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No alla propaganda delle archistar
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In questo momento è necessario opporsi contro la “religione del nichilismo” o, per essere precisi, ci dobbiamo sforzare di proteggere la nostra società e l’eredità della cultura umana dall’invasione del “nichilismo architettonico”. Non è affatto facile. Soprattutto quando i nemici dell’architettura e dell’urbanistica a scala umana fanno un uso disinvolto e cinico dei mezzi d’informazione e, devo ammettere, anche in modo molto raffinato. Non è d’altronde un segreto che vi sono archistar che utilizzano almeno un’agenzia di relazioni pubbliche, quando non due, anche se non siamo in grado di sapere chi siano i veri autori di alcuni articoli firmati dalle archistar.

Siamo certamente di fronte a persone dall’intelligenza sottile, abili a circondarsi di collaboratori che sanno propagandare le loro idee cercando di manipolare l’opinione pubblica. La tecnica utilizzata per convincere le persone della bontà dei loro progetti è quella di fare affermazioni paradossali, scritte sotto forma di argomentazioni plausibili, ma impossibili da contestare con argomenti logici, tanto sono prive di logica. Fortunatamente, però, le affermazioni scritte sono contraddette chiaramente dalle loro opere.

La tattica della propaganda

Analizziamo velocemente questa tecnica e risaliamo alle radici storiche e ad alcuni famosi precedenti. Invertendo gli elementi in gioco si può dire che la pubblicità è uno strumento della propaganda e utilizza gli stessi metodi. Lo scopo della propaganda è quello di manipolare le teste del pubblico per raggiungere un obiettivo, il più delle volte non proprio virtuoso, né rispondente alle reali necessità delle persone. La pubblicità utilizza metodi sviluppati nel commercio, nella politica, nei culti religiosi pericolosi e nel mondo militare, per promuovere uno scopo ideologico, come la globalizzazione forzata del consumo dei giorni nostri. La propaganda commerciale annienta di fatto la cultura locale sostenibile per promuovere il consumo insostenibile della non-cultura omogeneizzata e globale.

La pubblicità tocca alcuni punti vulnerabili della nostra psicologia, ben noti agli esperti ma sconosciuti al grande pubblico, su cui la propaganda efficace punta per manipolare le persone. Tornando all’architettura facciamo una piccola lista dei punti di riferimento per qualsiasi architetto che voglia fare l’architettura auto-promozionale basata su slogan pubblicitari. Lo scopo è che il suo disegno sia accettato dal pubblico nonostante il suo valore architettonico minimo o anche negativo. La propaganda architettonica deve contenere questi elementi:

1.    Appello al passato della cultura locale.
2.    Appello ai grandi nomi illustri del passato.
3.    Appello alla creatività.
4.    Appello all’originalità.
5.    Appello alla libertà.
 
6.    Appello all’emancipazione dell’individuo.
7.    Appello all’individualismo.
8.    Appello ad adeguarsi alla società.
9.    Appello all’umanità.

10.    Appello alla democrazia.
11.    Appello al multiculturalismo.
12.    Appello all’ecologia.
13.    Appello alla sostenibilità.

Ecco come fare l’architettura di successo mediatico! Le parole giuste vendono il progetto vuoto di contenuto usando uno stile di moda, soprattutto se veicolate attraverso i media. Bisogna anche avere un gruppo di promotori locali, un gruppo fedele di promotori/agenti, che agisca come il coro dell’opera, cantando un inno d’elogio per l’architetto e i suoi progetti.
Se poi si tratta di un architetto straniero, è essenziale richiamare uno stretto e profondo legame, forse fittizio, magari debole ma reale, con il luogo dove dovrà sorgere l’opera. I cittadini, cioè, devono ricevere il messaggio che l’architetto, anche se straniero, ha legami con quel territorio e lo ama veramente, ama i suoi abitanti, ama la lingua e la cultura locale. Conosciamo questo trucco e, con l’aiuto di una buona agenzia di pubblicità, si può aprire una breccia anche tra i più critici.

Un’altra arma è quella di dare al progetto un respiro internazionale e far passare l’idea, in sé giusta, che realizzando quell’opera la città acquisterà una risonanza oltre i confini nazionali.
Come fare, perciò, a decidere pro e contro, soprattutto se vogliamo assolutamente salire sulla ribalta internazionale? Da un lato, abbiamo le archistar che parlano in modo molto convincente del loro progetto e che toccano sentimenti profondi con le loro parole. Riescono quasi a convincerci: “Vedi, questo architetto ama la nostra cultura, ama il nostro passato, offre tante innovazioni e libertà per tutti, punta allo sviluppo della nostra città e del nostro paese caduto in una condizione d’arretratezza, ora perso in un presente buio da cui vogliamo uscire per mostrare che anche noi siamo all’altezza dei Paesi più progrediti in campo internazionale …”.

Dall’altro lato, c’è chi ci invita a essere scettici, a non fidarci ciecamente, a non credere alle parole ma a valutare i fatti: “Forse quello offerto dalle archistar è un regalo avvelenato: non un regalo vero, in quanto la città deve pagare un costo elevato e il prezzo, a lungo termine, potrebbe essere molto maggiore di quanto possiamo immaginare”.

I cittadini si domandano se l’edificio, una volta costruito in totale disprezzo per il disegno urbano a scala umana, si dimostrerà un disastro ecologico, urbanistico, per il consumo d’energia della città: “Dove andranno a camminare i nostri bambini intorno a questo posto immenso?”. Le archistar rispondono con promesse di un futuro luminoso, splendido, utopico, che supera il passato
provinciale mentre ci dichiarano un grande amore per il passato culturale. Le immagini si mostrano bellissime, sono così scintillanti e attraenti: una visione convincente di un futuro tecnologico puro… Contraddizione? Non fa niente: la propaganda non deve essere né sostanziale né logica, ma soltanto efficace nel suscitare emozioni.

Il metodo atemporale per proteggersi. E allora, come fare a scoprire la verità e a decidere serenamente? La risposta è facile ed è dentro ognuno di noi: affidatevi al vostro corpo e alle vostre emozioni, all’intelligenza, ai sistemi percettivi biologici di cui tutti gli esseri umani sono dotati; affidatevi al sentimento di vita, al sentimento d’amore; affidatevi all’esperienza quasi religiosa che comunica la presenza della vita in un luogo, la presenza o l’assenza della natura, la presenza o l’assenza di Dio. Sappiamo come farlo con la natura, quando vediamo, per esempio, dove crescono una pianta, un arbusto o un albero: nascono dalla terra sacra, non in un cristallo o in una lama di titanio. Le immagini mediatiche e ipertecnologiche delle archistar si basano su una concentrazione innaturale di materiali estratti con violenza dalla terra, con un dispendio enorme d’energia. Non sono affatto naturali.

Noi siamo in grado di orientarci naturalmente, grazie a tutta l’esperienza del nostro patrimonio artistico, architettonico e urbanistico anteriore al XX secolo, quando si costruiva con materiali naturali e si utilizzava l’ornamento per completare il lavoro per incidere l’amore umano sulla materia. Così, naturalmente, noi sentiamo il desiderio di carezzare un muro dipinto o un telaio ornato della porta. Questo perché conosciamo il legame giusto con la vita, per esempio l’amore per le altre creature: la nostra famiglia, i nostri amici, tutti coloro che amiamo, anche esseri viventi come il nostro cane o il nostro gatto, a cui vogliamo bene.

Per fare un esempio paradigmatico basta pensare alla sensazione che proviamo entrando in una Chiesa antica, dove si avverte la sacralità del luogo, la presenza di Dio, grazie all’ordine spaziale, alla luce che viene dall’alto, ma anche grazie all’imperfezione e all’umiltà delle forme e dei materiali: l’ordine architettonico è l’immagine terrestre della perfezione divina, i materiali naturali sono l’immagine della nostra corporeità.

Al contrario, le archistar ci offrono un’eccitazione innaturale: l’emozione di piaceri proibiti mascherata dalla trasparenza e dalla purezza geometrica; l’abuso delle tecnoscienze con l’obiettivo di negare la natura stessa, la nostra natura biologica. Abbiamo paura di tagliarci le dita su una lama d’acciaio: ma suscitare questo sentimento è lo scopo di alcuni architetti contemporanei. La stessa eccitazione viene amplificata secondo la scala mostruosa dell’edificio intero. L’immagine futuristica inganna le persone, agisce come una droga per il cervello producendo un delirio di piacere masochista e intorpidisce i sensi di fronte alla realtà. Come una droga, crea paradisi artificiali.

Il metodo per affrontare un progetto di un’archistar è il seguente. Primo: se un’archistar propone un edificio da costruire nella vostra città, occorre un lavoro preparatorio prima di decidere. Alla prima occasione approfittate di un viaggio per vedere di persona un edificio costruito da quell’architetto. Vale la pena spendere un po’ di soldi facendo turismo architettonico, perché questo può salvare la città da un disastro. Secondo: se non avete la possibilità di fare il viaggio, fate uno sforzo per vedere un edificio, non necessariamente dello stesso architetto, ma di dimensioni analoghe a quello proposto, costruito con stili e materiali simili.

Riflettete, visitando il primo o il secondo tipo d’edificio, sui seguenti punti:

1. Questo architetto o i suoi collaboratori sanno qualcosa dell’urbanistica su scala umana? E’ possibile camminare liberamente attorno dell’edificio, o piuttosto tutto il luogo è stato sacrificato per mostrare il progetto architettonico come una scultura astratta?

2. Come vi sentite nell’approccio all’edificio? Si può veramente arrivare a piedi? Avvertite qualcosa d’alieno forse a causa delle sue dimensioni inumane?

3. Come ci si sente entrandovi? Come ci si sente una volta dentro? Le superfici interne non comunicano una sensazione d’obitorio, di tomba? Sentite forse la presenza rassicurante della vita come entrando in un palazzo antico?

4. Non avete la sensazione di trovarvi in presenza di una struttura aliena, extraterrestre così come viene rappresentata al cinema? Potete distendervi e godere di questa struttura, o è in grado soltanto di provocare eccitamento perpetuo?

5. C’è Dio qui? Sono forse la fredda geometria e i materiali a non permettere la presenza di Dio? Nonostante le forme e i materiali suadenti e intriganti, in quegli edifici mancano la vita e l’amore.

Le archistar disprezzano i materiali utilizzati dall’uomo per secoli fino al 1900. Uno degli artifici per far apprezzare l’architettura delle archistar è quello di presentare alcune immagini piccole e attraenti nelle riviste specializzate e nei giornali. L’immagine è ingannevole in quanto si può presentare come piacevole anche il disegno più mostruoso. Immagini lucenti, geometriche, razionali… Immagini associate al futuro immaginario visto nei film di fantascienza. Per questo, se non vogliamo essere ingannati, il modo migliore è quello di vedere con i propri occhi la realtà e fare esperienza diretta di quelle forme e di quegli spazi con il nostro corpo. Dobbiamo usare l’anima, la parte di noi più vicina a Dio, per capire la minaccia della forma storta e percepire la morte nel calcestruzzo grezzo e nelle pareti lisce, per accorgerci della mancanza d’anima nell’acciaio lucido e nelle pareti di vetro. Dove la vita è assente non c’è Dio. Dobbiamo conservare un legame con la realtà che le archistar vogliono sostituire con il loro universo tanto irreale quanto attraente, ma inaspettatamente morto se costruito con materiali terrestri.

I falsi dei e l’eventualità della rabbia crescente

Infine, bisogna fare attenzione a non essere deviati dal dibattito estetico-stilistico. Questa cortina di fumo non è importante. Qui è messo in gioco il futuro della razza umana, se accettiamo di sostituire la nostra natura biologica, la nostra anima e il nostro Dio con i totem di un’arroganza stupefacente. Totem adorati solo da alcuni, che neutralizzano tutta la nostra storia e la nostra cultura. Nonostante le previsioni (a volte sincere e a volte no) di un futuro ottimista, esiste un abisso tra l’architettura a scala umana e gli incubi di un’utopia fatta d’immagini mostruose. Non ascoltate le opinioni di quanti si definiscono esperti. Un altro messaggio, più calmo e più intimo, viene dal vostro cuore, dalla terra e dalla natura. È molto facile che questo messaggio venga offuscato dal clamore dei mass media. Ma se siete in grado di mettere a tacere il clamore incessante della propaganda, allora potete ascoltare l’evidenza del lavoro di Dio.

Una minaccia ben più profonda, scaturita da un’eresia genuina, è nascosta dietro la facciata conveniente dello stile: l’intenzione delle archistar di sostituirsi a Dio. Le loro costruzioni sono auto-referenziali, e ciò significa che le menti e le vite delle persone sono orientate verso l’adorazione di quelle costruzioni e, implicitamente, di quegli architetti che si pongono davanti a loro come idoli. Anche se le loro opere, a volte, possono essere assurde, il loro scopo è deliberato. Tanto più che imporre le idee di un architetto alla terra, forzando la gente a vivere secondo questa geometria, è un atto divino, una manifestazione terrestre di intelligenza. Se, inoltre, questa geometria imposta si oppone alla geometria naturale di vita, l’archistar ha sostituito la propria volontà a quella di Dio. Le nostre istituzioni sostengono questa malvagità, mentre la stampa se ne lava le mani, giocando il suo ruolo nel sistema democratico. E’ il mezzo di comunicazione che permette alla propaganda intelligente di cambiare la geometria edilizia, senza che le persone si rendano conto di ciò che stanno perdendo.

Alcuni di noi cercano il Dio nella natura, il Dio di Spinoza, di Einstein, dunque non esattamente il Dio, più personale, della Chiesa. Il Dio delle grandi religioni è qualcosa di più, parla all’uomo direttamente, con voce umana. Per me questa differenza mostra un’altra dimensione nella nostra esistenza, un mistero che fa parte dell’essenza della vita. Alcuni, invece, accusano i religiosi tradizionali di essere idolatri in quanto esprimono la loro fede sia nell’arte, sia nell’architettura religiosa. Senza entrare in un dibattito teologico, vorrei sottolineare che questa eredità spirituale e culturale condivide la stessa struttura matematica con la natura, e, dunque, non trovo nessuna differenza sostanziale. Al contrario, gli idolatri sono quelli che adorano le forme aliene, le superfici lisce e i materiali di alta tecnologia. Ciò che mi stupisce è, quindi, che nessuno accusi i veri idolatri dell’architettura inumana che praticano la devozione alle forme innaturali.

Sto esagerando? Bene, posso citare però l’esempio dei musulmani, che hanno visto questa sostituzione di Dio prima di tutti altri. Scrivendo di altre culture sto avvertendo che l’Occidente è miope e arrogante, colluso con il ruolo subdolamente religioso delle archistar. Forse, qui nell’Ovest, questo aspetto non è così importante, in quanto la vita umana è diventata secondaria rispetto al laboratorio mediatico, molto vantaggioso per alcuni individui. Al contrario, le persone di cultura orientale prendono il sacrilegio con radici architettoniche molto sul serio. E mentre la collera contro le mostruosità edilizie cresce tra coloro che vivono la religione in modo tradizionale, nell’Ovest noi elogiamo quelle stesse opere come traguardi raggiunti dal progresso. Benché non desideri essere un oracolo di eventi terribili, non incoraggerei mai costruzioni giganti e provocatorie nelle nostre città, destinate a diventare bersagli su cui le generazioni future potranno scaricare le loro frustrazioni.

R. Nikos A. Salingaros.

A cura di > Sabrina Fantauzzi e Natalia Albensi

Fonte >
  Cesar-eur.it

 

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