>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
Il vero choc è la bruttezza di quei trans
Stampa
  Text size
Un aspetto del penosissimo caso Marrazzo turba più d’ogni altro ed è quello estetico. Ma li avete visti i transessuali brasiliani con cui pare fosse solito accompagnarsi, a pagamento, il presidente della Regione Lazio? C’è Natalie, un’ibridazione fra un dittatore di qualche isola della Sonda e una Nina Moric con sei taglie in più. C’è Brenda, soprannominata dai colleghi la Brendona, con le orecchie a sventola, le mani da manovale e la barba che affiora dal fard, perché le prolungate cure ormonali possono fare tanto ma non tutto. Due grotteschi mascheroni che non sarebbero andati bene neppure per la Roma del Satyricon felliniano, anche se là era la malfamata Suburra, babelico serraglio di relitti umani fra il Celio e l’Esquilino, mentre qui è l’elegante Cassia, con le sue pretese di raffinatezza. L’unico elemento in comune fra una donna e i due prostituti brasiliani sono i seni, peraltro interamente costruiti col silicone. Poi guardi le foto di Roberta Serdoz, che di Piero Marrazzo è la legittima consorte, e lo sconcerto aumenta. Il contrasto fra la bellezza della moglie e la bruttezza dei trans è lancinante. Evidentemente alla carinissima telegiornalista della Rai manca qualcosa rispetto agli altri competitor che avevano ammaliato il marito.

Non andò diversamente nel precedente caso di un Vip scoperto in compagnia di un transessuale. Mi riferisco a Lapo Elkann, che uscì in coma dall’appartamento torinese di Patrizia, all’anagrafe Donato Brocco, un travestito pugliese di un quarto di secolo più anziano di lui e che ciò nonostante il nipote di Gianni Agnelli preferiva talvolta all’avvenente attrice Martina Stella. Inspiegabile.
Personalità femminili imprigionate dentro corpi maschili, e viceversa, ce ne sono sempre state e sempre ce ne saranno: si chiama Dig, disturbo identità di genere, ed è riportato nei manuali diagnostici di psichiatria (anche se i legislatori dell’Unione europea sono alacremente al lavoro per promuovere l’ideologia del «gender», che vorrebbe trasformare la genetica, e quindi i due sessi, in un fatto culturale, una condizione sociale, un dato modificabile, in modo che eterosessualità, omosessualità, lesbismo, bisessualità e transessualità diventino semplici variabili del comportamento umano). Così come ci sono sempre stati e sempre ci saranno uomini che a un certo punto della loro vita si sottopongono a una correzione, prima farmacologica e poi chirurgica, per far coincidere le loro inclinazioni psichiche col sesso biologico di cui la natura per errore li ha provvisti. Non è il caso dei viados frequentati da Marrazzo, che modificano malamente il loro aspetto con la prima terapia per rendersi desiderabili come femmine ma evitano accuratamente la seconda, che li priverebbe per sempre della dotazione più richiesta da questo tipo di prostituzione e quindi li lascerebbe senza lavoro.

Dev’essere un patologico istinto all’abbruttimento e all’autopunizione che induce uomini di potere, gratificati dalla notorietà e da ogni altro genere di soddisfazioni, a cercare l’estasi in siffatte simildonne. Spiace rilevarlo, ma certi personaggi pubblici del passato avevano molto più gusto in materia. Le leggende di Palazzo narrano della spiccata predilezione bipartisan per la bellezza androgina di Eva Robin’s, al secolo Roberto Maurizio Coatti, attore e showman bolognese di aspetto e voce femminili ma dotato di genitali maschili, il quale ebbe per amante un famoso politico della prima Repubblica («non democristiano», ci tenne a precisare in un’intervista). Nell’agosto scorso, inviato dal Giornale a Ponza, ho stentato a riconoscere Roberto in Eva, che insieme a un corpulento accompagnatore dai tratti assai virili (amico? fidanzato? marito?) aveva preso posto davanti a me sull’aliscafo salpato da Anzio e poi era stata ospitata dal tassista, data la penuria di auto pubbliche sull’isola, a bordo della 600 Multipla dove già mi ero seduto io. Nel breve percorso dal porto all’hotel Santa Domitilla, ogni tanto Eva Robin’s fischiettava come un capomastro, quasi tradisse un certo imbarazzo, e questo è stato l’unico indizio di mascolinità che ho potuto osservare in lei. Per il resto, ho compreso perché un mio amico sciupafemmine, che s’era ritirato a vivere a Lampedusa, nel periodo del rampantismo dilagante avesse perso la testa per questo trans che ospitò un’estate nel suo dammuso: anche oggi, a quasi 51 anni, rimane una donna affascinante. Insomma, comprensibile un abbaglio.

Ma nel caso Marrazzo siamo al trionfo dello sconcio, a un qualcosa che, avvenendo sui colli fatali, assomiglia maledettamente alla decadenza, alla corruzione e all’immoralità che decretarono il crollo dell’Impero romano d’Occidente. I tempi presenti volgono inesorabili verso il brutto in tutte le sue forme, c’è poco da fare. È un declino inarrestabile fatto di brutte case, brutti monumenti, brutte chiese, brutta arte, brutta musica, brutti film, brutti programmi tv, brutta gente, brutte carriere, brutti amori. Brutti tempi, appunto. Anzi bruttissimi, se persino accanto al Papa continua ad apparire, in veste di cerimoniere pontificio, un monsignore perfidamente soprannominato Jessica, che il fotografo Umberto Pizzi immortalò insieme con Amanda Lear e variopinte drag queen a un ricevimento dello stilista Gai Mattiolo, un nome un destino, poi arrestato per bancarotta fraudolenta. E il reverendo non si limitava a benedire l’eterodosso salotto bensì, come documenta il libro Cafonal (Mondadori), si divertiva a riprendere la festa trash con la fotocamera del suo cellulare.

Intendiamoci, non mi scandalizzo più di tanto. De gustibus non est disputandum. Da che mondo è mondo, i costumi tralignano sempre verso il peggio. Ero un cronista alle prime armi quando un maresciallo dei carabinieri mi spiegò con una rozza ma efficace perifrasi che anche lì in provincia, dov’ero andato ad aprire una redazione del quotidiano locale, i maschietti cominciavano a rivolgersi a meretrici d’importazione «attrezzate per la ricezione su primo, secondo e terzo canale». Ora è stata aggiunta l’antenna e Raitre riscuote l’audience più alta. Resta il fatto che 10 milioni d’italiani in cerca di rapporti mercenari ogni notte (e anche di giorno, come si sospetta facesse Marrazzo con l’autoblù di servizio) costituiscono un sicuro presagio dell’imminente dissoluzione dell’impero. Mi torna in mente ciò che mi disse nel 2003 un profeta inascoltato, don Oreste Benzi: «Ci sono deputati, calciatori e industriali che pagano 1.000 euro a notte per avere una donna italiana di alto livello». (Marrazzo fino a 5.000, si ipotizza, o comunque cifre che non trovavano giustificazione alcuna, né di sesso, né di nazionalità, né di livello). «E dov’è che vanno a prendere i soldi? I parlamentari non sono forse pagati con le tasse degli artigiani e degli operai? Ma lo sa che quando uno prende quel vizietto lì, ci deve andare almeno due volte a settimana?». (E puntualmente La Stampa ha parlato della «frequentazione costante, almeno un paio di volte a settimana, di Marrazzo con diversi trans»). Concludeva don Benzi: «Sono tutti ladri, tutti ladri. Si fanno a nostre spese la prima casa e la seconda casa, la prima macchina e la seconda macchina, la prima donna e la seconda donna». Sant’uomo, s’ingannava solo sul sesso ondivago delle concubine.

Questo è lo spettacolo che va in scena sotto gli occhi dei nostri figli. Ora si capisce meglio perché lo scrittore Marco Lodoli, che non ha mai smesso di fare anche il professore di lettere, abbia fotografato così la generazione che incontra ogni mattina nelle aule di scuola: «A 14 anni sono saturi di tutto quello che hanno visto e sentito: la cosa più difficile per me è trovare un vuoto. Loro sono già colmi come bignè di crema andata a male». Dio ci salvi dai pasticcieri.

Stefano Lorenzetto

Fonte >
Il giornale | 28 ottobre

Home  >  Worldwide                                                                                        Back to top


 

Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità