>> Login Sostenitori :              | 
header-1

RSS 2.0
menu-1
risparmio_2.jpg
Risparmio, che fare? (parte II)
Stampa
  Text size
Con il mio articolo del 4 febbraio scorso avevo cominciato ad esporre quali potessero essere le potenziali trappole per l’investitore e come si potesse fare per riconoscerle. Avevo altresì indicato come soluzione la possibilità di farsi affiancare da un professionista che fosse in grado di interpretare correttamente questo ambiente. Avrei voluto andare avanti in questa disamina, ma evidentemente non sono riuscito a farmi capire in questo intento ed è quindi opportuno continuare il discorso. Prendo spunto dai commenti che ho letto a seguito del mio scritto e che senz’altro meritano da parte mia una riflessione ed alcune risposte, più chiare spero di quanto ho scritto in precedenza.

Vedrò quindi di andare per esclusione indicando comportamenti o situazioni che non qualificano una corretta interpretazione della professione di consulente. Se poi qualcuno ha in astio, per suoi motivi personali, questa professione non vi sarà argomentazione che gli farà cambiare idea.

Comincerò col dire che cosa non sono gli articoli che intendo scrivere, così chi non condivide questa impostazione o cerca qualcos’altro si risparmierà il tempo e la fatica di leggerli.

1) La mia esposizione non è (e sottolineo non) e non vuole essere un forum nel quale si danno indicazioni su questo o quell’investimento. Il motivo molto banale è che non sono capace di dare consigli generici od assoluti e che non siano riferiti al singolo caso personale ed alla singola situazione. L’aspirina non va bene per tutti e per tutti i disturbi. Se l’oro va bene per te, la terra andrà bene per un altro, un altro ancora potrà aver bisogno dell’immobile, ecc., ecc., ecc.

Il web ed il mondo della carta stampata sono pieni zeppi di siti e di articoli che trattano di analisi tecnica, quantitativa, stripping, value, growth, rendimento a scadenza, comparazione di investimenti, fondi migliori e chi più ne ha più ne metta. Perché dovrei, come ho detto, mettermi a perdere tempo per fare l’ennesima copia di un lavoro che lascia il tempo che trova? Ognuno, sui giornali e soprattutto nel web, parte con la propria idea riguardo al miglior investimento esistente e con quella arriva: devo proprio essere io a fargli cambiare idea? I miei articoli non si rivolgono a chi per sua passione, o voglia, o necessità è già in grado di amministrare i suoi investimenti. Soprattutto, cosa che dico ai miei lettori, se uno è più bravo di me a guidare i suoi investimenti e molto meglio che lo faccia da solo: perché mai dovrebbe ascoltarmi?

Potenzialmente ogni investitore è il miglior consulente di se stesso; non c’è differenza di intelligenza o di possibilità di conoscenza tra il normale investitore ed il consulente. Il consulente invece fa un’altra cosa: mette a disposizione del risparmiatore/investitore il suo tempo e le conoscenze che ha acquisito nel tempo e offre questo suo tempo a chi non ha la possibilità di farlo per proprio conto. E’ questa la ragione per la quale il consulente di norma richiede una ricompensa: il tempo dedicato alla conoscenza ed alla crescita professionale non si compera in giro come un prodotto finanziario qualunque. Se uno non ha il tempo e la possibilità di accudire personalmente ai suoi investimenti e se non vuole servirsi di un consulente ha una terza soluzione: andare in banca con tanti auguri.

2) Che cosa non è un consulente. Ora qui vorrei essere ben chiaro. Un consulente non è:

- un venditore
- un collocatore di prodotti
- un socio d’opera
- uno che guadagna dalla performance di un portafoglio
- uno che lucra commissioni
- uno che si accorda con le case di produttrici

Vogliamo comprendere il perché? Ognuna di queste categorie comporta un insanabile conflitto d’interessi nella valutazione del rischio dell’asset allocation del cliente. Forse alcune delle critiche che mi sono giunte hanno molto sottovalutato questo aspetto e si sono concentrate su quella grave patologia che si chiama «stress da performance» e «miopia da prodotto».

Mi ripeto al fine di diventare noioso. Gran parte dei guai che i risparmiatori hanno subìto sono nati da una gigantesca ed inestricabile catena di conflitti d’interessi. La figura del consulente finanziario è l’unica che può presidiare questo territorio. Il consulente finanziario non deve accedere in prima persona al mercato dei prodotti finanziari: li deve studiare ed esaminare per conto dei suoi clienti, andando alla fonte delle informazioni e valutandone, per quanto è possibile, l’attendibilità, cercando di comprendere in primo luogo quali sono i rischi sottostanti ad ogni singola categoria di prodotto ed al mercato in generale.

A chi ha adombrato la possibilità che il consulente prenda delle retrocessioni su ciò che consiglia, non posso dare torto: è possibile farlo. Molti di noi sono continuamente contattati da questa o quella società o banca che prospettano al consulente generose retrocessioni, più o meno quello che avviene negli ospedali con i famosi «informatori sanitari». Le sirene del guadagno sottobanco cantano forte, ma proprio questa è la sfida della professionalità: volersi schierare senza compromessi dalla parte del cliente.

Più polemicamente però vorrei sottolineare come non sia possibile ricevere retrocessioni dal diretto produttore, cioè le Banche Centrali, se si consigliano BTP o Teasury bond. Certo c’è sempre il possibile accordo con una banca, ma si tratterebbe di cifre talmente irrisorie per le quali non vale proprio la pena sporcarsi le mani. E non mi si dica che per cifre più importanti allora uno può essere disposto a convogliare la sua clientela su un determinato intermediario: la necessità di una scelta etica di fondo rimane e forte.

Come ho già avuto modo di scrivere nel precedente articolo farsi affiancare da un consulente non vuol dire dargli carta bianca. Il consulente va valutato ed al consulente bisogna chiedere di spiegarci bene il perché di certe scelte e devono essere spiegazioni oggettivamente convincenti, ma che vanno accolte senza pregiudizi. Uno dei punti più delicati, ma con importanti risvolti operativi riguarda proprio il consiglio relativo alla banca d’appoggio per effettuare gli investimenti. A mio modo di vedere il criterio di scelta deve essere quello di una banca che sia in grado di dar luogo a tutte le richieste dei propri clienti in tempi brevi e senza continuare a proporre alternative di investimento con frasi del tipo:

- «Ah, ma questo ce l’abbiamo anche noi»
- «Cosa ne direbbe invece delle nostre obbligazioni (se banche popolari anche azioni)»
- «Abbiamo in collocamento un ottimo prodotto a capitale garantito»
- «Se cerca la sicurezza c’è la nostra polizza unit (o index) linked»
- etc…

Tutto ciò rende pienamente legittima la richiesta del vostro consulente di ricercare un intermediario che esegua semplicemente ciò che gli si chiede e per un motivo molto semplice: il consulente ha o dovrebbe avere una piena conoscenza della vostra situazione finanziaria, ma soprattutto dei vostri obbietti su ogni arco temporale; l’intermediario ha una semplice visione di prodotto limitata al collocamento del medesimo.

Tornando a ciò che non intendo fare in questi miei articoli ci sono poi le costruzioni di scenari di lungo e lunghissimo periodo; questi sono materia di altre trattazioni e sono validissimi, ad esempio gli articoli di Maurizio Blondet. Io intendo solo sottolineare alcuni aspetti generali che impattano sull’operatività quotidiana; se poi sia meglio accumulare oro fisico o comprare terreni agricoli, ogni cliente avrà modo di vederlo in privato con il proprio consulente e potranno disegnare insieme un progetto di lunghissimo termine che preveda anche la fine del mondo.

Ribadisco: possiamo trovare avvocati che si accordano con la parte avversa per far perdere il proprio cliente, medici che propinano farmaci a rischio o indicano costose terapie inutili se non dannose, notai poco scrupolosi che redigono atti senza i dovuti accertamenti e via dicendo, così come possiamo benissimo trovare consulenti finanziari che non si attengono ad una corretta deontologia professionale. Non per questo eliminiamo in toto tutte queste categorie, disconoscendone l’utilità generale.

Un altro argomento che mette in discussione l’utilità di un consulente finanziario è relativo alla sua remunerazione. Ho l’impressione che quando si parla di professioni legate alla finanza, si faccia confusione tra i ruoli presenti sul mercato, tra l’opera di chi colloca un prodotto o un servizio e di chi invece questo prodotto o servizio lo studia per indicarne le caratteristiche al proprio cliente. Si fa confusione anche con un’altra figura professionale e cioè il gestore di portafoglio che della performance fa il centro della sua attività. Il consulente non fa performance, ma indica, scusate la ripetitività, un percorso individuale da seguire per compiere il quale è necessario poi introdurre degli strumenti finanziari. Ma come posso misurare in termini di performance di portafoglio la tranquillità data ad un cliente nel risolvere delle necessità di ordinare i propri asset secondo delle priorità a lui congeniali?

Sono comunque contrario in linea di principio alle retribuzioni legate al rendimento, perché in ambito finanziario questo significa assunzione di maggiori rischi per «pompare» la performance e gli esempi disastrosi in passato non mancano. Pluriennali studi condotti negli Stati Uniti hanno assodato come il gestore condizionato dal raggiungimento di performance abbia aumentato più che proporzionalmente il rischio del portafoglio su cui lavorava. Un consulente per poter svolgere al meglio la sua opera nei confronti del cliente non può essere sottoposto alla pressione del rendimento immediato; quello è un parametro che va bene per un trader. Da scartare il paragone con il venditore il quale ha nel solo atto della vendita il momento fondamentale della sua remunerazione.

Purtroppo mi rendo conto che la massiccia opera di disinformazione messa in atto da decenni da parte di chi detiene il potere economico in questo Paese ha ancora molta presa e quindi i parametri di riferimento di chi investe sono e rimangono quelli di cinquanta o cento anni fa, quanto rende e quanto costa. Parametri di un popolo abituato ai rendimenti garantiti del titolo di Stato o dell’obbligazione e figli di una diseducazione finanziaria voluta proprio per meglio poter tosare le proprie pecorelle: peccato che oggi il gioco sia completamente cambiato anche in questi comparti. Una posizione di questo genere significa togliere dal tavolo delle decisioni i due elementi più importanti: quanto voglio rischiare e quali sono i rischi che mi posso permettere.

Se mi capiterà in futuro vorrei fare proprio un richiamo all’argomento dei rendimenti cosiddetti «sicuri». Infine un appello rivolto a chi è più bravo di me nel curare i propri investimenti: non leggetemi, non ho proprio nulla da insegnarvi, anzi un suggerimento però vorrei darlo: potreste diventare voi stessi degli ottimi consulenti ed in tal modo aiutare la crescita di questa professione in Italia.

Risparmio, che fare? (parte I)
 

Giovanni Sicola


La casa editrice EFFEDIEFFE, diffida dal riportare attraverso attività di spamming e mailing su altri siti, blog, forum i suddetti contenuti, in ciò affidandosi alle leggi che tutelano il copyright ed i diritti d’autore.


Home  >  Economia                                                                                  Back to top

 
Nessun commento per questo articolo

Aggiungi commento


La Dittatura Terapeutica
L’unica ed estrema forma di difesa da questo imminente, sottovalutato, tragico pericolo particolarmente grave per l’Italia, è la presa di coscienza
Contra factum non datur argomentum
George Orwell con geniale e profetico intuito, previde l’oscuramento delle coscienze, il tramonto della civiltà, l’impostura e apostasia dalla verità che viviamo, quando scrisse “nel tempo...
Libreria Ritorno al Reale

EFFEDIEFFESHOP.com
La libreria on-line di EFFEDIEFFE: una selezione di oltre 1300 testi, molti introvabili, in linea con lo spirito editoriale che ci contraddistingue.

Servizi online EFFEDIEFFE.com

Archivio EFFEDIEFFE : Cerca nell'archivio
EFFEDIEFFE tutti i nostri articoli dal
2004 in poi.

Lettere alla redazione : Scrivi a
EFFEDIEFFE.com

Iscriviti alla Newsletter : Resta
aggiornato con gli eventi e le novita'
editorali EFFEDIEFFE

Chi Siamo : Per conoscere la nostra missione, la fede e gli ideali che animano il nostro lavoro.



Redazione : Conoscete tutti i collaboratori EFFEDIEFFE.com

Contatta EFFEDIEFFE : Come
raggiungerci e come contattarci
per telefono e email.

RSS : Rimani aggiornato con i nostri Web feeds

effedieffe Il sito www.effedieffe.com.non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare e contraddistinto da una testata", come richiede la legge numero 62 del 7 marzo 2001. Gli aggiornamenti vengono effettuati senza alcuna scadenza fissa e/o periodicità