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Docente del Parini: «Vogliono cacciarmi perché severa»
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Consigli di classe di genitori 68ini, ecco il risultato

MILANO
- «Costretta a chiedere il trasferimento». Vessata, insultata, accusata dai genitori perché «ritenuta indegna del posto che occupo». E in questo clima «da caccia alle streghe non ho alternative che lasciare». La denuncia è di una professoressa del liceo classico Parini, che ha scritto una lettera ai colleghi e alle famiglie per spiegare le ragioni delle sue dimissioni. «Dopo 30 anni di onorato servizio per la mia futura serenità, devo cambiare scuola», si legge. E nella stessa situazione ci sarebbero anche altri insegnanti, «almeno in quattro». Colpevoli «di pretendere un certo rigore dai propri studenti».

La docente parla di una sorta di «mobbing» generalizzato e perpetrato nel tempo. Già all'inizio di febbraio il preside, Carlo Arrigo Pedretti, aveva chiesto ai parenti, in una circolare, di non aggredire e offendere gli insegnanti nei consigli di classe. «La pluralità dei genitori che per qualsiasi ragione (personale) abbia motivi di critica nei confronti di un docente non deve tenere un atteggiamento aggressivo od offensivo, come purtroppo si può verificare in simili circostanze». Un invito, quello del dirigente, che pare non abbia dato gli effetti sperati. Anzi. Secondo alcuni, «avrebbe fomentato queste nuove aggressioni». Da settimane, infatti, «sono state fatte pressioni quotidiane da parte di rappresentanti di istituto (eletti con un'esigua minoranza) ad alcuni docenti per lasciare la cattedra». Addirittura si parla «di una sorta di piccolo processo» negli uffici. Con accuse che, in alcuni casi, «entrano nella vita privata» e che non c'entrano «con il nostro mestiere». E la richiesta «di trasferimento per il prossimo anno scolastico». Nell'attesa, poi, «ci hanno chiesto di metterci in malattia».

La professoressa ha cercato un confronto, ha parlato con i suoi studenti, con i genitori. Durante i consigli di classe, negli incontri. Più che altro «per capire che cosa sia il problema, perché ancora non è chiaro». E le reazioni sono state diverse. «Alcuni si dicono indignati di questo comportamento». Altri, invece, «mi hanno inviato lettere di solidarietà». Ma non è bastato per farle cambiare idea: «A causa di una grave situazione familiare non sono in grado si sostenere un processo diffamatorio in cui mi dovrei difendere da accuse ignobili». Così ha deciso per l'addio: «Almeno i genitori "urlanti" hanno smesso di assediarmi».

Il clima all'istituto di via Goito è sempre più pesante. Alcuni studenti si schierano con la docente. «È brava, spiega bene. Certo, pretende molto». Ed è proprio questo secondo alcuni docenti il problema. «È un'insegnante rigorosa, severa e molto valida», sottolinea un collega. E tanti «genitori non accettano che i figli prendano brutti voti a scuola». Per questo, secondo lui, «sono cominciate le pressioni». In ogni caso «tutto questo è inaccettabile». E il preside «non c'entra nulla. Tutte queste pressioni sono fatte solo da alcuni genitori che hanno cariche all'interno della scuola. In particolare il presidente del Consiglio d'istituto». Il risultato, però, non cambia. Una professoressa va via: «Vi lascio con profonda amarezza e grande dispiacere. Purtroppo sono costretta».

Fonte > Corriere.it



Parini, troppi insulti dai genitori. E cinque professori se ne vanno


Non vogliono più avere a che fare con le mamme degli studenti del Parini e per questo hanno chiesto il trasferimento in altre scuole. Alla fine, dopo una lunga lotta, i professori hanno gettato la spugna. Due professori hanno già presentato la domanda per insegnare altrove da settembre, altri tre valutano se farlo ora, pur fuori tempo massimo. «Questa scuola è un incubo — dice una delle prof transfughe — ci sono madri, non tutte per fortuna, che passano le loro giornate a insegnarci come si fa il nostro mestiere. E se i figli prendono voti bassi ci insultano».

Per difendersi dalle pressioni dei genitori, in una decina di classi i docenti hanno deciso di fare le riunioni dei consigli di classe in “formula chiusa”: non sono ammessi tutti i papà e le mamme, ma solo due loro rappresentanti. Questa mossa, conforme alla legge, ha scaldato ulteriormente gli animi dei genitori più agguerriti nel volere seguire la vita scolastica dei figli. Ed è fallito il tentativo di mediazione del preside Carlo Pedretti, che due mesi fa ha pubblicato sul sito web della scuola questa circolare: «I genitori che per qualsiasi ragione (personale) abbiano motivi di critica nei confronti di un docente — si legge — non devono avere atteggiamenti aggressivi od offensivi». Ma l’invito è caduto nel vuoto. Il Parini, intanto, perde iscritti.

La circolare del preside

Le sezioni dove in almeno una classe si è deciso di chiudere ai genitori le riunioni del consiglio sono la E, la B e la A, dove insegnano alcuni dei professori che ora hanno capitolato. Nella lettera di dimissioni un’insegnante parla di «insulti, accuse e parole pesanti» che le sarebbero state rivolte da alcuni genitori «anche via email». Un altro docente riferisce di «insulti personali e pesantissimi» che gli sarebbero stati fatti dai genitori di uno studente che andava male a scuola. Gli insegnanti lamentano anche il fatto che il preside in realtà non li abbia difesi, anzi. «Mi ha detto che con le famiglie contro non potevo insegnare, mi ha consigliato di chiedere il trasferimento e intanto mettermi in malattia, già che avevo qualche problema di salute», racconta un’insegnante. Un’accusa pesante, che la docente si dice pronta a ripetere «in ogni sede». Identico racconto fa un altro docente: «Mi ha detto di mettermi in malattia».

Ai docenti nel mirino arrivano gli attestati di stima di molti genitori e studenti. In particolare di quelli dell’ultimo anno, che temono di trovarsi con nuovi insegnanti alla maturità. Ma i rappresentanti dei genitori sono fermi nel condannare l’atteggiamento dei docenti. Raffaella Castellani, presidente del consiglio d’istituto, dice: «La scelta di non accettare i genitori ai consigli di classe ha messo le famiglie in una condizione di forte disagio. È vero che c’è una minoranza di madri e padri che difende i figli a oltranza, ma questo non può essere un motivo sufficiente a escludere le famiglie dalle riunioni in cui si decide la vita scolastica dei loro figli».

Fonte >  Repubblica.it



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