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Nord Corea con siluro tedesco
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Un lettore chiede: «L’affondamento della corvetta sud-coreana un nuovo caso Maine?La scintilla necessaria per uno scontro allargato atteso e preparato da anni? La Sua opinione è attesa».

Sembra proprio che il canagliesco regime nord-coreano abbia affondato la corvetta sud-coreana. Obama ha messo in allerta le truppe USA in Corea del Sud. Le prove della colpa sono, ha detto Hillary Clinton «schiaccianti».

Ma il 6 maggio scorso la Reuters, citando l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, scriveva: «Il gruppo di esperti sudcoreani e stranieri ha trovato tracce di esplosivo... insieme a metallo composito usato in queste armi (...). I frammenti metallici e i residui chimici sembrano coerenti con un tipo di siluro fabbricato in Germania; il che indica che la Corea del Nord ha cercato di  mascherare il suo coinvolgimento evitando l’uso di armi fabbricate da russi e cinesi, suoi alleati (sic)». (Probe concludes torpedo sank South Korea ship: report)

Solo il 20 maggio un documento finale degli esperti, ma non firmato, dà le prove schiaccianti della fabbricazione coreana del siluro. (http://news.bbc.co.uk/nol/shared/bsp/hi/pdfs/20_05_10jigreport.pdf)

Siccome non sono un esperto, ci credo senza difficoltà. Peraltro, perchè e come un siluro tedesco dovrebbe essere caduto nelle mani dei nord-coreani? Siccome la Germania non vende armamento a Pyongyang, bisognerebbe investigare un po’ troppo su questo strano caso. Meglio di no. Guerra, guerra allo Stato canaglia.

Ce lo ha detto, il 12 maggio, anche il ministro degli Esteri israeliano Avigdor  Lieberman: «La Corea del Nord, la Siria e l’Iran sono il nuovo Asse del Male», ha proclamato, perchè la Corea del Nord fornisce «assistenza militare a Iran e Siria».

Nel dicembre scorso, un carico di armi nord-coreane è stato bloccato a Bangkok: «Erano destinate ad Hamas ed Hezbollah», ha assicurato Lieberman. Anche se, come ha notato la ABC, «non ha fornito prove».

Ci si potrebbe stupire che il razzista ministro israeliano se la prenda così calda per un evento avvenuto nel lontano Pacifico, con cui Israele non ha nulla da spartire. Ma non è la prima volta che Israele denuncia il regime nordcoreano e chiede per esso misure gravi, embarghi «invalidanti» come quelli che vuole per l’Iran.

Nell’aprile 2008, i suoi delegati andarono alla AIEA (l’ente dell’ONU che controlla la non-proliferazione nucleare) a dichiarare che ben sei Paesi del Medio Oriente avevano ricevuto missili balistici ed armi di distruzione di massa da Pyongyang.

«La Corea del Nord è da tempo diventata un centro di proliferazione», s’indignò il delegato israeliano David Danieli: «Una mezza dozzina di Paesi nell’area non fanno nemmeno finta di rispettare gli accordi di non-proliferazione».

Uno sdegno che condividiamo di cuore, dato che Israele non ha firmato gli accordi di non-proliferazione (NPT) e non fa nemmeno finta di non avere le sue 2-300 testate atomiche. Tanto che c’è da chiedersi perchè mai abbia un delegato alla AIEA. Forse vuole assicurarsi che gli altri obbediscano ai NPT.

Fatto è che il grido del ministro Lieberman ci ricorda che non la Corea del Nord, ma proprio Israele dispone di sottomarini tedeschi ultimo modello, classe Dolphin. Sono almeno quattro. Due  la Germania li ha regalati (deve farsi perdonare) al piccolo Stato perennemente-minacciato-nella-sua-esistenza a fine anni novanta, dopo la prima guerra del Golfo. Altri due Dolphin AIP (Air-independeny propulsion) sono stati comprati da Israele nel 2005, e pagati 1,27 miliardi di dollari, il che significa che la Germania s’è accollata un terzo del vero costo. Costruiti nei cantieri di Kiel  Howaldtswerke-Deutche Werft AG (HDW), i Dolphin sono potentemente armati. Dotati di una camera allagabile per eiettare sommozzatori commando, dispongono di capacità di lancio missilistiche sottomarine e di almeno dieci tubi lanciasiluri. Fra cui alcuni, da 533 millimetri, capaci di lanciare il siluro STN Atlas  Elektronik DMA2A3. Un’arma guidata da cartografia elettronica, praticamente un missile da crociera subacqueo.

Ma insomma, il siluro è tedesco e avanzato, oppure un pezzo da museo nord-coreano? Le foto diffuse dagli accusatori non dicono nulla ad un non-esperto.

Ma dice forse qualcosa il fatto – accuratamente sorvolato – che la notte del 26 marzo, il fatale siluramento, nell’area di mare era in corso una grande esercitazione militare navale USA-Corea del Sud con parecchi navigli che possono aver avuto una parte nel, diciamo, incidente: la USS Curtis Wilbur, la USS Shiloh, la USS Lassen, e un incrociatore coreano Sejong il Grande, tutti con missili Aegis e altri armamenti, e quasi certamente appoggiati da sottomarini nucleari americani e da sottomarini sud-coreani, che sono – guarda caso – di concezione tedesca, sottomarini AIP 209 e 212.

L’inchiesta ufficiale non ha spiegato come ha potuto un sottomarino nord-coreano, del tipo più obsoleto, infiltrarsi tra i giochi di questa formidabile squadra navale senza essere identificato, operare in acque profonde meno di 30 metri e filarsela senza esser visto dai radar e sonar ultimo modello montati sulle navi americane e sud-coreane. Dopotutto, l’esplosione ha emanato una luce accecante, ed alzato una colonna d’acqua di cento metri, tanto che l’hanno vista gli abitanti della vicina isola di Baekryon.

Ci sono anche discussioni sul resto del siluro trovato. La sola prova conclusiva pare essere una scritta, significante «N.1», in caratteri usati in Corea del Nord. Ma in una grafia usata in Corea del Sud. Lasciamo volentieri la questione ai linguisti. (South Korea in the line of friendly fire)

Fatto sta che il quotidiano coreano Segye Ilbo (è l’equivalente del Washington Times, di cui è proprietaria la setta di Moon) ha rilevato che «il radar della corvetta Cheonan è capace di identificare facilmente un qualunque siluro nel raggio di 20-30 chilometri, ma quel giorno fatale non lo scoprì». Il che è una bella pubblicità per il regime nord-coreano, che sopravvive vendendo i suoi vecchi armamenti a Stati canaglia del terzo mondo: comprate i nostri siluri, sono primitivi ma ingannano le più sofisticate contromisure dell’unica superpotenza rimasta.

Per capire meglio, può essere d’aiuto vedere l’atteggiamento della Cina, lo Stato protettore della Corea del Nord, che Washington sta cercando di convincere a prender parte all’attacco (verbale) a Pyongyang. Atteggiamento per niente convincente. Già un anno fa Pechino aveva messo in guardia gli Stati Uniti dal «perseguire in modo aggressivo navi nord-coreane», per perquisirle alla ricerca delle armi che venderebbe a Hezbollah e ad Hamas, per non parlare di Siria e Iran. Adesso non partecipa al linciaggio del regime che protegge, come vorrebbe Israele e perciò Obama e la Clinton.

Così, caro lettore, non sono in grado di dare la mia opinione. Può essere stato un «casus belli», o anche un malaugurato caso di «fuoco amico» durante la esercitazione congiunta americo-sudcoreana. O magari l’intervento false flag di una potenza terza, desiderosa di accrescere l’isolamento della Corea del Nord. Ma è un’ipotesi da cui mi dissocio: l’onorevole Frankenstein ci sta sorvegliando.

Ultime notizie: secondo le fonti asiatiche del giornalista investigativo Wayne Madsen, l’attentato sarebbe un «false flag» avente lo scopo di convincere il nuovo governo giapponese di Hatoyama a mantenere la grande base navale USA ad Okinawa, di cui il primo ministro e la popolazione  volevano lo sfratto. Con il «pericolo nord-coreano» così minaccioso, la protezione americana diventa più necessaria. (Beijing suspects false flag attack on South Korean corvette )

Incredibilmente, anche l’ufficioso Washington Post intravvede un false flag: (Analysts question Korea torpedo incident)




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