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La politica del tubo
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Il sogno spagnolo non vola più: deficit alle stelle, disoccupazione al 20%, aeroporti in tilt. Berlino irritata, Bruxelles in allarme. CAOS TOTALE - E Fini fa battute

Deficit alle stelle, disoccupazione al 20%, dubbi sulla tenuta delle finanze pubbliche e timori di contagio sulla zona euro: e ora, come se non bastasse, almeno due giorni di caos dei cieli con ripercussioni a catena in mezzo mondo. La Spagna teme il danno di immagine che lo «sciopero selvaggio» dei controllori di volo potrebbe avere sul turismo, che rappresenta circa l'11% del Pil, in un momento delicatissimo per il governo di Madrid, impegnato nella difficile impresa di convincere gli osservatori internazionali e i mercati dell'affidabilità del sistema-Paese.

Migliaia di notizie sui media di tutto il mondo, dal New York Times ad Al-Jazeera. Con speciale enfasi sulla misura draconiana – lo stato di emergenza con applicazione del codice penale militare – con cui il governo Zapatero è riuscito a ristabilire il controllo della situazione, a prezzo però di far riaffiorare i fantasmi del passato autoritario della Spagna. «Ci sono conseguenze economiche molto serie e qualcuno le dovrà pagare», ha detto ieri alla radio Cadena Ser il segretario generale al Turismo e Commercio interno, Joan Mesquida, riferendosi allo sciopero dei controlliri di volo, «questa situazione ha fatto traboccare il vaso». È un brand, la cosiddetta Marca Espana, affermatasi con successo all'estero dagli anni '90 in poi, che rischia di essere messa in discussione. «Lo sciopero dei controllori aerei colpisce gravemente l'immagine della Spagna e la nostra economia», hanno affermato la Confederazione degli imprenditori spagnoli e quella delle aziende alberghiere, in un comunicato congiunto dai toni allarmati. Così, il principale quotidiano spagnolo El Pais ieri osservava come il New York Times avesse scritto che «ci si aspetta che lo sciopero provochi enormi perdite nel settore del turismo, che rappresenta l'11% del Pil».

Sul sito della Frankfurter Allgemeine Zeitung le informazioni sullo sciopero sono collegate a quelle sulla crisi economica del paese iberico, in particolare sulla privatizzazione degli aeroporti decisa due giorni fa dal governo spagnolo. E lo stesso Wall Street Journal, la «bibbia» dei mercati, sottolinea il collegamento fra questa decisione dell'esecutivo e la protesta selvaggia iniziata ieri sera. Ma, al di là delle reazioni dei media internazionali, è il bilancio della protesta a destare preoccupazione. Venerdì pomeriggio, all'improvviso, i controllori di volo hanno lasciato in massa le torri di controllo dichiarandosi tutti "malati". Motivo dello sciopero il decreto di privatizzazione parziale dell'ente aeroporti Aena adottato dal governo, che fissa fra l'altro nuove norme per i tempi di lavoro degli uomini radar. E così le hall degli scali del paese hanno vissuto ore di rabbia e sconforto, con migliaia di persone in coda davanti ai pochi sportelli delle compagnie aeree in cerca di informazioni sui voli e su dove dormire, che nessuno sembrava in grado di dare. Anche perché la protesta si è svolta in concomitanza con le vacanze di cinque giorni del "ponte della Costituzione", il più lungo dell'anno. Molti, famiglie con bambini, persone anziane, hanno passato la notte tra venerdì e sabato nelle hall di partenza degli aeroporti. Ieri mattina il calvario è ricominciato con pesanti disagi anche per gli scali romani. A Fiumicino sono stati cancellati 51 voli e 4.000 passeggeri in partenza sono rimasti a terra. Motivo che ha spinto molti a chiedere una mano di ferro contro i 2300 controllori, considerati una categoria di privilegiati con stipendi sopra i 200mila euro all'anno (secondo il ministero dei Trasporti 135 di loro guadagnano più di 600 mila euro, altri 713 fra 360-540mila).

E così, poco dopo mezzogiorno il governo ha dichiarato lo "stato d'allerta". Un provvedimento mai preso dalla morte del dittatore Francisco Franco nel 1975. Le torri di controllo degli aeroporti sono state poste sotto l'autorità dello stato maggiore dell'esercito. I controllori di volo sono stati dichiarati «mobilitati», come soldati in guerra, e avvertiti che in caso di «disobbedienza» rischiavano fino a 15 anni di carcere. Il pugno di ferro di Zapatero si è rivelato vincente. I controllori hanno iniziato a tornare ai posti di lavoro. Le torri di controllo hanno ripreso ad operare. Verso le 17 i primi aerei hanno potuto decollare, da Madrid, Barcellona, le Baleari, le Canarie. Fra i primi il volo Alitalia 063 Madrid-Fiumicino. Ma il traffico è rimasto molto limitato. La maggior parte delle compagnie aveva cancellato in mattinata tutti i voli fino a oggi. Il ministro dei Trasporti Josè Blanco ha previsto che la situazione dovrebbe normalizzarsi in 24-48 ore.

Luigi Frasca

Fonte >
 Il Tempo



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