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Dentro l’armata della notte: Teppisti, disperati, bambini
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Incredibili testimonianze della rivolta di Londra. Ecco chi sono gli arrestati

LONDRA
- Nell’aula numero due della Croydon Magistrates Court, un gigantesco mostro di cemento grigio su Barclay Road, il minorenne Jeffrey K., si accascia sul banco degli imputati piangendo come un vitello. Il giudice gli ha appena spiegato che per i saccheggi di lunedì notte rischia da sei mesi a dieci anni. Rinvia il giudizio a un’udienza successiva e si rifiuta di fissare una cauzione. Lo rimanda in cella. Sua madre, Gerry, impiegata comunale caraibica, sviene. Ha un’età indefinibile, un viso senza tempo. I lineamenti sono delicati. Ha la fisicità di una betulla. Un poliziotto la solleva come se non avesse peso e la appoggia su una panca di legno. La rianima con un po’ d’acqua. È sconvolta. Trema. «Il mio ragazzo fa la scuola d’arte. Vi prego non lo rovinate. È stato un momento di follia».

Scotland Yard ha scaraventato per terra Jefrey e lo ha ammanettato mentre cercava di scappare da un negozio di telefonia con un cellulare di ultima generazione. «Non gli serviva. L’ha travolto questa febbre malata». C’erano fiamme dappertutto. E vetri. Il ragazzo si è tagliato una guancia. E’ un tecnico delle luci. A scuola è tra i migliori nel suo corso. Viene da Brixton, dove le gang giovanili sono tra le più cattive di una metropoli che ne registra ufficialmente 257. Eserciti aggressivi, armati di coltello e di macete. Africani, caraibici, asiatici, turchi, pakistani, cinesi. Che cosa ci faceva Jefrey in mezzo ai barbari? E soprattutto, chi sono i barbari?

La fila dei van di Scoltand Yard su Barlcay Road è senza fine. Decine di giovani in manette. Molte ragazze. Madri disperate. Sono quasi tutti neri. Di padri neanche l’ombra. Li accusano dei saccheggi da Argos, da Debenhams, da Bang & Olufsen. Due sorelle sono lì per avere rubato delle sigarette dal supermercato di un indiano. Si dichiarano non colpevoli. Il giudice le rinvia comunque a giudizio. Loro urlano, lo insultano. Le portano via. Cento casi in sei ore. Nemmeno una cauzione concessa. Nessuna clemenza. Nessuno sconto per l’età. Il rapper Plan B, una specie di guru nato a Londra Est, dice che questi ragazzi sono solo degli idioti. «Come altro si può chiamare una persona che compromette il suo futuro per un paio di scarpe?». Idiota, sicuro. Ma è una storia molto più complicata di così.

Islington, Londra Nord. In questa alba untuosa, calda, colma di amarezza e di rancore, un ragazzo incappucciato guarda la fila dei prigionieri che entrano in tribunale a Holloway road. Fuma. E’ seduto su una panchina. Libero come l’aria. E’ nato qui. Ma sua madre viene dal Senegal. Il padre non l’ha mai conosciuto. E’ arrogante. Beve una birra chiara con la lentezza di un cammello. E’ su di giri. Ha le spalle larghe. E’ alto poco meno di un metro e novanta. «Non me ne frega niente della storia di Duggan. La polizia ha ucciso un fratello? Sai che novità. Quando sul Blackberry gli amici mi hanno invitato al saccheggio non ho potuto fare a meno di partecipare. Una grande festa per tutti. Peccato sia finita. C’era buona roba di marca». Perché eri lì? «Per fare soldi. Non crederete mica a queste stronzate dell’orgoglio della razza?». Spiega che per uno che arrestano dieci la fanno franca. «E io sono sempre stato tra i dieci». Non lavora. «Ci ho provato una volta. Eravamo in novanta per lo stesso posto da settecento sterline. No grazie. Io me ne fotto».

Per la destra di governo quelli come lui sono feccia. Criminali senza scuse. Per i laburisti sono il frutto malato di una società che sta radendo il Welfare al suolo, che ha tagliato il 50% dei budget comunali, che ha fatto sparire le librerie e triplicato le tasse universitarie. Se loro sono sbagliati, il mondo lo è molto di più.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio Nazionale di Statistiche, a Londra i senza lavoro nella fascia di età compresa tra i 16 e i 24 anni, sono passati dal 14% del 2008 al 20% dei primi sei mesi del 2011. A Tottenham, dove è scoppiata la rivolta, la percentuale arriva al 30%. Per ogni posto disponibile ci sono 50 richieste. Certo che la politica c’entra.

Sheldon Thomas è il leader e il fondatore di Target Against Gang, una associazione di volontariato che recupera i ragazzi dalle strade. È nero, largo come un armadio, lucido. Fa la stessa premessa di tutti. «La violenza è inaccettabile». Però Sheldon? Perché c’è sempre un però. «Però io lo so che cosa vuole dire vivere ai margini». E’ una minaccia indefinibile che prende corpo, si avvicina, ti bracca, ti impedisce di respirare liberamente. Una disperazione che avvolge ogni cosa nel vischio della sua melma e libera gli istinti peggiori. «Hai solo voglia di vendetta. Non sai contro chi. Ma sai che così non va. Le madri sono spesso sole. Hanno avuto figli a quindici anni. E quando ne hanno trenta si trovano a fare i conti con ragazzi che le prendono a schiaffi. Sono grossi il doppio di loro. Le minacciano. Fanno quello che vogliono. A meno che qualcuno gli faccia capire che esiste una strada diversa. Noi ci proviamo. Il governo che fa? Ci spara addosso con i cannoni ad acqua o con le pallottole di plastica? Bravi. Scelta davvero intelligente».

In tre giorni gli arresti in Inghilterra sono stati milleduecento. Nel gruppo ci sono bambini di dodici e tredici anni. Il più piccolo ha sette anni. Tirava sassi contro una vetrina alle due di notte. Ad Hackney. Un poliziotto l’ha trascinato via. «Dov’è tua mamma?». «Fatti i cazzi tuoi». L’hanno affidato ai servizi sociali. «E Cameron chiede ancora alle madri di guardare i figli. Come se qui ci fossero delle famiglie normali».

Arriva il crepuscolo e il cuore di una Londra militarizzata accelera i suoi battiti, mentre i poliziotti appoggiano la testa contro il muro alla ricerca di un sonno impossibile. Per quanto tempo ancora serviranno i mitra nelle strade?

ANDREA MALAGUTI

Fonte >
STAMPA.it




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