del Nord hanno ottenuto armi di distruzione di massa sotto il pretesto di proteggersi. E c’è la minaccia degli estremisti in Africa e Medio Oriente». Così l’Ammiraglio James Winnefeld, vice-capo degli Stati Maggiori riuniti, in udienza al Senato americano ha descritto gli Stati Uniti: un Paese indifeso circondato da eserciti nemici potentissimi e modernissimi. Specialmente Russia e Cina, con cui bisogna prepararsi alla guerra perché «minacciano la nostra supremazia».

«Non ci modernizziamo abbastanza rapidamente», al confronto con Cina e Russia. Gli ha dato manforte l’Ammiraglio Jonathan Greenert, capo delle operazioni navali della US Navy: ha messo in dubbio la capacità del complesso militare-industriale americano di reggere il ritmo della modernizzazione imposto dai nemici. «Specie in vista di tagli al bilancio della Difesa». Tagli che dipendono dal Congresso, in gran parte rinnovato, e dunque da convincere della natura debole e indifesa della sola superpotenza rimasta, ormai costretta alla guerra mondiale.

Per capire di che allarme stiamo parlando: la Cina nel 2012 ha speso 166 miliardi di dollari per la difesa. Gli Stati Uniti spendono annualmente 682 miliardi. La Russia ha annunciato che aumenterà la sua spesa militare del 44% nei prossimi tre anni, passando dai 68 miliardi di dollari del 2013 ai 98 miliardi nel 2016. Ossia sei volte meno di quanto spendono gli USA. La spesa militare USA da sola conta quasi il 40% delle spese militari nel mondo intero; la Cina, con tutto il suo aumento di spese militari, continua a spendere 5 volte meno.



Ma, certo, l’America è minacciata. Russia e Cina sono in aggressiva espansione. Come sappiamo, ed è stato detto ufficialmente in USA, le forze armate russe adesso «premono alle porte della NATO» (non vale il discorso che la NATO si è allargata fino alle porte della Russia). Tanto che bisognerà far loro la guerra prima che acquisiscano la definitiva supremazia militare...

L’udienza dei due ammiragli al Senato potrebbe sembrare il consueto battere cassa della burocrazia americana più grossa e costosa, in complicità col complesso militare-industriale, preoccupati entrambi che il rinnovato Congresso possa diminuire gli introiti. Ma incontra orecchie fin troppo pronte ad accontentarli. La Commissione Esteri del Senato americano ha votato all’unanimità (18 a favore, nessuno contrario), di fornire armamenti al Governo di Kiev. Probabilmente per portare la bella notizia, Victoria Nuland ha annunciato che sarà a Kiev il 21, insieme al vicepresidente Joe Biden in visita ufficiale: l’America si allea apertamente all’Ucraina. John McCain, il senatore che ha tanto buoni rapporti con l’IS, attivissimo falco, è ancora al suo posto; ed ha appena ricevuto tre «parlamentari» ucraini che sono in realtà i comandanti dei battaglioni di volontari neonazisti «Donbass» (Semyon Semenchenko), «Dniepr» (Yuri Bereza) e «Mirotvoretz» (Andryi Teteruk). Ciò ha una ragione: siccome Washington ha spinto Kiev alla riapertura delle ostilità belliche con il Donbass – non ha gradito un cessate il fuoco tra Kiev e i ribelli rappezzato dai tedeschi il 5 settembre scorso e l’ha fatto annullare – e siccome i combattimenti in Ucraina vanno di nuovo malissimo per «l’armata» di Porochenko (e del resto lo Stato ucraino è economicamente morto), gli americani puntano più decisamente sui neonazisti, più feroci e motivati — come hanno puntato ai terroristi islamisti contro il regime siriano, dando nascita all’IS. Seguiranno atrocità e decapitazioni in cui suddetti battaglioni sono tanto bravi quanto gli islamisti.

Del resto, Obama a Brisbane ha spiegato così la inesausta volontà americana di stroncare la Russia: «Gli USA tengono con fermezza ai princìpi fondamentali nelle relazioni internazionali, e uno di questi princìpi è che non s’invade un altro Paese». Senza nemmeno che gli scappasse da ridere.

Infatti c’è poco da ridere. Secondo Die Welt, la NATO sta preparando seriamente un intervento armato contro la Russia per ricacciarla dall’Ucraina. Ha intervistato il generale Hans Lothar Domröse, comandante delle forze alleate della NATO a Brunssum, nei Paesi Bassi, che ha evocato una forza di 40 mila uomini da inviare a fare esercitazioni «nell’Europa dell’Est e nei Paesi baltici». Ci partecipa anche l’Italia, è bene si sappia.

Questa serie di provocazioni, l’avventurismo, il folle affrettarsi americano ad atti irreparabili, allarma moltissimo gli osservatori americani con la testa sul collo, da Stephen Cohen a Pat Buchanan. «Cosa porterà l’arrivo di armamenti pesanti USA a Kiev?», ha scritto quest’ultimo: «Putin si spaventa e indietreggia e lascia la Crimea? In 15 anni, non s’è mai visto Putin cedere. E se Putin vedendo le armi americane arrivare a Kiev, mandasse la sua armata ad annettere Luhans’k e Donetsk, a prendere Mariupol sul Mar Nero, stabilire un corridoio con la Crimea e poi offrire di negoziare, cosa farebbe Kiev? Anche con le armi americane, non può vincere la Russia. E noi cosa faremo? Accettare la difesa? Inviare consiglieri e truppe in Ucraina? Bombardiamo dal cielo le truppe russe? Facciamo il blocco alla Crimea? Siamo pronti a una guerra con la Russia, per Donetsk?».

Pensare che ragionamenti del genere inducano ripensamenti ed esitazioni è forse ingenuo. In USA ci sono circoli che davvero godono all’idea di provocare l’ultimo scontro, quello in cui profittando dei mezzi ancora strapotenti di cui dispongono, finché hanno il primato, nella certezza di uscire vincitori e incenerire i futuri rivali che minacciano la sua «supremazia».

Lo dimostrano eventi strani, avvenuti un anno fa, e di cui solo ora si cominciano a capire i contorni.

Giocavano con le atomiche


Tim Giardina e Michael Carey


Il vice-Ammiraglio Tim Giardina, secondo in grado all’US Strategic Command nonché responsabile della pianificazione della guerra atomica e della trasmissione degli ordini di lancio, è stato sollevato dal delicato incarico, e rimandato in qualche compito minore nella Marina. L’accusa: in una casa da gioco dell’Idaho ha cercato di giocare usando fiches false per 1500 dollari. Il General Maggiore Michael Carey, l’ufficiale superiore al comando di tutte le forze ICBM (missili balistici intercontinentali atomici) è stato parimenti rimosso dal posto di comando. L’accusa: nell’agosto 2013, alla testa di una delegazione militare ufficiale a Mosca, «continuamente ubriaco, passava una quantità di tempo con due donne straniere, saltava gli incontri, offendeva i gli ospiti russi, ad un certo punto ha cercato di suonare con un complesso musicale in un ristorante di Mosca chiamato La Cantina, comportandosi nell’insieme come uno studentello in vacanza».

Il colonello Carl Jones, secondo in grado al comando della 90ma squadriglia missili alla Base Aerea F. E. Warren,Wyoming, incaricato della sorveglianza e cura dei 150 dei 450 missili atomici Minuteman 3 in dotazione dell’Air Force, è stato sollevato da detto comando e riassegnato ad «assistente» del comandante della squadriglia. Motivo della degradazione di fatto: ha perso la fiducia del Pentagono nelle sue capacità di leadership (Loss of trust and confidence in his leadership abilities). Apparentemente, era soggetto a scoppi di rabbia incontrollabili e maltrattava i sottoposti.

Il Tenente Colonnello Jimmy «Keith» Brown, capo di una squadra missili nucleari alla base di ICBM nella base di Minot in Nord Dakota. Dimesso per «harassment e discriminazione sessuale illegale». Ossia: faceva «dichiarazioni che creavano nei suoi sottoposti l’idea che la gravidanza danneggiava la carriera delle donne». Inoltre aveva «mancato di assicurare il benessere dei propri uomini».

Se l’è cavata con una punizione amministrativa e una lettera di biasimo che resterà nel suo stato di servizio il colonnello Richard Pagliuco, comandante del 91° Gruppo Operazioni, responsabile dei tre squadroni missilistici atomici alla base di Minot, compreso lo squadrone del succitato Brown. Anche Pagliuco «ha mancato di promuovere e salvaguardare il morale del personale d’aviazione ai suoi ordini».

Si noti che i suddetti alti ufficiali erano a capo di centinaia di missili Minuteman, ciascuno dei quali ha una o più testate atomiche della potenza di 30 bombe di tipo Hiroshima, capaci di sterminare qualche milione di uomini. Si aggiunga che lo scorso marzo, nove ufficiali sono stati rimossi dal comando della Malmstrom Air Force Base, Montana, che è la terza base dove sono concentrate le forze nucleari americane; stavolta, ufficiosamente, per uno scandalo riguardante qualcosa come aver barato durante prove d’esame. Anzi, secondo il sito WSW, un buon 20% degli equipaggi addetti al lancio dei missili ICBM sarebbe stato incastrato per aver copiato a prove d’esame nell’ultimo anno. Altri, per uso di stupefacenti.

Coincidenza, dice il Pentagono di tutti questi licenziamenti in tante basi atomiche, né la Casa Bianca ha dato spiegazioni per questo repulisti. La cosa più allarmante è che i grandi media americani hanno dato alle notizie il minor spazio possibile; hanno ripreso i brevi lanci dell’agenzia AP, poi sepolto la cosa nel silenzio. Il sito WSW si domanda se «il comando delle forze nucleari USA sia nelle mani di pazzi da manicomio, che nella vita reale ricalcano la figura del “generale Jack D. Ripper”, colui che nel Dottor Stranamore lancia un attacco nucleare di sua iniziativa sull’URSS sulla base del principio che “la guerra è troppo seria per lasciarla fare ai politici”».

È ben più che un’ipotesi. Il 3 settembre 2013 due noti blogger, Alex Jones e Anthony Gucciardi, hanno rivelato un’informazione ricevuta, dicono, da un’alta fonte militare anonima: che il comandante della base aerea Dyess (Abilene, Texas) aveva «autorizzato persone non identificate a trasferire testate nucleari in una località sconosciuta che si dice essere nel Sud Carolina... Nessuna firma richiesta per il trasferimento... nessuna direttiva. Il comandante della base Dyess era sul posto a dare l’autorizzazione. Nessuno sa dove andranno in realtà ma il camionista dice che deve portarle in Sud Carolina e da lì un altro automezzo le prenderà in consegna...». Tale il tenore della soffiata. Sembra che il personale di Dyess nemmeno sapesse di avere nella base delle armi atomiche.

Spostare testate atomiche avendo cura di non lasciare traccia scritta: un modus operandi del tutto irregolare ed altamente sospetto. Erano i giorni in cui Washington preparava l’attacco armato alla Siria sostenuta militarmente da Mosca, con la falsa accusa elevata contro il regime di Assad di aver usato gas venefici «contro il suo stesso popolo».

Peggio: poche ore dopo aver ricevuto la soffiata ed averla pubblicata sui loro siti, Alex Jones e l’amico Gucciardi apprendono che un importante senatore del Sud Carolina, Lindsey Graham, parlando alla CBS, dice che gli USA devono assolutamente attaccare militarmente la Siria, perché altrimenti «l’Iran non crederà alla fermezza della decisione americana di bloccare l’Iran dal fabbricarsi armi nucleari. Graham aggiunge che armi atomiche in mano a terroristi possono portare a una bomba (nucleare) al porto di Charleston».

Charleston, Sud Carolina. Che è il luogo dove le bombe atomiche portate via senza ordine scritto dalla base di Dyess dovevano arrivare. Il senatore Graham è del Sud Carolina. Con quel tortuoso e pretestuoso argomentare alla CBS faceva forse capire di attendersi – o di sapere – di un imminente attentato a Charleston? Un false flag che sapeva già in anticipo sarebbe stato attribuito a «terroristi» iraniani? Un attentato di tipo nucleare?

Con significativa simultaneità, è proprio il 3 settembre 2013 che il vice-Ammiraglio Giardina viene sollevato dalle sue responsabilità sull’armamento nucleare. È il più alto in grado in questa oscura faccenda: il numero due dello Strategic Command, la centrale – con base ad Omaha, Nebraska – di tutta la forza atomica, compresi i sottomarini con missili atomici, i bombardieri strategici dell’Air Force e i missili balistici posizionati a terra. L’accusa – aver giocato d’azzardo con fiches false – può avere anche un significato metaforico.

È stato sventato di misura un complotto dei Dottor Stranamore? Una serie di scandali e di polemiche hanno mostrato la penetrazione dell’ideologia messianica cristianista, e del relativo fanatismo apocalittico, in ambienti di punta militari, per esempio fra gli studenti della US Air Force Academy: dove torme di pastori evangelici estremisti predicano ai giovani di prepararsi all’ultima battaglia del Bene contro il Male, il sacro dovere di stare a fianco di Israele nella sua messianica lotta per il possesso della Terra Santa...

Messianici gallonati



Vi tengono conferenze veterani di guerra che si presentano così: «Io sono un Marine per Cristo»; cappellani tengono corsi dove l’etica del lancio di missili atomici è confermata da citazioni della Bibbia. In questi ambienti si formano, dicono gli accusatori, dei «talebani cristiani» che discriminano ed isolano i (pochi) colleghi che non professano accese credenze religiose. Sono ambienti dove va a ruba il fanta-romanzo apocalittico di Hal Lindsey, telepredicatore miliardario, dal titolo «Late Great Planet Earth»: un testo dove si propugna la distruzione delle moschee nella Spianata di Gerusalemme per ricostruirvi il Tempio ebraico e rifarvi il rito, al termine del quale tornerà Gesù e gli ebrei saranno inceneriti, salvo i 144 mila salvati i cui parla l’Apocalisse di San Giovanni.

Un ordine di idee e suggestioni pericolose nella testa di gente che poi entra nella stanza dei bottoni da cui si può lanciare il terrificante armamento nucleare dell’unica superpotenza rimasta, divorati dalla noia, anno dopo anno, di giornate vuote nell’attesa di schiacciare i pulsanti dell’Armageddon. Specialmente nel periodo in cui i politici di Washington moltiplicano le provocazioni e gli atti ostili contro Mosca dall’Ucraina alla Siria, la danneggiano con sanzioni, ed hanno ricreato il clima della guerra fredda, ancor più virulento che negli anni ’50proprio proprio perché contaminato da fantasmi «religiosi». Atti inconsulti e unilaterali da parte di Generali e Ammiragli non sono esclusi...

Dopotutto, gli attentati false flag o la loro progettazione da parte dei comandi sono fatti storici accertati. Nel 1962 il Capo di Stato Maggiore Ammiraglio Lemnitzer suggerì al Presidente Kennedy un finto abbattimento di un aereo passeggeri statunitense per incolparne Fidel Castro ed invadere Cuba. Da allora non sono mancati episodi in cui gli alti gradi militari americani hanno in vario modo «forzato la mano» alla Casa Bianca inducendola ad atti bellici sciagurati, o gruppi di militari addetti alle operazioni speciali e di pulsioni golpiste che hanno architettato per conto loro complesse trame, come lo scandalo Iran-Contra.

Forse qualcuno ricorderà l’inquietante e molto insabbiata storia dell’agosto 2007, anch’essa riguardante uno strano trasferimento di armi nucleari: quel giorno dei bombardieri B-52 decollarono dalla base di Minot in Nord Dakota ed attraversarono praticamente gli Stati Uniti atterrando infine a alla USAF base di Barksdale in Louisiana. Lì, un ufficiale scoprì che i B-52 portavano sei missili da crociera a testata nucleare innescata: e che gli equipaggi degli aerei non sapevano che stavano portando sotto le ali quell’armamento da guerra mondiale, tanto che lasciarono gli aerei per varie ore non sorvegliati nei parcheggi. Qualcuno molto in alto aveva avviato l’operazione scavalcando la normale catena di comando e i rigorosissimi controlli adottati in questo tipo di operazioni. Chi? E con quale scopo? Voci mai confermate hanno puntato i sospetti sull’allora vice-presidente Dick Cheney; si parlò della tentata preparazione di un attacco a sorpresa contro le centrali nucleari iraniane, verso cui si sarebbero dovuti dirigere i B-52 dopo lo scalo a Barksdale. Una simile accusa si configurerebbe come alto tradimento da parte del numero 2 del Governo americano: ovviamente non è mai stata elevata formalmente. Certo è che una settantina di ufficiali della base di Minot furono puniti ed immediatamente sostituiti; e nei mesi seguenti, ufficiali giovani o di lunga carriera, in servizio nella base di Minot, morirono per strani incidenti o «suicidi».

Tutto ciò dice che i fanatici paranoidi in alta uniforme – gente probabilmente divorata dalla noia di un servizio compiuto per decenni in vista di un’apocalisse che non avviene mai – possono contare su complicità politiche molto importanti. Ne è un indizio anche la stessa tornata delle rimozioni — riferibili al capo del Pentagono Chuck Hagel che ha sollevato sì i Generali dell’Armageddon, ma sotto pretesti risibili onde evitare una denuncia pubblica e clamorosa. Nella frattura fra il Pentagono che frena e il Dipartimento di Stato avventurista ed occupato da neocon millenaristi, questo è sempre sul punto di prendere il sopravvento (1).

Le forze nucleari «in abbandono»

I media, che non discutono degli strani scandali che coinvolgono il personale atomico, si dilungano invece sull’«abbandono» e la trascuratezza in cui sarebbe lasciato l’arsenale nucleare. Danno rilievo ad un rapporto sulla situazione, uscito da pochi mesi, e composto da un gruppo di lavoro fatto di due pensionati di lusso: l’Smmiraglio Richard Mies, già capo di quello US Strategic Command di cui Giardina era il numero 2, e Norman Augustine, già presidente della Lockheed Martin Corp, voce degli interessi del complesso militare industriale.

Come prevedibile, il rapporto dei due è tutto un lamento. I bombardieri strategici B-52 sono vecchi di oltre 50 anni, e si pretende che volino per altri 25: e non si sono mai visti aerei da guerra volare ad 80 anni d’età. Anche gli altri due bracci del deterrente atomico sono bisognosi di rammodernamento: i 450 Minuteman che prendono polvere nei silos sotterranei in Wyoming, Montana and Nebraska sono stati fabbricati nel 1960. Quanto ai 14 sottomarini classe Ohio, portatori di missili atomici da sparare in immersione, i loro propulsori atomici stanno raggiungendo la fine operativa.

E via di questo passo: nel 1967 l’America aveva 31.255 testate e un enorme personale addetto alla loro gestione, sorveglianza, rammodernamento, al costo di 7 miliardi di dollari l’anno. Oggi, le testate sono ridotte a 4804 e il personale all’osso, eppure il mantenimento del rugginoso arsenale costa 8,3 miliardi di dollari a valore ’67. E sì che non esistono più le sette centrali atomiche destinate alla produzione del plutonio per la guerra, né gli impianti per la fabbricazione dei motori atomici per la Marina; né si fanno più test esplosivi nel deserto del Nevada, e le spese manutenzione sono ridotte al minimo. L’aumento dei costi è dovuto – ammette il rapporto – alle esternalizzazioni e alle privatizzazioni per le quali l’apparato nucleare militare è stato affidato a una rete di compagnie private fra cui l’Università di California, Bechtel Corp., Northrop Grumman Corp., Honeywell International Inc. e Lockheed Martin Corp.: queste ditte vogliono il loro profitto. Il rapporto ammette che ci sono state «falle della sicurezza» e mancanze disciplinari. Tutto ciò perché l’apparato di deterrenza nucleare è «orfano», trascurato dal governo.

Conclusione prevedibile: gli Stati Uniti devono rammodernare l’apparato – a modesto costo di un trilione (mille miliardi di dollari). Un gruppo di esperti allestito del Pentagono ha dichiarato la cifra «unaffordable», ossia: non ce lo possiamo permettere. Ma il presidente Obama – il famoso Nobel per la Pace – ha proposto di cominciare a spendere 355 miliardi nel prossimo decennio per i primi rammodernamenti; e di raggiungere il trilione (mille miliardi) di spesa in 30 anni. Per la costruzione di 12 nuovi sommergibili atomici, un centinaio di nuovi bombardieri strategici B-2, e 400 nuovissimi missili intercontinentali da silos a testata multipla...

Perché si sa, Mosca riarma (2), e la Cina espande il suo arsenale. È la «sfida», dicono i media, che Obama lancia al nuovo Congresso dove hanno la maggioranza i neocon fanatici, millenaristi, sionisti cristiani sfegatati aspiranti all’Apocalisse: approvatemi questa spesa, se siete capaci. Sono capacissimi.

Epilogo

Vladimir Putin, intervista alla tedesca ARTE il 16 novembre: «Ci sono di nuovo combattimenti in Est Ucraina. Le autorità centrali ucraine hanno mandato forze armate e usano perfino missili balistici. E forse qualcuno parla di questo (in Occidente)? Non una parola. E cosa significa? Cosa ci sta dicendo? Che voi volete che le autorità centrali ucraine annichiliscano tutti là (nel Donbass), tutti i loro nemici ed oppositori politici. È questo che volete? Noi non lo vogliamo, siatene certi. E non lasceremo che avvenga».





1) Non ci si faccia alcuna illusione sulla razionalità di Chuck Hagel, del resto. A metà ottobre ha dichiarato pubblicamente che le forze armate USA «devono confrontarsi adesso con una Russia revisionista con la sua armata moderna e capace alle porte della NATO». Invano qualche giornalista ha provato a d obiettare che è la NATO che si è allargata fino ad arrivare alle porte della Russia. Il ministro della difesa russa Shoigu, pari grado di Hagel, ha risposto: «Conosco Hagel personalmente. Per cui il discorso che ha tenuto nell’annuale incontro della US Army, in cui ha dichiarato la Russia il nemico principale ha stupito tutti noi, a dir poco».
2) Da parte americana si punta il dito sul fatto che la Russia ha lanciato un programma di modernizzazione dell’arsenale nucleare – evidentemente colpito dalla stessa obsolescenza di quello americano – dei suoi ICBM e SLBM, sviluppando rispettivamente il razzo terrestre intercontinentale Topol M, l’adeguamento del Voevoda RS.20B (SS-18 Satan per la NATO) e il rinnovo dei motori atomici dei sottomarini con il R-30 Bulava. Si tratta pur sempre di una frazione dell’enorme apparato militare della sola superpotenza rimasta. John Hamre, oggi presidente del CSIS (Center for Strategic and International Studies) e vice-ministro del Pentagono nel 1990, ha dichiarato: «Adesso i russi tornano, i cinesi stanno espandendo il loro arsenale, e siamo sull’orlo di un possibile aumento di stati armati di bombe nucleari, ma l’establishment americano è in grave declino».



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