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Goldman sarà assolta. Ecco perchè.
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«E’ come vendere auto con freni difettosi, e poi comprare un’assicurazione sulla vita dei compratori di quelle auto»: così un politico americano ha definito la frode per cui Goldman Sachs è sotto inchiesta della SEC.

La cosa è un po’ più complicata di così. Coinvolge John Paulson, capo di un fondo speculativo specializzato in scommesse sul crollo del mercato immobiliare (su cui, solo nel 2007, ha fatto 15 miliardi di profitti). Questo signor Paulson ha comprato da Goldman un titolo fatto di mutui subprime (CDO, Collateralized Debt Obligation) chiamato ABACUS 2007; ma, prima, ha chiesto ed ottenuto di essere lui a decidere quali crediti e mutui infilare nel titolo. Ed ha scelto accuratamente i più discutibili e tossici. Dopodichè, mentre Goldman rifilava ABACUS ad ignari clienti, il suo fondo Paulson & Co. ha scommesso che questo ABACUS sarebbe crollato, comprando dei CDS (assicurazioni contro il crollo). Naturalmente, la scommessa s’è avverata, ed ha fruttato a Paulson un altro miliardo di dollari, e a Goldman qualche dozzina di milioni di commissioni. Ai clienti, miliardi di dollari di perdite.

Già questa descrizione permette di capire che Goldman Sachs (un suo vicepresidente, il solo accusato) uscirà indenne dalla causa – causa solo civile, non penale – intentata dalla SEC dopo ventisette mesi di riflessione.

Come? Non capite? E’ la libertà, cari lettori: la libertà americana che è stata qui esercitata.

Sarà o no libero un cliente di chiedere ad una ditta che questa crei per lui un prodotto secondo i suoi desideri? Certo: se avete i quattrini, potete ordinare alla Ferrari le modifiche che volete per la vostra Ferrari, o ordinare ad Armani un doppiopetto su misura di colore vomito o cacca, e lui ve lo farà, senza contestare il colore: contenti voi...

John Paulson
   John Paulson
Paulson ha fatto la stessa cosa. Ha chiesto a Goldman un titolo su misura: fatto di crediti così dubbi, da rendere più probabile possibile l’insolvenza dei debitori. Poi il prezzo del titolo è caduto: ma forse che i titoli devono solo salire? Certo che no. Se poi il titolo è fatto su misura per cadere, non è forse razionale scommettere sul suo ribasso, comprando CDS (Credit Default Swaps) «nudi», ossia senza detenere il titolo pericolante (che è stato rifilato ad altri)? Ciò è perfettamente legale.

Tutto è legale, è l’esercizio della libertà. E infatti la SEC non ha messo sotto inchiesta Paulson che ha agito nella piena libertà americana. Cerca di incastrare Goldman Sachs. Ma con quali argomenti? Forse per aver rifilato ad altri suoi clienti quel titolo subprime che sapeva marcio, un’auto coi freni guasti?

Lloyd Blankfein
   Lloyd Blankfein
Ma la risposta l’ha già data Lloyd Blankfein, il capintesta di Goldman Sachs: noi siamo orgogliosi di servire grandi clienti competenti (sofisticated), che si presume sappiano quello che comprano. Come la Royal Bank of Scotland, che ha comprato ABACUS e ci ha perso 841 milioni di dollari. E chi potrà mai dire che la Royal Bank of Scotland – che ha dovuto essere salvata dal contribuente inglese – non è un investitore avvertito e sofisticato? E’ quasi offensivo pensare il contrario (L’exercice délicat de la liberté).

Come ha detto Blankfein: «Sì, abbiamo l’obbligo di rendere conto di quel che è uno strumento finanziario, ma non gestiamo il denaro di altri».

La Royal Bank of Scotland era perfettamente libera di non comprare l’escremento confezionato da Goldman. E’ la libertà che trionfa. La famosa Freedom, la famosa Liberty. Le celebri stelle-e-strisce sventolanti.

E chi accusare allora? Magari le agenzie di rating, Standard & Poors, Moody e Fitch, che danno la valutazione (rating) su tutti i titoli e le azioni, che giudicano cattivi i titoli greci e italiani, e buoni i titoli ABACUS che si rivelano invece pessimi?

Ebbene, siete fuori strada. Forse avrete notato che le agenzie di rating non vengono mai chiamate a rispondere in giudizio di quelle loro valutazioni, siano essere erronee o anche fraudolente. I cassieri, i revisori dei conti, perfino i banchieri a volte devono subire qualche processo o azione di responsabilità; le agenzie di rating, mai. Vi siete chiesti perchè?

Perchè Standard & Poors, Moodys’ e Fitch possono invocare il Primo Emendamento. Il più sacro articolo della divina Costituzione Americana, quello che garantisce la libertà di espressione, e la protegge contro tutti e qualunque censura. Ci crediate o no, per la legge americana le AAA o BBB che Moody o Standard & Poors assegnano ai titoli di tutto il mondo non sono altro che «libere opinioni», protette dal Primo Emendamento. Hanno lo stesso valore della pornografia:  anch’essa  protetta come libera espressione dal Primo Emendamento.

Sono valutazioni arbitrarie? Ottenute da Goldman Sachs pagando le stesse agenzie? E sia pure: sono libere opinioni, e la libertà d’opinione è sacra in America. Liberi voi di non crederci, come non credete alla versione ufficiale dell’11 settembre (a quella no, la vostra libertà qui è di scriverlo su qualche blog) (Les agences de notation et la liberté d’expression, par Alain Gauvin).

Credevate forse che Standard & Poors avessero una loro autorevolezza? Una reputazione di oggettività da difendere? Che i loro rating  fossero il risultato di scientifiche misurazioni e sondaggi?

Ma questa autorevolezza gliel’hanno attribuita i giornali, il Financial Times, il Sole 24 Ore, il Corriere; mica se la sono attribuita loro, le agenzie. Loro esprimevano un’opinione libera. Se l’avete creduta, beh, siete ingenui, e la legge non protegge l’ingenuità.

Sono gli effetti collaterali della libertà americana, come gli iracheni e gli afghani sono vittime collaterali della democrazia che l’America gli porta. Ecco perchè Goldman Sachs se la caverà.  Le accuse contro la megabanca sono deboli, e non reggeranno in giudizio. Non hanno fatto niente di illegale. Magari qualcosa di immorale – come la pornografia, appunto  – ma la moralità non è una merce che Goldman ha mai preteso di vendere, nè gli investitori qualificati che ad essa si rivolgono, hanno mai voluto comprare. Nessuno li ha obbligati a sottostare a una frode. Non c’è dunque reato.

Potete non crederci, ma questi sono proprio gli argomenti che vengono usati in questi giorni nei talk-show americani, da esperti ed «economisti» tutti tesi a difendere Goldman Sachs e la sua impunità, pardon libertà.  Da noi, il noto economista Giavazzi con il suo noto compare Alesina ripetono le stesse cose, ovviamente.

Alla peggio, finirà con una multa al vicepresidente sotto inchiesta: da 15 a 45 milioni di dollari, un nulla per una banca che quest’anno dichiarerà 4 miliardi di profitti, e ne distribuirà 3,5 in bonus ai suoi dipendenti. E non ci sarà alcuna riforma del sistema finanziario speculativo, come preconizzano Il Sole 24 Ore, il Corriere e il Financial Times. Sono libere opinioni anche quelle, senza fondamento.

L’inchiesta della SEC è ciò che se siete sofisticati chiamerete un teatrino kabuki, l’opera buffa giapponese; o se siete romaneschi, una manfrina. E’ una delle manfrine cui lo Stato americano si dedica quando la finanza speculativa che possiede il suo governo urta troppo gli interessi stranieri.

Non sempre è teatro kabuki, a volte è tragedia greca. Il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac (le semistatali agenzie di garanzia dei mutui) fu apparentemente operato su imperiosa richiesta di Pechino, allarmata per i titoli americani che ha in cassaforte. Il salvataggio di AIG fu probabilmente effettuato su richiesta di Parigi (per puro caso, Socitté Generale ebbe un rimborso pieno). Adesso, la inchiesta SEC è probabilmente fatta per mostrare a Londra che «si fa qualcosa», visto che la sua Royal Bank of Scotland è di fatto nazionalizzata (cioè accollata ai contribuenti) ed ha perso quasi un miliardo di dollari a vantaggio di mister Paulson.

«Voglio che la Financial Services Authority apra immediatamente un’inchiesta» sui soldi fatti sparire da Goldman Sachs, ha tuonato il premier britannico Gordon Brown: anche lui attore buffo volontario del kabuki (Gordon Brown calls for Goldman Sachs investigation).

E poi ci sono i tedeschi, così sprovvisti di senso dell’umorismo. Il governo Merkel vuole «chiedere i documenti per vedere se aggiungersi all’azione legale» della SEC. Perchè la banca industriale tedesca IKB (Deutsche Industriebank AG) ha comprato a suo tempo una quantità di quei titoli emessi da Goldman su misura per Paulson, incassando perdite enormi; che insieme ad altre hanno obbligato lo Stato tedesco a salvare la IKB con un esborso di 3,5 miliardi di euro, per lo più versati dalla banca di Stato KfW, azionista di maggioranza della IKB, ossia come al solito i contribuenti. L’intero settore bancario tedesco, vacillante, dovette essere salvato dalla federazione.

Ora i tedeschi minacciano di porre tutto il loro peso a favore di una durissima regolamentazione di questi titoli e dell’intero mercato dei derivati, almeno in Europa. Ingenui come al solito. Hanno già ricevuto una risposta  arrogante dal capintesta di JP Morgan (un’altra banca che ha commesso le stesse libere azioni di Goldman), Jamie Dimon, che ha dichiarato alla Welt am Sonntag: «Quando i profitti cadono troppo, il capitale se ne va per spostarsi dove si fanno più soldi, ossia nei mercati non regolamentati. E’ questo che vogliono i regolatori europei?». Dimon s’è  lamentato che in Europa, i politici non ascoltano abbastanza i banchieri... (JPMorgan chief warns of overregulation: report)

Goldman Sachs è come Bin Laden: nessuno sta seriamente cercando di metterli in galera. Cosa non strana, dato che entrambi sono creazioni dello stesso sistema di menzogna.

Conclusione suggerita da un lettore greco. E’ una favoletta sulla scia della «Fattoria degli animali» di George Orwell:

«Un maiale dice all’altro: “Sai, ho sentito dire che il contadino ci ingrassa solo perchè poi vuole macellarci”. L’altro maiale, scuotendo il capo: “Un’altra delle tue stupide teorie complottiste. Ma non ti rendi conto che sei l’unico maiale a crederci?”».

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