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				Il Pd resta con il cerino in mano			 
					Il Tempo
					05 Dicembre 2010
				 Democratici sempre più isolati costretti a rincorrere a tutti i costi Vendola. L’Udc e Fli hanno preso in mano le redini dell’opposizione. E a Bersani non rimane che sperare nella sinistra radicale.
 
 La notizia è ufficiosa. Ma sembra che giovedì, al vertice del Pse di  Varsavia, quando Massimo D'Alema ha annunciato che la mozione di  sfiducia al governo Berlusconi aveva raccolto la maggioranza alla  Camera, i presenti abbiamo applaudito a lungo e spontaneamente.  Evidentemente non avevano ben chiaro i termini della questione. Perché  ammesso che la mozione ottenga la maggioranza a Montecitorio, c'è un  elemento che dovrebbe far riflettere i Democratici. Allo stato attuale  sono stati presentati alla Camera due testi: uno di Pd e Idv, l'altro  del Terzo Polo. Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco  Rutelli, però, non hanno alcuna intenzione di votare la mozione di Pier  Luigi Bersani e Antonio Di Pietro. Quindi, se vogliono sperare di far  cadere il governo, Pd e Idv dovranno necessariamente far convergere i  propri voti sul testo del Terzo Polo. E così i Democratici, principale  partito dell'opposizione, si troveranno ancora una volta costretti a  rincorrere. Secondo il professor Miguel Gotor (lo ha scritto sul Sole 24Ore di venerdì) questo fa parte di una strategia: «Bersani sta ottenendo il  logoramento di Berlusconi per interposta persona (tramite Fini e  Casini), ma senza rompere con Di Pietro e Vendola».
 
 L'impressione, però, è che le cose siano leggermente diverse.  Attualmente il Pd è rimasto isolato. L'Udc sembra aver trovato un canale  di dialogo proficuo con Fli che potrebbe portare alla nascita di un  nuovo polo. Sono loro che "distribuiscono le carte" e condizionano il  dibattito politico. Con i Democratici che non sono stati neanche  chiamati al tavolo. Un esempio su tutti. Giovedì sera a Torino si è  tenuta la prima riunione della coalizione che appoggia l'attuale sindaco  Sergio Chiamparino. Un primo incontro per capire il percorso da qui  alle comunali del 2011. C'erano Pd, Idv, Moderati e Sel, più la  Federazione della Sinistra. Assenti Udc e Api che, ha spiegato il  segretario provinciale dei Democratici Paola Bragantini, «hanno scelto  di non partecipare nel rispetto di quello che è il quadro politico  nazionale». Insomma, per ora, il "centro", non sembra intenzionato a  tessere un quadro di alleanze organiche in vista delle comunali, dopo  chissà. E così i Democratici si trovano loro malgrado costretti a  rincorrere Vendola (c'è chi addirittura vorrebbe annetterlo) nella  speranza che smetta di capitalizzare consensi alle loro spalle. Enrico  Letta lo ha detto chiaramente: «Se lui smette di lanciare un'Opa contro  il Pd, forse può capire che insieme possiamo fare qualcosa».
 
 Il punto è che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, Vendola e Di  Pietro sono gli unici che sembrano ancora interessati a costruire  qualcosa insieme al Pd. Bersani non può fare a meno di corteggiarli. E  la cosa non fa certo piacere agli ex Popolari e ai veltroniani che, non a  caso, continuano a rimanere sul piede di guerra. Presentando ieri il  movimento Modem a Lamezia Terme Giuseppe Fioroni è stato chiarissimo:  «Nel 2008 avevamo il 34% dei consensi e da due anni e mezzo abbiamo  perso due volte i voti dell'Udc e quelli di Vendola che stiamo  inseguendo. Il più grande partito di opposizione ha il dovere di ideare  il programma e non pensare ad inseguire gli altri». Sulla stessa  lunghezza d'onda Walter Verini, il braccio destro di Walter Veltroni,  che due giorni fa su Europa, citando Sergio Chiamparino,  scriveva: «La domanda non è "con chi ci alleiamo", ma chi "sceglie di  allearsi con noi" per cambiare questo paese». E ancora: «Insieme, in un  partito grande, componenti più radicali e più moderate potrebbero non  solo convivere, ma trovare sintesi feconde in un forte baricentro  riformista che è il fulcro della ragione sociale del Pd. Guardare solo a  sinistra significa rinunciare a quell'idea di Pd».Nicola Imberti
 Netto anche il commento del vicepresidente della commissione di  Vigilanza Rai Giorgio Merlo: «In Italia, da sempre, si vince al centro.  Rifare un partito di sinistra, rincorrere Vendola come propone Latorre o  candidare nelle liste del partito comunisti non pentiti, sarebbe la  conferma che le elezioni, al di là della loro data, sarebbero per noi  perse in partenza». Ed è in questo scenario che, sabato prossimo i  Democratici proveranno a riempire piazza San Giovanni. Non male come  premessa.
 
 Fonte >  Il Tempo
 
 
 
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