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Dal regno di ZOT
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Il cardinale di Los Angeles, Roger Mahony, ha voluto scrivere un articolo per «The Jewish Journal» (1). In questo articolo, il porporato dichiara che monsignor Williamson (il vescovo della Fraternità lefevriana) «è bandito dall’entrare in una chiesa cattolica, scuola od altro edificio dell’arcidiocesi di Los Angeles «fino a quando lui e il suo gruppo non si piegano, pienamente e in modo inequivocabile, alle direttive del Vaticano riguardo all’olocausto». Nello stesso articolo, il cardinal Mahony si impegna a visitare entro l’anno il «Memorial Yad Vashem in Gerusalemme», loda  Angela Merkel e i democratici della Camera bassa USA per aver espresso al Pontefice le loro critiche riguardo alla riammissione dei tradizionalisti nella Chiesa, e plaude ai chiarimenti forniti dal Vaticano in questa faccenda.

Fatto significativo, il cardinale non firma l’articolo da solo. Con lui firmano quelli che glielo hanno dettato: rabbi Gary Greenebaum, direttore dell’American Jewish Congress (AJC) per gli affari inter-religiosi, e Seth Brysk, direttore del capitolo di Los angeles del medesimo congresso ebraico americano.

Ironicamente, si potrebbe notare che Mahony ha fatto un favore spirituale a monsignor Williamson, vietandogli di entrare nelle sue chiese: la diocesi di Los Angeles sembra essere affollata soprattutto di preti omosessuali e pedofili. Nel 2007 la diocesi ha pagato 660 milioni di dollari a oltre 500 vittime di abusi sessuali del suo clero come risarcimento danni extra-giudiziale. I pagamenti sono stati fatti a condizione che gli abusati rinunciassero ad ogni causa ulteriore. Ciò per risparmiare a Mahony stesso l’umiliazione di dover rispondere in giudizio alle domande delle «vittime sesusali», come testimone e fors’anche - alla fine - come imputato.

Sì, perchè Mahony è un vero simbolo incarnato del progressismo post-conciliare, un disinvolto sostenitore del movimento omosessuale, un campione della dissidenza interna alla Chiesa e alle sue posizioni («negazioniste», diciamo) contro l’omosessualità. Mahony inoltre è accusato di aver coperto i suoi predatori sessuali in abito talare (2), e di averli spostati da una chiesa all’altra quando la comunità locale cominciava a rimostrare al cardinale sulle loro abitudini, dove potevano praticare le loro abitudini su altri bambini e giovanotti.

Il risarcimento miliardario (la più grossa transazione extragiudiziale della storia USA) non è bastato a calmare gli animi. «Questa orrenda pagina del cattolicesimo non può essere chiusa fino a quando la Chiesa non rigetta quei prelati che mettono il loro interesse avanti a quelli dei fedeli cattolici», ha scritto Phil Lawler, direttore di Catholic World News quando nel 2007 il risarcimento fu pagato, «e il cardinal Mahony ne è il più evidente esempio».

Dunque, da questa storia si potrebbero ricavare conclusioni curiose. La prima: i suoi fedeli vogliono che ad essere cacciato da ogni chiesa sia, ben più che Williamson, il cardinal Mahony. La seconda: che sentendo in pericolo la sua carriera nel cattolicesimo, Mahony ha cambiato Chiesa, proclamando la sua fede nell’unica vera religione pubblica rimasta, e impegnandosi a compiere l’atto sacrale richiesto ai catecumeni, la visita a Yad Vashem. Perchè quella chiesa sorvola sui peccati omofili della carne, purchè il catecumeno si riconosca colpevole dell’olocausto, in correità con tutti i goym.

Ma entrambe queste conclusioni sarebbero inesatte. La verità - la carità della verità - ci obbliga a fornire la spiegazione del gesto di Mahony, dell’articolo che ha voluto firmare col suo rabbino di controllo sul giornale ebraico.

Il fatto è che, se il cardinale sperava di essersi cavato dai guai pagando il colossale obolo (spendendo a questo scopo gli oboli dei fedeli), l’illusione è durata poco. L’FBI ha aperto spontaneamente una nuova indagine su Mahony ed altri esponenti della diocesi di Los Angeles:   l’ipotesi di reato è che Mahony e i suoi, proteggendo i pedofili-omosex anzichè espellerli, abbia commesso una frode (3). Ai federali è venuto in mente di applicare una poco nota legge federale che vieta «di macchinare (scheming) per privare altri del diritto intangibile a (ricevere) un servizio onesto». E’, come si vede, una norma del diritto commerciale, che potrebbe essere più utilmente applicata agli speculatori emettitori di subprime tossici.

Stupefacente che venga elevata al cardinale. Il cardinale infatti, in una intervista radiofonica, s’è detto «stupefatto» di questa accusa applicata a lui. La diocesi ha risposto alla nuova notizia di reato con un comunicato in cui dichiara che «sotto il cardinal Mahony l’arcidiocesi è diventata un modello nell’individuare e punire gli abusi», e promettendo la massima collaborazione alla nuova inchiesta.

Ma intanto, il prudente cardinale deve aver pensato a come sventare questa seconda spada di Damocle. Forse - chissà - si sarà ricordato che gli avvocati difensori di tutte le vittime degli abusi a Los Angeles, anzi tutte le vittime degli abusi subìti da preti cattolici in tutti gli Stati Uniti, sono ebrei. Qualche complottista sussurra perfino che si è trattato di una campagna concertata per distruggere moralmente la Chiesa americana, condotta da una nota lobby; sussurro da cui teniamo a prendere le distanze, per due motivi: la Chiesa USA è davvero piena di sacerdoti di quel tipo, e poi è difficile trovare un avvocato che non sia ebreo.

Fatto sta che il cardinal Mahony può essersi rivolto ai capi della comunità-vittima, a tu per tu, per chiedere consiglio. Chissà se - come si vede nel celebre «Il Padrino» - si sarà presentato al primo incontro con una confezione di cannòli; probabilmente era «pastrami», più gradito a quel genere di padrini. I padrini devono anche avergli offerto qualche protezione, ma in cambio di un atto di sottomissione: un’offerta che non poteva rifiutare, per così dire. L’espulsione di Williamson dalle chiese di Los Angeles, in cui Williamson mai si sognerebbe di entrare, dev’essere l’atto richiesto.

Atto gratuito - perchè non solo non costa niente, ma potrebbe risparmiare al cardinale altri gravosi esborsi, stavolta per frode in commercio di servizi spirituali. Se la nostra ipotesi è giusta, vedremo quella inchiesta chiudersi alle fasi istruttorie.

Con l’esposizione di questo fatterello (ripugnante ancorchè ridicolo) intendo rispondere a quel lettore che mi invita a commentare «l’ultima trovata dell’illustrissimo nostro ministro degli Esteri che (fonte TG) dopo un colloquio con la Livni decide di ritirare la delegazione italiana dalla conferenza ONU» sul razzismo, la cosiddetta Durban II, che si terrà a Ginevra il 20-25 aprile.

Ma di chi è dipendente questo qua!?, esclama il lettore. Ma Frattini non è un dipendente degli israeliani, è un ebreo, e serve la sua patria (4). Cosa volete commentare? L’Italia è uno ZOT - Zionist Occupied Territory, come la Palestina. Ma almeno i palestinesi si ribellano. Noi invece ci siamo dati un governo ZOG  (Zionist-occupied Government). E’ ZOT anche la Chiesa di
Los Angeles, la Chiesa di Roma è in via di essere ZOT, gli USA sono sotto il dominio di ZOG, l’Europa è parimenti uno ZOT; dopo l’Italia-ZOG, infatti, si ritirano dalla conferenza sul razzismo anche Danimarca, Francia e Belgio. La Germania annuncerà ad ore il suo rifiuto. Tutti sotto ZOG.

Frattini non ha solo ritirato l’Italia a nostro nome da Durban II. Ha anche rimandato «sine die» una visita che doveva fare a Teheran in marzo. Questo viaggio era necessario, perchè solo con l’aiuto dell’Iran possiamo rifornire (e magari riportare a casa) i nostri soldati in Afghanistan. Ma l’ayatolla supremo Ali Khamenei ha definito proprio adesso Israele «una minaccia per la pace», l’ha accusata di «tortura, blocco economico, gravi restrizioni e chiusura arbitraria dei territori» di Gaza (e la settimana prossima, l’Iran terrà una conferenza su Gaza). Khamenei ha anche osato dichiarare l’olocausto «la menzogna del nostro tempo», anzi una scusa per «usurpare» le terre dei palestinesi.

Insomma, ha detto le verità che ZOG  non vuol farci sentire. Così la riunione contro il razzismo (Durban II) viene disertata perchè la bozza dell’incontro, anticipata da Haaretz, dice che lo sterminio di Gaza «costituisce ‘una violazione dei diritti umani internazionali, un crimine contro l’umanità e una forma contemporanea di apartheid’. Pura e semplice verità. La verità evidente è esattamente quella che i servi di ZOG sono tenuti a negare, quando si instaura il suo regno.

 ZOG sopprime la verità, e perseguita e minaccia di strage atomica chi la dice. Non vi ricorda qualcosa? Nell’Apocalisse, per esempio, a ZOG  veniva dato un altro nome. Il fatto che ZOG domini mentre il mondo della civiltà occidentale crolla nel caos e nella miseria da ZOG provocata, dovrebbe aggiungere un indizio per la nostra cristiana memoria.

Il regno della menzogna protetta dal «diritto», che cosa vi ispira, cristiani? E non critichiamo la Chiesa del silenzio ultimo. Certo non vi aspettavate che, all’avvento di ZOG, i prelati, con quegli scheletri negli armadi, salgano sugli spalti a gridare al mondo: «Allarme, ZOG è arrivato!». Essi devono difendersi dalle conseguenze del loro peccato, denunciando con alte strida il peccato immaginario, partecipando al linciaggio dei veritieri. Ad essi vada la nostra pietà; essi confermano quel che disse il Cristo: «Chi fa peccato è schiavo del peccato».

Preghiamo per loro (sottovoce, com’è necessario nel regno di ZOG), e per noi.




1) «Cardinal Mahony: Holocaust-denying bishop not welcome in LA», The Jewish Journal, 3 marzo 2009.
2) «Abito talare» ovviamente è solo un modo di dire. L’abito preferito dai preti californiani consiste in soffici maglioni rosa, jeans attillati e stivali da cow boy; il tutto con baffi curatissimi e dopobarba di gran marca (visto di persona a San Francisco).
3) Kathleen Gilbert, «Cardinal Mahony Under Investigation for Clergy Sex Scandal Cover-Up»,  LifeSiteNews.com, 28 febbraio 2009.
4) Se mai il servo è Pierluigi Battista, che su Il Corriere applaude al ritiro dell’Italia. Partecipare alla conferenza anti-razzista, dice, sarebbe stato un grave errore. «E’ merito del governo italiano non averlo commesso. Perché si possa dire ‘dell’Italia’ e non solo del ‘governo italiano’, occorre che l’opposizione dica, tra l’altro nella scia di un governo americano ‘amico’ come quello di Obama, che su una questione irrinunciabile di principio come la lotta all’antisemitismo comunque camuffato non c’è ostacolo di schieramento e di collocazione politica. Un obiettivo, la lotta all’antisemitismo, ovviamente condiviso anche dal predecessore di Frattini agli Esteri, Massimo D’Alema, che sempre, anche quando ha criticato con vigore l’azione israeliana a Gaza, anche quando ha rivendicato una linea di condotta che tenesse conto della forza e del radicamento di Hamas ed Hezbollah, ha tenuto a erigere una frontiera civile e valoriale contro il dilagare della furia antisemita (antisionista) che nega il diritto all’esistenza stessa dello Stato di Israele». Da uno che si chiama Battista non ci si poteva aspettare minor servizio. Il Corriere ci informa anche che «Un portavoce del ministero degli Esteri a Gerusalemme, Andy David, ha detto che Israele ‘si rallegra di questa decisione dell’Italia che si è resa conto che da questa conferenza nulla di positivo potrà emergere’. Soddisfatta Margherita Boniver, deputata del Pdl e presidente del Comitato parlamentare Schengen, Europol e Immigrazione: ‘Dall’esperienza deleteria della prima sessione di Durban si era capito che l’intenzione di Paesi come la Libia e l’Iran era ed è di trasformare la conferenza in un grande palcoscenico, teatro di un’orgia di antisemitismo ed anti-occidentalismo, capace di rivoltare platealmente la realtà».


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