Eutanasia, i vescovi contro lo spot: "Pubblicità mortale e provocatoria"
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Un editoriale di Avvenire attacca il filmato australiano diffuso in Italia dai Radicali sul diritto alla morte: "Inammissibile pubblicizzare un reato attraverso i media". E chiede l'intervento dell'Agcom. Veronesi: "Il dibattito serve" CITTA' DEL VATICANO - "Permettere che si pubblicizzi un reato attraverso i mezzi di comunicazione a noi pare inammissibile". Dura presa di posizione di Avvenire sullo spot a favore dell'eutanasia 1 che, lanciato prima in Austraila, è ora stato adottato in Italia dai Radicali "col chiaro intento di provocare un caso" e di "azzardare la dimostrazione del trito teorema secondo il quale il Paese sarebbe più avanti del Palazzo (e della Chiesa, manco a dirlo) nell'esigere la codificazione di nuove libertà ".

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A questo tema Avvenire dedica oggi un editoriale dal titolo "Pubblicità mortale". L'avvertimento che arriva dalle colonne del giornale è chiaro: "In un Paese nel quale va pericolosamente logorandosi il principio di responsabilità, occorre sempre stare in guardia di fronte alle sparate deliberatamente provocatorie".

"L'eutanasia in Italia è illegale" afferma Avvenire e "visto che in Parlamento quasi nessuno la vuole ammettere per legge, allora si prova a blandire l'opinione pubblica mostrandone il volto 'libertario' e 'pietoso' attraverso uno spot televisivo",  "scavalcando la rappresentanza politica".

"Va ricordato agli smemorati - prosegue Avvenire - che il Codice penale sanziona con chiarezza l' 'omicidio del consenziente', la fattispecie sotto la quale ricadono eutanasia e suicidio assistito". Il quotidiano dei vescovi Cei auspica quindi che "l'Autorità garante delle comunicazioni, alla quale i radicali si sono rivolti per chiedere il via libera allo spot della morte, faccia il proprio dovere fino in fondo fermando questa inutile provocazione".

Sull'argomento si è pronunciato anche il professor Umberto Veronesi, secondo il quale l'eutanasia "è un argomento che non si può più ignorare". Anche perchè "succede che i pazienti la chiedono e spesso viene praticata in modo sotterraneo e nascosto perché la legge la vieta", ha spiegato l'oncologo a margine di un seminario. "Confesso che io non l'ho mai fatto - aggiunge Veronesi - ma capisco che è un problema che va dibattuto anche se è difficile avere una posizione definitiva. Ma non si può ignorare che quello che hanno già fatto Olanda, Belgio e Lussemburgo, o Germania e Scandinavia dove è stata depenalizzata, cosa che sta per accadere anche in Spagna".

Fonte >  La Repubblica



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