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Immigrazione islamica e gli olivi italioti
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Un lettore scrive a Blondet:

«Carissimo direttore,
sono un suo grandissimo fan, ho parlato di lei a tantissimi amici che ignoravano il suo bellissimo e utilissimo giornale, ho anche fatto tantissime fotocopie di suoi articoli per me e per altri. Non sto scherzando, sono stato sempre d’accordo con il suo pensiero, perfino quando era palesemente non politically correct, come quando lei definì gli zingari dei pidocchi; sempre d’accordo con lei al punto che spesso i suoi scritti mi hanno procurato letteralmente orgasmi mentali, ho goduto e spero di goderne ancora. Però devo confessarle che le sue risposte alle missive di tanti suoi fan, comprese due mie amiche, non d’accordo col suo antionismo-filopalestinese-islamico [in una mi ha dato del becero idiota nonchè nazista talmudico] non mi sono affatto piaciute; sono rimasto molto deluso e perplesso. Sinceramente non me l’aspettavo da uno come lei, mi ero illuso di trovare in EFFEDIEFFE la casa di tutti gli europei cristiani e ‘bianchi’ e in lei l’ultimo grande europeo.
E invece mi sono sbagliato; chiaramente non posso pretendere che lei cambi il suo - per me autorevolissimo - punto di vista, ma la voglio pregare di rispondere, in futuro, meno sprezzantemente e meno laconicamente, avendo la cortesia di spiegarci il perchè della assurdità delle tesi di noi antisemiti sionisti. Insomma ci faccia capire: noi la leggiamo per imparare, per capire la verità e non per farci zittire. Ci risponda più esaurientemente, anche se scriviamo idiozie, la prego faccia questo sacrificio... Forse mi sbaglio ma penso che la maggioranza dei suoi lettori sia, sì, antigiudaica ma non del tutto antisionista, o meglio, non filoislamica. Forse mi sbaglio, ma la maggioranza dei suoi lettori è nazional-cristiana, insofferente a Sion ma anche all’Islam, è per una Europa unita, ma sotto la croce cristiana, è per una Europa solidale col terzo mondo ma non disposta a farsi islamizzare e invadere da altre razze, con cui bisogna dialogare, collaborare ma non necessariamente ‘mescolarsi’. Ci abbiamo messo 2000 anni per arrivare ad un minimo di civiltà e non siamo affatto disposti a ritornare indietro. Qualsiasi risposta mi darà saro felice e chiaramente la seguirò sempre.
Con stima e affetto
Alfredo Briganti»


Al lettore ed ai lettori, sottolineo, per l’ennesima volta, alcuni punti:

1) Il problema dell’immigrazione islamica e quello dell’eccidio di palestinesi a Gaza vanno tenuti mentalmente distinti, perchè non hanno alcuna relazione  tra loro. Anche i palestinesi, anche gli islamici, sono esseri umani, ed è proprio dell’Europa cristiana (quando lo era, non serva del talmudismo aggressivo) riconoscere la loro dignità e i loro diritti di uomini.

2) Chi non sopporta gli immigrati islamici [ma nemmeno romeni nostri fratelli storici e alleati nella guerra europea, nè filippini, nè Sikh, nè albanesi che non siamo capaci di integrare, nè pakistani, più intelligenti e istruiti di noi] dovrebbe dirci come risolvere il problema: votando Lega? Applaudire alle stragi israeliane?

Non mi pare che ciò avvicini la soluzione.

Provocarli, come fanno i Calderoli, i Maroni e i Borghezio? Vietare loro di pregare?

Stanno facilitandoci le relazioni con quella gente di diversa cultura, non c’è che dire!

3) Perchè, mi spiace disilluderla, non c’è soluzione altra che la convivenza. Gli immigrati non spariranno, anzi aumenteranno, qualunque cosa si faccia (in realtà, non si fa niente).

Il problema andava affrontato molto prima, magari  facendo molti più figli italiani: il vuoto demografico italiano rende inevitabile l’immigrazione, anzi diventeremo minoranza nel  nostro Paese.

Ringrazi le normative sociali anti-famiglia, e l’aborto legale, che ammazza oltre 250 mila nuovi italiani l’anno, da decenni.

Gli stessi padroncini del Nord-Est, che votano Lega e sono anti-islamici, assumono per primi gli immigrati, anche perchè li pagano meno e in nero: tipico comportamento «inautentico», italiota e furbesco.

Nel Sud, poi, il fenomeno è dilagante: fancazzisti con lauree facili non fanno i lavori manuali, e li fanno fare agli immigrati, mentre loro aspettano di essere assunti nel pubblico impiego.

Forse l’immigrazione può essere rallentata, o persino rovesciata, da una crisi economica gravissima, che ci costringa tutti a tornare ai campi e a fare i manovali. Non so se augurarmelo, anche se ce lo meriteremmo.

4) Nessuno è obbligato a «mescolarsi» con gli immigrati. I musulmani (e albanesi, romeni, zingari, sikh) dovrebbero essere trattati secondo le leggi, e obbligati ad obbedire alle leggi cui noi obbediamo, come italiani.

Ma ci pensi un momento: gli italiani sono ligi alle leggi? Danno il buon esempio di giustizia e di civiltà?

Sa, gli albanesi e i marocchini sono lesti a capire che questo, per i ladri, i mascalzoni e i delinquenti, è un paradiso della manica larga. E’ quasi un miracolo che la maggior parte degli immigrati, dopotutto, lavori onestamente.

5) Confesso che personalmente sono insofferente più ai camorristi napoletani (cento omicidi l’anno) ai calabresi della ‘ndrangheta e ai pugliesi della sacra corona unita, che ai musulmani. Come ultimo europeo e «bianco» mi vergogno di loro, davanti agli stranieri immigrati.

6) Guardi anche il lettore di vergognarsi un po’ per la leggerezza con cui scrive: «Ci abbiamo messo 2000 anni per arrivare ad un minimo di civiltà e non siamo affatto disposti a ritornare indietro».

Anzitutto, la civiltà c’era già a Roma, 2500 anni fa, e per certi versi superiore: per esempio, nel fatto che gli stranieri li integrava, con severa giustizia e cordiale politica. Inoltre, non so se il lettore si è accorto, siamo già «tornati indietro».

Le manifestazioni di inciviltà italiana sono dovunque, nelle tifoserie, nelle strade, nel consumo mostruoso di coca, nelle discoteche con violentatori annessi, nell’impunità dei corrotti, nel particolarismo chiuso, nell’ignoranza auto-compiaciuta, nell’analfabetismo giovanile, e nella stessa superficialità incolta con cui si evoca «l’Europa cristiana e bianca, unita sotto la croce», quando siamo «uniti», si fa per dire, dal calcio, dalla TV e dalla secolarizzazione consumista e abortista.

Per restare civili, e diventare sempre più civili, onde aver qualcosa da insegnare agli immigrati, caro lettore, bisogna studiare, sforzarsi, mai accontentarsi di quello che già si è.

E’ questo che non facciamo. Preferendo illuderci che viviamo già in una civiltà, che invece dobbiamo ricostruire, se non costruire.

Prevedo che iI nostri figli e nipoti vivranno come minoranza etnica - analfabeti, coperti di tatuaggi, dediti a violenze microscopiche e a balli tribali di massa, e rincoglioniti da qualche droga come già sono - tra stranieri che li comanderanno e manderanno avanti la baracca, perchè avranno studiato.

Spero di essere stato chiaro e articolato. Spero di non dovermi più ripetere, perchè queste cose le dico in realtà tutti i giorni. Tutti i miei articoli, letti da troppi lettori come filo-arabi, sono intesi a restituirci il coraggio della nostra civiltà e dei suoi princìpi di giustizia universale (la cui difesa richiede coraggio, non viltà) e a suscitare l’orgoglio necessario per voler essere migliori dei musulmani, se possibile. Non a farvi illudere che siete già «nazional-cristiani» e quindi non avete bisogno di fare più nulla.

Come ho già detto molte volte, anche gli olivi sono «mediterranei», ma non perchè conoscono
Platone e l’arte alessandrina, ma perchè sono piantati quà.

La maggior parte degli «italiani» lo è come gli olivi: le loro «radici», di cui si vantano, non succhiano niente di Dante o di Machiavelli, nessun gusto per la tradizione vivente che hanno attorno, l’architettura di Roma o le antiche case contadine o il paesaggio toscano, così umanizzato e civile. Succhiano Nutella, TV-spazzatura, tifoseria teppistica.

Siamo in grado di guardarci attorno, e vedere come abbiamo ridotto anche fisicamente le nostre città e il mare? Di guardare allo specchio noi stessi, senza i pennacchi immaginari di «eredi» di una grande civiltà?



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