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Le radici puritane dello spirito americanista
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Protestantesimo moderato e protestantesimo radicale

Abbiamo già detto (vedi Sì sì no no 15 novembre 2007) che, per poter considerare un unicum la civiltà americana e la civiltà europea, i «neoconservatori» tacciono della profonda frattura segnata nella storia dell’Europa dal protestantesimo, nel quale affonda le sue «radici» lo spirito americanista.
Nel XVI secolo la Cristianità europea conobbe con il Protestantesimo una grave crisi, che spezzò la sua unità religioso-politico sotto il Papato romano e il Sacro Romano Impero.
La Chiesa romana aveva conosciuto le eresie, sin dal suo nascere, ma ne aveva trionfato.
La rivolta ereticale di Martin Lutero (+1546), invece, non poté essere arginata e prese piede nell’Europa del nord (specialmente in Germania), ove gli eretici divennero maggioranza, organizzata in chiese autonome ufficialmente sostenute dai prìncipi tedeschi.
L’intera Europa del nord fu sottratta al Papato.
Il Protestantesimo, infatti, rifiuta la Chiesa di Roma (il suo Credo, i suoi Sacramenti e la sua Legge) e il Papato, negando le origini apostoliche e petrine della Sposa di Cristo.
I Paesi Bassi (1) e i Paesi scandinavi (Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia) seguirono la Germania, anzi la scavalcarono, accusando Lutero di eccessiva moderazione.
Tuttavia già in Germania l’estremismo aveva avuto le sue manifestazioni con il movimento dei contadini (anabattismo, che riteneva valido il battesimo solo per gli adulti).
Queste correnti avrebbero portato alle estreme conseguenze il luteranesimo, sino alla negazione della Santissima Trinità e della divinità di Gesù Cristo.
In Svizzera Giovanni Calvino (+1564) esasperò la dottrina predestinazianista luterana e indicò nel successo terreno e mondano il segno dell’approvazione divina.
In Inghilterra il Calvinismo si chiamò Puritanesimo, perché voleva «purificare» la chiesa nazionale anglicana da ogni residuo di papismo; esso svolse un’azione di primo piano nella nascita dell’America e dello spirito americanista soprattutto tramite i suoi due principali pilastri: il successo mondano-economico e l’anti-trinitarismo.
Il paradiso in terra

L’America del nord «ha sempre ricercato le ragioni più profonde della propria identità» nella fede dei puritani radicali o «rigenerati».
Il concetto puritano di vocazione, «secondo il quale il cristiano si dimostra strumento di Dio non negli eroismi della vita monastica, ma accettando la propria posizione nel mondo…, operando con successo nel regno del demonio» (T. Bonazzi, Dizionario di politica, N. Bobbio [diretto da], Torino, Utet, 1983, voce Puritanesimo, pagina 921), è entrato nel sangue degli USA; la «vocazione o ascesi terrena e mondana», di cui parla il professor Tiziano Bonazzi, è tipica del Calvinismo puritano, dell’Americanismo e oggi del neo-conservatorismo cristianista.
Il Puritanesimo si caratterizza - scrive monsignor Leone Cristiani - come «un partito e un atteggiamento psicologico in seno alle diverse confessioni [protestanti]… con il proposito di purificare la Chiesa da ogni macchia papista […], il puritano è l’uomo della sola Bibbia [soprattutto dell’Antico Testamento]… le immagini grandiose della letteratura ebraica conferirono uno strano accento al sobrio entusiasmo del puritano, che divenne sentenzioso, dogmatico, apocalittico. […]. Tra le conseguenze importanti del puritanesimo [vi è] l’origine delle colonie americane. I famosi Padri Pellegrini che emigrarono nel 1620, sul Mayflower, in America erano puritani. […] spetta anche al puritanesimo aver creato quella gentry e quella borghesia di commercianti inglesi, severi, avidi di guadagno, che consideravano la ricchezza come una benedizione del cielo e la povertà come l’effetto del vizio» (2).

Lo stesso monsignor Leone Cristiani nel «Dictionnaire de Théologie Catholique» (voce «Puritanisme», coll. 1357-1361) scrive: «Il puritano ha uno spirito di durezza e d’ostentazione che rasenta il fariseismo […]. Due elementi caratterizzano il puritanismo: a) il culto della sola Scrittura [lo spirito soggettivista rivoluzionario e millenaristico -nda]; […] b) il dogma calvinista del predestinazianismo; il puritano è l’uomo che si sente predestinato a dominare il mondo […]. Nel campo morale il puritanesimo ha creato il gusto di una ‘onorabilità’ impeccabile, che non è esente dal pericolo del fariseismo… il quale si estrinseca nell’osservanza esteriore e scrupolosa della Legge,  finendo così per favorire l’ipocrisia che copre di belle apparenze i vizi nascosti e identifica falsamente onorabilità e santità».

Uno dei maggiori storici americani, Charles Austin Beard (1874-1948), nella sua monumentale «Nascita della civilizzazione americana» (1927) spiega che i puritani trasferitisi in America erano convinti di essere il popolo eletto al quale era stata destinata quella terra ricca e potente, una sorta di paradiso in terra o di Terra promessa.
Georges Batault, a sua volta, in «Judaisme et puritanisme» (1921) mostra molto bene l’affinità tra giudaismo talmudico e puritanesimo (3).
La pseudo-riforma protestante, spiega l’autore, è stata essenzialmente anti-romana ed ha scoperto nella tradizione ebraica sia lo spirito di rivolta e il millenarismo (vedi «Apocalissi giudaiche» in F. Spadafora, Dizionario Biblico) sia la mentalità affaristica che è propria del liberismo anglo-americano.
Il puritanesimo nasce dall’unione di anabattismo e calvinismo; esso si fonda sul libero esame luterano, ossia la interpretazione libera e soggettiva della Bibbia, con il risultato di leggerla secondo un senso esclusivamente letterale e materiale (come gli ebrei) ritrovando così nell’Antico Testamento lo spirito farisaico del giudaismo post-biblico.
Secondo il Batault si può dire che il puritanesimo sia una sorta di giudaismo talmudico per i Gentili.
Sempre secondo Batault, i puritani hanno esercitato un grande influsso sulla costituzione dell’America, anzi sono gli autentici creatori dell’ideale americano. Il ruolo degli ebrei e dei puritani in America è talmente congiunto che non è possibile distinguerli. Sotto l’influsso giudaico-puritano, gli Stati Uniti d’America sono diventati la più grande potenza economica, politica e militare, e, tramite l’America, lo spirito ebraico-puritano si è diffuso in tutto il mondo.
Mi sembra di poter asserire che, mentre in Europa il giudaismo non si è potuto avvalere dell’aiuto della religione madre europea, il cattolicesimo romano, che, anche qui, ha esercitato la sua funzione di «colui che trattiene» il «Mistero d’Iniquità operante nel mondo» (San Paolo), in America, invece, la religione predominante nel Nuovo Mondo, il puritanesimo, gli ha dato non solo tolleranza ed emancipazione assimilatrice, ma la piena libertà religiosa, sociale e politica, che lo ha reso un tutt’uno con l’americanismo e ne ha fatto il padre cofondatore degli Stati Uniti: puritanismo e ebraismo sionista sono coessenziali e tendono teologicamente al dominio del mondo e alla sua trasformazione in una sorta di paradiso in terra, grazie al benessere materiale ottenuto mediante lo spirito liberal-mercantilistico (4).

Agostino Degli Espinosa scrive: «L’Europa fino alla fine del 1400 era tutto, cioè era sola […]. La riforma [luterana] è l’inizio del sorgere di un nuovo mondo accanto a questo antico […]. Il primo fatto che segnò il distacco materiale del nuovo mondo dal vecchio fu la sollevazione dell’Olanda contro la Spagna […]. Il protestantesimo repubblicano olandese […] poi trasmigrò in Inghilterra, ove (a differenza dell’ Anglicanesimo, che mantenne un carattere di incompiutezza, restando monarchico e dommaticamente non lontano dal cattolicesimo), arrivò alla perfezione-estrema politica (con il repubblicanesimo) e religiosa (con l’anti-trinitarismo e l’anti-romanità). […]. Per questo è possibile […] chiamare puritano o protestante il movimento innovatore e cattolico quello conservatore, nella lotta che si è svolta dal Cinquecento in poi […]. Il millecinquecento segna, infatti, una rivoluzione della società a carattere economico; l’industria, partendo dall’Italia, investiva le altre nazioni…, che prima erano state prevalentemente agricole e guerriere […]. Ciò che ha colonizzato l’ America… non è soltanto la religione…, ma è anche l’amore della libertà universale […]. Gli uomini che abbandonavano le loro case d’ Inghilterra […], per andare a vivere nel nuovo mondo inospitale erano veramente i ribelli alle leggi regnanti nel vecchio mondo europeo […], tali uomini erano principalmente puritani […] che lottarono contro l’incompletezza della riforma religiosa anglicana e contro l’arrestarsi di questa al campo religioso […]. I suoi adepti avevano intrapreso la via dell’oltre-oceano […] in cerca di una terra vergine ove creare lo Stato ideale, anti-monarchico e anti-cattolico» (5).

L’autore succitato spiega anche che l’America fu agitata da due correnti diversificate dello stesso protestantesimo: quella «inglese, conservatrice e tradizionale [anglicana e non eccessivamente anti-romana, dal punto di vista del dogma]» e quella «olandese, nettamente innovatrice [repubblicana e anti-cattolica, dal punto di vista dommatico]» (6).
Tali correnti erano due rami di uno stesso albero, ma mentre «l’Inghilterra [era] inceppata, sviata, resa incompleta nelle realizzazioni, dall’educazione autoritaria e gerarchica ancora viva», l’Olanda era «invece libera e decisa alle estreme logiche conseguenze a cui tendeva» (7).
Entrambe queste correnti si ritrovano in America, ove, tuttavia, prevalse quella più radicale di stampo olandese.
Infatti, «bisogna convincersi intimamente… che la vita delle colonie americane non è la continuazione e il perfezionamento della vita inglese», ma che «l’unica nazione europea che si possa riallacciare a quella americana […], è l’Olanda» (8), repubblicana, democratica e anticattolica; ove per cattolicesimo si intende: Unità e Trinità di Dio; Incarnazione, Passione e Morte di Gesù Cristo, Verbo incarnato, consustanziale al Padre e allo Spirito Santo.

La luna nel pozzo

Si dicono antitrinitari tutti coloro che «professano qualche errore contro il mistero della Santissima Trinità, sia che affermino esservi in essa tre nature (triteisti), sia che sostengano esservi una sola persona (monarchiani) sia che neghino la divinità di qualcuna delle tre divine persone» (Enciclopedia Cattolica voce antitrinitari).
La corrente antitrinitaria moderna sorge in Olanda con l’Anabattismo nel XVI secolo, unito al millenarismo (ritorno prossimo di Cristo su questa terra); si trasferisce quindi in USA, (ove l’emigrazione è continuata sino al 1945) (9).
Poi, nel secolo XVIII, in America del nord il Battismo sposò la cristologia neo-ariana e nel 1719 si giunse ufficialmente al rifiuto del dogma della Santissima Trinità e alla fine del Settecento alla formazione dell’ Unitarismo (10).
Questo è caratterizzato dal rifiuto della Trinità, qualificata come idolatria; nell’antichità (II e III secolo) fu rappresentato dal Modalismo, Monarchianismo, Sabellianesimo e Arianesimo, nel XVI secolo dal Socinianismo (11).
La riforma protestante originariamente (Lutero, Melantone e Calvino) restò fedele al dogma Trinitario, ma pose le premesse della sua negazione sostituendo il soggettivismo individualista («a noi sembra che») all’autorità della Rivelazione scritta/orale e magisteriale.
Quindi scatenò le reazioni umanistiche antitrinitarie, che, partendo dall’Accademia fiorentina dei Medici, dai talmudisti e dai cabalisti rinascimentali e da Erasmo da Rotterdam, si propagarono in Olanda, Polonia, Inghilterra e quindi in USA (12).

Il Socinianesimo - scrive Mario Bendiscoli - è debitore dell’Umanesimo stoicizzante, pelagiano (e soprattutto cabalista), secondo il quale le capacità naturali etiche dell’uomo, che non è ferito dal peccato originale, bastano a fargli osservare i Comandamenti, senza bisogno della grazia divina (13).
Il Socinianismo riprende la cristologia ariana, secondo cui Cristo non è Dio ma soltanto un grande uomo, sfocia nell’apocatastasi origeniana (che nega l’eternità dell’inferno), nell’indifferentismo liberale dommatico, nella tolleranza assoluta e per principio ed ha lanciato, infine, il liberalismo inglese (14).
Monsignor Leone Cristiani scrive che Ario, nel XVII- XVIII secolo, rivisse in Polonia, Olanda e Inghilterra e infine si stabilì in USA, ove conobbe un’espansione maggiore che in Europa.
Antitrinitaristi furono Newton, Clarke, Milton e fu ritenuto tale Locke.
Nel 1794 i «Cristiani Liberali» si stabilirono in USA (Liberal Christians) ove fondarono circa 500 chiese, con 500 ministri e 60.000 fedeli (sino al 1925) (15).
Lelio Socini (+ 1562), studioso di diritto a Padova, nativo di Siena, seguiva la corrente dello scetticismo umanista (cabalistico e paganeggiante).
Viaggiò per tutta l’Europa a far da tramite tra i vari eresiarchi protestanti.
Calvino lo raccomandò al principe Nicola Radziwill in Polonia (1556,1558), ove ribolliva lo spirito innovativo religioso e l’irenismo protestantico ovvero la libera diffusione e convivenza di tutte le sette riformistiche, anche molto diverse e contrarie tra loro.
Suo nipote Fausto Socini (+ 1604), da parte di madre Piccolomini (famiglia che ha dato alla Chiesa due Papi: Pio II e III), seguì le orme dello zio e si recò in Polonia, presso i «Fratelli Polacchi», una setta antitrinitaria di Luclawice presso Cracovia.
Lì sposò una giovane nobile del posto e riuscì (grazie all’aiuto della nobiltà liberale polacca, che aveva fondato varie chiesuole antitrinitarie in diversi castelli, ove si riunivano delle conventicole di umanisti-biblisti) ad evitare l’ espulsione, decretata dal re Stefano Bathory nel 1583, tuttavia - mezzo secolo dopo - nel 1638 la sede principale dei Sociniani in Rakow, vicino a Cracovia
(Gymnasium bonarum artium) fu chiusa ed essi emigrarono in USA, che è diventata la sede principale dell’«antitrinitarismo cristiano» (16); vera e propria contraddictio in terminis dacché i due misteri principali del cristianesimo sono l’Incarnazione del Verbo divino e l’Unità/Trinità di Dio.
Naturalmente, il «cristianesimo» puritano americano non è totalmente e per sua natura antitrinitario, ma lo è tendenzialmente e in larga scala tende a sminuire, a sottacere, se non a negare, la divinità di Cristo e la Trinità delle Persone divine.
Comunque, essenzialmente resta vetero-testamentario e il Vangelo è quasi accidentale per esso.
Perciò, il puritanismo americano è più vicino al talmudismo giudaico che al cristianesimo ed al protestantesimo di Lutero, Melantone, Calvino, soprattutto è diametralmente opposto al cattolicesimo romano.
Onde, ricercare in USA le radici del cristianesimo europeo è come cercare «la luna nel pozzo».

Una testimonianza insospettabile

Monsignor Luigi Giussani ha scritto (nel 1967) un interessante libro («Teologia protestante americana»), ristampato nel 2003 da Marietti (Genova-Milano).
In esso il fondatore di Comunione e Liberazione con intenti ecumenici sviscera ed elogia la dottrina protestantica americana.
Cercherò di riassumere i punti principali del suo lavoro.
I coloni fuggiti in America erano soprattutto «anglicani, calvinisti, luterani, ‘settari’ di vari indirizzi, soprattutto battisti» (17).
Giussani spiega che mentre in Europa l’anglicanesimo, il luteranesimo e il calvinismo restarono minoritari, in USA il calvinismo puritano divenne ampiamente maggioritario e diede agli Stati Uniti «un carattere più da Vecchio Testamento che cristiano» (18).
La chiesa protestante americana si organizzò in «congregazionalismo», ossia come indipendente (non totalmente separata) dalla chiesa anglicana (19).
La prima generazione calvinista americana (John Cotton +1652) era una «feroce teocrazia… di un ‘papa’ senza mitra, di una comunità che odiava il Papa» (20).
Per essa, solo i membri della chiesa congregazionalista americana erano cittadini a pieno titolo, anche se tra Stato e chiesa doveva vigere un rapporto di totale separazione (21).
Con John Wise (+ 1725), il congregazionalismo conoscerà la sua fase democratica, superando la teocrazia incongruente - data la separazione tra potere spirituale e temporale - di Cotton e motiverà la lotta d’indipendenza americana (22).
La seconda generazione calvinista statunitense (sinodo di Boston, 1662) allargò il concetto di «chiesa», asserendo che il battesimo poteva essere amministrato non solo dai perfetti o santi della chiesa congregazionalista, ma da ogni suo adepto, anche se non santo o perfetto (23).
Inoltre Jacobus Arminius (+1609), teologo olandese emigrato in USA, aveva contestato la rigidezza del predestinazianismo calvinista e congregazionalista, asserendo che la libertà dell’uomo non può essere determinata dalla volontà di Dio.
Ciò significava la distruzione del cuore della dottrina calvinista.
Dall’arminianesimo nacque una corrente razionalista e illuminista, che soppianterà il calvinismo tradizionale nella leadership americana, mettendo in questione il dominio assoluto di Dio sulla libertà dell’ uomo.
Ma con Jonathan Edwards (+1758) vi fu la reazione del puritanesimo ortodosso e anti-razionalista, che riaffermò la supremazia assoluta della volontà divina sulla iniziativa umana.
Da Edwards nacque una corrente religiosa chiamata «grande risveglio», che propugnava una «rinascita» (revival) di vita religiosa fondata sull’emozione sentimentale.
Il nemico era il deismo arminiano.

Verso la fine del Settecento il razionalismo deista-liberale contrattaccò a sua volta e, respingendo la dottrina «revivalista» edwardsiana, negò anche la Santissima Trinità e la divinità di Cristo.
Giustamente, monsignor Giussani nota che questa lotta fu solo l’esito naturale del puritanesimo americano, il quale conteneva in sé i germi delle due correnti: quella predestinazianista e quella razionalista antitrinitaria.
Perciò «questo esito del puritanesimo del New England, non è una brusca sorpresa: esso esalta uno dei poli di una tensione dualistica che lo caratterizza sin dalle origini. Da una parte […] una forte percezione della misteriosità del divino […]; dall’altra […] un’esigenza di razionalizzazione» (24).
Il protestantesimo calvinista americano è stato sempre caratterizzato da questa duplice tendenza, fatta di soprannaturalimo esagerato e fideistico contro il deismo razionalista e illuministico, di predestinazianismo contro il liberalismo umanista e attivista, di fondamentalismo esegetico antievoluzionista contro il secolarismo antropocentrico.
In morale le conseguenze di questa dicotomia sono il rigorismo farisaico-puritano contro il permissivismo e lassismo edonistico.
Infatti, l’America è - giustamente - definita come «il Paese più religioso e più secolarizzato».
Questa non è una battuta; è la realtà, che si fonda sul dualismo e la contraddizione insita intrinsecamente nel calvinismo, che, se da una parte è predestinazianista e interpreta alla lettera la Genesi (fondamentalismo esegetico), dall’altra possiede una carica di spirito di libera iniziativa e di attivismo conseguente al «dogma» predestinazianista, secondo cui la benedizione di Dio si vede dal successo mondano-economico dell’uomo, il quale si sente così spinto ad agire liberamente e liberalmente per sentirsi salvato dal Dio tiranno.
Onde, se da una parte si insiste sulla rigorosità e quasi sulla tirannia del volere divino, dall’altra si è portati a «formare la propria personalità - o carattere - come quintessenza di tutta la moralità» (25).
Se si focalizza un solo elemento del protestantesimo americano, non si riesce a capire lo spirito apparentemente contraddittorio dell’americanismo, e si rischia di ergerlo ad ideale come fanno i teocon-europei (26).
Le successive correnti teologiche americane oscilleranno tra teocentrismo tirannico e predestinazianista ed antropocentrismo liberale e immanentista-panteista, che sono le due facce della stessa medaglia del puritanesimo americano.
Questa tensione teologica spiega politicamente il passaggio dalla teocrazia calvinista alla democrazia puritano-americana.

La religione protestante americana – continua don Giussani – è caratterizzata fortemente dal concetto di «esperienza religiosa» del divino, un surrogato sensista-empirista e pragmatista del volontarismo: Dio non è oggetto di fede come adesione intellettuale a dei dogmi rivelati e definiti e neppure (kantianamente) un prodotto della volontà umana, ma solo oggetto di esperienza sensibile.
L’esistenza di Dio non è dimostrabile razionalmente, ma sperimentabile: Dio Lo si «sente».
Al di fuori dell’esperienza non c’è nulla: la metafisica è morta, l’idealismo classico è sorpassato, solo l’esperienza sensibile è fonte di «conoscenza» e di azione (conformemente all’illuminismo filosofico britannico, sensista ed empirista).
«Il temperamento e la cultura degli americani - prosegue Giussani - rifiutano rigidità e contrasto […]. Il pensiero americano andrà ansiosamente alla ricerca dei punti di contatto tra i due poli del naturale e del trascendente», così che Dio, pur essendo un «tiranno» assoluto, se lo si «sente» o esperimenta sentimentalmente dentro di noi, ci rende talmente sicuri di noi stessi che ci spinge all’attivismo esasperato.

Questa è la religiosità americanista tanto prossima al modernismo, ma tanto decantata da Comunione e Liberazione, dai teo-conservatori e da Benedetto XVI che, nel suo viaggio (aprile 2008) negli USA, definiti come «modello ideale» dei rapporti tra Stato e Chiesa: assoluta separazione e libertà per tutte le religioni vera e false!

Don Curzio Nitoglia




1) I Paesi Bassi erano composti dalle province del sud (l’attuale Belgio), che erano cattoliche e francofone, e da quelle del nord (l’attuale Olanda), le quali erano di lingua fiamminga e protestanti. Erano terre molto ricche, dedite al commercio marittimo. Il re di Spagna non tollerava che gli olandesi (suoi sudditi) fossero protestanti; le Fiandre si rivoltarono, perciò, contro Filippo II nel 1576 sotto la guida dell’olandese Guglielmo D’Orange. In Inghilterra, frattanto, Elisabetta I (volendo rafforzare la chiesa nazionale anglicana) perseguitava i Puritani (i quali emigrarono nell’America del nord) e perseguiva non solo una politica di espansionismo coloniale in America settentrionale, ma anche una guerra aggressiva nei confronti della marina spagnola (che portava in patria i tesori delle colonie americane), tramite i corsari o i pirati del mare capitanati da Francis Drake. La Spagna di Filippo II toccava allora il suo apogeo, ma iniziava anche il suo declino (1588, sconfitta della Invincibile Armata); assieme alla Spagna (poco incline alla nuova mentalità mercantilistica e affaristica puritana) anche gli altri Paesi cattolici iniziarono a declinare di fronte ai Paesi protestanti che, invece, cominciarono ad emergere e a prendere il sopravvento economico-politico, finché gli USA perfezionarono il predominio del puritanesimo olandese e dei Padri Pellegrini inglesi, fuggiti dalla madre patria, sull’anglicanesimo della corona britannica.
2) L. Cristiani, voce Puritanesimo, in «Enciclopedia Cattolica», Città del Vaticano, 1953, volume X, coll. 351-354. Si noti che il Puritanesimo trasportò il giorno festivo dalla Domenica (Resurrezione di Cristo) al Sabato giudaico (riposo di JHWH nell’Antico Testamento), secondo la numerazione calvinista e anglicana. Confronta J Y. La Coste (diretto da), Dizionario critico di Teologia, Roma, Borla- Città Nuova, 2005, voce Puritanesimo, pagine 1097-1098.
3) Sulla questione dell’ebraismo in Olanda, Inghilterra e America si può consultare la voce Ebrei nell’Enciclopedia Italiana, a cura di Giorgio Levi Della Vida che scrive: «In seguito alla concessione che Carlo V fece nel 1536 ai marrani di risiedere nei Paesi Bassi, non pochi di essi vi si stanziarono. […] Dopo l’Unione di Utrecht […], i marrani cominciarono a […] esercitare una notevole influenza nella nuova repubblica, sicché a poco a poco ritornarono apertamente all’ebraismo […]. Il rabbinato della comunità di Amsterdam… si adoperò per la riammissione degli ebrei in Inghilterra. […]. La trasformazione dello spirito religioso in Inghilterra, dopo il prevalere del protestantesimo e le guerre con la Spagna,  fecero pensare all’opportunità di riammettervi gli ebrei. […] Oliviero Cromwell nel 1657 concesse ad alcuni ebrei di stabilirsi a Londra. Nel 1685 un decreto del re Giacomo II dichiarava libero l’esercizio del culto ebraico […]. In parecchie colonie dell’America settentrionale si stanziarono gli ebrei, a partire dal secolo XVII: si trattava specialmente di ebrei di origine portoghese provenienti dall’Olanda» (pagine 351-352).
4) Per quanto riguarda l’eresia modernista, chiamata «americanismo» e condannata da Leone XIII in «Testem benevolentiae» (1895), si legga H. Delassus, «L’Américanisme et la conjuration antichrétienne», Lilla-Parigi, Desclée-Brouwer, 1899. L’autore dimostra che all’origine dell’americanismo dottrinale e ascetico vi è l’Alliance Israelite Universelle. Un’ottima confutazione dell’Americanismo ascetico è «L’anima di ogni apostolato» di dom  J.B. Chautard.
Su monsignor Delassus si legga: Medler, Mgr. Delassus (1836-1921), «Face à la Conjuration antichrétienne, un maitre contre-révolutionnaire», Avrillé, Le Sel, 2005.
5) A. Degli Espinosa, «Imperialismo USA», Roma, Augustea, 1932, pagine 10-38.
6) Ivi, pagina 39.
7) Ibidem.
8) Ivi, pagina 42.
9) Il più attivo degli antitrinitari fu Michele Serveto del quale monsignor Leone Cristiani scrive: «Miguel Serveto, nato il 29 settembre 1511 a Tudela in Navarra […] pretendeva di restaurare il cristianesimo delle origini, risalendo al di là della metafisica che - secondo lui - aveva distrutto la fede primitiva. […] Gesù non è un essere trascendente, ma un uomo tra gli uomini. Non è Dio per natura, ma è stato santificato dal Padre […]. Inoltre asserì l’antitrinitarismo, definendo la Santissima Trinità un ‘cerebro a tre teste’. […]» (D. Th. C., voce Servet, coll. 1967-1972). Serveto aderì alla riforma protestante e scavalcò anche Calvino, sposando l’anabattismo, che unito al «puritanesimo inglese» tradizionale, dette luogo alla concezione più innovativa e radicale chiamata «puritano-americana», la quale è un misto di puritanesimo e di anabattismo; quindi tendenzialmente, e in alcuni casi anche formalmente, antitrinitaria e negante la divinità di Cristo (si capisce, allora, come il giudaismo talmudico abbia potuto trionfare nell’America puritano-anabattista). Sempre monsignor Leone Cristiani, nell’ Enciclopedia Cattolica, scrive che Serveto fu «Un eretico antitrinitario […]. Cattolico esternamente inappuntabile, compose la sua opera principale, comparsa con il titolo ‘Christianismi restitutio’ (Vienna 1553)… Gesù è Figlio del Dio eterno e non Figlio eterno di Dio […]. Pertanto respinse la dottrina trinitaria del Concilio di Nicea e quella cristologia del Concilio di Calcedonia, […] asserendo inoltre una sorta di millenarismo» (voce Serveto, volume XI, coll. 407-410).
10) J. Y. La Coste (diretto da), «Dizionario critico di Teologia», Roma, Borla/Città Nuova, 2005, voce «Anabattismo», pagine 82-83.
11) Ivi,  voce Battisti, pagine 206-207.
12) Ivi, voce «Unitarismo», pagine 1428-1430. Oltre ai Socini, furono unitariani anche Giorgio Biandrata (+1588), che diffuse l’Unitarismo in Italia del nord e in Svizzera, e Michele Serveto (+1553), che provò a diffonderlo a Ginevra, ma fu condannato a morte da Calvino. In epoca più recente vi fu un certo sviluppo di Chiese Unitariane in Inghilterra, con Teofilo Lindsey (+ 1808), il quale nel 1778 fondò la Chiesa Unitariana d’Inghilterra. Mentre Joseph Priestley (+1804) emigrò in USA nel 1794 e si unì ai congregazionalisti unitaristi statunitensi, i quali professavano il rifiuto di ogni formula dogmatica (rimpiazzata dall’esperienza religiosa), un vago sentimentalismo morale o moralismo sentimentale e il filantropismo liberal-massonico (Ibidem). Seguaci polacchi dei Socino furono: Valentino Schlalz (+ 1622), Giovanni Volkel (+ 1618), Cristoforo Ostorodt  (+ 1615), Girolamo Moskorowski (+ 1625), Adamo Goslaw, Andrea Woidowskj, Giovanni Crell (+ 1631), Martino Ruarus (+1657). Sarebbe molto interessante studiare i loro rapporti con i cabalisti e i talmudisti dell’Accademia medicea di Firenze e con l’ambiente giudaizzante polacco, rifacentesi a Sabbatai Zevi (1626-1676) e poi a Jacob Frank (1726-1791). Confronta A. Rotondò, «Studi di storia ereticale del Cinquecento», Firenze, Leo Opschki, 2 volumi, 2008.
13) Ivi, voce «Trinità», pagina 1395.
14) Enciclopedia Cattolica, voce «Socini», volume XI, coll. 874-876.
15) Ibidem.
16) D.Th.C., voce «Unitariens», coll. 2162-2172, passim.
17) Ivi, voce «Socinianisme», col. 2326-2334.
18) L. Giussani, «Teologia protestante americana», Genova-Milano, Marietti, 1820, pagina 9.
19) Ivi, pagina 10.
20) Ibidem.
21) Ivi, pagina 13.
22) Ivi, pagina 17.
23) Ivi, pagina 18.
24) Ivi, p. 23.
25) Ivi, pagina 53, ivi, pagina 58.
26) L. Copertino, «Spagetticons», Rimini, Il Cerchio, 2008.


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L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
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