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Rabbi Mengele abita a New York
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«L’Antico Testamento incoraggia  il delitto?»: a porre la domanda cruciale non è un antisemita, ma la giornalista ebrea D.M. Murdoch, dell’Examiner (1). L’enorme scandalo che coinvolge una dozzina di importanti rabbini di New York e New Jersey, sta scuotendo la comunità ebraica americana. Precisamente, indebolisce la certezza della propria superiorità morale, impeccabilità e intoccabilità nutrita dal gruppo umano più ricco e potente del pianeta.

Come si sa, l’inchiesta dell’FBI è cominciata con una faccenda di mazzette ai politici (è stato arrestato Robert Cammarano, il sindaco di Hoboken, New Jersey, un sobborgo di lusso della grande New York, che avrebbe preso tangenti per 25 mila dollari), si è ampliata coinvolgendo importanti rabbini che riciclavano denaro sporco attraverso le loro yeshivot (scuole talmudiche ) e fondazioni «caritative» che non sono obbligate ad esibire bilanci, ed è sboccata nel più rivoltante degli scandali: il traffico di organi umani, strappati a poveracci per essere trapiantati su ebrei ricchi, in USA e Israele.

Fatto inaudito e sconvolgente, i TG hanno mandato immagini di pii rabbini, con barbe candide di  mistici e spirituali, cappelloni neri e redingotes di haredi, mentre vengono fatti salire sui cellulari in manette. Fra questi il venerato Saul Kassin, il rabbino capo della setta Sharee Zion di Brooklyn. Il sant’uomo, erede di una famiglia di interpreti della Torah da 500 anni, che ha fra i suoi antenati un Nobel per la pace del 1968 (lo statista francese René Samuel Cassin), è stato beccato con quasi centomila dollari in contanti, di provenienza illecita e da riciclare, che aveva nascosto in una scatola di cereali. Coimputati con lui sono Eliahu ben Haim e Edmund Nahum, rabbini di due diverse sinagoghe a Deal, e Mordechai Fish, rabbino a Brooklyn.

Ma le accuse contro questi sono bazzecole in confronto a quella, rivoltante, che pende sul rabbino Levy Izhak Rosenbaum di Brooklyn: il panciuto e intraprendente maestro della Torah, animatore di un centro per bambini (ebrei) malati, vendeva organi umani a ricchi acquirenti da un decennio almeno. L’FBI ha la registrazione di una sua telefonata dove rabbi Rosenbaum, credendo di parlare ad un possibile acquirente di reni (in realtà un agente sotto copertura) si vanta: «Diciamo che sono un mediatore», ed offre all’agente di portare un ebreo povero da Israele per estrargli il rene da trapiantare a New York. Questo, s’intende, se il ricevitore dell’organo è un ebreo ortodosso, che non vuole reni di goym, evidentemente impuri; se invece si accontenta, Rosenbaum può offrire reni di indiani, di africani, di moldavi.... i bianchi dell’Est sono ovviamente preferiti dagli ebrei bisognosi di organi: li ritengono un po’ più kosher degli altri, bontà loro.



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L'arresto dei rabbini di Brooklyn, tra cui Levy Izhak Rosenbaum (secondo da destra)




Rosenbaum stesso, nelle sue vanterie telefoniche, ha spiegato i suoi metodi: pagava il viaggio a New York a un poveraccio, per esempio moldavo, attirato da un’offerta falsa di lavoro; poi gli rivelava quello che l’organizzazione voleva da lui. Se questo resisteva, il rabbi metteva sul tavolo un revolver: «Ormai sei qui. Un contratto è un contratto. Adesso o ci dai un rene, o non torni mai più a casa». In cambio, offriva 2 mila dollari, massimo 10 mila. L’acquirente del rene ne sborsava 160 mila. Un bel business.

Il grave è che Rosenbaum non è un isolato mascalzone, ma l’elemento di una rete criminale vastissima, tutta interna al mondo ebraico, i cui confini restano ancora da esplorare.

Già nel maggio 2007 era stato arrestato in Turchia (2) il professor Zaki Shapira, luminare israeliano dei trapianti,  che trapiantava organi di dubbia origine a ricchi ebrei in cliniche private di Istanbul; fra l’altro, il professore o le sue guardie del corpo avevano resistito all’arresto, c’era stata una sparatoria con morti, soffocata dai media, il che lascia sospettare una difesa «professionale» di corpi israeliani.

Ancor più grave lo scandalo di traffico d’organi scoperto in Sudafrica nel gennaio 2004: l’indagine, partita da un «donatore» brasiliano (pagato 6 mila dollari) di un rene a un ricco ebreo operato a Durban, portò ad appurare che erano stati compiuti 80 trapianti in due anni - udite udite - «tutti finanziati dal governo di Israele attraverso quattro assicurazioni sanitarie» israeliane, secondo la polizia sudafricana e quella brasiliana. Era stato arrestato il coordinatore del business in Brasile, il generale dell’Israeli Defense Force Geldaya Tauber Gady, che aveva confessato: «Non ho mai pensato che il mio governo finanziasse qualcosa di illegale. Io stavo soltanto aiutando gente che aveva bisogno...» (3).

E non basta: il 23 luglio scorso, a Bucarest, sono stati arrestati una ventina di medici israeliani, specialisti in infertilità, che trafficavano in ovuli femminili da impiantare in donne ebree.

«Facevano esperimenti simili a quelli che i nazisti fecero ad Auschwitz», ha accusato il presidente della Associazione Medica Romena, professor Vasili Esterestua.

Insomma, il dottor Mengele, ora, è israeliano.

E intanto il rabbino Israel Dwek, capo spirituale della sinagoga di Deal (Monmouth County) ha ripudiato ritualmente suo figlio Solomon, ossia l’informatore che ha cooperato con l’FBI per mettere alla luce lo scandalo degli organi. Infatti, ha spiegato il rabbino, il Talmud vieta che un ebreo dia informazioni ai goym a danno di altri ebrei... Il ripudio è avvenuto con una cerimonia  funebre (come se il figlio fosse morto) davanti alla comunità.

Nello scandalo di Hoboken scoperto dall’FBI, il rabbino-estirpatore Rosenbaum pare godesse dell’appoggio di rabbi Ovadia Yusef, il vecchio rabbino-capo sefardita di Israele e capo del partito ultra-religioso Shas, che aiutava il business riciclando il denaro guadagnato coi trapianti nelle sue  varie «opere di carità» e scuole  almudiche della sua organizzazione. Con queste attività, le opere caritative del Shas venivano ampiamente finanziate.

E non basta ancora: in controluce, è possibile intravvedere l’opera della mafia russo-ebraica che ha piantato solide basi a New York e nel New Jersey. La mafia giudaica trovava i «donatori» involontari. Il tutto sotto la protezione apparente sia dello Stato ebraico, sia dei gruppi ultra-ortodossi, dediti allo studio infinito della Torah.

Da qui la sconsolata domanda della Murdok: c’è qualcosa nella Bibbia che incoraggia e condona simili delitti? C’è, risponde sconsolata. E cita il Deuteronomio (20, 10-16):

«Quando Dio ti darà (i goym) nelle tue mani, tu passerai a fil di spada tutti i maschi, ma le donne e i bambini e il bestiame, e tutti i beni della loro città li terrai come bottino per te, e tu godrai le spoglie dei tuoi nemici».


«Tu non farai pagare al tuo fratello (ebreo) l’interesse sul denaro... ma farai pagare allo straniero (al goiy) l’interesse» (Deuteronomio 23, 19-20).

«Tu (Israele) succhierai il latte delle nazioni, succhierai dalle mammelle dei loro re» (Isaia 60,16). 

«Gli stranieri ricostruiranno le tue mura, e i loro re ti serviranno. Le tue porte saranno aperte giorno e notte, sì che i goym portino a te le ricchezze delle nazioni in processione. Perchè le nazioni e i regni che non serviranno te, dovranno perire; esse dovranno essere distrutte alla radice» (Isaia 60, 10-12).

«Gli stranieri faticheranno a pascolare le tue greggi, gli stranieri saranno i tuoi  contadini e vignaioli; mentre voi sarete chiamati i sacerdoti di Dio, che divorano la ricchezza delle nazioni: le loro ricchezze saranno la vostra gloria» (Isaia 61, 5.6).

Proprio gli ebrei più «religiosi» tra noi, lamenta la Murdock, leggono avidamente queste promesse bibliche e le applicano alla lettera. Proprio loro sono gli studiosi del Talmud, che dichiara uomini solo gli ebrei, anzi divini (Sanhedrin 58b). Dal Talmud (Menachot 43b-44) imparano a pregare ogni giorno così: «Sii ringraziato di non avermi fatto goy, nè donna, nè bruto». Dal trattato Nedarim 23b imparano: «Colui che vuole che nessuno dei giuramenti che ha fatto durante l’anno siano validi, si alzi e dichiari: Ogni voto che farò in futuro sia nullo - e il giuramento sarà nullo, purchè si ricordi di questo al momento del giuramento».

La Murdock evita di citare passaggi talmudici peggiori, come «Quando verrà il messia, ogni ebreo avrà 2.800 schiavi», o gli infiniti passi dove i non-ebrei sono definiti «bestiame», che può essere sfruttato e macellato impunemente. Nè cita i responsi dei rabbini contemporanei proprio a favore dei trapianti di organi di non-ebrei su ebrei, e contrari al trapianto di organi di ebrei su non ebrei.

Come ha sancito rabbi Scheerson, il venerato «messia» dei Chabad Lubavitcher: «Se un giudeo ha bisogno di un fegato, si può prendere il fegato di un non-ebreo innocente per salvare il primo? La Torah lo consente. La vita di un ebreo ha un valore infinito. Se vedi due persone affogare, un ebreo e un non-ebreo, la Torah impone di salvare la vita dell’ebreo».

Nonostante le omissioni, le citazioni della Murdock sono un «unicum»: citare i passi ripugnanti del Talmud esponeva alla nota accusa di antisemitismo, qualunque ebreo era impegnato a replicare che quei passi sono briciole in un monumento enorme della letteratira spirituale... Adesso un certo numero di ebrei americani, i più evoluti e integrati, guarda con vergogna a questi loro confratelli  che coltivano un razzismo (dice la Murdoch) «anacronistico e arretrato, e lo insegnano ai loro figli, basandosi su ‘testi sacri’ troppo antichi, che devono essere riscritti, o magari cancellati e sostituiti con visioni più illuminate».

Rabbi_Mengele_1.jpgE’ una presa di coscienza che, a quanto sembra, va allargandosi. Dopo lo scandalo di Bernie Madoff, il finanziere che ha rubato 50 milioni di dollari a investitori (per lo più ebrei) che si  fidavano del fratello di razza, sul National Jewish Student Magazine è apparsa una lettera aperta «ai giudei frega-soldi» (money grubbing jews), dove un certo Ben Sales scrive: maledetti voi, «perchè  fate vergognare me e chiunque altro porti una kippah, un cappello nero, una t-shirt con scritte in ebraico... Ogni ragazzo che va a una scuola ebraica, ogni studente che partecipa all’Hillel; ogni sionista, post-sionista, ogni ebreo conservatore, ortodosso, ricostruzionista, riformato, sefardita, haskenazita, hassidico o secolare oggi deve sopportare lo sguardo di coloro che hanno letto delle vostre imprese e pensano: ecco un altro Shylock, un altro Madoff, un altro giudeo per cui i soldi sono più importanti che l’onore della propria comunità».

Il curatore del «Tzvee Talmudic Blog», un blogger newyorkese ebreo, dedito di solito a celebrare i successi ebraici in USA, commenta con pari vergogna l’arresto del rabbi Saul Kassin: «E’ da ritenere che l’FBI non arresti un capo religioso di così alto profilo senza avere un intero Talmud di prove contro di lui. L’FBI non ha nessun desiderio di cercarsi dei guai», ammettendo così  l’impunità di cui gode in America la nota comunità, e il suo potere di intimidazione.

«Com’è che un santimonioso capo religioso diventa così corrotto da farsi arrestare?», si chiede il talmudic blogger (4). E spiega che non è un caso unico.

«Due settimane fa Naftali Tzi Weisz, il gran rabbino di una setta hassidica di Brooklyn, s’è ammesso colpevole in giudizio di affari loschi che ha commesso attraverso le fondazioni benefiche collegate al suo gruppo. Il trucco consisteva in questo: donatori che volevano evadere le tasse donavano, diciamo, 100 mila dollari ad una delle opere benefiche ebraiche, ottenendo l’esenzione fiscale per l’intero ammontare. Poi gli venivano restituiti, attraverso banche israeliane, l’80-95% dei fondi. Alle opere benefiche andavano, a fine dell’operazione, dai 5 ai 20 mila dollari».

Riciclare denaro di delinquenti attraverso le yeshivot, che sono fondazioni religiose esenti da tasse, è una consuetudine eticamente approvata dalla comunità, purchè i delinquenti siano giudei.

Notevole la raccolta di casi criminali che ha radunato Shmarya Rosenberg del Minnesota, tutt’altro che antisemita, anzi un ex membro di una setta «haredi» che se ne è staccato, e che dal 2004  denuncia le ipocrisie e le storture morali, giustificate con citazioni bibliche, dei super-ortodossi. Vale la pena di consultare il suo blog, failedmessiah: vi si troveranno oltre 700 casi di rilevanza penale commessi dai pii ebrei, alcuni gravissimi. Come  l’abuso sessuale di bambini, frequentissimo e per lo più mai denunciato nè dai media nè dalla giustizia, da parte di famosi e stimati «maestri della Torah».

Rabbi_Mengele.jpgIl rabbino Yehuda Kolko, per esempio, che ha molestato sessualmente i suoi giovani allievi per 40 anni, cosa di cui la sua comunità era pienamente consapevole, ma che non ha mai denunciato, anzi che ha protetto da ogni indagine, negando ogni accusa delle vittime come falsa e inventata. O come  Avrohom Mondrowitz, ricercato come violentatore di minori in USA, e che vive da vent’anni indisturbato in Israele dove è riparato con l’aiuto di rabbini, mantenuto dalla comunità hassidica «Ger», e difeso dallo Stato ebraico che non concede l’estradizione (come si sa, anche i mafiosi «russi» ricercati trovano in Israele un asilo sicuro, garantito dallo Stato).

Ma Rosenberg  denuncia e documenta miriadi di altri delitti: casi di razzismo ebraico contro negri e persino ebrei etiopici, infermiere obbligate a procurare aborti al celebre Mount Sinai Hospital (la clinica ebraica più rinomata), frodi alimentari e sfruttamento dei lavoratori (nella rete di macellerie «kosher»  Agriprocessor), omicidi e minacce di omicidio, madri hassidiche che maltrattano i loro figli su ingiunzione dei loro rabbini, ripugnanti atti di superstizione, sporcizia fisica e morale... Il tutto giustificato ad hoc da rescritti talmudici, prontamente citati dai colpevoli e dai loro complici.

Ora, lo scandalo del traffico internazionale d’organi - prontamente chiamato «Kosher Nostra» dal tabloid New York Post - sembra stia suscitando una dolorosa presa di coscienza nella parte della comunità più secolarizzata. O più precisamente, un groviglio di sentimenti e timori tipicamente ebraici. Da una parte, il timore  di essere giudicati male dalla popolazione dei goym, e il pericolo che comporta l’esibizione pubblica dei panni sporchi talmudici: lo scandalo Madoff ha portato alla luce non solo la truffa del banchiere, ma le enormi ricchezze dissimulate dei suoi investitori ebrei. Il crollo della finanza si accompagna allo sdegno popolare per i «bonus» miliardari che si concedono, nonostante il crack generale, banchieri come quelli di Goldman Sachs, con nomi troppo spesso ebraici. Le critiche a Ben Bernanke e ad Alan Greenspan, ritenuti responsabili del disastro finanziario e del favoritismo della Federal Reserve alle grandi banche ebraiche.

L’immagine di Israele è ogni giorno di più identificata non come il piccolo Stato ebraico indifeso, ma come il bullo arrogante e massacratore del Medio Oriente; insomma l’opinione pubblica dei disprezzati gentili sta prendendo coscienza di certi fatti, che i media non riescono a tacitare, e mostra segni di insofferenza. Oggi, nonostante il politicamente corretto, l’ebreo è diventato «riconoscibile» in America, e visibile nei suoi lati tradizionali, rivoltanti per la gente comune.

Gli atti degli estirpatori d’organi danno conferma del peggior stereotipo anti-ebraico, la perpetrazione di omicidi rituali.

D’altra parte, cresce il disagio dei ricchi abitanti dell’Upper West Side, il quartiere di lusso di Manhattan, il regno delle «jewish princesses» ereditiere e della mondanità newyorkese dei privilegiati snob, nel trovarsi accomunati con quei gruppi religiosi, fanatici ed arretrati - spesso di origine medio-orientale - che vivono a New York chiusi coi loro panni sporchi che chiamano «spiritualità» e «misticismo» ebraico; che seguono precetti ripugnanti, di oggi inammissibili in società; come parenti poveri mal lavati, superstiziosi e puzzolenti di cui ci si vergogna.

Infine, c’è la constatazione - a cui si vuole sfuggire - che certe depravazioni nascono direttamente dalla «cultura» e dalla «educazione» ebraica.

Qualcuno reagisce con pietosi e disagevoli tentativi di giustificare l’organizzazione criminale dei trapianti: «Gli ebrei non amano donare i loro organi», dice rabbi Michel Broyde, uno dei fondatori del «Beth Din of America», ossia della suprema corte rabbinica; «come gruppo sociale, essi richiedono più organi di quanti ne donino. Sicchè Israele ha una carenza permanente di organi da trapianto, obbligando i malati ebrei al “turismo del trapianto” in Europa e fino in Cina» (5) e prosegue: «La vera domanda è: perchè la gente va a comprare dei reni? Perchè ne hanno disperato bisogno e non ce ne sono. Non c’è un mercato nero delle feci, non c’è un mercato nero di cose che non servono a nessuno».

Una scusa più illuminante di un’ammissione di colpa. Perchè infatti gli ebrei non donano i loro organi, e prendono quelli degli altri? Perchè i rabbini hanno insegnato loro che la carne dell’ebreo è divina e inviolabile, mentre quella degli altri uomini, è bestiale e disponibile. Perchè è scritto nel Talmud (Sanhedrin 57°):

«Un ebreo può derubare un non-ebreo, ma un non-ebreo che deruba un ebreo è passibile di morte. Un non-ebreo che uccide un giudeo va condannato alla pena capitale, ma un ebreo che uccide un gentile è esente da condanna». O Yevamoth 98a: «Un gentile è ‘legalmente senza padre’, un figlio di nessuno, e i suoi beni e la sua terra sono da considerare terra abbandonata, di cui un ebreo può lecitamente impadronirsi». Come si fa in Israele ai danni dei palestinesi.

Beniamin Cohen un giornalista di «Slate», aggrava la situazione quando prova a scusare l’inescusabile: «Quei rabbini», scrive, «credevano sinceramente di non far male ad alcuno; anzi, dando la vita ad altri (a cui procuravano gli organi), probabilmente sentivano di cooperare all’opera di Dio».

Certo, magari è così: donavano la vita a veri uomini ebrei, senza scrupoli di togliere un rene a non-ebrei. Così insegna il Talmud, a questo credono gli ebrei, anche quelli «evoluti», se si può dir così.

Infatti Benyamin Cohen conclude: dopotutto, «è veramente sbagliato comprare illegalmente un organo, se salva una vita? E farsi pagare per un atto di altruismo è forse contrario alla morale?».

Alla morale ebraica no, evidentemente. Qui s’intravvede un rischio fatale: la prossima legalizzazione del commercio di organi, per volontà e pressione della potentissima lobby, dal momento che gli ebrei ne hanno bisogno. Difatti, un membro del parlamento israeliano e seguace del Shas (di rabbi Ovadia) ha già dichiarato che l’indagine dell’FBI contro i rabbini espiantatori è «motivata da antisemitismo», perchè «l’FBI odia noi ebrei».

Meravigliosa la risposta di Gilad Atzmon:

«Potete immaginare il vostro prete e il vostro imam trafficare in organi umani? Ve lo immaginate un clerico musulmano o un pastore che cerca di comprare i reni e venderli in un parcheggio? E’ tempo di smettere di discutere della crescita dell’antisemitismo, e cominciare a parlare della crescita del crimine ebraico».




1) D. M. Murdock, «Does the Old Testament foster corruption?», Examiner.com, 25 luglio 2009.
2) «Israeli suspected of organ trafficking», Jerusalem Post, 1 maggio 2007.
3) Tania Broughton, «South Africa: 12 arrested over international kidney scam», IOL, Zaire, 16 gennaio 2004.
4) http://tzvee.blogspot.com/, 25 luglio 2009.
5) Benyamin Cohen, «Organ Failure - The arrests of rabbis who trafficked body parts uncover more complicated issues.» Slate, 24 luglio 2009. La questione etica dei trapianti è molto dibattuta nel rabbinato. Quasi tutti  i «maestri della Torah» sostengono che la donazione di organi è vietata dalla legge ebraica, sia perchè è vietato toccare cadaveri o parti di cadaveri, sia perchè gli ebrei devono essere seppelliti con tutti loro organi, altrimenti risorgeranno mutilati (viene in mente la frase di Cristo contro questo tabù rozzamente materialista: «Meglio per te entrare senza un occhio nel regno, che con tutt’e due gli occhi finire nella Gehenna»). Ma alcuni rabbini, ingegnosi nell’interpretare il Talmud, hanno concesso il trapianto col seguente motivo: l’organo, una volta trapiantato in un ebreo, non è più una parte di un cadavere, ma una cosa vivente.


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