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Un Papato soggiogato
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Siccome non sono addentro alle cose clericali, mi fido di quel che scrivono i vaticanisti. Ora, non so se sia vero quel che Margheriti Mastino e Sandro Magister scrivono sulla visita del Papa a Caserta. Ma se lo è, bisogna trarne conclusioni sullo stato psichico del successore di Pietro.

Comincio da Mastino: «Il papa, motu proprio, aveva annunciato di voler visitare Caserta per il 26 luglio. Ma non da capo della Chiesa, non per incontrare i cattolici del luogo, non per una visita pastorale. Bensì in visita privata, come un qualunque signor Rossi, al suo amico Giovanni Traettino, pastore di una denominazione protestante che sta costruendo alle porte di Caserta la sua chiesa, cosiddetta della Riconciliazione. Ma neppure un saluto ai cattolici, neppure un minuto di sosta in Duomo. I fedeli di Caserta non l’hanno mandata giù (...)», come era prevedibile. Ci sono stati vari tentativi di far ragionare Bergoglio sul fatto che «il giorno che il papa aveva scelto per rendere omaggio al leader protestante Traettino e alla sua chiesa in costruzione, il 26 luglio, era proprio il giorno di Sant’Anna, festa patronale a Caserta. Veramente incredibile che il Papa abbia scelto un giorno tanto improvvido».

Un’offesa ai fedeli cattolici casertani, di cui è padre. La spiegazione data è che il Papa « non desiderava contaminare di elementi troppo confessionali (sic) quell’appuntamento tutto teso all’ecumenismo per così come egli l’intende». Bergoglio ha pestato i piedi, ostinato. «Proprio non voleva saperne di visitare anche la diocesi di Caserta, dopo l’appuntamento con l’amico pentecostale Traettino». E «l’insistenza dei collaboratori, che ormai era disperazione, lo ha ulteriormente irritato».

Il Papa si irrita, il Papa non ascolta consigli, non accetta ragione; (come dicono a Roma) si intigna; l’abbiamo già visto – per esempio, rispondere alle critiche suscitate dalla sua seconda intervista a Scalfari facendo pubblicare come «magistero» vaticano la prima intervista, che aveva accettato di togliere: un rigurgito di rabbia cieca, che è benevolo definire puerile. Continuiamo il racconto secondo Margheriti Mastino:

«Il vescovo (di Caserta) D’Alise, sempre più pressato dai suoi fedeli, ha tentato il tutto per tutto, e per schivare ogni ulteriore rifiuto papale (...) ha preso carta e penna e ha scritto a nome di tutti i casertani e diocesani al segretario di Stato, Pietro Parolin, avendo premura di rendere pubblica la quasi straziante lettera, rivolta al papa: «Santità, incontri anche i miei concittadini», cioè i cattolici, che si accontenterebbero «di avere anche solo un abbraccio fugace». Gesto che al nuovo vescovo di Caserta, nominato pochi mesi fa proprio da Francesco, potrebbe costar caro: si dice che il Papa era irritato per essere stato così «incastrato». Voci di corridoio mormorano che Francesco se l’è legata al dito e, tempo un annetto, rimuoverà da Caserta il buon mons. D’Alife».

Il Papa se la lega al dito, il Papa si vendica, il Papa non perdona.

«Dopo mille trattative tremebonde della Segreteria di Stato, il Papa ha optato per la soluzione più complicata, dispendiosa e anche stravagante: accettava di fare una veloce visita per il 26 luglio a Caserta, in occasione della festa patronale, celebrare una messa in fretta e furia e di corsa tornare a Roma. Ma per poi ritornando a Caserta un giorno dopo, il 28, in «visita strettamente privata»: solo e solamente per il suo amico pentecostale Traettino. Senza «contaminazioni» cattoliche, che possano disturbare i protestanti.



Il motivo per questa ostinata volontà di Bergoglio di incontrare il predicatore protestante «Giovanni Traettino, conosciuto nel 2006 a Buenos Aires in occasione di un dibattito con l’allora arcivescovo della capitale argentina» senza contaminazioni cattoliche, secondo Sandro Magister, «fa parte di uno sforzo a più largo raggio che papa Francesco sta compiendo per catturare le simpatie dei leader mondiali di quei movimenti evangelical e pentecostali che soprattutto nell’America latina sono i più temibili concorrenti della Chiesa cattolica, alla quale strappano masse ingenti di fedeli.. I cristiani evangelical e pentecostali, sorti un secolo fa in ambito protestante, hanno avuto una espansione spettacolare. Si calcola che siano oggi quasi un terzo dei circa due miliardi di cristiani presenti nel mondo, e tre quarti dei protestanti.

È il successo di questi cristianisti ad affascinare il Papa. Il criterio del successo a cui Cristo non si mantenne fedele: morì da fallito e delinquente, i suoi dodici discepoli si squagliarono anziché difenderlo, e uno lo tradì.

Come racconta Magister, i cordiali incontri di Bergoglio coi telepredicatori si sono molto infittiti da quando è Papa: «Il 4 giugno, il papa ha incontrato a lungo nel residence di Santa Marta alcuni leader evangelical degli Stati Uniti, tra i quali il celebre televangelista Joel Osteen, il pastore californiano Tim Timmons e il presidente dell’Evangelical Westmont College Gayle D. Beebe. Il 24 giugno altro incontro. Questa volta con i televangelisti del Texas James Robinson e Kenneth Copeland, col vescovo Anthony Palmer della Communion of Evangelical Episcopal Churches, con i coniugi John e Carol Arnott di Toronto e altri leader religiosi di spicco. C’erano anche Geoff Tunnicliffe e Brian C. Stiller, rispettivamente segretario generale e “ambasciatore” della World Evangelical Alliance. L’incontro è durato tre ore ed è continuato a pranzo, nel refettorio di Santa Marta, dove il papa, tra grandi risate, ha battuto un cinque a palme aperte con il pastore Robinson (vedi foto).

Magister ci informa che due dei suddetti tele-pentecostali, «Copeland e Osteen sono sostenitori della teologia della prosperità, secondo cui più in ciascuno la fede cresce più cresce la ricchezza. Sono essi stessi molto ricchi e conducono uno stile di vita dispendioso. Ma Francesco ha loro risparmiato una predica sulla povertà».

Uno dei suddetti invitati, Brian C. Stiller, il cosiddetto ambasciatore della World Evangelical Alliance, ci ha lasciato un resoconto del ridanciano incontro, Lunch with the Pope.

«Stando a quanto riferito dall’ambasciatore Stiller, il papa ha loro assicurato: “Non sono interessato a convertire gli evangelical al cattolicesimo. Su molti punti di dottrina non ci troviamo d’accordo. Ci basta mostrare l’amore di Gesù».

Già avevamo appreso che il Papa considera la «dottrina» cattolica un mero ostacolo, un soma di cui i cattolici devono liberarci, sennò non riescono a «mostrare l’amore di Gesù». Agli amiconi pentecostali, inoltre, il Papa ««Ha anche detto d’aver imparato dalla sua amicizia con il pastore Traettino che la Chiesa cattolica, con la sua imponente presenza, fa troppo da ostacolo alla crescita e alla testimonianza di queste comunità. E anche per questo motivo aveva pensato di visitare la comunità pentecostale di Caserta: “per chiedere scusa per le difficoltà date alla comunità”».

Ancora a chiedere perdono

Allora, vediamo di capire: Bergoglio è stato eletto Papa dal Conclave per favorire l’espansione della comunità pentecostale (protestante ) di Caserta? Si duole che la Chiesa cattolica, «con la sua imponente presenza» impedisce la crescita e testimonianza dei protestanti. Abbiamo capito bene? Sì.

E infatti, ha dichiarato apertamente ai cattolici di Caserrta – da punire, visto che avevano avuto l’odiosa, inqualificabile pretesa dei ricevere anche loro la visita del loro Pontefice – «che lui ritorna (il giorno dopo) a Caserta lunedì per «chiedere perdono» a Traettino per i fastidi che gli produce la comunità cattolica – ossia tutta Caserta, in questo caso – e dunque per le difficoltà che la capillare presenza dei cattolici, con le loro chiese, crea alla diffusione e proliferazione della denominazione pentecostale di Traettino, sempre a Caserta. Mastino ricorda che, a Scalfari, Bergoglio ha detto di essere «assolutamente contrario alla “sciocchezza delle proselitismo” cattolico»; ma invece e palesemente, ma è «tutt’altro che sfavorevole al proselitismo pentecostale, anche se, come è dimostrato, va a tutto discapito della Chiesa Cattolica».

E non si è limitato a questo: ha dichiarato che domandava perdono agli evangelici (come ha scritto sabato Il Messaggero) per le presunte persecuzioni fasciste, per le «responsabilità», altrettanto presunte, di italiani, casertani e cattolici nell’emanazione delle leggi razziali che, a quanto dice il vescovo di Roma, hanno danneggiato principalmente la comunità evangelica. Cose che probabilmente, supponiamo, gli avrà suggerito per telefono lo stesso Traettino».

Perfetto: il Papa non ascolta i cattolici, rifiuta di prestare orecchio alle ragioni dei fedeli che perseguita (Francescani dell’Immacolata). Ma invece si beve le narrative di questo Treattino, che sragiona e gli racconta di responsabilità dei cattolici (e dei casertani in particolare) nelle persecuzioni fasciste e nelle leggi razziali che hanno colpito «soprattutto i protestanti»... Ed è andato a chiedere perdono a nome di tutta la Chiesa e di noi credenti, oltre che dei suddetti delitti immaginari, anche di questo: aver ostacolato, per il fatto di esistere, il fiorire dei protestanti a Caserta.

Il pastore Traettino
   Il pastore Traettino
Occorre sùbito vedere chi è questo Giovanni Treattino, che racconta le palle che il Bergoglio si beve, questo amico da cui ardeva di andare «in visita privata» ma pubblicizzatissima. Da dove viene? Dal PCI. È vero che poi ha incontrato lo Spirito Santo, come tutti i cristianisti-rinati americani. E come loro, è diventato un antipapista anti-cattolico fanatico: inveisce contro il culto della Madonna e dei santi, odia la Presenza Reale che vede solo come superstizione. «Nel 2003 uscì l’enciclica Ecclesia de Eucharistia di Wojtyla, Traettino disse la sua e in una predica criticò il Papa accusandolo di “riportare la Chiesa al Tridentino”».

Però l’incontro con alcuni carismatici cattolici invasati dallo spirito (ecumenico), ha mutato le cose. Treattino infatti riceve disposizioni direttamente da Dio, come ha rivelato nel suo blog.

Scrive: «Allora il Signore mi disse: “Alzati! Va’ con loro, senza fartene scrupolo, perché li ho mandati io”». La vigilia di Pentecoste, a Bari, Dio lo incontrò ancora, e gli parlò: «”Domani laverai i piedi a uno dei responsabili del Rinnovamento carismatico». «Signore – risposi – non è possibile! Tu lo sai che non è lecito a un evangelico conservatore nel nostro paese associarsi ai cattolici”». (...) Alla fine cede Traettino: «Cercai di resistere al Signore… ma Egli mi espugnò».

Su ordine di Dio, Traettino si dà alla missione: la «Riconciliazione» con i cattolici. Certi gruppi protestanti ostili, denunciano – cosa di cui siamo grati – che la comunicazione di Dio ricevuta dal pastore « è frutto della sua immaginazione e non un comando divino. Vediamo in quell’atto un gesto astuto per accaparrarsi le simpatie dei Cattolici. Gesto che gli è stato contraccambiato dai Cattolici alla XIX Convocazione Nazionale del RnS, col bacio dei piedi».

Si allude al fatto che a Bari nel 1992, davanti a centinaia di cattolici carismatici (Rinnovameno ì nello Spirito, RnS), durante un tipico raduno sincretista, Traettino lavò i piedi a un francescano pentecostalista, commosso fino alle lacrime. «Con quel gesto ci è sembrato cogliere come se il mondo evangelico perdonasse i propri persecutori». (I persecutori saremmo noi cattolici). Ai gruppuscoli protestanti che gli rimproverano questo ecumenismo coi papisti, Traettino «spiega che han capito male: semmai era il Papa a doversi «riconciliare con il vero Gesù Cristo». Abbandonando la dottrina della Chiesa, fonte di divisione.

Sic.

Il furbo pastore resta fermo nella sua missione: «La riconciliazione è possibile, purché la Chiesa di Roma metta via le sue dottrine umane». Cioè il Magistero... E beninteso la sorpassata, pagana credenza nella Presenza Reale eucaristica. Tolta questa superstizione dai cuori cattolici, essi potranno confluire da subalterni nella «chiesa» inventata da Traettino, onde sciogliersi nel protestantesimo da telepredicatori. Naturalmente dopo aver ricevuto da lui un secondo battesimo, non essendo quello cattolico valido.

È proprio lo Spirito Santo?

Questa prospettiva di fusione non manca di entusiasmare svaporati ancorché prestigiosi esponenti dei cattolico-carismatici. «Lo Spirito Santo è all’opera, per abbattere ogni settarismo e ogni barriera umana ed ecclesiale. Con l’unità godibile e osservabile di cui gode la Trinità. La Trinità è la chiesa prima della chiesa», s’è rallegrato frate Raniero Cantalamessa, predicatore apostolico del papa, su Rai1, rinnovando la richiesta di perdono dei cattolici (per cosa e a nome di cui non si sa)».

Ora, è impossbile non notare che il Papa che sta dirottando la Chiesa bimillenaria a questa fusione irenistica, rivela un carattere gravemente manchevole e uno stato mentale perturbato, preoccupante, per uno chiamato dal Cielo a tanto alta opera.

Come abbiamo visto, Bergoglio è uno che pesta i piedi, che fa le bizze; uno che i suoi collaboratori più vicini faticano a trattenere dal fare gesti offensivi o follemente impulsivi – come quello di andare a trovare l’amico di Caserta che lo ha infatuato, infischiandosene dei cattolici e del loro vescovo. È uno soggetto ad arrabbiature e a dar punizioni sotto l’impulso della rabbia; che agisce o perché gli salta il ticchio oppure per ripicca, per far dispetto; che se la lega al dito, che si vendica; uno soggetto a simpatie ed antipatie irrazionali, ma imperiose; è uno che finge malattie improvvise per mancare ad appuntamenti importanti con gruppi di credenti; un maleducato che mortifica il prossimo (se gli è antipatico) e che si assoggetta in modo umiliante a chi gli va a genio... in una parola, è uno, a dir poco, con gravi difetti di carattere. Che dà segni di squilibrio mentale, privo di senso delle proporzioni e di attenzione al prossimo, che non si vergogna di mostrare i suoi gravi difetti di carattere, o non sa né vuole moderarli. Uno che sovverte alla leggera l’insegnamento dei suoi predecessori, che mette tra parentesi come un fastidio la dottrina bimillenaria della Chiesa....

E sarebbe questo l’uomo in cui «lo Spirito Santo è all’opera, per abbattere ogni settarismo e ogni barriera umana ed ecclesiale»? Non pare proprio che mostri le virtù di chi lo Spirito Santo favorisce, sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. Anzi mostra tutti i caratteri di una personalità sbilanciata e turbata, senza equilibrio, bisognosa di cure psichiatriche. O forse addirittura di cure più decisive.

Dico davvero e con dolore: quale tipo di «spirito» abita oggi Bergoglio, e lo rende smanioso di visitare l’amico protestante offendendo i figli suoi fedeli, anelante di fondere la Chiesa nelle sette dei telepredicatori? Circola sul web la famosa foto che mostra l’allora cardinal Bergoglio «mentre, in ginocchio, si fa imporre le mani da alcuni pastori pentecostali carismatici, con accanto un sorridente e soddisfatto Cantalamessa».





Se questa immagine «fa sensazione sul web», è perché suggerisce un’inversione satanica: il Papa che non s’inginocchia davanti al Santissimo, si inginocchia davanti a dei pastori del protestantesimo più losco; un vescovo cattolico, a testa china, si fa imporre le mani da un tizio, un laico che non ha nemmeno la pretesa di avere mani sacerdotali. Ora, o quella è una parodia blasfema dell’imposizione delle mani con cui gli Apostoli invocavano lo Spirito sui fedeli, senza alcun effetto reale e sacramentale sull’anima di Bergoglio; oppure è l’efficace trasmissione di uno «spirito», che ora abita il Pontefice.

Questi leader protestanti carismatici sono celebri per tenere affollate sedute in cui ottengono «guarigioni» dei loro fedeli precedentemente invasati e suggestionati, fusi nel collettivo con canti e cori; posseduti dallo spirito, essi «parlano le lingue» e sono pronti a vedere «prodigi e miracoli» compiuti dai loro capi. Naturalmente, prendono per buona qualunque manifestazione paranormale come proveniente dall’alto... un tempo, la Chiesa raccomandava la «discriminazione degli spiriti», e i sacerdoti erano istruiti ad operare il «discernimento degli spiriti», sapevano cioè giudicare se un determinato atto o serie di atti siano originati dallo Spirito Santo, dallo spirito diabolico o dallo spirito umano.

Non sembra che questa sapienza sia più insegnata, né che Bergoglio la coltivi, se si fa imporre le mani da un tizio nel mezzo di una di queste sedute che lorsignori chiamano «invocare lo Spirito», senza nemmeno sospettare che esse possano produrre invasameno e possessione.

Mi limito a ricordare in breve da quali segni la Chiesa riconosce(va) se a suggerire le azioni di un uomo è non uno spirito diabolico, ma quello Santo:

Verità
Se una persona continua a sostenere opinioni dichiaratamente contrarie alla verità rivelata, all’insegnamento infallibile della Chiesa o alla teologia comprovata, alla filosofia o alla scienza, bisogna dedurne che essa è ingannata dal diavolo o vittima di un’immaginazione eccessiva o di un ragionamento fallace.

Docilità
Chi è guidato dallo Spirito Santo accetta con pace profonda il consiglio e il parere dei fratelli che esercitano un’autorità su di lui, manifestando sentimenti di umiltà e di nascondimento.

Discrezione
Lo Spirito Santo rende la persona discreta, prudente e attenta in tutto ciò che intraprende. Nulla è precipitoso, frivolo, esagerato o impetuoso; tutto è ben equilibrato, edificante, calmo e pacifico.

Pace
La persona sperimenta una serenità profonda e stabile nella profondità del proprio spirito.


Semplicità
Assieme alla veridicità e alla sincerità, la semplicità non manca mai in chi è mosso dallo Spirito. Non vi è in lui alcuna duplicità, arroganza, ipocrisia o vanità, atteggiamenti questi suscitati dal diavolo.

Libertà di spirito
La persona non è attaccata a nessuna cosa creata, neanche ai doni di Dio, e riceve tutto dalle mani di Dio come dono, con gratitudine e umiltà, nella consolazione come nella prova. Chi invece dimostra una ostinata inflessibilità è animato solo dall’amor proprio e assume un atteggiamento contrario a quello appena esposto.

Ciascuno faccia il confronto con i comportamenti del Papa e provi a darsi una risposta: è lo Spirito Santo che Bergoglio ha ricevuto e che lo abita e ispira, guidandolo a fonder la Chiesa coi carismatici? Penso che dovrebbero chiederselo i cardinali che l’hanno eletto, e che ora – mi si dice – non sanno come tenerlo a freno. Io non sono un esperto, sono un semplice peccatore, che ha bisogno dell’Eucarestia e teme vicino il tempo in cui gli (ci) verrà tolta, come sta facendo Satana nel mondo, spegnendo chiese apostoliche in Medio Oriente e martirizzando credenti nelle periferie esistenziali, e come vogliono appunto gli «spirituali» alla Traettino, che lo Spirito dicono di poterlo infondere a comando...

Mi addolora vedere avvicinarsi l’apocalittica epoca del caos e del carnaio anticristico, che esigerebbe lucidità e fermezza, ed avere al posto di Pietro la Roccia, uno così:



Ricordo anzitutto a me stesso, e poi a chi – credente – mi legge: rafforziamo la nostra fede. Questo è il tempo in cui Satana ha portato l’attacco nel cuore della Chiesa, e vuole abbattere in noi la fede nella promessa di Cristo: «...su questa Pietra fonderò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa».

Preghiamo continuamente il Signore di mantenere questa fede anche nelle tenebre attuali, le tenebre finali che assalgono anche la Gerarchia, sapendo quel che ci è stato insegnato: che «sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti», e che «verrà giorno in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole».

L’aspetto parodistico

Mantenuta e rafforzata questa fede, possiamo persino essere grati a Papa Bergoglio: con la sua precipitazione carismatica esagerata e la sua furia ad abbracciare il più discutibile pentecostalismo protestante e a portarvi la chiesa tutta, egli sta mostrando con piena chiarezza quali sono gli esiti del modernismo compiuto, ormai trionfante.

Con la sua caricatura, egli porta all’estremo sviluppo le pulsioni, umori e paturnie sentimentaliste e «profetiche» del Concilio Vaticano II; la sua è una reductio ad abdsurdum, che ne svela la stravagante irragionevolezza – quella precisamente che i modernisti hanno voluto dissimulare, infiltrando la Chiesa fin da Pio IX.

I modernisti vollero espungere dai Vangeli i racconti di miracoli e guarigioni, in nome della «razionalità» dell’uomo d’oggi che non può credere a certe cose; ed eccoli finire a cantare e ballare nelle sedute dei telepredicatori anglo; dove costoro operano «guarigioni» sulla folla di creduloni che invasano, e che crede, in uno stato di coscienza sminuita, di «parlare le lingue» (emettendo borbottii insensati con gli occhi al cielo), e di aver ricevuto lo Spirito per imposizione delle mani dei marpioni.

Il rigetto dei «profeti di sventura» e l’adesione ottimistica al mondo così com’è, è finito nei comici colloqui mediatizzati, pieni di banalità e luoghi comuni laicisti, in cui è Eugenio Scalfari a dettare l’agenda. L’abbandono della dogmatica e della dottrina sbocca in un sentimentalismo fumoso ed equivoco verso chi piace; l’anti-autoritarismo proclamato dai conciliaristi, e il rifiuto papale di applicare agli erranti qualunque disciplina ecclesiastica, si è rovesciato nella brutalità verso i fedeli credenti, miti, i soli che sono tenuti santamente all’obbedienza.

L’ecumenismo entusiasticamente abbracciato da quattro Papi porta l’ultimo a fare il diavolo a quattro per stare col suo amicone di Caserta, e la Chiesa verso la fusione nemmeno con la setta evangelica luterana (che s’è sgretolata), ma con i ridicoli telepredicatori, i born-again christians all’americana, che attendono la «rapture» e sganciano fior di quattrini ai loro caporioni, di cui sono succubi. Anche Bergoglio ha mostrato la sua subalternità al pastore casertano che parla con Dio.

Il gennaio scorso, Papa Francesco ha inviato dallo smartphone un video-messaggio amoroso alla «Charismatic Evangelical Leadership Conference» capeggiata dal telepredicatore Kenneth Copeland per mezzo di un giovane «vescovo» anglicano suo amico, Tony Palmer, che ha chiamato «mio fratello vescovo». Nel messaggio, il Pontefice ha dichiarato che cattolici e carismatici devono unirsi, perché tanto basta «amare Dio e il prossimo perché è tuo fratello e sorella», e questo ci unisce semplicemente... L’incredibile tragi-comicità della faccenda non si può cogliere, se non guardando il video di quella adunata, con la grinta e lo «stile» di Campbell e l’avvenenza di Palmer (subito dopo morto in un incidente di moto).


(Link youtube)

Grazie a Pope Francis, possiamo vedere lo sbocco finale e caricaturale del «caritativismo» ecumenista, la convinzione che «la dottrina divide, il bene che facciamo ci unisce».

Il Papa «anteponendo e sostituendo a tutto la carità, come autosufficiente strumento salvifico», finisce a negare la carità e la verità e la giustizia a Francescani dell’Immacolata, e ai fedeli di Caserta, mentre appare come sottomesso al Treattino, e precisamente alla sua cervellotica «dottrina»; che poi costui faccia «il bene», e quale, non si sa. Vediamo anche, per esagerazione, l’esito terminale del «pastoralismo» clericale nella sua vera natura: il «primato della prassi» rivoluzionario, che va da Marx («Non basta contemplare il mondo, bisogna cambialo») per finire nella tecnocrazia e nella sua connessa «etica del successo», di cui la «teologia della prosperità» dei protestanti non è che una propaggine estrema — o estremista. Tutti gli aspetti del modernismo appaiono oggi, in questa sciagurata storia, nella forma di parodia e grottesco.

Nel suo tele-messaggio ai telepredicatori, Bergoglio ha confessato di avere «nostalgia» di loro e delle loro adunate. Speriamo. Il passaporto argentino l’ha conservato, e adesso i Papi han cominciato a dimettersi.





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