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L’Union Mèditerranéenne: la UE approva. Cosa c’è dietro?
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Alla fine, Sarko l’iperattivo è riuscito a convincere la Merkel a dare l’assenso al suo ambizioso progetto: costituire nel seno della UE una «Unione del Mediterraneo». Anche se è riuscito a farne accettare una versione che Le Monde definisce «edulcorata», vale la pena di capire cosa nasconde.

John Laughland, acuto anti-eurocrate, comincia l’analisi con un’aguzza malignità (1): tutte le tre successive mogli di Sarkozy sono «mediterranee». La prima, Marie Dominique Culioli, è della Corsica. La seconda, la famosa Cécilia (nome intero: Maria Sara Ciganer Albeniz) rivela origini spagnole da parte di madre, mentre come padre ha un ebreo russo, Aron Chouganov, che poi cambiò nome in André Ciganer. La terza è la notoria Carla Bruni. Sarkozy stesso è stato allevato dal nonno materno, ebreo greco.

Ma naturalmente ci sono motivazioni più profonde per il progetto preferito dal presidente francese,  la spiegazione semi-ufficiale, accreditata dall’Eliseo, è che la creazione dell’Unione Mediterranea è tesa ad offrire alla Turchia una alternativa rispetto all’entrata nella UE come membro di pieno diritto; e si lascia intendere che tale unione rafforzerà l’influenza e il prestigio della Francia sul piano internazionale e nell’Europa stessa: quasi tutti i nuovi membri ammessi in fretta e furia dal crollo del Muro di Berlino in poi sono Paesi iscritti nell’orbita geopolitica ed economica tedesca. Dall’Austria, Svezia e Finlandia, ammessi nel ‘95, fino ai Paesi dell’Est postcomunista ammessi nel 2004 (la Croazia sta per entrare fra pochi mesi).

Non c’è dubbio che nel futuro «Club Med» eurocratico la Francia sia il Paese-guida, tanto più che l’Unione Mediterranea guarda programmaticamente al Nordafrica e al Medio Oriente, dove Parigi ha forti legami storici e durevoli interessi economici: Algeria, Marocco e Tunisia, Siria e Libano sono state sue colonie. Il sonoro «no» dei francesi nel referendum del 2007 era motivato anche dal rischio che la Turchia entrasse in Europa; e dunque Sarko sembra accontentare la volontà popolare.

In realtà, nota Laughland, a Bruxelles le cose non sono così semplici e bisogna imparare a leggere tra le righe: il fatto che conta è che il presidente francese non ha più posto l’opposizione alla Turchia nell’ordine del giorno per la presidenza francese della UE, che Parigi ricoprirà fra pochi mesi, per un semestre. E sarà l’ultima presidenza francese, perché il trattato di Lisbona (la nuova Costituzione, che non deve esser chiamata così perché sostituisce surrettiziamente quella bocciata dai francesi e olandesi per referendum) pone fine al sistema delle presidenze a rotazione, e avrà un presidente permanente (che sarà, come hanno deciso i poteri forti massonici, Tony Blair).

Per di più, Sarko - nonostante le sua vocali dichiarazioni contrarie - sta surrettiziamente cercando di abolire l’articolo0 88/5 della Costituzione francese: quello che esige, per ogni nuova proposta di entrata in Europa, che si tenga in Francia un referendum. Mai più i francesi potranno dire «no» a nuovi membri sospetti. Inoltre, nella Unione Mediterranea entreranno «tutti», diconsi tutti, i Paesi già membri della UE, anche quelli che nulla hanno a che fare col Mediterraneo, come Svezia e Finlandia.

E’ stata la condizione posta da Angela Merkel, dopo parecchi litigi con il frenetico Sarkò, e Sarkò ha accettato. E’ una capitolazione. I Paesi nordici, capeggiati dalla Germania, obiettavano che la UE dispone già di un «Foro Mediterraneo», che nel gergo eurocratico, fatto per occultare, si chiama sibillinamente «Processo di Barcellona» (lo sapevate?). Di fatto, il progetto di Sarkozy non diventa altro che un «processo di Barcellona» vitaminizzato, e con i tedeschi e finlandesi nel mucchio mediterraneo, ogni sogno di preminenza francese nel Sud-Europa è naufragato nel ridicolo.

E la capitolazione è tanto più grave perché la Germania ha creato fin dal ‘92 un «Consiglio degli Stati Baltici» che è sotto la sua evidente egemonia (ne eravate stati informati da Il Corriere?). Questo corpo o superlobby «baltica» ha 12 membri, Germania, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Russia, Estonia, Lettonia e Lituania, Polonia e Islanda; e ovviamente i Paesi mediterranei sono tenuti fuori dalla porta. La Francia stessa non è ammessa al Consiglio Baltico.

C’è da chiedersi perché Germania e Svezia e Islanda debbano avere voce in capitolo nell’Unione Mediterranea. La risposta più ovvia è che la Merkel ha mostrato ancora una volta, nella lotta di potere interna alla UE, che a comandare è Berlino (e Francoforte, sede della sciagurata BCE). Ma ancora una volta, come sempre quando si tratta della torbida Unione Europea, le motivazioni lampanti non spiegano tutto. Sarko, se il suo intento era la grandeur francese, avrebbe fatto meglio a rinunciare a una Unione Mediterranea così annacquata dai baltici. Invece, al nostro va bene anche così. Come mai?

Risponde Laughland: «Il piano mostra più che una somiglianza con il progetto ‘Grande Medio Oriente’ per cui premono gli strateghi neocon americani. La composizione dei due corpi è diversa (nel progetto Grande Medio Oriente ci sono l’Arabia, l’Iran una volta ‘liberato’, fino all’Afghanistan e al Pakistan) ma il motivo ideologico-strategico è identico, di tipo sovrannazionale ed antinazionale. L’idea è di neutralizzare il conflitto arabo-israeliano ‘integrando’ i Paesi orientali in una sola unità politica».

Con una scusa simile - neutralizzare lo storico conflitto tra Germania e Francia - fu creata dalla massoneria e dal suo eletto, Jean Monnet, la Comunità Europea nel 1951. Ora si tratta di neutralizzare il nazionalismo arabo, per il bene supremo di Israele. «Sarkozy è noto per essere molto, molto amico di USA e Israele», nota Laugland: «il primo capo di Stato che ha ricevuto all’Eliseo da quando è presidente è Shimon Peres, il presidente israeliano».

L’Unione Mediterranea di Sarkò  non è altro che un ausilio del cosiddetto «Meditarrean Dialogue», già esistente per volontà della NATO (ossia di Washington) dal 1995: quella struttura militare per cui vari Paesi del Maghreb sono stati forzati a firmare accordi di partnership con la NATO, dove ora stanno insieme ad Israele: partner tutto speciale perché Sion non si è obbligata a nulla verso l’Alleanza, mentre l’Alleanza si è obbligata a difendere Israele che, con le sue 300-500 bombe atomiche e vettori intercontinentali per lanciarle dovunque nel pianeta, è notoriamente «minacciata nella sua stessa esistenza».

Dunque l’Unione Mediterranea non è che la sovrastruttura burocratica sulla struttura militare pro-israeliana, voluta dagli USA. Tutto l’attivismo di Sarko ha avuto questo scopo? Ciò spiegherebbe perché il presidente iperattivo ha ingollato allegramente la perdita di leadership francese nel Mediterraneo, e perché Angela Merkel – anch’essa filo-americana - ha voluto
la Germania nel nuovo gruppo. Si è trattato solo di rinforzare la presa della NATO e degli USA - ossia di Israele - nel Mediterraneo.

Che le cose stiano proprio così lo spiega tra le righe Le Monde (2). Il «Processo di Barcellona», ossia l’Unione Mediterranea che c’era già, «è stato inceppato fin dalla sua nascita per l’opposizione tra Israele e i Paesi arabi», perché Israele sedeva anche lì, a fianco della sua vittima, i Territori Palestinesi (più gli Stati del Magreb, più Egitto, Siria, Giordania, Mauritania e Turchia). «Si tratta non di seppellire il Processo di Barcellona, ma di rivivificarlo», ha detto il presidente di turno delle UE, lo sloveno Janez Jansa (leggi: Washington). Naturalmente, s’è affrettato ad aggiungere, «le nuove idee (della Unione Mediterranea di Sarko) non mirano a trovare una soluzione ai problemi tra israeliani e palestinesi. Ci sono altri strumenti per quello».

Oh sì, lo sappiamo: il Quartetto, Tony Blair, Annapolis. Allora di cosa si occuperà l’Unione Mediterranea? «Di progetti concreti, specie sui problemi dell’ambiente come il disinquinamento del Mediterraneo e la lotta contro gli incendi estivi». Ci sarà una co-presidenza a rotazione, un Paese della sponda Sud e uno della sponda Nord europea. Avverrà così che Israele, a turno, «rappresenterà» anche Egitto, Giordania, Siria, Libano e palestinesi  massacrati.

Non è un bel sogno eurocratico? Per questa cosa ci sarà una grande festa a Parigi il 13 luglio, il giorno prima della festa nazionale francese (14 luglio), con Sarko presidente della Unione Europea di turno. I palestinesi è inutile che ci vadano: a loro la festa l’hanno già fatta, con la nostra europea complicità.




1) John Laughland, «What is really behind the Mediterranean Union?», The Brussels Journal, 12 marzo 2008.
2) «Les dirigeants européens soutiennent le projet édulcoré d’Union méditerranéenne», Le Monde, 14 marzo 2008.
 


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