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Fini logoramenti
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Gianfranco Fini non si smentisce. La sua tattica è e sarà quella di logorare lentamente Berlusconi, di puntualizzare ogni volta che Futuro e Libertà è nel centrodestra ma è pronto anche a mettere in discussione qualsiasi provvedimento non faccia parte del programma. Nessuna tregua, anzi un continuo mantenere la maggioranza sul filo del rasoio. Lo ha fatto anche ieri, intervenendo telefonicamente ad un convegno a Salerno di Generazione Italia. E toccando il nervo scoperto del premier, il tema della giustizia. Quella riforma, spiega il presidente della Camera, va fatta ma non deve diventare un atto punitivo verso i magistrati. Poi un passaggio sulla vicenda della casa a Montecarlo, senza però nominarla direttamente: «Basta con la politica fatta di personalismi, polemiche, dossier che avvelenano il vivere civile».


Ma Fini non pensa certo a una rottura. Almeno in tempi brevi. Così continua nella sua strategia: rassicurare e attaccare. La lealtà alla maggioranza – spiega – non è in discussione. A patto però «che il programma venga declinato in tutte le sue parti, e non dimenticato o tradito in alcune di esse». E il primo punto del programma che il centrodestra dovrà discutere in tempi brevi è proprio la giustizia. Una riforma, spiega il presidente della Camera, che non deve «penalizzare la magistratura». «Ciò non vuol dire – prosegue – che tutti i magistrati siano eccellenti servitori dello Stato. Ce ne sono alcuni che, come in altre categorie, hanno dei difetti. Ma non si può e non si deve in alcun modo pensare di dar vita a una riforma della giustizia che parta dal principio che si deve punire o penalizzare la magistratura italiana». E il presidente della Camera si erge a garante di questo principio. «Comunque questo lo vedremo nel corso delle prossime settimane, nel dibattito parlamentare, che alla Camera vedrà il gruppo di Futuro e libertà non soltanto protagonista ma determinante in termini numerici e già questo credo sia una garanzia per il rispetto del programma sottoscritto con gli elettori». Poi un passaggio sul Mezzogiorno e sul peso di Bossi nella maggioranza.


«Il centrodestra è fin troppo attento alle esigenze di un partito politico qual è la Lega ma si dimentica che buona parte dei voti arriva dal Sud, da quel Meridione che deve tornare nei programmi dell'agenda politica. Occorre che alle buone intenzioni seguano i frutti e quindi maggiori infrastrutture e stanziamenti». Non poteva mancare un passaggio su Fli, il nuovo partito che sta per nascere. Le scadenze definite nei giorni scorsi sono tutte confermate: prima tappa martedì, nella sede della fondazione Farefuturo, con la costituzione del Comitato promotore (senatori, deputati e parlamentari europei), poi una convention a Perugia, il 6 e 7 novembre, per presentare il documento programmatico «manifesto per l'Italia». Infine la Costituente di gennaio, che molti dirigenti vorrebbero a Milano. Il messaggio di Fini è ovviamente denso di elogi: «Coloro che hanno aderito a Futuro e Libertà lo hanno fatto perché ci credono e non per difendere degli interessi – dice – Anzi, in molti casi coloro che lo hanno fatto hanno avuto ben chiaro che secondo qualcuno non è conveniente perché vengono messi in discussione gli incarichi, le prebende all'interno delle giunte».


«Io credo – prosegue – che proprio coloro che ci rappresentano sul territorio sono i migliori biglietti da visita per un a politica fatta di idee al servizio di una causa comune, quindi per il livello della nostra società e non per una politica di interessi. Questa è la più bella garanzia che possiamo offrire alla gente con l'entusiasmo delle idee, l'onestà degli strumenti che caratterizzano chi aderisce a Futuro e Libertà. Sono convinto che in tempi brevi ci saranno molte soddisfazioni». E da Roma, parlando agli iscritti dei circoli del Lazio, Italo Bocchino rilancia la scommessa del «capo»: tutti gli iscritti di Generazione Italia «confluiranno nel partito che tra poco lanceremo». Il capogruppo Fli a Montecitorio sottolinea che sono «oltre 10 mila» gli aderenti all'associazione vicina al presidente della Camera e prevede che questo numero possa agevolmente raddoppiare prima di gennaio. Poi una frecciata al Pdl: «Non vogliamo costruire un partito dall'alto verso il basso, con delegati scelti a tavolino, ma dal basso verso l'alto, con la possibilità per tutti di partecipare e intervenire. È proprio l'elemento di forte partecipazione che nel Pdl non c'è».

Paolo Zappitelli

Fonte >
  Il Tempo


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