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Geniali, questi russi
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I russi non sono particolarmente noti per il loro umorismo.
Ma le cose stanno forse per cambiare: è  stata geniale ed ironica la motivazione con cui il ministero dell’Istruzione, in una circolare diramata a tutte le scuole, ha vietato festicciole ed eventi dedicati ad Halloween: questa festa «è contraria alla laicità dell’insegnamento di Stato».

Geniale: anche perché i nostri media sub-progressisti si sono sfiatati a segnalare che la Chiesa Ortodossa in Russia «s’era scagliata contro Halloween».
Anzi, la RAI ha stilato un elenco degli oppositori «religiosi» della festa americana, dilungandosi sui «Papa boys» che nel loro sito hanno «lanciato un appello a tutti i giovani cattolici: ‘sfuggite a questa festa perchè nasconde palesemente un progetto diabolico, di spiritismo’».
Poi non esitano a criticare l’informazione ufficiale cattolica per non avere preso alcuna posizione. «Se ne è restata bella zitta, nascosta da che cosa?».

«E’ veramente vergognoso - si legge sul sito - che in più di una occasione si abbia paura di agire».
Secondo i Papa boys la diffusione di una certa cultura che nasconde semi di satanismo «sta mietendo vittime tra i ragazzi».
Non può sfuggire il tono: eccoli, questi  preti oscurantisti, tutti alleati contro l’innocuo marketing delle zucche.
Ma il ministero russo non è caduto nel tranello.
Anzi ha giocato i laicisti al loro gioco.
Il portavoce del ministero, Aleksandr Gavrilov, che dobbiamo immaginare capace di understatement britannico, ha spiegato che il divieto - che riconferma una precedente circolare del 2003 - è mantenuto a causa «degli aspetti religiosi di questa festa».
E quali sono gli  aspetti religiosi di Halloween?

Gavrilov, immaginiamo con voce neutra e burocratica, ha elencato: «Il culto della morte, il ridere della morte, la personificazione di spiriti malvagi, eccetera».
Questo, ha aggiunto, «fa male alla salute psichica e morale degli scolari».
Una lezione di laicità.
Si può essere laici senza essere permissivi verso tutta la spazzatura sociale importata.

Si può essere governanti laici e prendere misure a favore della famiglia?
Incredibile: in Russia si può.
Vladimir Putin ha appena annunciato un piano di lunga durata per la demografia, un piano da estendere  «non su due, ma su tre generazioni», per «bloccare insieme le tendenze negative attuali e stabilizzare la situazione, e poi assicurare una crescita della popolazione».

La popolazione russa cala di 800 mila persone l’anno, per mortalità precoce, alcoolismo e cattiva salute, incidenti, aborti, effetto di lungo termine del socialismo reale, e tragicamente peggiorato dal decennio iper-liberista di Eltsin (6 milioni di morti, si calcola, fra gli anziani ridotti alla fame dal crollo del rublo delle pensioni e dalla perdita delle reti sociali).
I demografi calcolano che la popolazione possa calare dai 140 milioni attuali a 40 milioni nella metà del ventunesimo secolo.
Una minaccia per l’integrità dello Stato, secondo Anatoli Antonov, docente all’università Lomonossov di Mosca, specie data la vicinanza con Paesi a «demografia densa» come la Cina.
Nel piano in elaborazione, fra le cose da fare, si cita la seguente: «Creare condizioni di vita favorevoli che dissuadano la popolazione dal lasciare il Paese».
Ma non solo (1).

Come ha annunciato il vicepremier Dmitri Medvedev, l’anno 2008 - in cui il piano sarà completato e prenderà avvio - sarà dichiarato «anno della Famiglia».
Si studiano in particolare, ha aggiunto, interventi «sul piano legislativo e per la legislazione sulla famiglia», fra cui evidentemente si pensa a porre limiti al ricorso all’aborto, troppo facile.
Rinsaldare l’istituto familiare è indicato come una priorità per accrescere la natalità, insieme al «miglioramento della salute generale», la «regolazione delle migrazioni» (il progetto è di favorire l’immigrazione) e la diminuzione della mortalità.
«Dobbiamo centrare tre obbiettivi contemporaneamente», ha detto Medvedev: «Accrescere la natalità, abbassare di molto la mortalità dovuta a fattori gestibili come gli incidenti stradali e le altre cause evitabili, e mettere a profitto le opportunità offerte dalle migrazioni».
La direttiva di Putin sta suscitando un ampio dibattito nazionale fra i competenti, che stanno criticando le misure pro-famiglia già prese.

In Russia,  lo Stato versa alle madri un «premio di maternità» di 250 mila rubli (7 mila euro nel 2007) per il secondo figlio che genera e per ogni altro successivo.
Ma questi incentivi economici non stanno funzionando come si sperava, ha detto Leonid Kuzmichev, direttore del Centro scientifico federale d’ostetricia, ginecologia e perinatologia:
«I premi di maternità non incoraggiano a generare che le fasce marginali della popolazione», mentre «sono 5 milioni le coppie sterili che non hanno bisogno d’incentivo materiale, desiderando già avere un figlio: è un potenziale enorme per migliorare la situazione demografica» (2).
Occorre migliorare i servizi medici e di ausilio contro la sterilità.

Anche per Anatoli Vichnevski, direttore dell’Istituto di Demografia all’Alta Scuola di Economia, ad essere determinante non è il denaro, ma «le condizioni di vita della madre e del figlio: il buon funzionamento degli asili-nido, il lavoro per la donna, le condizioni abitative, e soprattutto un certo clima nella società e nella famiglia».
Ekaterina Lakhova, presidente della Commissione della Duma per la famiglia, la maternità e la gioventù, ha proposto di destinare i fondi oggi dedicati al premio di maternità (che nel 2010 ammonteranno a 330 mila rubli, ossia a 9.700 euro per bambino) per misure come: integrare la pensione della madre che si assenta dal lavoro per allevare un figlio, migliorare le abitazioni, finanziare l’educazione dei figli.
La deputata ha fornito alcune statistiche che rivelano in controluce i problemi sociali connessi alla sterilità demografica russa.
Su 41 milioni di famiglie, il 50% sono senza figli (e la metà di queste sono sterili per ragioni mediche); un altro 30% sono famiglie «incomplete» (senza uno dei genitori).
Il 34% delle famiglie ha un solo bambino, il 15% due, e le famiglie numerose sono solo il 2,7%.
L’1,6% delle famiglie ha un figlio handicappato.

Nonostante la riconosciuta insufficienza delle misure assunte negli anni scorsi (per volontà di Putin), queste hanno dato dei risultati, ha riconosciuto il primo vicepremier Medvedev.
Nel 2007, il tasso di natalità in Russia è stato il più alto degli ultimi 15 anni.
«Da gennaio ad agosto abbiamo avuto più di un milione di nascite, e il mese d’agosto, con 150 mila neonati, è stato un record», ha detto.
Dall’altro lato, la mortalità è stata la più bassa dell’ultimo decennio.
«L’indice di mortalità generale è sceso rispetto al 2006 del 5,5-5,6%, ciò che ha abbassato di un quarto il tasso di spopolamento».
Il ministero della Sanità prevede per l’anno prossimo 1,650 milioni di nascite.

Par di capire che questi dati siano il risultato del miglioramento generale delle condizioni di vita e sicurezza.
Ma il grosso del lavoro resta ancora da fare, ha detto Medvedev: la direttiva del presidente Putin è quella di mettere a punto «una strategia di stato a lungo termine» per affrontare il problema demografico, un piano che durerà almeno fino al 2025.
I particolari del piano, le sue misure legislative in fatto di aborto e di sostegno familiare, non saranno note se non dall’anno prossimo.
Ma si dovrà ammettere che, per noi europei, c’è qui qualcosa di insolito.

Un governo che lancia «L’Anno della Famiglia».
Che, di fronte al più grave problema nazionale - la denatalità - lo discute e lo affronta in tutte le sue implicazioni, mediche e sociali, affrontando i vari lati in modo coordinato.
E che si propone di continuare questo sforzo coordinato e multiforme «a lungo termine» fino al 2025.
Ciò che è qui insolito, si chiama «governare».
Dirigisticamente, magari.
Ma quelle entità che noi chiamiamo i nostri governi, a progetti del genere non ci hanno abituato.
Qui vige il breve termine.

Se il potere fa qualcosa, lo fa per gli speculatori (con le «iniezioni di liquidità» nelle tasche delle banche), non per la popolazione generale.
Qui, si risponde mediaticamente alle «emergenze», create dalla incapacità di prevedere e pianificare.
Qui, ai fatto sociali evidenti e ineluttabili - l’impoverimento generale, i salari bassi, la precarietà - sono trattati con la chiacchiera televisiva.
Qui, il solo atto di governo è  la spoliazione fiscale.
Ma in compenso, i nostri bambini possono celebrare Halloween.
Non avviene solo in  Italia.

Basta credere a Donald Trump, il noto miliardario, che al Larry King Show ha duramente attaccato Bush come responsabile della perdita di prestigio e di benessere degli Stati Uniti.
«C’è l’ho con lui», ha detto Trump, «per la guerra che fa. Ce l’ho con lui per ciò che ha fatto al prestigio del Paese. Ce l’ho con lui perché quando vado a Londra o a Parigi vedo che non siamo rispettati come eravamo un tempo».
Ed ha aggiunto: «Ora, rispettano la Cina. Rispettano l’India. Rispettano la Russia. Guardate Putin, cosa sta facendo per la Russia. Voglio dire: quel tipo, piaccia o no, fa un ottimo lavoro. Sta ricostruendo l’immagine della Russia, sta ricostruendo la Russia tout court. Non guardate solo all’immagine».

No, qui in Occidente non siamo più abituati a vedere governare per la popolazione.
Ci stupiamo che da qualche parte si faccia.


1) «Démographie: Poutine veut une vision stratégique», RIA Novosti, 7 marzo 2007.
2) «Les  es ‘primes de maternité’ inaptes à sauver la Russie de sa crise démographique (experts)», RIA Novosti, 6 marzo 2007.
3) «Donald Trump praises Putin and defames George W. Bush», Pravda, 2 novembre 2007.

 
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