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Cavaliere, paghi lei
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Egregio presidente Berlusconi,

vedo ha – come dicono i giornali – ceduto «al ricatto di Bossi»: niente accorpamento elettorale («election day» per i media), dunque una spesa per il voto di 400 milioni di euro in più. Che sarebbero, in vecchie lire, 800 miliardi.

I suoi nemici la criticano: dicono che quei soldi era meglio spenderli per l’Abruzzo terremotato. Noi, invece, la comprendiamo: lei ha bisogno della Lega, si deve tener buono Bossi, deve accontentarli.

La capiamo perfettamente. La Lega sta guadagnando voti in Lazio, Toscana ed Emilia, il che dice come gli italioti l’abbiano adottata come «uno di noi», una cricca italiota da cui non c’è nulla da temere, in fatto di rigore e di razionalità.

La Lega può passare dall’altra parte, fedele al detto nordico-celtico «...Purchè se magna». Capisco, bisogna ricomprarla continuamente.

Solo che – mi consenta – il tenersi buona la Lega non è una necessità di noi cittadini. Questo è un problema suo, molto personale. Dunque, Cavaliere, paghi lei il capriccio della Lega.

Lei può, Cavaliere. Cosa sono per lei 400 milioni? La sua Mediaset fa 4 miliardi di fatturato l’anno; apparentemente, i suoi profitti sono stati di 378 milioni per le attività in Italia, più 211 per le attività spagnole (Telecinco). Può pagarsi la Lega – come dicono Lei faccia da anni – e anche questa ultima paturnia di Bossi, e le restano ancora 200 milioncini per tirare a campare.

Faccia il tipico bel gesto brianzolo, Cavaliere: tirar fuori il portafoglio e dica, «Cià, pago io». Lei è ricco, presidente, è l’uomo più ricco d’Italia e forse della galassia. Lo Stato invece è povero, Tremonti fa i salti mortali per quadrare i conti e continua a dire che «non ci sono soldi».

La cosa sta peggiorando a vista d’occhio, come era prevedibile, a causa della depressione globale che ha ridotto i nostri mercati, le nostre paghe da mille euro al mese, e ci sta consumando tutti – tutti , tranne lei e la Casta:  sotto il suo governo il debito pubblico è salito di altri 9 miliardi di euro, a 1.708 miliardi, mentre gli introiti fiscali sono in calo precipitoso, già  meno 7,2% nei primi due mesi. E per di più, c’è questa spesa del terremoto: 12 miliardi costerà la ricostruzione, dicono. Tremonti già parla di esasperare la pressione fiscale. Quei 400 milioni per accontentare Bossi, sono uno spreco di cui non abbiamo bisogno.

Cavaliere, paghi lei: è a lei che serve questo esborso, non a noi. Lei è ricco, e proprio perchè è tanto ricco una gran parte di italiani l’ha votata: nella speranza che facesse prosperare le finanze publiche come ha fatto fiorire, meravigliosamente, quelle sue private. Non ci obblighi a constatare che purtroppo, non è stato così. Lei ha aumentato la spesa pubblica come un’intera Democrazia Cristiana.

Anche in questo siamo pronti a comprenderla: lei è vittima del suo ottimismo, della sua euforia che certi psichiatri tendono ad addebitare a un vero disturbo psichico, la «sindrome bipolare» con tratti «istrionici». Noi italioti la comprendiamo ed anzi la applaudiamo, felici delle fenomenali erezioni che tale disposizione dell’animo suo le conferisce (un sintomo del disturbo bipolare, dicono gli psichiatri malevoli). Ma non ci costringa a pagare troppo la sua instancabile euforia; di questi tempi, non possiamo permettercelo.

Abbiamo già pagato il suo entusiasmo, nel caso della vicenda Alitalia: lei si oppose alla cessione del catorcio alla Francia, convinto che esistessero da noi capitalisti coraggiosi, ardentemente desiderosi di accollarsi una «compagnia di bandiera» tricolore. La cosa, se la memoria non inganna, è costata a noi contribuenti – senza che il catorcio abbia mai preso il volo –  4 miliardi di euro. Una cifra che oggi ci farebbe comodo per sanare le ferite del terremoto; un terzo di di quel che costerà la cosiddetta «ricostruzione».

Lei ha anche stanziato 1.500 miliardi per il ponte di Messina, ed è solo la cifra iniziale. E’ una bellissima manifestazione di ottimistica fiducia, ma consideri che lo splendido ponte, quando sarà completato, lancerà il traffico sulla Salerno-Reggio Calabria, ossia la superstrada che appartiene alla criminalità calabrese, e che tale criminalità non consentirà mai che cominci a funzionare; la Salerno-Reggio Calabria è infatti il cespite degli appalti dei lavori infiniti delle imprese cementifere criminali, è la veneranda fabbrica della N'drangheta, mai sarà completata, lucida e scorrevole, altrimenti gli appalti finiscono.

Se proprio volesse una grande opera per passare alla storia, Cavaliere, dovrebbe progettare un Ponte Calabro, ossia un’autostrada che passi in mare aperto, in acque extraterritoriali, fin oltre Salerno, costeggiando la Calabria ed escludendo gli appaltatori delinquenti. Ma mi rendo conto che è troppo anche per il suo grandioso ottimismo.

Fatto sta, Cavaliere, che il suo simpatico, grandioso, inarrestabile ottimismo l’ha indotta spendere un sacco di soldi pubblici in modo, osiamo dire, sventato.

Il suo governo spende troppo, esimio presidente, e inutilmente; in regali  e cotillons, direi, anzichè in opere di risanamento e di innovazione infrastrutturale. Lei aveva promesso di ridurre le provincie, e invece le aumenta. Avevamo sperato che dimezzasse il numero enorme dei parlamentari, o almeno li obbligasse a pagarsi cene e pranzi coi loro emolumenti miliardari, e non l’ha fatto.

La comprendiamo, non la critichiamo: sappiamo che è per via del suo ottimismo. Per sua abitudine ed esperienza, lei sente che i soldi non mancano mai, che si trovano sempre; lei, lo vediamo, è il tipo di imprenditore che non lesina sui conti e sulle mance, non si spacca la testa sulla partita doppia, non fa economie: è giusto, nella sua impresa-spettacolo.

Purtroppo, l’Italia non è Mediaset, non ha introiti pubblicitari. Ha un sacco di debiti pregressi pubblici, e deve mantenere decine di caste esose ed arroganti: dai sindacati (3 miliardi di euro annui), alla Chiesa pagata con l’8 per mille (2 miliardi o giù di lì), fino a Radio Radicale (in vecchie lire, se non erro, 20 miliardi annui).

Non ci accolli anche la volontà di Bossi di sventare un referendum. Paghi lei, Cavaliere. Altrimenti a cosa serve aver eletto il riccone più ricco del Paese?

Sia meno ottimista, Cavaliere; se non ci riesce da sè, si faccia dare delle pillole depressive dal suo medico personale, che lei ha premiato facendolo sindaco di Catania – città oggi senza i soldi per pagare l’illuminazione.

Vede a cosa porta l’eccesso di ottimismo, la euforica convinzione che il denaro pubblico sia come cosa sua? Un medico non è detto che sia un buon sindaco; anche quello, era meglio se se lo pagava lei, magari regalandogli un elicottero o una villa, anzichè metterlo a nostro carico. 



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