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Segreto di Fatima o mistero vaticano?
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E’ stupefacente, la terza parte del Segreto di Fatima, che per più di mezzo secolo è stata al centro dell’interesse del mondo, una volta pubblicata con la sconcertante interpretazione che ne colloca al centro Giovanni Paolo II, ha solo suscitato dissidi e nuovi interrogativi. Eppure, ciò non è che l’ultimo anello di una lunga catena d’inganni in seguito alla stupefacente decisione di Giovanni XXIII di archiviare questa terza parte del Segreto nel 1959, quando aveva deciso di convocare il Vaticano II per aprire la Chiesa al mondo. Allora, parlando di notte alla folla riunita nella piazza di San Pietro, invitava i fedeli a guardare la luna, mentre nel palazzo si preparava un perfido «aggiornamento».

Stupefacente, ancora, che dal 15 novembre 1966, da quando cioè Paolo VI abrogò gli articoli 1.399 e 2.318 del Codice di Diritto Canonico che proibivano la pubblicazione di libri ed opuscoli che diffondessero nuove apparizioni, rivelazioni o profezie non approvate dalla Chiesa, chiunque può diffondere tra i cristiani le rivelazioni più fantasiose. Qualsiasi diavoleria può venire alla luce. Niente più è proibito. Il «Principe della menzogna» entrato in Vaticano riuscì a liberare ogni apparizioni e messaggio sospetto. Solo il Segreto della Vergine di Fatima, il messaggio più indubbiamente divino, restò all’indice. E’ vero che questa liberazione non poteva sorprendere dopo la dichiarazione sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae), in cui le autorità della chiesa conciliare dichiararono il diritto alla libertà religiosa in foro esterno come voluta da Dio stesso! Un’iniziativa stupefacente, pure questa, secondo logica, quantomeno perché dichiara tacitamente il diritto perfino alla perfidia in nome di Dio.

Se ciò è mostruoso riguardo all’Autorità di Dio, è terribilmente vero riguardo ai dichiaranti, nel senso di una tacita autodichiarazione di rinuncia alla propria legittimità di giudici sul bene e sul vero da diffondere e sul falso da frenare. Insomma il documento proclama la libertà di non credere alla propria autorità dichiarante! Ma ci può essere idea più bacata?

Fatima come uno specchio

Quanto è successo e continua a succedere attorno a questa terza parte del Segreto di Fatima, nota come Terzo Segreto, appare contraddittorio a credenti e non credenti. Infatti, è stato censurato e poi raggirato, proprio dai suoi sommi gestori vaticani, pur trattandosi di un segno riconosciuto dalla Chiesa d’origine divina. Due sono le spiegazioni possibili per tale comportamento: o dietro l’evento di Fatima vi è il nulla o esso racchiude proprio il mistero con cui i grandi prelati temono confrontarsi, perché riguarda loro ed è troppo grave.

Una conclusione s’impone: non si tratta tanto del contenuto del Segreto, ma del mistero della mutazione religiosa che accadeva nel tempo che segnala. O meglio, questa mutazione è il contenuto virtuale e la ragione del Terzo Segreto. E ora, dopo la pubblicazione del suo testo, con la sua visione della «soppressione» del Papa col suo seguito cattolico, è venuta l’ora di un deciso risveglio affinché si arrivi finalmente al senso di quanto la Vergine immacolata, Madre di Dio e nostra amatissima Mediatrice Maria, ci ha portato per aiutarci in una crisi spirituale senza precedenti per le sue contraffazioni e inganni d’inaudite dimensioni. E’, quindi, urgente ascoltarLa, poiché è Lei l’Avvocata inviata a soccorrerci.

Il dilemma «cattolico» dell’ora presente

Come è stato ben ricordato sul nemico di Dio e degli uomini: «Dove c’è maggior salvezza, ecco che attacca con maggior forza!». Questo è il motivo per cui la Chiesa è sempre stata difesa in modo soprannaturale contro maligno; è la custode della salvezza, ed esso cerca di compenetrarla in ogni modo. L’attacco costante è un motivo in più per credere la Chiesa portatrice del Messaggio divino per salvarci in ogni tempo. Ecco Fatima per ricordarlo in tempo di ateismo e apostasia. Il dilemma per il nostro tempo, però, sembra insuperabile per molti cattolici perché riguarda l’evento estremo del «pastore colpito», ossia del katéchon «tolto di mezzo». Attorno al Terzo Segreto di Fatima, allora, quello pubblicato dal Vaticano, spuntano le più dure obiezioni. Ma si noti bene, non provengono da cattolici di tendenze liberali o latitudinarie, bensì da quelli maggiormente attaccati alla Tradizione. Come mai essi contestano l’autenticità del Segreto pubblicato dallo stesso Giovanni Paolo II? Non si fidano da colui che è ritenuto da praticamente tutto il mondo il Papa cattolico?
Naturalmente nella loro coscienza quella lampadina rossa che lampeggiava, si è accesa in modo continuo.

Antonio Socci è l’esempio più mediatico di questa contraddizione: vogliono credere con tutte le forze al Papa che li ingannò in tutti i modi. Prima mantenendo nascosto il Segreto archiviato da Giovanni XXIII, poi avvalorando un falso segreto, e finalmente pubblicando quello di suor Lucia, per ricondurlo a sé, al suo attentato, le cui ragioni non sono propriamente di fede. Quindi, un gran numero di fedeli, più o meno conservatori o tradizionalisti, che vanno da padre Balducci al reverendo Grunner e a vari editori cattolici, che arrivano a ritenere il Segreto pubblicato dal Vaticano un «falso», diffidano della sua autenticità, mai, però, del un suo sommo «contraffattore». E il dilacerante dubbio va avanti da anni. Poi si è trovato anche uno studio grafologico sui testi di Lucia (reperibile nel sito www.tldm.org/NEWS/lucys_writing.htm), che vorrebbe confermare la falsificazione con prove scientifiche di natura grafologica. Intanto in quei mesi il libro di Socci fu tradotto e pubblicato anche in inglese e il consigliere dell’associazione dei giuristi cattolici americani, redattore del giornale contro revoluzionario, The Remnant, il giudice Ferrara, riepiloga le sue conclusioni sul «falso» nel lavoro «The secret still hidden».

Che dire? Un Terzo Segreto falso o mutilato? In un mio articolo precedente, «Ipotesi sull’incombente Segno di Fatima», faccio vedere che entrambe le ipotesi attorno al Segreto pubblicato dal Vaticano, vero o falso, indicano un’enorme contraddizione: se è falso, ne è responsabile proprio l’autorità vaticana che lo ha falsificato. Quindi Giovanni Paolo che lo avrebbe contraffatto a suo vantaggio. Se è vero, allora la contraddizione è dei cosiddetti tradizionalisti e conservatori che accusano il falso, per non accusare un falsario che sarebbe il loro Papa. Una posizione ammorbidita poi dall’idea che i vertici vaticani non hanno falsato quel testo, ma «solo» nascosto la sua parte essenziale, ma mentendo sull’integrità di quanto pubblicato. Una tale contraddizione deve indicare, quindi, qualcosa di molto strano. Abbiamo ipotizzato allora la sindrome della paura della verità contenuta nel Segreto di Fatima, che del resto, come si aveva visto, colpì pure suor Lucia (vedi articolo summenzionato). Ma a tale sindrome sono soggetti anche quanti con le loro accuse di falso rischiano di contestare l’onestà di quei vertici: un pontefice ingannatore in questioni che riguardano un segno divino! Si pensi che fino a pochi decenni fa perfino dubitare della parola di un cardinale era peccato grave. Allora l’ingannatore non può essere cardinale e neanche Papa. Perciò la contraddizione passa a consistere nel fatto che per evitare tale costatazione «sedevacantista» devono incidere in alcune conclusioni strampalate.

Ho preso allora per esempio l’editore francese Laurent Morlier, autore del libro «Il Terzo Segreto di Fatima pubblicato dal Vaticano è un falso», sottotitolo: «eccone le prove» (traduzione di Salpan Editore, Matino (Lecce), 2005. A esso si riferì l’altro grande contestatore dell’integrità del Segreto in causa, Antonio Socci, che si è spinto a un duro confronto col Segretario di Stato, il neo astro del gran buio, cardinale Bertone, a cui io avevo scritto nel 2000 senza aver avuto l’onore di nemmeno una ricevuta!

L’inconsistenza delle «prove» della falsità del Segreto

Sulle «prove» di Morlier, semplici indizi, mi ero occupato altrove. La sua contraddizione consisteva nel chiamarmi in causa dicendo che tale «Segreto» sarebbe falso anche perché aperto ad ogni interpretazione simbolica come quella di sedevacantisti come Arai Daniele, che lo applica alle proprie tesi! Ma è forse una tesi dire che il Papa morto della visione del Segreto implica la vacanza del Soglio papale? Dunque, per essere razionali, si deve tornare alla sola questione dell’autenticità della visione. Tali illustri autori non ne vogliono sentir parlare, almeno come testo integrale, ma allora devono affrontare la possibilità del falsario in Vaticano, che non potrebbe essere altro che Giovanni Paolo II, cui credono proprio come Papa autentico. Eppure, Morlier è roso da dubbi poiché crede che Paolo VI sia ancora in vita, e ormai pentito dalle sue demolizioni sia prigioniero nelle cave vaticane! L’editore-tradutore di Salpan, confuso, introduce il lavoro dicendo che Giovanni Paolo II «ha mentito quasi su tutto»... «Lo riconosco, sì, Papa, ma tra i peggiori, anzi, il peggiore dei Papi». Non sarebbe più logico accettare che non mente sull’autenticità del Segreto,
anche se deforma la Dottrina cattolica sulla Redenzione e sull’unica Alleanza eterna?

Svela il Segreto la causa della crisi cattolica dopo il 1960?

Il Segreto, in sostanza, ha già svelato come l’attuale gerarchia ecclesiale ne tema il contenuto associato alla crisi della fede successiva al Vaticano II e come, proprio per questo motivo, si continui ad esercitare su di esso un deciso controllo. Lo hanno capito, tra gli altri, il noto mariologo padre René Laurentin e Vittorio Messori, che avevano allora sollevato pubblicamente la questione macroscopica che i vertici vaticani cercavano di velare con le loro mosse, favorite dalla fatuità e inconsistenza della grande stampa. Si pensi alle promozioni avute dal cardinale Tarcisio Bertone, proprio dopo le sue visite alla veggente Lucia di Fatima, a chi non ha rivolto nessuna delle domande veramente utili a chiarire il mistero del Terzo Segreto. Lo ha fatto presente Socci, ma già nel novembre 2000 lo avevo fatto presente io in una lunga lettera portata in Vaticano, di cui ho scritto sopra. Fatto è che, essendo impossibile ignorare Fatima, l’evento certificato dal gran miracolo del sole, riconosciuto dalla Chiesa come segno divino (c’è da risalire all’Antico Testamento per trovarne uno simile), le autorità vaticane cercano di ridurre il suo messaggio a vago riepilogo storico delle malefatte del secolo XX. Eppure, lo scenario che esso riflette, dell’eccidio virtuale del Papa col suo seguito, è quello dell’esecuzione di un «colpo finale» contro la Chiesa, del complotto storico che è andato a segno nei nostri tempi e poco prima del 1960. Che altro se non le perfidie operate in Vaticano contro la Fede?

Quale complotto storico è andato a segno nei nostri tempi?

Poiché la storia umana è quella di una ribellione cresciuta e moltiplicatasi, la risposta va data vagliando il grado di ribellione vissuto oggi; se ha carattere «religioso» è massimo. La ribellione all’origine dei delitti, guerre e massacri; degrada l’ordine naturale della terra perché prima ha degradato l’ordine spirituale dell’essere umano. E poiché la ribellione originale è per ognuno quel che la rivoluzione è per le società, ad essa fu offerta l’àncora di un aiuto divino, di modo che la gente non fosse trascinata dall’empietà rivoluzionaria. Quest’ancora è il Cristianesimo che insegna la vera distinzione tra bene e male, che fissa la divisione tra coscienza attenta al-la Parola divina sul bene e la «cultura» liberista intenta a chiamare bene il male e male il bene. L’aiuto di quest’ancora resta oggi ignorato, anzi nascosto dagli stessi responsabili del suo uso contro le ondate della convul-sa cultura moderna.

La visione del Segreto figura il colpo contro la Chiesa?

Nel 2000 tale segreto fu finalmente rilasciato dal nuovo indice, dove era l’unico indiziato, ma condizionato dalla sconcertante interpretazione per cui la sua visione ritrarrebbe l’attentato di Piazza San Pietro contro Giovanni Paolo II, come «fatto culminante della storia»! Fatima presa a servizio del culto della personalità! A questo punto, la prima questione da verificare è se il testo pubblicato sia autentico, non perché attestato dai capi vaticani, che ieri l’hanno censurato e oggi lo usano a proprio favore - non si può essere giudice in causa propria - ma perché coerente con la Fede, con gli altri termini dell’evento di Fatima, con la desolazione presente e con l’intera storia cristiana. Il dubbio su quest’autenticità, ma non sulla demolizione della Fede, è oggi tale e così diffuso che non pochi hanno ipotizzato l’esistenza di un’altra suora che avrebbe fatto le veci di suor Lucia di Fatima. Di fronte a tanti dubbi e ipotesi astruse è necessario che il vaglio dell’autenticità del Segreto pubblicato sia innanzi tutto effettuato sull’essenziale ovvero sul suo contenuto profetico applicato al tempo cui si riferisce.

Come appurare se il Segreto pubblicato è autentico? E’ quanto si deve indagare partendo dalla lezione di San Pietro (At 4,19) per cui va vagliato prima d’ogni cosa quanto risulta procedere da Dio, perché l’azione avversa a un segno della Provvidenza finisce per ritorcersi contro i suoi autori. L’Anziano Gamaliele aveva detto nel Sinedrio che perseguitava i cristiani: «Se ciò è d’origine umana, sparirà da sé, ma se è da Dio, non riuscirete a eliminarlo, rischiate invece di opporvi a Dio stesso» (At 5, 38-39). Poiché niente sfugge ai disegni della Provvidenza, se il Segreto di Fatima è un Suo segno, come crediamo, ogni manovra contro di esso può non solo attestare la sua origine, ma gli inganni contro la Fede. A questa luce il Segreto diviene per i suoi avversari clericali, anche se non osano negarne l’origine divina, una vera «pietra d’inciampo».

Può tale Segreto essere un racconto di bambini?

Tutto ciò si addice ad un segno profetico autentico. Se la profezia è da Dio, nessun intreccio intorno alla sua rivelazione può eliminarla, anzi tale opposizione fa capire chi è contrario a che si conoscano i disegni divini per i nostri tempi (confronta At 5, 39). A parte l’inevitabile semplicità del resoconto infantile, la visione dell’attentato mortale, che finisce con l’uccisione del Papa insieme al suo seguito fedele, è un simbolo molto forte e conforme alla storia della Chiesa, che segue la passione del Cristianesimo sulle orme del suo Fondatore morto in croce. E’ la passione del Cristianesimo il sunto del Segreto? Perché allora fu stranamente ignorato, nella sua presentazione vaticana, la frase: «In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede». La visione simbolica della passione di Cristo nella Sua stessa Chiesa, nella stessa Cristianità fa paura a chi? Si riconosce che si tratta di un quadro simbolico, ma al messaggio si è voluto adattare, come «fatto culminante della storia», l’attentato del 13 maggio 1981 subìto da Giovanni Paolo II, che però non morì martire per la fede col suo seguito e non fu vittima di soldati, ma di un killer; la sua angoscia, inoltre, ha seguìto, non preceduto, gli spari; tutto quindi contrasta con la visione del Papa che, prima d’essere martirizzato insieme con un’intera schiera di testimoni cattolici, era mortalmente afflitto per la perdita delle anime nella città rovinata. Che altra città essa rappresenta se non la Cristianità?
E cosa può evidenziare la sua rovina più che la grande apostasia?

L’eccidio papale rappresenta la Cristianità agonizzante?

Si pone, pertanto, innanzitutto la questione di quale sia il primo soggetto della visione di questa ecatombe: il Papa col suo seguito o la Cristianità dilaniata di cui il Papa è il capo e primo testimone? Si tratta di una singola persona o della carica papale, che è il primo bersaglio dell’attentato contro la Fede? In verità, ogni volta che un Papa muore se ne fa un altro e il vuoto è colmato. La rovina della Cristianità, invece, colpisce la vita spirituale d’intere generazioni e popoli. Non è forse chiaro, allora, che la visione della città mezza rovinata e piena di morti, concerne il Papa perché la sua esecuzione la rende acefala e perciò esposta alla più completa rovina: la grande desolazione spirituale della Cristianità?

La nuova seduzione ha per nome «libertà di coscienza»?

Quale fu la sua parola d’ordine per sedurre anche i chierici cattolici, che per vocazione dovevano resistere alle concupiscenze sensuali? Il «nuovo ordine» dominante che seduce gli uomini del mondo civile col potere dei soldi e del piacere fisico senza limiti morali, ha sedotto molti chierici con l’idea di un diritto di libertà religiosa dato alle coscienze, cioè dall’idea del diritto alla libertà di governare la vita sociale con il voto di maggioranze materialiste e abortiste. Ciò significa mettere l’opinione umana al di sopra della Legge di Dio, uno sproposito indegno del retto pensiero cattolico, ma fatto in nome della dignità dell’uomo nella Dignitatis humanae. Si può negare che era iniettata nella Chiesa una dottrina che contraddiceva tutto il suo Magistero conforme alla Legge di Dio? Lo si mediti con l’aiuto del buon senso e alla luce dei termini: colpa, castigo, pentimento o perdizione. Ecco le parole divenute tabù inaccettabili e realtà proibite nei nostri tempi. E’ l’ora dei falsi Cristi che mutano i tempi e le leggi? L’ora dei falsi Cristi e falsi profeti impegnati a «cambiare i tempi e le leggi» (Dn 7, 25) è descritta dalla predica di un nuovo «vangelo», dunque dall’uso dell’autorità d’insegnare la Parola divina con un diverso tenore. Ecco il «vangelo» del diritto alla libertà di una coscienza autonoma, che insinua niente meno che il diritto di raccogliere la frutta dell’albero del bene e del male. Tale «magistero» implica anche il «vangelo» della conciliazione della Religione di Dio che si fece uomo con la «religione» dell’uomo che si fa Dio, proprio perché proclama il diritto alla libertà di religione. Tali «vangeli» di «redenzione universale», cioè della redenzione indifferente di quanti ignorano, non innocentemente, la Parola del Redentore e della Sua Chiesa, vanno nel senso inverso del Vangelo di Gesù Cristo, Dio che si fece uomo per riscattare ogni uomo nel sangue del Suo Sacrificio di amore. Sono «vangeli» concepiti per operare l’apertura ecumenista voluta dal modernismo e dalla Massoneria a tutte le religioni sicché tutti possano credere secondo tradizioni o idee umane o macumbe varie e ritenersi redento dalla propria buona volontà, che dispensa da Cristo!

La vera Chiesa potrebbe predicare un «nuovo vangelo»?

Si può considerare vero pastore e amico degli uomini chi predica tali «vangeli ecumenisti e giudaizzanti» voluti dal nemico degli uomini e di Dio per invertire la Sua Parola sull’unica via di salvezza in Gesù Cristo e nella Sua Chiesa? Impossibile. Perciò è scritto che se anche un angelo del Cielo o chi si presenta come apostolo, predica altri vangeli, aperti ad altre vie di salvezza, che sia anatema (confronta Galati 1-8). Si tratta del pastore anatema da se stesso, che a causa della propria dottrina perversa va evitato (Tito, 3, 10) e, «non ricevetelo né lo salutate; perché chi lo saluta partecipa alla sua opera perversa» (2Giovanni 10). Quando tali «vangeli» indicono una pastorale ecumenista d’aspetto cattolico, si deve essere consapevoli che essa non procede dalla Chiesa di Cristo, ma dalla nuova chiesa serva della Babilonia del mondo.

Salutare il falso Cristo è complicità con l’opera perversa? (vedi II Giovanni 10.)

Questa presenza di falsi Cristi e di falsi pastori per edificare una nuova Roma aggiornata al mondo può non essere considerata come segnale della fine del tempo delle nazioni cristiane? Può tale delitto estremo, della libertà religiosa contro l’unico Dio, divenuta legge nel mondo per iniziativa «cattolica», non segnare l’ora apocalittica (18, 4) di quell’ordine dal cielo: «Esci, mia gente, per non partecipare alle sue opere perverse e non meritare parte dei suoi flagelli»? Poiché nessuno può uscire dal mondo, si tratta di prendere le distanze da quella che fu la Sede della Legge naturale e divina, ma oggi predica la conciliazione ecumenista perfino con la religione dell’uomo che si fa Dio e impone la sua legge di liberazione dal Creatore. Come resistere alla presa dell’«ordine» della democrazia mondiale col quale la chiesa conciliare collabora quale «animatrice spirituale», se non contestando la sua legittimità, rifiutandone la dottrina ecumenista?

Può la vera testimonianza essere priva del sostegno divino?

Non si dica che i cattolici sono abbandonati da Dio al prestare tale testimonianza. Basta meditare sull’offerta di Fatima, prima ai Papi e ora ai fedeli per evitare l’abisso in cui il mondo moderno precipita. Il Segreto è d’aiuto ora per capire il significato dell’attentato mortale al Vicario di Cristo. Non rappresenta esso la rimozione dell’ostacolo all’apertura dell’abisso? E questa rimozione non è forse il diritto alla libertà religiosa proclamato dal Vaticano II? Ecco lo sbocco della ribellione
contro la Parola divina nel seno della stessa Chiesa. Considerato l’aspetto della rivoluzione terminale, di natura clericale, avremmo allora il dovere di rifiutare tutto quanto procede da tale fonte, dal Vaticano II, svelatosi il vero attentato dottrinale all’autorità papale, cattolica, proclamando la libertà religiosa, da chi, se non da Dio stesso?

Viviamo forse il cruciale countdown della storia umana?

Dall’inizio della storia, l’uomo è di fronte ad un crocevia che porta, o alla Città della fede divina, o alla Babele delle idolatrie terrene; o alla Religione di Dio che si è fatto uomo, o alla «religione» dell’uomo che si fa Dio; o all’Ordine cristiano universale o ad un nuovo ordine mondiale ideato dalle logge e dalle sette idolatrici del mondo moderno. Dato che viviamo le seconde scelte, ciò porta a considerare che siamo al conto alla rovescia di un disastro senza precedenti per la barca della società umana che si avvia verso un precipizio spirituale senza ritorno. Il guaio è, però, che tale idolatrato nuovo mondo col suo nuovo ordine è ora consacrato dalla nuova fede conciliare del
Vaticano II. Come è stato possibile arrivare a tale inversione nella Cristianità? La visione del Segreto di Fatima, rappresentando in modo virtuale il massacro della somma autorità spirituale, il Papa col suo seguito, non svela forse l’esito di questa rivoluzione umana contra la Parola divina? Si dovrebbe riconoscere in tale visione la conseguenza finale, storica, della caduta originale che raggiunge la stessa Chiesa istituita proprio per diffondere nel mondo il Mistero della Redenzione?

La rivoluzione può aver raggiunto la Chiesa e il suo Capo?

Viviamo l’ora del «pastore colpito» e del «gregge disperso»? (Matteo 26, 31). Tale rivoluzione per essere portata dentro la Chiesa deve aver prima eliminato la suo pastore tradizionale, l’ostacolo (katéchon), il Papa. Possibile?

Il fatto certo è che le difese della Chiesa e dell’Ordine cristiano furono liquidate nello stesso periodo in cui un chierico di mentalità massonica e modernista fu eletto Papa. Roma, la «fortezza della Fede», che nel 1917 appariva come un baluardo semirovinato, appare dopo come città desolata dai gas malefici di un nuovo disordine religioso mondiale; dello spirito ecumenista iniettato dal naturalismo massonico col Vaticano II; il «concilio» definito l’89 della Chiesa. Che il gregge cattolico inseguito ad esso sia stato disperso è indubbio. Quale la chiave giuridica per restaurare il potere della Chiesa?

La società perfetta che è la Chiesa dispone di una legge perfetta riguardo al Diritto divino, perché la Provvidenza di Dio vuole i fedeli provvisti di mezzi per evitare gli errori del mondo. Questo mezzo è il Papato. Ma e se falsi Cristi e falsi profeti occupano Roma per cambiare il Vangelo immutabile e assumono tale veste, ritenuta non giudicabile?

Allora dovrà essere la fede a contestare il falso Cristo di fronte ad una sua evidente autocondanna derivata da un tacito «autogiudizio» secondo il diritto divino (Tito, 3, 11) e l’auto rinuncia, ipso facto, all’autorità cattolica secondo la legge della Chiesa (codice canonico 1.917, 118, 4). Ciò si deve sapere per restaurare l’Ordine cristiano e impedire il dominio dei poteri che lavorano per la scristianizzazione mondiale. Su questioni di questa gravità il vero cattolico non deve mai scegliere semplicemente di dare ragione a questo o a quello, ma deve trovare lui stesso, nelle ragioni profonde della fede, cosa e chi la deturpa per il disonore della Chiesa di Dio e la rovina delle anime. Il rifiuto della classe clericale che non solo tace su queste congiure, ma ne offre «basi dottrinali moderniste e giudaizzanti» è il punto di partenza, ostico, ma inevitabile. Non vi è altra via d’uscita.

Quando un numero sufficiente di cattolici, illuminati dallo Spirito Santo, avrà il coraggio di rifiutare la tentazione di convivere con l’apparato clericale che ha inferto tale colpo alla Fede, testimoniando e pregando perché il Signore susciti un Conclave che elegga un Papa cattolico, libero della contaminazione pandemica del Vaticano II. Allora saremmo sulla via del rinnovo della Chiesa e, seguendo la luce di Maria Santissima e attraverso la fede cristiana suscitata in noi dal Sangue di Suo Figlio, del rinnovo della faccia della terra.

Arai Daniele 


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