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La soluzione al crack, secondo Luca
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Il professor Michael Hudson, studioso dei trend economici a lungo termine, è convinto che il primissimo discorso pubblico di Gesù - nella sua  Nazareth, appena tornato dal deserto dove aveva vinto le tentazioni - fosse sulla finanza (1).

Ne parla Luca (4,14). Gesù è invitato a leggere in sinagoga. Gli presentano il rotolo di Isaia «ed egli, apertolo, s’imbattè nel passo in cui è scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me,
per questo mi ha consacrato
e mi ha inviato a portare ai poveri il lieto annunzio,
ad annunciare ai prigionieri la liberazione,
e il dono della vista ai ciechi;
per liberare coloro che sono oppressi,
e inaugurare l’anno di grazia del Signore»
.

Non ci viene mai fatto di pensare che «L’anno di grazia del Signore», per gli ascoltatori, aveva un senso molto concreto e pratico: era l’annuncio del Giubileo, della cancellazione periodica dei debiti. Una «buona notizia» specificamente per «i poveri», assillati da cambiali e mutui impagabili. Chi ascoltava Isaia, non sentiva alcuna metafora nella promessa della «liberazione dei prigionieri», perchè per debiti si finiva davvero in carcere.

«Liberare coloro che sono oppressi» non era affatto un discorso figurato: il debitore finiva schiavo del creditore, lavorava per lui fino a compensare l’ultimo spicciolo. A volte, doveva pagare dando schiavi moglie e figli. Solo il Giubileo lo salvava.

Se mai è Gesù ad estendere metaforicamente il senso della Sua venuta: Egli condona molto più che i debiti monetari, ma «rimette i peccati». Con lui è arrivato uno straordinario Giubileo.

Ma Cristo non cessa di giocare sui due registri, quello economico e quello spirituale: quando ci insegna cosa chiedere al Padre, ci fa dire: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori», senza distinzione tra cambiali e offese. Più volte, nelle parabole, insiste: avete contratto un grosso debito col Padrone: non vi sarà condonato, se voi non condonerete quelli più piccoli di chi è in debito verso di voi. C’è il fattore infedele che, addirittura, condona i debiti a spese del suo Padrone, e che viene lodato. Sono metafore, che non escludono il senso letterale.

Secondo il professor Hudson, gli ebrei adottarono il Giubileo, sancito dal Levitico 25, dai babilonesi. Fin dal 2000 avanti Cristo e fino al 300 avanti Cristo, a cominciare dalla dinastia di Hammurabi, ogni re, quando saliva al trono, annunciava il condono dei debiti personali ed agricoli, oltrechè spesso un condono fiscale; era un metodo necessario per mantenere i sudditi liberi e mantenere la loro proprietà terriera. Perchè fin da quando i Sumeri inventarono il prestito ad interesse (verso il 2750 avanti Cristo) s’era capito che l’effetto finale del cumulo degli interessi composti finiva per concentrare le ricchezze in mano dei pochi possessori di denaro, fino ad un livello insostenibile.

Perché con gli interessi composti il debito cresce «esponenzialmente» mentre l’economia cresce «aritmeticamente» in modo naturale e lineare, il prestito ad interesse finisce - se non viene bloccato ad un certo punto - per risucchiare l’intera economia.

E’ il fenomeno alla base del racconto sul matematico arabo che convince il Sultano a regalargli due chicchi di riso sulla prima casella di una scacchiera, 4 nella seconda, 8 nella terza... Per riempire l’ultima casella, al Sultano non basterà l’intero raccolto risiero mondiale (2).

L’implosione della super-bolla americana, in definitiva, non è che la smentita alla promessa fasulla con cui Wall Street attira i capitali: dateli a noi, e vi rendiamo ricchi con il gioco magico degli interessi composti.

Ai pensionati americani è stato detto: nei fondi-pensione, i vostri risparmi crescono mentre dormite, e avrete un bel gruzzolo da vecchi. Ma anche a tutti noi, un qualche bancario non ha proposto lo stesso?

Qualunque forma fantasiosa abbia preso la proposta, essa si riduce a questo: prestiamo i vostri risparmi, in modo che gli interessi aumentino. Infatti, nel sistema economico di credito, gli interessi composti aumentano in modo esponenziale (e il grosso lo incamerano i «gestori del risparmio», come commissioni).

Il guaio - attentamente occultato - è che dall’altro lato, anche i debiti degli indebitati aumentano in modo esplosivo. Tanto più che il potere di indebitare è stato moltiplicato dalla creazione di credito facile: ormai non si richiede che metta in gioco solo i tuoi risparmi, puoi anche prendere in prestito quasi gratis per indebitare altri (e anche te stesso).

Viene il momento inevitabile «in cui la crescita dell’indebitamento deve collassare, al punto esatto in cui gli interessi (ora accresciuti via via dagli interessi di mora, dai costi delle carte di credito, dalle rinegoziazioni dei mutui, eccetera) assorbono l’intero surplus prodotto dalla crescita economica».

E’ per questo, per mantenere la falsa promessa, che il capitalismo terminale licenzia quei lavoratori che ha promesso di far vivere di rendita da vecchi, riducendo la manodopera nelle imprese, mandando all’estero i lavori dove sono meno pagati; finisce per far denaro «a spese» dell’economia, sventrando aziende e attirando al debito sempre più gente, da ultimo offrendo mutui a chi notoriamente non è in grado di assumerseli (i sub-prime); ed essenzialmente, retribuendo sempre più il capitale a spese del lavoro, retribuito sempre meno. Non c’è altro modo di estrarre dividendi e interessi in più, oltre un certo punto.

E’ stato sempre così nella storia, dice Hudson. Roma si destinò alla caduta quando, nel secondo secolo avanti Cristo, il Senato (gli oligarchi) eliminarono i Gracchi, che proclamavano la cancellazione dei debiti alla povera gente. Livio, Diodoro e Plutarco sono chiari ad attribuire i mali dell’impero alla legislazione tutta a favore dei creditori. Vinse l’ideologia del creditore, e s’innescò la lunga decadenza; non bastarono a frenarla le donazioni alimentari periodiche alla plebe, «inieizioni di liquidità» sui generis.

Per contro, la prosperità europea coincide, nel 13 secolo, con l’assunzione di leggi a favore dei debitori, onde liberarli dell’indebitamento perpetuo; dall’abolizione della prigionia e al servaggio per debiti, fino alle legislazioni sul fallimento, non a caso dette nei Paesi anglofoni «protezione contro i creditori».

Si vide allora che l’economia non può crescere sotto il debito, e gli interessi, crescenti più dell’economia stessa.

Haendel era ben conscio che la «soluzione al problema» stava in quel passo di Luca, visto che fu per raccogliere soldi per riscattare irlandesi in prigione per debiti che compose ed eseguì l’oratorio chiamato «Il Messia», che celebra il Portatore della «buona notizia al poveri».

Ma oggi, e proprio nella civiltà che si proclama «giudeo-cristiana», il senso del primo discorso di Cristo sull’«anno del Signore», cuore del cristianesimo, viene distorto, ossia tradotto in termini «spirituali», tacendo il suo senso letterale.

Censura durissima soprattutto nei Paesi protestanti. Martin Lutero denunciò l’usura, la matematica degli interessi composti paragonandola a Caco, il gigante che divora tutto; eppure la denuncia di Lutero - come ha scoperto Hudson - è stata espunta dalla sua opera omnia nell’edizione inglese (la si può leggere nell’edizione inglese del Capitale di Marx, che cita Lutero).

Nemmeno la più strana delle promesse di Isaia - che l’Anno del Signore «dà il dono della vista ai ciechi» - va intesa come metafora. Metafora della salvazione, se mai, è il miracolo in cui Gesù da effettivamente la vista al cieco nato; ma la cancellazione giubilare dei debiti toglieva le scaglie dagli occhi, rivelava infatti ai poveri il segreto a cui erano resi ciechi, e che usurai e banchieri gelosamente custodiscono a proprio vantaggio: che il debito si può non pagare, e non succede nulla di tragico.

Nei processi fallimentari, il debito viene difatto quasi annullato; in quelli per bancarotta, i giudici spesso costringono i creditori a cancellare parzialmente il debito, e ad accettare in cambio azioni.

E’ significativo che l’economista Luigi Zingales, nel criticare il Piano Paulson di salvataggio dei grandi speculatori, proponga qualcosa come un giubileo (3). La finanza speculativa sa bene che «una struttura del capitale con troppi debiti e poco patrimonio comporta costi reali, sicchè una riduzione del valore nominale del debito avvantaggia non solo gli azionisti, ma anche i creditori».

«Sicchè anche oggi, di fronte alla crisi sistemica, sarebbe corretto arrivare a una parziale cancellazione del debito, come accade nel settore privato. Ma l’industria finanziaria (Goldman Sachs e i compari) non ama questa strategia, piacendole molto di più essere salvata a spese del contribuente piuttosto che sopportare la propria dose di pena».

Hudson ripete la stessa cosa a suo modo: nonostante la necessità imperiosa di questi giorni, c’è nel sistema finanziario grande riluttanza ad accettare il fatto che il debito non sia pagato. Sembra una lesione fondamentale di diritto di proprietà - anche se non lo è più che accaparrare denaro dei contribuenti per soccorrere i ricchi di Goldman Sachs. La vera ragione, dice il professor Hudson, me l’ha confidata un banchiere: «I poveri sono onesti». Quando hanno un debito, in media e salvo pochissime eccezioni, si strangolano per pagarlo.

E’ qui tutto il segreto. I poveri sono onesti (e per questo sono poveri), bisogna lasciarli nella cecità. Ad ogni costo. Anche coloro che ascoltarono Gesù annunciare «la vista ai ciechi» e «la liberazione dei prigionieri» (per debiti), come attesta Luca, «nella sinagoga furono presi dall’ira e, alzatisi, Lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero fino in cima al monte per farlo precipitare giù» (4).

Così oggi, non vogliono la «soluzione al problema» secondo Cristo. Vogliono che  l’idea di Giubileo, di condono generale resti «impensabile».




1) Michael Hudson, «Thinking the unthinkable: a debt write-down and Jubilee Year clean slate», GlobalResearch, 24 settembre. Hudson è presidente dell’Institute for the Study of Long-Term Economic Trends (ISLET), e professore di economia alla University of Missouri, Kansas City. E’ autore di "Super-Imperialism: The Economic Strategy of American Empire" (1972 and 2003).
2) Non sfuggirà l’aspetto satanico di questo gioco: Satana è buon logico-matematico, impareggiabile manovratore di effetti esponenziali: basti pensare alle epidemie o al proliferare del cancro, dei telefonini, delle auto: tutti tendenti ad un asintoto insostenibile, laddove i fenomeni naturali sono esprimibili da grafici a campana, con un ampio plateau. Senza dubbio è Satana che suona ogni mattina la campana di Wall Street, è lui l’occulto Messia dei banchieri e degli usurai.
3) Luigi Zingales, «Dove sbaglia Paulson», La Voce.Info, 22 settembre 2008.
4) In realtà, più sottilmente, Luca dà un’altra ragione di questa furia. La gente di Nazareth si aspetta che Gesù faccia nel suo paese i miracoli – ossia i doni – che ha fatto a Cafarnao. E Gesù replica: «C’erano molte vedove in Israele» al tempo della siccità triennale, ma «a nessuna di loro fu mandato Elia», se non ad una vedova straniera. E «molti lebbrosi erano in Israele ai tempi di Eliseo, ma a nessuno di essi fu mandato il dono della guarigione, se non a Naaman il siriano», un altro straniero. Qui, forse, si dice che i debitori non possono «pretendere» il condono: è un atto di carità, non di giustizia uguale per tutti, e men che meno un privilegio riservato a una razza. O forse, qui Gesù annuncia che il suo è ben più di un Giubileo, è l’arrivo della imperscrutabile Misericordia. Infatti «rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» è una preghiera, non un ordine contabile; la nostra remissione è condizione necessaria ma non sufficiente.


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