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Risparmio, Che fare? (parte IV)
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Risposte ai lettori

Credo che chi scrive abbia anche la necessità di ascoltare quello che gli viene richiesto e suggerito dai lettori, fosse solo per capire se sta facendo qualcosa che interessa oppure se sta solo facendo un suo sterile esercizio intellettuale. Traggo spunto da alcuni commenti giunti in redazione per ampliare il mio punto di vista su questioni che hanno incuriosito alcuni lettori e ve li propongo così come se rispondessi personalmente. Un grazie a chi si è premurato di leggere e commentare.

@Emerich
Domanda: il lettore mi chiede se io sarò la guida che dal giornale condurrà verso il risparmio sostenibile.
Risposta: il compito che mi sono dato scrivendo sulle pagine di EFFEDIEFFE è stato quello di tentare di dare indicazioni valide per tutti, direi generaliste, ma non generiche. Delle linee guida lungo le quali muoversi evitando errori che magari non si sa nemmeno di commettere. Intendo infatti approfondire vari argomenti magari più tecnici in futuro. Rimane però sempre valido il mio postulato e cioè che dalle colonne di un giornale, anche on-line, non si può stabilire quel necessario interscambio di informazioni che servono per operare praticamente. Io posso dare informazioni generali, stimolare qualche riflessione, portare qualche notizia e competenza, ma guardare e guidare tante diverse necessità da qui non mi è proprio possibile. Materialmente e deontologicamente.

@Dubbioso
Domanda: Il lettore mi chiede se valga la pena utilizzare un consulente indipendente.
Risposta: Chiedo venia, volevo parlarne in un articolo e poi non l’ho fatto, quindi le devo una risposta. Esistono vari livelli di consulenza finanziaria e non necessariamente devono essere da milioni di euro. Secondo me, indipendentemente dall’ammontare del patrimonio, vale sempre la pena avere un parere professionale perché se questo parere ci fa risparmiare costi e soprattutto angosce, i soldi sono ben spesi. Ho sempre in mente un mio giovane cliente, operaio con un piccolo risparmio collocato presso una grande banca. Arrivò da me due o tre anni fa per farsi spiegare se era vero il fatto di aver perso circa il 25% dei suoi risparmi in prodotti di vario genere. Il capitale era di circa 30.000 € ,una consulenza gli sarebbe costata 7.500 €? Io per quei tre incontri glie ne chiesi 200 proprio perchè era un giovane ed era stato scottato, ma soprattutto per premiare la sua mentalità di chiedere ad un profesionista non legato al mondo della vendita dei prodotti finanziari. Tornando ai costi è chiaro che al variare del numero degli incontri, della complessità della situazione da esaminare e dal fatto che la consulenza sia spot (ad esempio una semplice analisi del portafoglio) o continuativa, le condizioni cambiano, ma mai con il costo di chi si ritrova con le mani legate in prodotti costosi. In più ogni professionista applica delle proprie tariffe, che vanno richieste prima di ottenere la prestazione.

@palbel
Domanda: non c’è una vera e propria domanda, ma mi par di capire, la richiesta di un contraddittorio riguardante singole strategie, scenari ed investimenti.
Risposta: Lei ha una dote che non molti hanno: il fermo convincimento nelle proprie analisi e nelle proprie idee. Io come professionista invece devo pormi molte domande perché il denaro che mi viene chiesto di analizzare e seguire non è mio e quindi devo avere un riscontro da parte del proprietario di quel denaro per poter dare indicazioni su come procedere. Devo fargli presente quali sono i pro e i contro di ogni scelta e guidarlo dove il suo sentire personale lo mette più tranquillo. Io potrei anche condividere in tutto od in parte alcune delle sue affermazioni. Davo per scontato il fatto che anche all’asilo si sa che banche ed assicurazioni costituiscono la più oscura ed intrecciata delle lobby e che quindi basta esaminare la superficie (le proposte fatte allo sportello o nell’agenzia) per evitare di cadere nel loro tritacarne. Non direi nulla di nuovo nell’esaminare fatti e misfatti degli ultimi diciamo quarant’anni, ma soprattutto c’è chi lo fa molto meglio di me, perché io mi occupo di altro. Ed è proprio in relazione al mio ruolo ed ai miei compiti che non posso prendere opzioni estreme. Chi mi assicura al 100% che tutti i titoli saranno tutti, come dice Lei, carta straccia? E se questo accadimento si verifica solo al 50% ? O al 20%? Oppure dopo molte traversie non si verifica affatto? Chi glielo dice al mio cliente che gli ho fatto vendere tutto per comperare un conveniente terreno a Rosarno o a Zafferana Etnea oppure alcuni begli appartamenti in via Padova a Milano?

Vede come tutto è relativo e come si debba valutare tutto non con due ma con quattro occhi: quelli del proprietario dei beni e quelli del tecnico perché entrambi si compensano nel valutare le necessità in rapporto ai possibili avvenimenti e scenari. Sarebbe bello poter dire sempre, quando c’è da prendere una decisione, «non ho dubbi è così!», ma questo non è nelle disponibilità della natura umana o almeno non nelle mie. E’ fuori discussione che sarebbe meglio poter avere i propri beni reali sottomano, ma quello che si deve fare non è la battaglia persa di andare contro la storia (vedi utilizzo della moneta), ma saper scegliere e bilanciare: io non escludo affatto, anzi valuto attentamente la presenza di beni reali negli asset patrimoniali di un individuo. Ogni tipo di bene ha tempi e modi diversi nell’esplicare i suoi effetti economici e finanziari e per queste sue caratteristiche va valutato. Un gran vino lo può tenere, se ha una buona cantina, anche un ventennio ma che ne sarà dopo gli stessi anni delle squisite uova della gallina allevata rigorosamente a terra e libera nei campi senza adittivi chimici? Impariamo a difenderci da minacce molto gravi, ma anche a contestualizzare le azioni che vogliamo porre in essere. Questi scenari, diciamo così catastrofici possono anche realizzarsi, ma quando? Domani o fra anni? Nel frattempo come campo e come mi comporto aspettando l’Apocalisse? Non so se Lei paga il canone della televisione o ha
un’automobile, ma quando si tratta di pagare il canone, la benzina, l’assicurazione (obbligatoria) che fa? Vende un campicello a Poggiorusco di sotto?

No! Avrà dei soldi su un conto corrente (glielo possono tassare o bloccare) oppure li terrà in casa (accidenti sono venuti gli zingari!) e quindi dovrà ancora utilizzare degli strumenti finanziari. Vediamo di non morire di fame prima che si verifichi la preconizzata carestia. Io ho l’impressione caro Palbel che le sue considerazioni, più che una valutazione su aspetti tecnici, siano un problema di disperazione, al quale reagisce con la rabbia, nel vedere a che cosa l’avidità della razza umana (per non entrare in altri argomenti) ha portato tutto il sistema in generale: dalle classi più deboli che sono sempre più indifese, alla possibilità per quelle più ricche di aumentare, grazie alle crisi finanziarie, il proprio potere restringendo sempre di più le élites che partecipano al ricco banchetto. E visto che Lei cita il sommo Catullo, le rispondo ricordando Cicerone e la sua vita politica e converrà con me di come tutto ciò di cui parliamo non sia prerogativa dei giorni nostri corrotti, ma sia un discorso antico e siamo qui a parlarne ancora duemila anni dopo. Eppure, in tutte le sue tragedie, l’umanità è sopravvissuta (per ora) e l’economia non è (ancora) morta.

Ammetto di avere un po’ divagato, ma non creda che non faccia anch’io le mie considerazioni in questo senso. Che senso avrebbe invece se come professionista dessi ai miei clienti solo motivi di disperazione invece che possibili e concreti aiuti per muoversi in un ambiente così complesso ed insidioso?

E’ anche per tale motivo che su queste colonne non voglio dare indicazioni sulla «soluzione miracolosa erga omnes»: semplicemente perché non c’è. Mi creda ma dopo tanti anni di lavoro e di disillusioni in questo settore, credo ancora di potermi guadagnare da vivere dando agli altri l’apporto del mio impegno e delle mie conoscenze per guidarli nel costruire senza inutili illusioni il proprio futuro. Senza voler snaturare l’incarico che mi viene affidato e costringere il cliente verso una soluzione o l’altra. Voglio anche prevenire una possibile critica: qualcuno mi vuol dire che il mio è un atteggiamento un po’ ruffiano? Forse non avete mai visto un cliente impallidire letteralmente quando si è accorto dei rischi che stava correndo oppure la delusione dell’altro che era più che disposto a correre quei rischi.

Infine se i lettori di EFFEDIEFFE sono tutti così smaliziati da non incorrere in nessun errore nella gestione dei loro soldi, come mi sembra Lei sia, perché perdere tempo a leggere articoli che non aggiungono nulla: li salti a piè pari e avrà almeno guadagnato del tempo, bene più prezioso di qualsiasi altro.

@pretoriano
Domanda: il lettore mi chiede dove voglio andare a parare con questi articoli.
Risposta: e Lei? Crede che quello che scrivo sia solo masturbazione mentale oppure è frutto dell’esperienza di chi ha visto per più di 25 anni centinaia di risparmiatori che hanno proposto i loro problemi e le loro domande, di risparmiatori che si sono fatti blandire dalle lusinghe della banca e dalla pacca sulle spalle del direttore dell’agenzia, salvo poi scoprire sulla propria pelle che quello che gli era stato raccontato non era affatto vero? Non è che questa vostra sprezzante sicurezza è magari il frutto di qualche sonora bastonata ricevuta in passato? Allora perché non dovrei io mettere in allerta, per quello che posso, chi questa amara esperienza non l’ha ancora fatta e fargli capire che esiste un modo di muoversi nel mondo della finanza che è quello di informarsi e di dubitare?
Questo è il mio metodo, perché io la verità in tasca e buona per ogni stagione non ce l’ho.

L’ho detto anche nella chiusa del precedente articolo: si possono lasciare i soldi sotto la mattonella o nel materasso; verifichiamo però che sia quello che vogliamo realmente per poterlo fare senza rimpianti. E parafrasando Leonardo Sciascia: a ciascuno il suo.

Giovanni Sicola

Risparmio, che fare? (parte I)
Risparmio, che fare? (parte II)

Risparmio, che fare? (parte III)


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