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La recessione può cambiare il nostro stile di vita
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Mentre la disoccupazione aumenta e gli interventi di salvataggio costano ancora più miliardi, i costi sociali della recessione diventano più chiari. Oggi il tema più dibattuto è cosa si può fare per alleviare questi tempi difficili. Ma, oltre le classiche domande degli economisti, ci si può anche chiedere come la recessione stia cambiando le nostre vite.

Tutte le recessioni hanno effetti sociali e culturali. Nelle recessioni più dure, ovviamente, i cambiamenti sono più profondi. Ad esempio, si può guardare alla Grande Depressione non solo come un'era economica, ma anche come un'era sociale e culturale. È molto probabile, quindi, che anche la presente recessione porti a cambiamenti in vari settori: dalle nostre abitudini di divertimento alla nostra salute.

In primis, prendiamo in considerazione l'intrattenimento ed i divertimenti. Molti studi hanno dimostrato che, quando un lavoro è meno facile da trovare o meno redditizio, le persone tendono ad impiegare più tempo per divertimenti con pochi costi, ed anche per il miglioramento di sé stessi.

Durante la Grande Depressione, ciò significava ascoltare la radio, e passare il tempo in salotto, giocando con giochi da tavola invece che in notti brave nei locali della città. Queste tendenze casalinghe persistettero anche dopo la crisi, per tutti gli anni Cinquanta.

Anche nella recessione presente ci possiamo aspettare che le persone preferiscano intrattenersi con attività meno costose; ed è probabile che mantengano questa tendenza per anni. Potrebbe così aumentare l'interesse per i contenuti gratuiti disponibili su Internet ed i semplici piaceri di una passeggiata quotidiana, al posto delle vacanze costose e dei biglietti per le partite basket.

In ogni recessione i poveri sono quelli che soffrono di più; ma da un punto di vista culturale, a rimetterci di più in questa recessione potrebbero essere proprio i ricchi. Infatti l'attuale recessione sta portando ad un declino dei consumi lussuosi più elevato dell'usuale.

Il cambiamento è stato documentato da Jonathan A. Parker ed Annette Vissing-Jorgenson, professori di Finanza alla Nortwestern University, nel loro recente arcivolo "Chi e come porta alle fluttuazioni aggregate? Stime ed implicazioni della diseguaglianza nei consumi". Ovviamente, le persone che posseggono molta ricchezza in azioni ed immobili hanno subito le perdite più pesanti. Ma ciò che è più importante - dice l'articolo - le retribuzioni di coloro che  guadagnano di più hanno subito un declino più elevato che nelle passate recessioni, come si è potuto di recente osservare nel settore finanziario.

In questa recessione potrà diminuire anche la ristorazione di lusso. Ci potremmo aspettare un abbandono dei ristoranti più alla moda, di contro ad un maggiore frequentazione delle biblioteche pubbliche. Cambiamenti del genere accadono spesso nelle recessioni; ma in questa potrebbero essere più pronunciati che in passato.

Recessioni e rallentamenti dell'economia non sono positivi per la salute mentale. Tuttavia, fatto molto poco noto negli Stati Uniti e negli altri paesi sviluppati, durante le recessioni la media della salute fisica sembra migliorare. È sicuramente spiacevole perdere una busta paga, ma l'eliminazione degli stress a cui conduce un lavoro può anche avere effetti benefici. La gente tende a viaggiare di meno in automobile, così diminuendo il rischio di incidenti, ed a consumare meno alcoolici e tabacco. C'è anche più tempo per dormire e per fare esercizio, così come per preferire al fad food un buon pasto preparato in casa.

In un articolo del 2003 "Vivere in salute durante tempi difficili", Cristopher J. Ruhm, un economista dell'Università della North Carolina a Greensboro, ha scoperto che il tasso di mortalità cala quando la disoccupazione aumenta. Negli Stati Uniti, ad esempio, una crescita dell'1% del tasso di disoccupazione ha portato ad un calo del tasso di  mortalità dello 0,5%.
In un libro del 2006 - "Il Mito della Grande Depressione" - David Potts ha studiato la storia sociale dell'Australia negli anni '30. Il tasso di suicidi in Australia ebbe un picco nel 1930, ma la salute generale migliorò, e diminuì il tasso di mortalità. Dopo il 1930 anche il numero di suicidi diminuì.

Ma nonostante questo studioso abbia riscontrato nelle interviste che molte persone ricordavano con affetto quegli anni di depressione, non dovremmo affrettarci a concludere che quelli di depressione sono tempi felici.

Molti esempi come questi sono meramente illusori. Come ha documentato lo psicologo di Harvard Daniel Gilbert, nel suo best-seller "Stumbling on Happiness", la gente ha spesso ricordi rosei di periodi molto stressanti, quali quelli di estrema povertà o di guerra. Nel contesto odierno, anche noi potremmo star soffrendo ansie e paure per la dubbia e magra consolazione di avere qualche ricordo positivo nel prossimo futuro.

Tuttavia, questa recessione potrebbe significare che la prossima generazione sarà più prudente. Questa implicazione è stata studiata da due professori,  Ulrike Malmendier dell'Università di California a Berkeley e Stefan Nagel della Stanford Business School, in un loro articolo del 2007: "Bambini della depressione: come influiscono le esperienze macroeconomiche sull'accettazione del rischio?".

L'articolo sostiene che una generazione che cresce in un periodo in cui i rendimenti delle azioni sono bassi sarà più incline ad avere un approccio cauto all'investimento, anche dopo decenni, così come una generazione che cresce in periodi di alta inflazione sarà meno incline ad acquistare obbligazioni, anche dopo decenni.

In altri termini, i teenager di oggi hanno meno possibilità di fare scelte folli nel mercato azionario di domani. Potranno così perdere molte buone opportunità di guadagno, ma commetteranno anche meno errori.

È vero: a fatti compiuti bisogna ammettere che qualcosa di terribile è accaduto all'economia degli Stati Uniti. Nessuno avrebbe dovuto auspicare in un evento simile; tuttavia, guardando ai cambiamenti sociali che la recessione sta portando, si rivela un quadro più complesso.

In aggiunta alla nostra prima priorità - che dovrebbe essere proprio quella di uscire da questa recessione - molti di noi saranno più frugali e si dedicheranno di più a sé stessi ed alle loro famiglie.

I cambiamenti nei costumi causati da questa recessione potrebbero così essere la prossima storia interessante da raccontare.

di Tyler Cowen, Professore di Economia alla George Mason University

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di M.


Fonte >  NYT | 31 gennaio

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