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Dietro le rivolte in Medio Oriente c'è un signore di Boston
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Due manifestanti morti e almeno 38 feriti sarebbe il bilancio degli scontri che si sono verificati in Libia per le proteste contro Gheddafi, alla vigilia della cosiddetta "giornata della collera". I disordini, che si sono svolti sopratturro a Bengasi, sarebbero nati dall'arresto di Fethi Tarbel, attivista per i diritti umani che ha lavorato con le famiglie di persone detenute nella prigione Abu Salim di Tripoli, dove negli scontri del 1996 furono uccisi mille carcerati. Intanto, come annunciato da alcune associazioni per i diritti umani, il governo libico ha liberato 110 detenuti in carcere con l'accusa di far parte del Gruppo combattente islamico libico, mentre secondo alcune fonti della Bbc, lo scrittore libico Idris-Mesmari sarebbe stato arrestato dopo un'intervista rilasciata alla tv satellitare al-Jazeera.

Stando alle notizie diffuse sulla rete, a Bengasi la situazione in città é tornata tranquilla, dopo che nella notte manifestanti armati di bombe incendiarie e di pietre hanno dato alle fiamme delle auto e si sono scontrati con la polizia.

Arresti preventivi

Le forze di sicurezza libiche hanno arrestato recentemente numerosi cyber-militanti in vista dell'appuntamento, convocato su Facebook, per domani 17 febbraio, sotto lo slogan «la giornata della collera». Lo scrive sul suo sito online l'Anhri, (Arabic Network for Human Rights Information). Il colonnello Muammar Gheddafi, ha anche messo in guardia la popolazione dall'uso di Facebook e dei vari social network, strumento di una cospirazione imperialista. Secondo l'Anhri, le autorità libiche hanno arrestato anche Jamal el Kowafy, 40 anni, uno degli attivisti più impegnati nell'Università di Garyunis. Gheddafi avrebbe anche previsto l'utilizzo di centinaia di agenti segreti infiltrati tra i militanti. Anhri denuncia «il controllo assoluto di Gheddafi sul paese da oltre 40 anni grazie a un apparato di sicurezza repressivo».

Tutti in piazza il 17 febbraio per il giorno della rabbia

La tv di Stato ha riferito che sono in corso solo manifestazioni a sostegno di Gheddafi in tutto il paese. Per domani a Bengasi è stato annunciato il «giorno della rabbia» con proteste di piazza che prendono spunto dalle rivolte in Tunisia, Egitto e Iran. Cinque anni fa, il 17 febbraio 2006, una manifestazione contro le vignette su Maometto pubblicate in Danimarca si era trasformata in una rivolta contro il regime.

L'Ue chiede di evitare qualsiasi violenza


L'Unione Europea attraverso la portavoce dell'alto rappresentante Ue per gli affari esteri Catherine Ashton ha invitato la Libia ha autorizzare la libera espressione e chiesto al governo di Tripoli di evitare qualsiasi violenza: «Invitiamo le autorità ad ascoltare la società civile e tutti coloro che partecipano alle proteste e a consentire la libertà d'espressione».

Dietro le rivolte in Medio oriente (come per la Serbia nel 2000) c'è un signore di 83 anni che sta a Boston

Uno degli eroi delle rivolte mediorientali è un oscuro signore di ottantatrè anni di Boston. Si chiama Gene Sharp. I militanti democratici egiziani, secondo quanto riportato dal New York Times, lo paragonano a Martin Luther King e al Mahtma Gandhi. Le sue idee hanno influenzato le rivoluzioni democratiche e nonviolente in Serbia, quelle colorate in Ucraina, in Georgia, in Kyrgyzstan e ora quelle tunisine ed egiziane.

Libri tradotti in 28 lingue e studiati dalle opposizioni di Zimbabwe, Birmania e Iran

Quattro anni fa, era stato l'autocrate venezuelano Hugo Chavez ad accusare Sharp di aver ispirato le rivolte antigovernative nel suo paese. Nel 2007, in Vietnam, i militanti dell'opposizione sono stati arrestati mentre distribuivano un suo libro del 1993, From Dictatorship to Democracy, un manuale strategico per liberarsi dalle dittature (93 pagine scaricabili dal sito dell'Albert Einstein Institution). A Mosca, nel 2005, le librerie che vendevano la traduzione in russo dello stesso libro sono state distrutte da incendi dolosi. Gli scritti di Sharp, tradotti in 28 lingue, sono stati studiati dalle opposizioni in Zimbabwe, in Birmania e in Iran. Nel 1997, racconta il Wall Street Journal, un militante polacco-americano, Marek Zelazkiewicz, fotocopiò le 93 pagine di Sharp e le portò con sé nei Balcani, insegnando le tattiche di resistenza nonviolenta in Kosovo e poi a Belgrado.

A Sharp si ispirano gli attivisti di Otpor, "mercenari della democrazia"

Il testo di Sharp è stato tradotto in serbo e distribuito segretamente tra i militanti dell'opposizione, in particolare tra gli iscritti di Otpor, un gruppo di opposizione giovanile anti Milosevic. Otpor, grazie anche ai 42 milioni di dollari americani, ha esportato le tecniche di opposizione, apprese dal libro di Sharp, nelle ex repubbliche sovietiche, organizzando seminari di resistenza democratica in Georgia, in Ucraina, in Ungheria. Nel 2000 la Casa Bianca ha aperto un ufficio a Budapest per coordinare le attività dell'opposizione democratica serba, fornendo anche strumenti e tecnologia per diffondere notizie e informazioni alternative a quelle del regime. Nel 2003, sei mesi prima della rivoluzione delle rose, l'opposizione georgiana ha stabilito contatti con Otpor con un viaggio a Belgrado finanziato dalla Fondazione Open Society del finanziere americano George Soros. I militanti di Otpor hanno addestrato gli attivisti georgiani e in Georgia è nata Kmara, una versione locale di Otpor. I soldi sono arrivati da Soros e da una delle tante agenzie semi-indipendenti di cui si serve il Congresso americano per finanziare i gruppi democratici in giro per il mondo. In Ucraina è nato Pora, un altro gruppo democratico con forti legami con l'Otpor serbo e finanziato con 65 milioni di dollari dall'Amministrazione Bush. I militanti di Otpor sono diventati mercenari della democrazia, hanno viaggiato per il mondo a spese del governo americano per addestrare le opposizioni a organizzare una rivoluzione democratica.

Otpor e Sharp hanno influenzato i ragazzi delle piazze di Tunisi e del Cairo

Il modello Otpor e le idee di Gene Sharp, racconta il New York Times, hanno influenzato i ragazzi delle piazze di Tunisi e del Cairo. Promuovere la democrazia non è una politica facile da imporre. Deve seguire una strategia diversa paese per paese, calibrata su un ampio arco temporale e centrata sui diritti umani, sulla rappresentanza politica, sullo stato di diritto, sulla trasparenza, sulla tolleranza, sui diritti delle donne. Ma le tecniche di opposizione, redatte da un anziano signore di Boston, possono essere facilmente trasmesse.

Fonte >  Il Sole 24 Ore



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