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Indebitati ma solidi
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Perchè l'Italia non è la causa della debolezza europea

La fortuna conta sempre qualcosa. L’Italia, afflitta dal secondo debito pubblico fra i Paesi Ocse, inferiore solo a quello giapponese (dimentichiamo per un momento la realtà di quello americano, cui spetterebbe il secondo posto, a far bene i conti), ha avuto fra i tanti suoi problemi due piccole fortune.

BANCHE POCO ESPOSTE. La prima è che i Paesi dell’Est Europa, dove alcuni istituti di credito italiani fra i maggiori si sono fortemente esposti, hanno per ora tenuto smentendo, al momento, le previsioni di svalutazioni e crolli.

La seconda è che il suo settore bancario, che è ai vertici dei costi e spreme spesso la clientela come pochi in Europa, non si è lasciato tuttavia affascinare più di tanto dalla nuova finanza. O meglio, l’ha scaricata spesso e volentieri sui risparmiatori, che in effetti sono fra i più esposti in Europa sui prodotti strutturati (circa 190 miliardi di euro), a livelli  pari a quelli del ben più grande mercato tedesco.

OBBLIGAZIONI AL TOP IN ITALIA. Ma a differenza di varie banche tedesche, francesi, belghe e olandesi il sistema bancario italiano ha una quota modesta, inferiore al 2%, di contratti derivati sul totale delle banche del G 10. Quindi ha limitato il property trading, che invece è stato ed è tuttora al cuore dell’attività di molte banche europee e americane e, più ancora dei titoli legati all’immobiliare Usa, ha fornito la benzina all’incendio finanziario del 2007-2008. Mbs e Cdo che conducono all’immobiliare Usa hanno avuto relativamente pochi acquirenti nel mondo bancario italiano, poche centinaia di milioni. Più di metà del portafoglio bancario italiano è rappresentato da obbligazioni, sovereign e non, un terzo da derivati e il resto da azioni. L’esposizione verso i Pigs, cioè Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, è decisamente bassa, un decimo o poco meno, in totale, rispetto a quanto hanno Francia e Germania (leggi).

In Germania titoli tossici per 500 miliardi di euro

Ci sono molte sofferenze nella tradizionale attività creditizia, molti crediti inesigibili o a rischio, arrivati a 75 miliardi a fine 2010 secondo i dati Abi, con un aumento di 17 miliardi in un anno. Ma nell’insieme il sistema regge. Anche se come in tutta Europa il rapporto fra impieghi e capitale è decisamente basso.

Alcuni Paesi dai conti pubblici storicamente assai più solidi di quelli italiani, presentano un quadro bancario un po’ meno rassicurante, e fra questi la Germania, soprattutto nel sistema delle Landesbanken, le banche pubbliche regionali che di fatto controllano il mercato interno, ben più di Deutsche o Commerz.

LA GERMANIA DEL CONTAGIO. Secondo John Mauldin di Investors Insight, le banche tedesche hanno fra i 250 e i 500 miliardi di euro di titoli tossici, e potrebbero essere responsabili per circa la metà di tutti i titoli tossici esistenti in Europa. Una valutazione fatta a suo tempo (2009) dallo Spiegel parlava di 300 miliardi nelle prime 20 banche tedesche, comprese quasi tutte le Landesbanken, e della possibilità che si arrivasse a circa mille nell’intero sistema, secondo valutazioni del ministero delle Finanze (leggi).

Francia esposta con i Pigs

Francia e Germania sono poi in prima linea con i crediti ai Pigs e hanno un diretto interesse a che Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna mantengano la solvibilità, sia per il debito sovrano sia per quello concesso ai privati, in modo rilevante l’edilizia spagnola. La Francia è esposta con i Pigs, secondo dati della Banca internazionale dei regolamenti di Basilea, per 500 miliardi di dollari e la Germania per oltre 450. Un' ipotetica insolvibilità spagnola sarebbe il disastro per il sistema bancario francese e tedesco.

IL BOOM DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO. Il debito pubblico italiano svetta in Europa, primo fra tutti. E le eterne difficoltà della politica consentono di ipotizzare, in teoria, una scarsa capacità di governare la spesa, in futuro. Finora però non si è verificato.

E i dati sul deficit strutturale, il deficit che esiste o esisterebbe anche se l’economia sviluppasse tutto il suo potenziale, vede l’Italia tutt’altro che in posizioni di testa: è il 3,6 del Pil contro il 3,1 della Germania, il 5,7 dell’Olanda, il 5 della Francia e , fuori dall’area euro e dall’Europa, il 7,9 della Gran Bretagna e l’8% degli Stati Uniti. Certo, chi ha debiti pubblici meno esorbitanti può permettersi di spendere di più in deficit e non c’è dubbio che il nostro Paese deve ridurre il suo indebitamento, appena possibile cioè presto. Ma sostenere che il debito italiano è una delle cause fondamentali della debolezza europea è, come minimo, opinabile. Concorre, con altri.

Mario Margiocco


Fonte >  Lettera24


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